Tutte le misure a rischio a causa della crisi di governo

Dall’Assestamento di bilancio, che insieme al dl “salva conti” rientra nel piano del governo per evitare la procedura d’infrazione europea, al salario minimo, fino all’ultimo decreto legge con le tutele sui rider, il sostegno alle aziende in crisi e lo stop all’immunità per gli attuali gestori dell’ex Ilva, approvato dal Consiglio dei ministri “salvo intese” nei giorni scorsi. Questi sono alcuni dei provvedimenti rimasti “appesi” che rischiano di saltare con la crisi di governo.

DDL ASSESTAMENTO

Un provvedimento chiave, rimasto in sospeso, è il disegno di legge sull’assestamento di bilancio che, insieme al decreto ‘salva conti’, già approvato dalle Camere, riduce di 7,6 miliardi il deficit rispetto alle previsioni del Def di aprile. Il via libera del Consiglio dei Ministri è arrivato il 1 luglio. Essendo un disegno di legge non ha una scadenza, ma poiché le misure si inseriscono all’interno della trattativa con Bruxelles, il Parlamento dovrà varare il testo il prima possibile.

L’Aula del Senato ha approvato il Rendiconto 2018 e l’Assestamento 2019 il 23 luglio senza modifiche rispetto al testo presentato dal Governo. Il ddl è passato ora all’esame della Camera per il via libera definitivo ed è atteso in Aula da lunedì 16 settembre.

SALARIO MINIMO

In stand-by da mesi, in commissione Lavoro del Senato, il ddl sull’introduzione del salario minimo, cavallo di battaglia dei 5 Stelle, da sempre terreno di scontro tra M5s e Lega. L’approdo nell’Aula di Palazzo Madama è più volte slittato a causa del mancato accordo politico tra le forze di maggioranza. La proposta grillina contro cui si sono schierate tutte le parti sociali, tranne i sindacati autonomi e di base, è stata frenata dalla Lega che teme contraccolpi per il mondo produttivo, soprattutto in termini di aumento del costo del lavoro.

Secondo quanto prevede il Ddl, che la senatrice 5S Nunzia Catalfo ha presentato a luglio del 2018 e modificato nel corso dell’iter parlamentare, il trattamento economico minimo orario previsto dal contratto collettivo nazionale non può essere inferiore ai 9 euro lordi. Il salario minimo a 9 euro determinerebbe un maggiore costo del lavoro stimato in una forchetta tra i 4,3 miliardi stimati dall’Istat e i 6,7 miliardi stimati dell’Inapp (ex Isfol). La Lega ha sempre contestato la misura ritenendola dannosa per le imprese. Il tema è stato oggetto anche dei tavoli con le parti sociali convocati da Matteo Salvini al Viminale nelle scorse settimane.

DL IMPRESE

Approvato dal Consiglio dei ministri nella formula “salva intese”, il decreto doveva essere pubblicato in Gazzetta ufficiale il 28 agosto per poi essere convertito in legge dalle Camere. Ma il testo deve essere ancora approvato definitivamente dal governo e sottoposto alla Ragioneria dello Stato per la bollinatura. Successivamente dovrà essere inviato al Capo dello Stato per la promulgazione. Altrimenti queste norme resteranno solo sulla carta.

Il provvedimento prevede tutele per i rider: dall’introduzione dell’assicurazione obbligatoria Inail contro infortuni e malattie al mix di cottimo e paga oraria come trattamento economico. La retribuzione base oraria sarà riconosciuta a patto che, per ogni ora lavorata, il lavoratore accetti almeno una chiamata. Nel decreto trovano spazio anche le norme per salvare l’impianto napoletano della Whirlpool, la proroga della cassa integrazione per la Blutec di Termini Imerese, il sostegno alla riduzione dei costi dell’energia per l’ex Alcoa di Portovesme, disposizioni per l’area di crisi di Isernia, modifiche all’ indennità di disoccupazione per i co.co.co, ampliamento delle tutele in favore degli iscritti alla gestione separata e la stabilizzazione dei precari di Anpal servizi. Nonché lo stop all’immunità penale, civile e amministrativa per ArcelorMittal che avrà alcune tutele legali a tempo strettamente vincolate al rispetto del piano ambientale nell’ex Ilva.

CHIUSURE DOMENICALI

Tra i provvedimenti in stand-by che rischiano di non ottenere mai il disco verde del Parlamento anche la proposta di legge per le chiusure domenicali dei negozi, altro cavallo di battaglia M5s. Il ddl è fermo in commissione Attività produttive della Camera. All’origine dello stop ci sarebbe il fatto che l’opportunità di tenere chiusi gli esercizi commerciali di domenica è considerato un tema molto divisivo nel Paese.

GOLDEN POWER

Si è arenato l’iter parlamentare del dl golden power, licenziato dal Consiglio dei ministri l’11 luglio. Il provvedimento, che scade il 9 settembre, rafforza i poteri speciali sugli assetti societari nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, nonché per le attività di rilevanza strategica nei settori dell’energia, dei trasporti e del 5G. Il governo nel corso dell’esame in commissione Finanze del Senato ha annunciato che non intende insistere per la conversione in legge visto che in Consiglio dei ministri il 19 luglio è stato approvato un disegno di legge per disciplinare in modo più organico la materia della sicurezza informatica nazionale. L’esame in Commissione e’ stato pertanto rinviato. 

Agi