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Google lancia un nuovo servizio VPN: ecco cosa devi sapere

Google ha recentemente lanciato un nuovo servizio VPN, disponibile per gli utenti di Google One, il servizio di abbonamento premium di Google. In questo articolo, analizzeremo i principali aspetti di questo nuovo servizio VPN, tra cui sicurezza, privacy e prestazioni.

Cos’è la VPN di Google?

La VPN di Google è un servizio VPN disponibile esclusivamente per gli utenti di Google One, il servizio di abbonamento premium di Google. La VPN di Google consente agli utenti di proteggere la propria privacy e la propria connessione Internet, fornendo una connessione sicura a Internet tramite un server VPN.

Come funziona la VPN di Google?

La VPN di Google funziona collegando il dispositivo dell’utente a un server VPN remoto tramite una connessione crittografata. Una volta collegato al server VPN, il traffico Internet dell’utente viene crittografato e il suo indirizzo IP viene nascosto, proteggendo la privacy dell’utente e impedendo a terze parti di monitorare la sua attività online.

Quali sono i vantaggi della VPN di Google?

La VPN di Google offre una serie di vantaggi, tra cui la protezione della privacy e della sicurezza online, l’accesso a contenuti geograficamente limitati e l’aumento della velocità di connessione.

Quanto costa la VPN di Google?

La VPN di Google è disponibile solo per gli utenti di Google One, il servizio di abbonamento premium di Google. Il costo di Google One inizia da $ 1,99 al mese per 100 GB di spazio di archiviazione e l’accesso alla VPN di Google è incluso in tutti i piani di Google One.

Quali sono le opzioni di server disponibili nella VPN di Google?

Attualmente, la VPN di Google offre server in oltre 50 paesi in tutto il mondo.

La VPN di Google tiene traccia della mia attività online?

No, Google afferma che la VPN di Google non tiene traccia della tua attività online o delle informazioni sui siti web che visiti mentre utilizzi il servizio.

Come posso iniziare a utilizzare la VPN di Google?

Per iniziare a utilizzare la VPN di Google, devi essere un utente di Google One. Una volta che hai effettuato l’accesso a Google One, puoi attivare la VPN di Google dalle impostazioni dell’app Google One.

La VPN di Google rallenterà la mia connessione Internet?

Mentre l’utilizzo di una VPN può ridurre la velocità della connessione Internet, Google afferma che la sua VPN è progettata per essere veloce e non influire significativamente sulla velocità di connessione.

È possibile utilizzare la VPN di Google su più dispositivi?

Sì, la VPN di Google può essere utilizzata su un massimo di cinque dispositivi contemporaneamente.

La VPN di Google è sicura?

Google afferma che la VPN di Google utilizza una crittografia di livello militare per proteggere i dati degli utenti e offre una protezione avanzata contro le minacce online, come phishing e malware. Tuttavia, è importante notare che nessuna VPN può garantire al 100% la sicurezza

Oltre alla sicurezza, privacy e prestazioni, ci sono altri fattori da considerare quando si utilizza una VPN, come la compatibilità con diversi dispositivi e la politica di registrazione dei dati. Fortunatamente, la VPN di Google sembra essere una scelta solida per gli utenti che cercano una VPN affidabile e facile da usare.

La VPN di Google offre un’ampia compatibilità con diversi dispositivi, tra cui computer desktop e portatili, smartphone Android e iOS e tablet. Inoltre, è possibile utilizzare la VPN di Google su un massimo di cinque dispositivi contemporaneamente, il che la rende una scelta ideale per famiglie o gruppi di utenti.

In termini di politica di registrazione dei dati, Google afferma che la VPN di Google non registra la cronologia di navigazione dell’utente o altre informazioni personali identificabili. Tuttavia, Google raccoglie alcune informazioni di base sull’utilizzo della VPN, come il volume di dati utilizzati e la durata della connessione, al fine di migliorare il servizio.

La VPN di Google sembra anche offrire una buona esperienza utente, con un’interfaccia semplice e intuitiva e un processo di installazione e configurazione rapido e facile. Inoltre, la VPN di Google sembra essere veloce e affidabile, con server in oltre 50 paesi in tutto il mondo per garantire una connessione veloce e stabile.

Tuttavia, come con qualsiasi servizio VPN, è importante considerare anche i potenziali svantaggi. Ad esempio, alcune VPN possono essere bloccate da servizi di streaming come Netflix e Hulu, rendendo impossibile guardare contenuti geograficamente limitati. Inoltre, alcune VPN possono anche avere un impatto sulla velocità di connessione, specialmente durante l’uso di attività ad alta larghezza di banda come lo streaming video o i giochi online.

In definitiva, la VPN di Google sembra essere una scelta solida per gli utenti di Google One che cercano una VPN facile da usare e affidabile. Con una vasta gamma di server in tutto il mondo, un’ampia compatibilità con diversi dispositivi e una politica di registrazione dei dati trasparente, la VPN di Google sembra essere una scelta ideale per gli utenti che cercano una VPN sicura e affidabile. Tuttavia, come con qualsiasi servizio VPN, è importante fare la propria ricerca e considerare attentamente i potenziali vantaggi e svantaggi prima di decidere se la VPN di Google è giusta per te.



Google lancia un nuovo servizio VPN: ecco cosa devi sapere

Bonus Casa 2023 – tutto quello che devi sapere

Bonus Casa 2023 – tutto quello che devi sapere

Il Bonus Casa 2023 è una detrazione fiscale introdotta dal governo italiano per incentivare l’acquisto, la ristrutturazione e la riconversione energetica degli immobili adibiti ad abitazione principale. In questo articolo, ti forniremo tutte le informazioni necessarie per capire come funziona il Bonus Casa 2023 e come beneficiarne.

Quali sono i principali interventi che possono beneficiare del Bonus Casa 2023?

I principali interventi che possono beneficiare del Bonus Casa 2023 sono:

  • Acquisto di una prima casa
  • Ristrutturazione edilizia
  • Interventi per l’efficientamento energetico
  • Riqualificazione urbana
  • Interventi per la mobilità sostenibile
  • Incentivi per l’acquisto di case antisismiche
  • Riqualificazione degli immobili del patrimonio storico-culturale
  • Agevolazioni fiscali per le locazioni brevi
  • Sgravi fiscali per le attività di Bed & Breakfast
  • Agevolazioni fiscali per gli investimenti immobiliari

Quali sono i requisiti per poter accedere al Bonus Casa 2023?

Per poter accedere al Bonus Casa 2023, è necessario rispettare alcuni requisiti, tra cui:

  • Essere residenti in Italia
  • Avere un’abitazione principale
  • Sostenere le spese tramite bonifico bancario o postale
  • Effettuare i lavori tramite imprese registrate
  • Presentare la richiesta di detrazione fiscale entro i termini previsti dalla legge

Qual è la percentuale di detrazione fiscale massima prevista dal Bonus Casa 2023?

La percentuale di detrazione fiscale massima prevista dal Bonus Casa 2023 varia a seconda del tipo di intervento effettuato. In generale, la detrazione può arrivare fino al 50% della spesa sostenuta.

Quali sono le spese ammissibili al Bonus Casa 2023?

Le spese ammissibili al Bonus Casa 2023 variano a seconda del tipo di intervento effettuato. Ad esempio:

  • Per l’acquisto di una prima casa, è possibile beneficiare del Bonus Casa 2023 fino a un massimo di € 20.000
  • Per la ristrutturazione edilizia, la detrazione fiscale può arrivare

fino al 50% della spesa sostenuta, fino ad un massimo di € 96.000

  • Per gli interventi di efficientamento energetico, la detrazione fiscale può arrivare fino al 65% della spesa sostenuta, fino ad un massimo di € 100.000
  • Per la riqualificazione urbana, la detrazione fiscale può arrivare fino al 50% della spesa sostenuta, fino ad un massimo di € 200.000
  • Quali sono le scadenze per richiedere il Bonus Casa 2023?

    Le scadenze per richiedere il Bonus Casa 2023 variano a seconda del tipo di intervento effettuato. In generale, la richiesta di detrazione fiscale deve essere presentata entro il termine di presentazione della dichiarazione dei redditi dell’anno in cui sono state sostenute le spese.

    Chi può richiedere il Bonus Casa 2023?

    Il Bonus Casa 2023 può essere richiesto da tutti i contribuenti residenti in Italia che possiedono un’abitazione principale. Inoltre, è possibile richiedere il Bonus Casa 2023 anche se si possiede una casa in affitto, purché sia adibita ad abitazione principale.

    Qual è l’importo massimo della detrazione fiscale prevista dal Bonus Casa 2023?

    L’importo massimo della detrazione fiscale prevista dal Bonus Casa 2023 varia a seconda del tipo di intervento effettuato. In generale, il limite massimo di detrazione fiscale è di € 96.000 per la ristrutturazione edilizia, di € 100.000 per gli interventi di efficientamento energetico e di € 200.000 per la riqualificazione urbana.

    Quali documenti sono necessari per richiedere il Bonus Casa 2023?

    Per richiedere il Bonus Casa 2023 è necessario presentare alla propria agenzia delle entrate la documentazione che attesta le spese sostenute per l’acquisto, la ristrutturazione o la riconversione energetica dell’immobile. Tra i documenti necessari ci sono:

    • Fatture e ricevute fiscali relative alle spese sostenute
    • Documento d’identità del richiedente
    • Codice fiscale del richiedente
    • Codice fiscale dell’immobile
    • Attestazione dell’impresa che ha effettuato i lavori

    È possibile cumulare il Bonus Casa 2023 con altre agevolazioni fiscali?

    Sì, in alcuni casi è possibile cumulare il Bonus Casa 2023 con altre agevolazioni fiscali. Ad esempio, se si effettuano interventi di efficientamento energetico è possibile beneficiare anche degli incentivi previsti dal Conto Termico, cumulando così i benefici fiscali.



    Bonus Casa 2023 – tutto quello che devi sapere

    Come richiedere il Bonus Vacanze 2023: tutto quello che devi sapere

    Il Bonus Vacanze 2023 è un’agevolazione prevista dal Governo italiano per incentivare il turismo e la ripresa economica del settore dopo gli effetti della pandemia. In questo articolo, vedremo tutto quello che devi sapere su questa agevolazione.

    L’importanza del turismo per l’economia italiana e gli effetti positivi del bonus vacanze nel 2023 sul settore

    Il turismo rappresenta uno dei settori chiave dell’economia italiana, generando un fatturato di miliardi di euro ogni anno e dando lavoro a milioni di persone. Tuttavia, a causa della pandemia di COVID-19, il settore turistico ha subito un duro colpo. Per incentivare la ripresa del settore, il governo ha istituito il Bonus Vacanze 2023, una misura di sostegno per le famiglie italiane che intendono trascorrere le proprie vacanze in Italia.

    Cos’è il bonus vacanze e come funziona nel 2023?

    Il Bonus Vacanze 2023 è un’agevolazione che permette alle famiglie italiane di ottenere un rimborso pari al 50% della spesa sostenuta per le vacanze in Italia, fino ad un massimo di 500 euro. Il rimborso viene erogato tramite una carta prepagata o un voucher da utilizzare per pagare le spese presso le strutture ricettive convenzionate.

    Chi ha diritto al bonus vacanze nel 2023 e come si può richiedere?

    Tutte le famiglie italiane con ISEE inferiore ai 40.000 euro hanno diritto al Bonus Vacanze 2023. Per richiederlo, è necessario presentare la domanda entro il 31 dicembre 2023 attraverso il sito dell’INPS.

    Quali sono le restrizioni per l’utilizzo del bonus vacanze nel 2023?

    Il Bonus Vacanze 2023 può essere utilizzato solo per le vacanze in Italia, presso le strutture ricettive convenzionate. Inoltre, il rimborso massimo è di 500 euro, e il bonus può essere utilizzato solo per pagare la tariffa alberghiera e non per altri servizi come ristorante, bar, e attività extralberghiere.

    Fino a quando si può utilizzare il bonus vacanze nel 2023?

    Il Bonus Vacanze 2023 può essere utilizzato entro il 30 giugno 2024.

    Quali sono le modalità di pagamento del bonus vacanze?

    Il Bonus Vacanze 2023 viene erogato tramite una carta prepagata o un voucher che può essere utilizzato per pagare le spese presso le strutture ricettive convenzionate.

    Quali sono le tipologie di strutture ricettive che accettano il bonus vacanze?

    Il Bonus Vacanze 2023 può essere utilizzato presso le strutture ricettive convenzionate, che possono essere di diverse tipologie, come hotel, bed & breakfast, agriturismi, villaggi turistici, campeggi e altre strutture turistiche.

    C’è un importo massimo di spesa per l’utilizzo del bonus vacanze nel 2023?

    Sì, l’importo massimo di spesa per l’utilizzo del Bonus Vacanze 2023 è di 500 euro.

    Il bonus vacanze è cumulabile con altre agevolazioni e sconti?

    No, il Bonus Vacanze 2023 non è cumulabile con altre agevolazioni e sconti.

    Come viene controllato l’utilizzo corretto del bonus vacanze?

    Per garantire l’utilizzo corretto del Bonus Vacanze 2023, le strutture ricettive convenzionate devono emettere una fattura elettronica o un documento fiscale che attesti la corretta applicazione del bonus. Inoltre, l’INPS effettua controlli a campione per verificare la corretta erogazione del rimborso.

    Quali sono i possibili rischi e problematiche legati all’utilizzo del bonus vacanze nel 2023?

    Come per qualsiasi tipo di agevolazione, anche il Bonus Vacanze 2023 può essere soggetto a rischi e problematiche, come le frodi o le truffe. Per evitare queste situazioni, è importante prestare attenzione alla scelta delle strutture ricettive convenzionate e verificare che siano regolarmente iscritte alla piattaforma dell’INPS.

    Le modalità di pagamento del bonus vacanze, come il pagamento tramite carta di credito o il rimborso successivo.

    Il Bonus Vacanze 2023 viene erogato tramite una carta prepagata o un voucher che può essere utilizzato per pagare le spese presso le strutture ricettive convenzionate. È importante tenere presente che il rimborso non viene effettuato in contanti o tramite bonifico bancario.

    La durata dell’offerta del bonus vacanze nel 2023 e il periodo in cui è possibile utilizzarlo.

    Il Bonus Vacanze 2023 può essere richiesto entro il 31 dicembre 2023 e utilizzato entro il 30 giugno 2024.

    L’importanza del turismo sostenibile e come il bonus vacanze può incentivare la scelta di strutture turistiche eco-sostenibili.

    Il Bonus Vacanze 2023 può rappresentare un’opportunità per promuovere il turismo sostenibile e la scelta di strutture turistiche eco-sostenibili. Infatti, molte delle strutture ricettive convenzionate aderiscono a programmi di sostenibilità ambientale e sociale, e la scelta di queste strutture può contribuire a ridurre l’impatto ambientale del turismo.

    Il rapporto tra il bonus vacanze e la campagna di vaccinazione anti-COVID-19, come strumento per incentivare la ripresa del settore turistico.

    La campagna di vaccinazione anti-COVID-19 rappresenta un’importante strumento per incentivare la ripresa del settore turistico, e il Bonus Vacanze 2023 può contribuire a sostenere questa ripresa. Infatti, il bonus può rappresentare un incentivo per le famiglie italiane ad effettuare le proprie vacanze in Italia, contribuendo a sostenere l’economia locale.

    Le possibili soluzioni per superare le difficoltà e le limitazioni legate all’utilizzo del bonus vacanze, ad esempio attraverso la collaborazione tra le imprese turistiche e le autorità locali.

    Per superare le difficoltà e le limitazioni legate all’utilizzo del Bonus Vacanze 2023, è possibile promuovere la collaborazione tra le imprese turistiche e le autorità locali. Ad esempio, le imprese turistiche possono aderire a programmi di sostenibilità ambientale e sociale per promuovere la scelta di strutture turistiche eco-sostenibili, mentre le autorità locali possono promuovere la diversificazione dell’offerta turistica e la valorizzazione delle risorse locali.

    Conclusioni

    In conclusione, il Bonus Vacanze 2023 rappresenta un’importante agevolazione per le famiglie italiane che intendono trascorrere le proprie vacanze in Italia, contribuendo a sostenere la ripresa del settore turistico. Tuttavia, è importante prestare attenzione alle restrizioni e alle limitazioni per l’utilizzo del bonus, nonché ai possibili rischi e problematiche legati alla sua erogazione. Promuovere il turismo sostenibile e la collaborazione tra le imprese turistiche e le autorità locali può contribuire a superare queste difficoltà e a sostenere una ripresa del settore turistico più sostenibile e inclusiva.



    Come richiedere il Bonus Vacanze 2023: tutto quello che devi sapere

    In un anno persi 660 mila posti di lavoro, fa sapere l’Inps

     

    AGI – Effetto covid sull’occupazione: in un anno sono stati persi in Italia 660 mila posti di lavoro. A riferirlo è l’Inps nell’Osservatorio sul precariato. Secondo l’Istitituto di previdenza, a dicembre 2020 si attesta una perdita di posti di lavoro rispetto al medesimo momento dell’anno precedente pari a 660.000 unità, esito di un risultato positivo per i rapporti a tempo indeterminato (+259.000) e di un risultato nettamente negativo (-919.000) per l’insieme delle restanti tipologie contrattuali, tra le quali si distingue l’intensa contrazione dei rapporti di lavoro a termine (-493.000).

    Il saldo annualizzato, vale a dire la differenza tra i flussi di assunzioni e cessazioni negli ultimi dodici mesi, identifica la variazione tendenziale delle posizioni di lavoro, vale a dire la differenza tra le posizioni di lavoro in essere alla fine del mese osservato rispetto al valore analogo alla medesima data dell’anno precedente.

    Il dato, spiega l’Inps, in progressiva flessione già nel corso della seconda metà del 2019, è divenuto negativo a febbraio (-27.000) ed è peggiorato a causa della caduta dell’attività produttiva conseguente all’emergenza sanitaria a marzo (-283.000) e ancor di più ad aprile (-623.000).

    La dinamica negativa è proseguita, seppur con un ritmo in progressivo rallentamento, raggiungendo il valore massimo a giugno (-812.000). A luglio si è avviata un’inversione di tendenza (– 758.000) proseguita lentamente fino a fine anno. 


    In un anno persi 660 mila posti di lavoro, fa sapere l’Inps

    Dopo il fatto in casa, ecco il derivato di serie: cosa sapere su Emui 10 di Huawei

    Due prodotti, la stessa filosofia. Dopo aver presentato il sistema operativo fatto in casa (HarmonyOS), Huawei ha lanciato la sua nuova versione di Android: Emui 10. Non è certo una sorpresa: il gruppo ha ribadito più volte che la collaborazione con Google (di cui Emui è figlio) è l’opzione preferita, tanto che HarmonyOS rivolge per il momento lo sguardo altrove (smart speaker e smartwatch).

    Due strade, lo stesso orizzonte

    In attesa che il quadro si schiarisca, Huawei procede lungo due tracce parallele. Non si toccano ma sono molto simili, come gli slogan con cui sono stati presentati i due sistemi operativi. Se HarmonyOS doveva rispondere a “un’esperienza intelligente su tutti i dispositivi e in ogni scenario”, la nuova versione di Emui punta a “permettere una ‘smart live’ in ogni scenario”. Praticamente la stessa cosa. Che sia un sistema operativo fatto in casa o derivato di Android, l’obiettivo di Huawei non cambia: si punta a far dialogare con meno attrito possibile più dispositivi. Il gruppo ha sottolineato in una nota che il futuro sarà caratterizzato da dispositivi intelligenti diversi e, di conseguenza, le loro applicazioni sono destinate a intersecarsi, se non a fondersi: “Gli utenti devono avere la stessa esperienza e l’accesso allo stesso servizio con qualsiasi dispositivo, indipendentemente da dove si trovino. Di conseguenza, gli sviluppatori devono affrontare grandi sfide nell’adattamento multi-dispositivo”.

    Arriva la modalità “dark”

    Oltre ai ritocchi grafici tipici di ogni nuova versione, la funzione che forse fa meglio cogliere questo aspetto riguarda chiamate e videochiamate, che potranno essere effettuate non solo da smartphone ma anche dagli altoparlanti intelligenti. Tra le funzionalità che ambiscono a un maggiore dialogo tra dispositivi c’è il mirroring. In pratica, quello che compare sul display dello smartphone sarà utilizzabile come fosse un pc, tramite collegamento wireless. Arriva, sull’onda della tendenza che la sta portando ovunque, anche la modalità “dark”, cioè scura per le ore notturne e per far riposare gli occhi. In attesa di testare il sistema operativo con mano, Emui 10 promette di essere più veloce rispetto al suo predecessore e di avere un consumo energetico inferiore. La versione beta sarà testata su P30 e P30 Pro dall’8 settembre. I primi smartphone Huawei ad arrivare in commercio con la nuova versione definitiva saranno i nuovi dispositivi della gamma Mate.

    Un messaggio a Google (e a Trump)

    La presentazione di Emui 10 è stata anche l’occasione per diffondere alcuni numeri: il sistema operativo di Huawei derivato da Android ha 500 milioni di utenti attivi ogni giorno, in 216 Paesi e in 77 lingue. Le statistiche mostrano tassi di aggiornamento del 79% per di Emui 8.0 e dell’84% per Emui 9.0. Gli utenti che aggiorneranno con la versione 10 dovrebbero essere circa 150 milioni. Informazioni come queste non sono un’anomalia. Nel contesto in cui vengono pronunciate, però, potrebbero essere un messaggio. Mezzo miliardo di utenti attivi vuol dire (al netto delle metriche differenti) avere un bella fetta dei 2,5 miliardi di dispositivi su cui gira Android (dato reso pubblico da Google lo scorso maggio). Non è un messaggio ostile, anche perché il nemico non è Mountain View (che dalla rottura con Huawei ci perderebbe). Il gruppo di Shenzhen ha parlato di “atteggiamento cooperativo e aperto”. Due aggettivi che si rivolgono agli sviluppatori, ma vanno dritti negli Stati Uniti.  

    Agi

    Ultimo giorno utile per i saldi di Imu e Tasi. Cosa c’è da sapere

    Lunedì 17 dicembre è l'ultimo giorno nel quale si potrà effettuare il versamento del saldo 2018 per l'imposta municipale (Imu) e per la tassa sui servizi indivisibili (Tasi). Quest'anno la scadenza del versamento slitta di un giorno rispetto alla data ufficiale del 16 dicembre in quanto la stessa cade di domenica. Sono escluse da Imu e Tasi le abitazioni principali ad eccezione di quelle che rientrano nelle categorie catastali A/1, A/8, A/9 che invece rimangono assoggettate alle aliquote vigenti per l'acconto di Giugno.

    Dopo l'acconto versato il 16 giugno ora è la volta del saldo a conguaglio con le nuove aliquote stabilite dai comuni e pubblicate in un'apposita sezione del sito del Dipartimento delle Finanze. I contribuenti sono tenuti, entro lunedì 17 dicembre, a versare il saldo sia per l'imposta municipale propria sugli immobile che per il tributo locale sui servizi indivisibili quali la manutenzione stradale, la pubblica illuminazione ecc. Sia Imu che Tasi non sono dovute sull'abitazione principale che non sia di lusso o di pregio, quindi che non debba rientrare nelle categorie catastali A1, A8 e A9.

    Gli sconti

    Esistono degli sconti come ad esempio per gli immobili dati in locazione a canone concordato, per gli studenti e per uso transitorio nei comuni nei quali ci sono accordi territoriali, c'è lo sconto del 25% sia sull'Imu che sulla Tasi, del 50% invece lo sconto per gli immobili dati in comodato a genitori o figli. La Tasi e l'Imu si pagano sulle seconde case sempre a prescindere dalla categoria catastale. Come si paga? Il contribuente puo' scegliere con il modello F24 o il bollettino di conto corrente postale precompilato.

    "Entro domani vanno versate Imu e Tasi. Dal 2012, questa mega-patrimoniale ha pesato per 150 miliardi, facendo crollare il valore degli immobili e deprimendo l'immensa economia collegata. Bisognerebbe ridurre questo carico. Invece si consente ai Comuni di aumentare le aliquote". È il commento del presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa in vista del saldo Imu-Tasi.

    Conto complessivo superiore ai 10 miliardi

    Con il saldo del 17 dicembre, secondo uno studio della Uil, il conto complessivo dell'Imu/Tasi sarà di 10,2 miliardi di euro (20,4 miliardi di euro il conto totale). Oltre 25 milioni di proprietari di immobili diversi dall'abitazione principale (il 41% sono lavoratori dipendenti e pensionati), dovranno presentarsi domani alla "cassa". Cifre alla mano, il costo medio complessivo su una "seconda casa" ubicata in un capoluogo di provincia sarà di 1.070 euro medi (535 euro da versare con la rata di dicembre) con punte di oltre 2 mila euro nelle grandi città: il costo maggiore in valore assoluto per una seconda casa a disposizione si registra a Roma con 2.064 euro medi; a Milano, invece, si pagheranno 2.040 euro medi; a Bologna 2.038 euro; a Genova 1.775 euro; a Torino 1.745 euro.

    Valori più "contenuti", invece, ad Asti con un costo medio di 580 euro; a Gorizia con 582 euro; a Catanzaro con 659 euro; a Crotone con 672 euro; a Sondrio con 674 euro. Insomma, una stangata per i contribuenti visto che come rilevato da un'indagine di Coldiretti, già quattro italiani su dieci (40%) che ricevono la tredicesima (importo complessivo è di 43 miliardi) devono destinarla prioritariamente al pagamento di tasse, mutui, rate e bollette tra cui appunto Imu e Tasi. Per Confcommercio, sul totale delle tredicesime 7,1 miliardi se ne andranno per le tasse (compreso appunto Imu e Tasi) mentre Confedilizia stima che dal 2012 ad oggi, sono stati spesi 150 miliardi complessivi solo per l'Imu e Tasi e per questo la definisce una "mega patrimoniale". Intanto, in sede di sessione di bilancio, si discute sulla deducibilità ai fini Irpef e Ires dell'Imu sugli immobili strumentali (si ipotizza fino al 40%).

    Agi News

    Cosa sapere prima di decidere di andare all’estero a godersi la pensione

    Non solo cervelli in fuga. Sono sempre di più i pensionati che decidono di lasciare l’Italia a causa degli alti costi della vita. In particolare il 16% dei pensionati, uno su sei, sceglie l’estero come destinazione per il buen retiro. In cima alle preferenze ci sono l’Europa, con in testa il Portogallo e le Canarie, l’America settentrionale, l’Oceania e l’America meridionale. 

    Il grande esodo è iniziato negli anni Duemila, ma le cifre dei pensionati che si trasferiscono all’estero crescono di anno in anno. Lo assicura l’Inps che ha scelto di vederci chiaro sui suoi pensionati all’estero dopo aver scoperto che 24 mila anziani erano addirittura deceduti. L’Istituto ha allora dato il via alla seconda fase dell’accertamento dell’esistenza in vita per i pensionati residenti oltreconfine. Ma quanti sono? L’Istituto di previdenza paga poco meno di 400 mila pensioni all’estero. E questa platea di beneficiari, spiega Il Messaggero, distribuita su tutti i Continenti, è costituita in realtà da tre mondi abbastanza diversi.

    • Il primo è costituito dai molti italiani emigrati all'estero nei decenni scorsi che si sono portati dietro un pezzetto più o meno esteso di contribuzione.
    • Un altro gruppo è costituito da cittadini stranieri che con varie modalità hanno lavorato nel nostro Paese per poi lasciarlo.
    • L’ultimo, più recente e in crescita, è formato dalla quota di nostri concittadini che decidono di trasferirsi all' estero al termine dell'attività lavorativa, per godersi il pensionamento in Paesi che offrono un costo della vita più contenuto o un trattamento fiscale più favorevole (o entrambe le cose).

    Il rapporto 2018 sul sistema previdenziale italiano messo a punto dal Centro studi e ricerche di Itinerari previdenziali analizza le 373.265 pensioni che l'Inps ha pagato all' estero nel 2016. Di queste, l'82,6 per cento va a cittadini italiani, il 17,4 per cento a stranieri. Complessivamente quasi la metà di questi trattamenti resta in Europa, mentre circa un quarto prende la via dell'America settentrionale. La scomposizione per singoli Paesi riflette chiaramente la storia dell'emigrazione italiana nel secolo scorso.

    I Paesi dell’emigrazione in numeri

    Il maggior numero di assegni viene pagato in Canada, seguono l' Australia e la Germania. La Francia è al quarto posto ma i pensionati italiani che vivono lì sono quelli che ricevono l'importo complessivo più alto: il valore annuale totale delle quasi 45 mila pensioni Inps è di circa 100 milioni, contro i 76 milioni relativi ai 57 mila trattamenti che prendono la strada del Canada. Gli importi medi relativamente più elevati sono però quelli dell'Argentina: quasi 96 milioni di euro distribuiti su poco meno di 26 mila assegni.

    E poi ci sono le pensioni in regime nazionale – ovvero derivanti da contribuzione interamente pagata in Italia – che riguardano gli italiani che hanno deciso di lasciare il Paese da pensionati. Queste ammontano a 59.537 ovvero il 16 per cento del totale, quasi una su sei.

    Gli accertamenti, come provare l’esistenza in vita

    Sud America, Centro America, Nord America, Asia, Estremo Oriente, Paesi Scandinavi, Stati dell’Est Europa e Paesi limitrofi: sono questi i Paesi in cui i pensionati italiani saranno sottoposti a controlli nei prossimi mesi. In particolare, gli interessati dovranno far pervenire a Citibank il modulo di attestazione dell’esistenza in vita. Il modulo dovrà essere inviato entro i primi giorni di luglio 2018 (anziché entro i primi giorni di giugno 2018, come inizialmente previsto).

    Per fornire la prova di esistenza in vita – si legge sul sito Lavoro e Diritti – è possibile procedere nei seguenti modi:

    ·       Modalità cartacea. In via ordinaria, i pensionati dovranno far pervenire il modulo di attestazione dell’esistenza in vita alla casella postale PO Box 4873, Worthing BN99 3BG, United Kingdom entro il termine indicato nella lettera esplicativa. Lo stesso dovrà essere correttamente compilato, datato, firmato e corredato della documentazione di supporto;

    ·       Tramite portale web predisposto da Citibank. Citibank ha reso disponibile agli operatori di Patronati operanti all’estero la facoltà di utilizzare uno strumento di trasmissione telematica dei moduli di attestazione dell’esistenza in vita. Quest’ultimo potrà caricare direttamente sul sistema informatico di Citibank le copie in formato elettronico dei moduli o certificati di esistenza in vita e dei documenti di supporto;

    ·       Riscossione personale presso sportelli Western Union. I soggetti che hanno ricevuto da Citibank il modello cartaceo di richiesta di attestazione di esistenza in vita possono riscuotere personalmente agli sportelli Western Union almeno una delle rate. Questa operazione deve avvenire entro il termine di restituzione dell’attestazione indicato nelle lettere esplicative e costituirà valida prova di esistenza in vita. Tale passaggio solleverà il pensionato dall’invio del modulo cartaceo a Citibank.

    Cosa succede se il pensionato non accerta l’esistenza in vita?

    Coloro i quali non attestassero l’esistenza in vita entro i primi giorni di luglio 2018, il pagamento della rata di agosto 2018 avverrà in contanti presso le agenzie Western Union del Paese di residenza e, in caso di mancata riscossione personale entro il giorno 19 agosto, il pagamento della pensione sarà sospeso a partire dalla rata di settembre 2018.

    Nei casi in cui non sia possibile disporre il pagamento presso le agenzie Western Union del Paese di residenza, i pagamenti delle pensioni intestate a soggetti che non avranno prodotto la prova di esistenza in vita entro i primi giorni di luglio saranno sospesi a partire dalla rata di agosto 2018.

    Agi News

    Nelle banche italiane ‘dormono’ miliardi di euro: 5 cose da sapere per svegliarli (e non perderli)

    Dimenticarsi di avere dei soldi in banca e perderli definitivamente. Sembra un incubo, eppure è possibile, secondo la legge italiana. Comunemente si chiamano conti dormienti, ma in realtà non si tratta solo di conti correnti. Possono essere libretti di risparmio, azioni, obbligazioni o titoli di stato, finiti nelle casse dello Stato perché semplicemente nessuno li ha toccati per dieci anni. Il modo di recuperare i soldi in teoria c’è, ma la gran parte delle persone non lo sa. Secondo la ricostruzione di Repubblica, grazie ai conti dormienti, lo Stato ha messo da parte negli ultimi dieci anni un tesoretto di oltre due miliardi di euro.

    Risorse smarrite dai cittadini che vengono ridestinate per indennizzare i risparmiatori vittime di frodi finanziarie. Ecco come funziona:

    Quali conti possono diventare dormienti?

    Con il D.P.R. n. 116 del 22 giugno 2007, è previsto che diventino dormienti i depositi di somme di denaro e di strumenti finanziari in custodia ed amministrazione; i contratti di assicurazione in tutti i casi in cui l'assicuratore si impegni al pagamento di una rendita o di un capitale al beneficiario ad una data prefissata. In ciascuno di questi casi il valore deve essere superiore ai cento euro.

    Dove vanno a finire i soldi?

    Trascorso il periodo di tempo di 10 anni, l'Istituto che custodisce il fondo è tenuto a inviare all’ultimo indirizzo conosciuto del titolare del rapporto un invito a impartire disposizioni entro il termine di 180 giorni dalla data della ricezione. In parole povere, a “svegliare” il deposito. Trascorsi i 180 giorni il denaro diventa disponibile per essere versato in un Fondo del Ministero dell’Economia e delle Finanze creato ad hoc.

    Perché i soldi possono sparire?

    Alcuni casi particolari potrebbero determinare la perdita del fondo. Per esempio, se il titolare fosse deceduto, la banca non sarebbe tenuta a comunicare agli eredi il decorrere dei dieci anni previsti dalla legge. Le banche in realtà poterebbero anche non conoscere l’identità degli eredi del titolare di un conto corrente. La raccomandata in ogni caso arriverà “all’ultimo indirizzo conosciuto”. Devono essere gli eredi a comunicare alla banca loro diritto di subentrare come titolari del conto.

    Soldi persi per sempre?

    In realtà no. Il titolare del deposito drenato dal Ministero può fare domanda, entro dieci anni, alla Consap, una controllata del Tesoro creata apposta per gestire le restituzioni a chi ne ha diritto.              

     

     

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