Nelle banche italiane ‘dormono’ miliardi di euro: 5 cose da sapere per svegliarli (e non perderli)

Dimenticarsi di avere dei soldi in banca e perderli definitivamente. Sembra un incubo, eppure è possibile, secondo la legge italiana. Comunemente si chiamano conti dormienti, ma in realtà non si tratta solo di conti correnti. Possono essere libretti di risparmio, azioni, obbligazioni o titoli di stato, finiti nelle casse dello Stato perché semplicemente nessuno li ha toccati per dieci anni. Il modo di recuperare i soldi in teoria c’è, ma la gran parte delle persone non lo sa. Secondo la ricostruzione di Repubblica, grazie ai conti dormienti, lo Stato ha messo da parte negli ultimi dieci anni un tesoretto di oltre due miliardi di euro.

Risorse smarrite dai cittadini che vengono ridestinate per indennizzare i risparmiatori vittime di frodi finanziarie. Ecco come funziona:

Quali conti possono diventare dormienti?

Con il D.P.R. n. 116 del 22 giugno 2007, è previsto che diventino dormienti i depositi di somme di denaro e di strumenti finanziari in custodia ed amministrazione; i contratti di assicurazione in tutti i casi in cui l'assicuratore si impegni al pagamento di una rendita o di un capitale al beneficiario ad una data prefissata. In ciascuno di questi casi il valore deve essere superiore ai cento euro.

Dove vanno a finire i soldi?

Trascorso il periodo di tempo di 10 anni, l'Istituto che custodisce il fondo è tenuto a inviare all’ultimo indirizzo conosciuto del titolare del rapporto un invito a impartire disposizioni entro il termine di 180 giorni dalla data della ricezione. In parole povere, a “svegliare” il deposito. Trascorsi i 180 giorni il denaro diventa disponibile per essere versato in un Fondo del Ministero dell’Economia e delle Finanze creato ad hoc.

Perché i soldi possono sparire?

Alcuni casi particolari potrebbero determinare la perdita del fondo. Per esempio, se il titolare fosse deceduto, la banca non sarebbe tenuta a comunicare agli eredi il decorrere dei dieci anni previsti dalla legge. Le banche in realtà poterebbero anche non conoscere l’identità degli eredi del titolare di un conto corrente. La raccomandata in ogni caso arriverà “all’ultimo indirizzo conosciuto”. Devono essere gli eredi a comunicare alla banca loro diritto di subentrare come titolari del conto.

Soldi persi per sempre?

In realtà no. Il titolare del deposito drenato dal Ministero può fare domanda, entro dieci anni, alla Consap, una controllata del Tesoro creata apposta per gestire le restituzioni a chi ne ha diritto.              

 

 

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