Tag Archive: italiani

Nel 2022 il caro-bollette è costato agli italiani 91,5 miliardi

AGI – Nel 2022 il caro bollette ha comportato un incremento dei costi per famiglie e imprese stimato in 91,5 miliardi di euro rispetto all’anno precedente. Lo calcola l’Ufficio studi della Cgia, secondo il quale le spese per l’energia elettrica sono aumentate del 109,5%, provocando un extra-costo pari a 58,9 miliardi, mentre quelle del metano sono cresciute del 126,4%, “alleggerendo” il portafoglio degli italiani di 32,6 miliardi.

“La stangata” ha colpito più le imprese che le famiglie: se le prime hanno pagato 61,4 miliardi in più, le seconde, invece, hanno sostenuto un costo ulteriore di 30 miliardi di euro.

A livello geografico, è il Nord-Est l’area più interessata dagli aumenti: rispetto al 2021 la stima degli extra-costi per energia elettrica e gas è salita del 118,1 per cento. Seguono il Nord-Ovest con il +116,6 per cento, il Centro con il +113,6 per cento e il Mezzogiorno con il +109,9 per cento.

A livello regionale, invece, il rincaro più importante ha interessato l’Emilia Romagna (+119,2 per cento), il Friuli Venezia Giulia (+119 per cento) e il Trentino Alto Adige (+118,3 per cento). In termini assoluti, ovviamente, le più penalizzate sono state le regioni più popolate e maggiormente interessate dalla presenza delle attività economiche, come la Lombardia (+20,8 miliardi), l’Emilia Romagna (+10,2 miliardi) e il Veneto (+10 miliardi di euro).

Allo stesso tempo, però, l’incremento del gettito riscosso è stato molto importante per la cessa pubbliche. Nei primi 11 mesi del 2022, infatti, le entrate tributarie erariali sono aumentate di 44,5 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Questo risultato è riconducibile a tre fattori: agli effetti del “decreto Rilancio” e del “decreto Agosto” – che tra il 2020 e il 2021 avevano disposto proroghe, sospensioni, ecc. – e, in particolar modo, agli incrementi dei prezzi al consumo che hanno spinto all’insù il gettito dell’Iva.

 


Nel 2022 il caro-bollette è costato agli italiani 91,5 miliardi

Caro bollette: gli italiani prelevano dai conti 50 miliardi dopo tre anni di risparmi

AGI – L’onda lunga della crisi economica causata dalla pandemia e, soprattutto, l’aumento delle bollette energetiche si fanno sentire sui risparmi di aziende e cittadini: i ‘salvadanai’ degli italiani, dopo quasi tre anni di crescita costante, invertono la tendenza alla crescita e fanno segnare una riduzione di oltre 50 miliardi di euro. Si tratta di una diminuzione del 2,4% in appena tre mesi: a luglio, infatti, l’ammontare delle riserve delle famiglie e delle imprese depositate nelle banche del Paese era a quota 2.097 miliardi, mentre a ottobre è calato a 2.047 miliardi.

È quanto emerge da una analisi del Centro studi di Unimpresa, secondo la quale il deflusso improvviso potrebbe avere qualche ripercussione sulla raccolta degli istituti di credito, perché potrebbe diventare più costosa, e, quindi, in prospettiva, taluni effetti negativi sugli impieghi, in particolare sui tassi di interesse praticati sui prestiti concessi alla clientela.

“Quella che abbiamo sotto gli occhi – commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara – è la fotografia di una situazione drammatica, che noi, purtroppo, avevamo prospettato da tempo. Stanno venendo meno le forze e la liquidità, sia per le famiglie sia per le imprese, specie quelle più piccole. I costi sono insostenibili, le bollette energetiche non più gestibili. Ecco perché, chi ha la possibilità attinge alle proprie riserve. Al governo riconosciamo l’impresa di aver confezionato una legge di bilancio comunque positiva e in tempi brevissimi, tuttavia segnaliamo l’urgenza di avviare un piano straordinario di interventi pubblici e di sostegni a partire da gennaio”.

Secondo il Centro studi di Unimpresa, che ha analizzato i dati della Banca d’Italia relativi, il totale delle riserve delle famiglie e delle imprese, si è attestato a 2.047 miliardi di euro a ottobre scorso, in calo di 50 miliardi (-2,4%) rispetto ai 2.097 miliardi di luglio.

Fino a quel momento, da oltre due anni si era registrata una crescita costante: 1.823 miliardi a dicembre 2019, 1.956 miliardi a dicembre 2020, 2.050 miliardi a ottobre 2021, 2.075 miliardi a dicembre 2021. Una tendenza all’accumulo che è proseguita per tutto l’anno in corso, salvo invertire la rotta da agosto in poi per calare fino ai 2047 miliardi di ottobre. Su base annua, da ottobre 2021 a ottobre 2022, la diminuzione è di 3 miliardi (-0,1%), mentre la variazione complessiva del periodo osservato, da dicembre 2019 a oggi, rivela una crescita di 252 miliardi (+13,8%).

Sono soprattutto i conti correnti, la forma di accumulo più utilizzata da aziende e cittadini, sia durante la fase di accumulo sia come fonte a cui attingere in caso di liquidità necessaria in tempi rapidi: il saldo totale era pari a 1.182 miliardi a fine 2019, a 1.349 miliardi a fine 2020, a 1.449 miliardi a ottobre 2021 e a 1.480 miliardi a dicembre 2021; e ancora in aumento fino a 1.497 miliardi fino a luglio 2022, poi la discesa di 45 miliardi (-3,0%) a 1.452 miliardi toccati a ottobre scorso; la variazione annuale, da ottobre 2021 a ottobre 2022, fa emergere un aumento lieve di 3 miliardi (+0,2%), quella complessiva del periodo osservato porta alla luce una crescita rilevante di 298 miliardi (+25,2%).

Più lineare l’andamento dei saldi totali delle altre forme di deposito e accumulo di liquidità: per quanto riguarda i depositi con durata prestabilita, il saldo era 216 miliardi a dicembre 2019, a 207 miliardi a dicembre 2020, a 186 miliardi a ottobre 2021, a 188 miliardi a dicembre 2021, a 175 miliardi a luglio 2022 e a ottobre scorso; se non si registra alcuna variazione tra luglio e ottobre, su base annuale, la diminuzione è di 11 miliardi (-5,9%) e quella complessiva del periodo osservato è di 28 miliardi (-13,0%). Per quanto riguarda i depositi rimborsabili con preavviso, il saldo era 306 miliardi a dicembre 2019, a 313 miliardi a dicembre 2020, a 316 miliardi a ottobre 2021, a 315 miliardi a dicembre 2021, a 319 miliardi a luglio 2022 e a ottobre scorso; se non si registra alcuna variazione tra luglio e ottobre, su base annuale, la crescita è di 3 miliardi (+0,9%) e quella complessiva del periodo osservato è di 9 miliardi (+2,9%). Per quanto riguarda i pronti contro termine, il saldo era 119 miliardi a dicembre 2019, a 87 miliardi a dicembre 2020, a 99 miliardi a ottobre 2021, a 92 miliardi a dicembre 2021, a 106 miliardi a luglio 2022 e a 101 miliardi a ottobre scorso; è un calo di 5 miliardi (-4,7%) la variazione tra luglio e ottobre, su base annuale, invece, c’è una la crescita è di 2 miliardi (+2,0%); complessivamente, nel periodo osservato si è registrato un calo di 27 miliardi (-22,7%).


Caro bollette: gli italiani prelevano dai conti 50 miliardi dopo tre anni di risparmi

31 milioni gli italiani a caccia di regali nei mercatini

AGI – Trentuno milioni di italiani vanno quest’anno “a caccia” dei mercatini di Natale che offrono opportunità di acquistare regali per se stessi e per gli altri da mettere sotto l’albero, ad originalità garantita e a prezzi accessibili. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti/Ixè diffusa in occasione delle aperture speciali nei mercati contadini a km 0 di Campagna Amica in tutta Italia nel week end che vede moltiplicarsi nelle piazze italiane le fiere popolari, dagli Oh bej oh bej a Milano alle bancarelle del Trentino. A far la parte del leone sono i mercatini nazionali dove si recherà il 58% degli italiani, mentre un 5% lo farà all’estero.

Tra quanti frequenteranno i mercatini solo il 6% non farà alcun acquisto mentre ben il 50% spenderà in prodotti enogastronomici che rappresentano l’acquisto più gettonato anche se molti scelgono decori natalizi, prodotti per la casa, oggetti artigianali, capi di abbigliamento e giocattoli, secondo Coldiretti/Ixè. I rincari dei prezzi spinti dalla crisi energetica per la guerra in Ucraina spingono dunque quest’anno verso spese utili che premiano soprattutto il cibo.

E la migliore garanzia sull’originalità dei prodotti alimentari in vendita nei mercati è proprio quella della presenza personale del produttore agricolo che può offrire informazioni dirette sul luogo di produzione e sui metodi utilizzati.


31 milioni gli italiani a caccia di regali nei mercatini

Quattro milioni di italiani sono a rischio povertà energetica

AGI – Le famiglie italiane a ‘rischio povertà energetica’ sono circa 4 milioni e pertanto, si trovano in questa condizione di difficoltà oltre 9 milioni di persone. È quanto emerge dall’elaborazione realizzata dall’Ufficio studi Cgia sugli ultimi dati disponibili del Rapporto Oipe 2020.

Secondo l’elaborazione degli artigiani veneti, sono considerati in condizioni di povertà energetica i nuclei familiari che non riescono a utilizzare con regolarità l’impianto di riscaldamento d’inverno, quello di raffrescamento d’estate e, a causa delle precarie condizioni economiche, non dispongono o utilizzano saltuariamente gli elettrodomestici ad elevato consumo di energia (lavastoviglie, lavatrice, asciugatrice, aspirapolvere, micro onde, forno elettrico, etc.).

Nell’identikit delle famiglie “vulnerabili” energeticamente spesso troviamo quelle con un elevato numero di componenti che risiedono in alloggi in cattivo stato di conservazione, con il capofamiglia giovane, spesso inoccupato e/o immigrato.

A livello geografico, la situazione più critica si verifica soprattutto nel Mezzogiorno: in questa macro area la frequenza della povertà energetica è la più elevata d’Italia e interessa tra il 24 e il 36 per cento delle famiglie residenti in questo territorio. In termini assoluti è la Campania la regione maggiormente in difficoltà: il numero delle famiglie che utilizza saltuariamente luce e gas oscilla tra le 519 mila e le 779 mila unità.

Altrettanto critica è la situazione in Sicilia dove la forchetta oscilla tra i 481 mila e i 722 mila nuclei familiari e in Calabria che presenta un range tra le 191 mila e le 287 mila famiglie in difficoltà nell’utilizzo quotidiano di energia elettrica e metano.

Un po’ meno critica, ma comunque con una “vulnerabilità” energetica medio-alta, la situazione nelle altre regioni del Mezzogiorno e in alcune del Centro che presentano una forchetta che varia dal 14 al 24 per cento delle famiglie residenti: la Puglia (con un numero di nuclei compreso tra i 223 mila e gli 383 mila), la Sardegna (tra 102 mila e 174 mila), le Marche (tra 90 mila e 154 mila), l’Abruzzo (tra 77 mila e 132 mila) e l’Umbria (tra 53 mila e 91 mila).

Nella fascia a rischio medio-bassa (tra il 10 e il 14 per cento delle famiglie coinvolte), il Lazio e alcune regioni del Nord: Piemonte, Liguria, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta. La fascia più bassa, infine, quella che comprende un numero di nuclei familiari in difficoltà che va dal 6 al 10 per cento del totale, annovera la Lombardia, il Veneto, l’Emilia Romagna, la Toscana e il Trentino Alto Adige.

Più a rischio le famiglie degli autonomi. L’aumento esponenziale dei prezzi delle bollette previsto per il prossimo autunno, sottolinea la Cgia, potrebbe peggiorare notevolmente la situazione economica di tantissime famiglie, soprattutto quelle composte da lavoratori autonomi.

Nel ricordare che il 70 per cento circa degli artigiani e dei commercianti lavora da solo, ovvero non ha né dipendenti né collaboratori familiari, moltissimi artigiani, piccoli commercianti e partite Iva, secondo l’associazione, stanno pagando due volte lo straordinario aumento registrato in questi ultimi 6 mesi dalle bollette di luce e gas. La prima come utenti domestici e la seconda come piccoli imprenditori per riscaldare/raffrescare e illuminare le proprie botteghe e negozi. E nonostante le misure di mitigazione introdotte in questi ultimi mesi dal governo Draghi, i costi energetici sono esplosi, raggiungendo livelli mai visti nel recente passato.

La Cgia ricorda, infine, che dagli ultimi dati elaborati dall’Istat e riferiti al 2019, il rischio povertà delle famiglie presenti in Italia con un reddito principale ascrivibile a un lavoratore autonomo era pari al 25,1 per cento, contro il 20 per cento riconducibile a famiglie con fonte di reddito principale da lavoro dipendente.

E con la crisi pandemica e il conseguente lockdown imposto a tantissime attività “scoppiate” a inizio marzo del 2020, negli ultimi 2,5 anni il differenziale tra queste due tipologie familiari potrebbe essere addirittura aumentato. 


Quattro milioni di italiani sono a rischio povertà energetica

Viaggi, trasporti e cibo: la stangata sulle vecanze degli italiani

AGI – Le vacanze estive si tradurranno in un vero e proprio salasso per gli italiani. Il Codacons fa i conti e sottolinea come gli aumenti dei prezzi riguardano tutte le voci di spesa, dai voli ai traghetti, alla pizza e ai gelati. Per quanto riguarda i trasporti, nell’ultimo mese l’associazione dei consumatori fa notare che le tariffe dei biglietti aerei internazionali sono salite del +160,2% su base annua, addirittura del +168,4% i voli europei (+26,9% quelli nazionali); i prezzi dei traghetti salgono del 9,1%, la benzina è aumentata del 10,5% e il gasolio del 20%.

Proibitivo noleggiare un’automobile: le tariffe dei noleggi sono aumentate quasi del +25% rispetto al 2021. Per dormire in albergo si spende in media il 16,6% in più rispetto al 2021, mentre un pacchetto vacanza completo è rincarato in media del 5,7%.

Costosissimo mangiare: i prezzi degli alimentari sono saliti nell’ultimo mese del 10%, mentre bar e ristoranti hanno ritoccato i listini in media rispettivamente del +4,6% e +4,8%. Non si salvano nemmeno pizza e gelati: una cena in pizzeria costa il 5,4% in più, gelaterie e pasticcerie hanno alzato i prezzi del 5%.

Anche la cultura è più cara: visitare musei, monumenti storici costa in media il 3,6% in più. “Le vacanze estive 2022 saranno un salasso per gli italiani, e chi parte dovrà mettere mano al portafogli spendendo sensibilmente di più rispetto allo scorso anno – afferma il presidente Carlo Rienzi – Basti pensare che in base alle stime del Codacons il costo di una vacanza di 10 giorni, tra spese per spostamenti, pernottamenti, cibi e servizi, passerà da una media di 996 euro a persona del 2021 ai circa 1.195 euro del 2022, con un incremento che potrebbe raggiungere i 199 euro procapite”. 


Viaggi, trasporti e cibo: la stangata sulle vecanze degli italiani

Il 47% degli italiani ha già il green pass ma uno su cinque ‘resiste’

AGI – Non convince tutti, ma in pochi si sottraggono. Il green pass, il certificato vaccinale che dal 6 agosto sarà obbligatorio esibire per entrare, tra l’altro, in ristoranti e bar al chiuso, divide l’opinione pubblica italiana. Ma in pochi rinunciano: il 47% degli italiani già si è procurato il green pass, mentre il 20% segnala di aver iniziato l’iter per ottenerlo. Rimane, però, un 21% che resiste all’idea dell’obbligo di certificato vaccinale e dichiara di non volerlo ottenere.

È quanto emerge da un sondaggio condotto da Swg per Confesercenti su un doppio campione di consumatori e imprenditori della ristorazione, del servizio bar e delle altre attività di ristorazione, interpellati tra il 28 luglio e il 2 agosto 2021.

L’introduzione dell’obbligo ha spaccato a metà in particolare gli imprenditori di bar e ristoranti: tra questi, infatti, la percentuale di favorevoli al green pass per i clienti è ferma al 53%.

Divisiva anche l’organizzazione pratica dell’obbligo: il 46% dei consumatori ritiene che non sia corretto affibbiare l’onere del controllo del green pass ai ristoratori, quota che – non sorprendentemente – sale al 54% tra i ristoratori stessi.

A rafforzare il rifiuto delle imprese, lo spettro di doversi assumere responsabilità eccessive: ogni errore potrebbe avere conseguenze salate, con sanzioni onerose che arrivano fino alla chiusura del locale. Per questo, il 60% delle attività chiede che anche in Italia, come in Francia, si preveda un periodo ‘cuscinetto’ senza sanzioni per accompagnare almeno la fase iniziale dell’avvio dell’obbligo

Anche la stima dell’impatto economico del green pass divide. Gli imprenditori sono i più pessimisti: il 46% teme che l’introduzione dell’obbligo avrà un effetto negativo, con aumento dei costi a carico dell’impresa e riduzione dei fatturati; mentre solo il 29% spera in un effetto positivo. Una valutazione negativa dovuta anche al timore di non poter sostenere l’attività: il 54% delle imprese, infatti, dichiara di non avere spazi per il consumo all’esterno sufficienti a tenere in piedi l’impresa.

Tra i consumatori, invece, prevale l’ottimismo: sebbene ci sia un 20% che sostiene che il green pass avrà un effetto negativo, il 37% ritiene che il certificato vaccinale non modificherà le sue abitudini di consumi, ed un ulteriore 35% dichiara anzi che la maggiore sicurezza offerta dal green pass lo porterà a mangiare più spesso nei pubblici esercizi.    

“L’auspicio”, commenta Confesercenti, “è che l’obbligo di green pass sia efficace nell’accelerare il processo di vaccinazione. Come segnala il sondaggio, però, gli imprenditori temono difficoltà, soprattutto nella fase di controllo, che li trasforma di fatto in agenti di pubblica sicurezza: un ruolo che non spetta certo loro, un punto su cui sembrano concordare anche i clienti. Gli operatori del settore sono in prima linea per dare un contributo e sensibilizzare, ma il nuovo obbligo deve essere una responsabilità condivisa da tutti: meglio informare che sanzionare. Per questo sarebbe opportuno prevedere in avvio una fase sperimentale senza multe, come è stato fatto in Francia”.


Il 47% degli italiani ha già il green pass ma uno su cinque ‘resiste’

Gli italiani sono ottimisti, ma restano prudenti nelle spese 

AGI – Con l’estate alle porte e le riaperture la casa non è più al centro dei pensieri e delle spese: in calo la propensione all’acquisto di mobili e tecnologia. Secondo l’Osservatorio Findomestic crescono solo viaggi e vacanze (+4,8%) e attrezzature per il fai-da-te (+7,2%). Ottimismo sull’andamento della pandemia: il 40% degli intervistati pensa che entro 2-3 mesi la maggioranza delle regioni sarà “bianca” e per il 68% le riaperture saranno “definitive”.
    Dopo 4 mesi consecutivi di crescita, l’Osservatorio Findomestic di giugno, realizzato dalla società di credito al consumo del gruppo BNP Paribas in collaborazione con Eumetra, ha rilevato a fine maggio una frenata del 12% (media) delle intenzioni d’acquisto di beni durevoli anche se per viaggi e vacanze e attrezzature fai da te il dato è positivo.

Pur restando su livelli pari o superiori al pre Covid la propensione al consumo rallenta nonostante un clima di crescente ottimismo generato dal progressivo calo dei contagi e dall’avanzamento spedito della campagna vaccinale. Scottati dalla spensieratezza della scorsa estate, quest’anno i consumatori non abbandonano ancora l’atteggiamento cauto e prudenziale che ha caratterizzato i comportamenti di consumo finora. 

Allo stesso tempo, tuttavia, gli intervistati non nascondono un certo ottimismo per l’evoluzione della situazione: il 68% degli intervistati dichiara che le “aperture” saranno finalmente “definitive” anche se il 53% non esclude che potrebbe tornare qualche chiusura localizzata e quasi quattro intervistati su dieci (38%) ritengono concreta la possibilità che nel giro di 2-3 mesi la maggioranza delle regioni diventi “bianca” mentre il 23% rimane più cauto indicando un arco temporale di 5-6 mesi.

Per viaggi e vacanze continua la ripresa

Il 32% degli intervistati dall’Osservatorio Findomestic, in crescita rispetto al mese precedente, ha già programmato le vacanze e il 54% aspetta ancora l’evolversi della situazione che sugli spostamenti si sta gradualmente “sbloccando”. A riprova di ciò le intenzioni d’acquisto per viaggi e vacanze salgono a fine maggio del 4,8% rispetto alla fine di aprile generando insieme alle attrezzature per il fai da te (+7,2%) un bilancio positivo del settore “tempo libero”. In flessione solo attrezzature e abbigliamento sportivo: -6,5%. 

Per auto e moto si preferisce aspettare 

Dopo lo slancio di aprile e con l’esaurimento degli incentivi fiscali più appetibili (quelli destinati all’acquisto di auto con emissioni tra 61 e 135 g/km) gli italiani, a maggio, sono più attendisti nella prospettiva concreta di acquistare un’auto o una moto nei prossimi mesi. Le intenzioni d’acquisto di auto nuove e usate sono infatti calate rispettivamente del 21,7% e 21,8%. Trend negativo anche per le “due ruote”: motocicli/scooter a -21,1% ed ebike in flessione del 9,9%. 

I progetti di ristrutturazione diventano concreti 

Quello delle ristrutturazioni (-0,4%) è l’unico segmento del comparto casa che ha “tenuto” per propensione all’acquisto. Le idee di ammodernamento e miglioramento della propria abitazione nate durante i passati lockdown diventano ora concrete, ma per l’acquisto di mobili (-12%) e nuove abitazioni (-19%) si registra un calo d’interesse. (AGI)

Pc e telefonia in forte calo 

DAD e smartworking hanno messo molti italiani di fronte alla necessità di aggiornare o incrementare la dotazione tecnologica della propria famiglia. Molti lo hanno già fatto nel 2020 e nella prima parte del 2021 e per questo l’Osservatorio Findomestic di giugno ha registrato una propensione all’acquisto in diminuzione del 19% per la telefonia, del 12,5% per PC e accessori, del 25,4% per videocamere e fotocamere e si sfiora il 30% in meno (-29,1%) per tablet ed ebook.  

Calcio e cambio delle frequenze mantengono in positivo tv

Gli appuntamenti sportivi dell’estate come gli Europei di calcio e il graduale cambio di frequenze del digitale terrestre hanno fatto mantenere all’elettronica di consumo (TV e Hi-Fi) una sostanziale stabilità nelle intenzioni d’acquisto (+0,2%) in un contesto che vede piccoli e grandi elettrodomestici in territorio negativo con una flessione rispettivamente del 6,3% e del 5,8%. 

L’estate frena l’efficienza energetica

Il prolungato periodo di incentivi a cui molti consumatori hanno fatto ricorso e l’arrivo dell’estate hanno contribuito alla diminuzione delle intenzioni d’acquisto per i prodotti di efficienza energetica come rilevato dall’Osservatorio Findomestic: gli impianti solari termini subiscono un -18,9%, seguiti da impianti fotovoltaici (-16,9%) e infissi e serramenti (-12,3%). Più contenuto il passivo per “stufe e caldaie”: – 11%. 


Gli italiani sono ottimisti, ma restano prudenti nelle spese 

Il Covid pesa sui redditi degli italiani con il peggior crollo da 20 anni

AGI – La pandemia si abbatte anche sui redditi degli italiani, che registrano la peggiore flessione degli ultimi 20 anni. Crollano anche i consumi mentre balza il risparmio degli italiani che viene addirittura triplicato. E ancora: aumentano gli acquisti di titoli pubblici. Sono i dati che emergono dalla nota “I conti economici e finanziari durante la crisi sanitaria del covid-19” di Bankitalia.

Nel dettaglio, a via Nazionale evidenziano che nel primo semestre del 2020 i redditi primari pro capite a valori correnti delle famiglie si sono ridotti dell’8,8 per cento rispetto al primo semestre del 2019, una contrazione decisamente più ampia di quelle registrate nelle fasi più acute della crisi finanziaria (-5,2 per cento) e di quella dei debiti sovrani (-3,4 per cento).

I redditi dei settori privati non finanziari hanno registrato “la contrazione più forte degli ultimi venti anni, che è stata solo in parte contrastata dalle misure di sostegno introdotte dalle amministrazioni pubbliche”. I redditi da lavoro dipendente – si legge nel report – sono scesi dell’8,7 per cento per effetto del calo dei redditi unitari (-7,0 per cento) e dell’occupazione alle dipendenze (-1,7 per cento), mentre i redditi da lavoro e i profitti delle famiglie produttrici (il risultato netto di gestione e il reddito misto netto) sono diminuiti del 7,4 per cento; gli altri redditi, infine, sono calati del 13 per cento.

La flessione del reddito disponibile lordo pro capite è stata molto meno intensa (-3,8 per cento) e sostanzialmente analoga a quelle mediamente registrate nelle due crisi precedenti, grazie all’eccezionale crescita dei trasferimenti sociali netti (60,3 per cento) che ha fornito un contributo di 5,1 punti percentuali.

Sempre nel primo semestre 2020, nonostante il forte sostegno pubblico alla capacità di spesa delle famiglie, il calo dei consumi “è stato eccezionalmente ampio (-9,8 per cento) e ne è derivato un risparmio netto pari a 51,6 miliardi; il tasso di risparmio è più che triplicato rispetto alla fine del 2019, (dal 2,8 al 9,2 per cento), contrariamente a quanto era accaduto durante le due precedenti crisi”.

Intanto tra la fine del 2019 e la fine di giugno 2020, la variazione semestrale del debito pubblico in percentuale del Pil ha raggiunto i valori più alti negli ultimi venti anni. Nel confronto internazionale, questo aumento in percentuale del Pil è stato simile a quello registrato in Spagna e inferiore a quello della Francia, mentre l’aumento è stato superiore a quello del Regno Unito e della Germania. Il debito è complessivamente aumentato di 121 miliardi nel semestre, di cui 97,4 miliardi nel secondo trimestre dell’anno.

Bankitalia nelle statistiche sul turismo internazionale lancia poi un altro allarme: a ottobre 2020 è ripresa la contrazione dei flussi turistici, sia in ingresso sia in uscita, in un contesto di peggioramento degli indici di diffusione della pandemia. Rispetto a ottobre dello scorso anno le spese dei viaggiatori stranieri in Italia (1.193 milioni) risultano inferiori del 70,4 per cento, quelle dei viaggiatori italiani all’estero (572 milioni) del 75,5 per cento; l’avanzo della bilancia dei pagamenti turistica è stato di 620 milioni di euro (era di 1.697 milioni nello stesso mese dell’anno precedente).

Nei tre mesi terminanti a ottobre la spesa dei viaggiatori stranieri in Italia si è contratta del 49,3 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; quella dei viaggiatori italiani all’estero è diminuita del 69,3.


Il Covid pesa sui redditi degli italiani con il peggior crollo da 20 anni

Digitale: 11 milioni di italiani hanno attivato Spid

AGI – “Nel settembre 2019, le identità digitali attivate da Spid erano 4 milioni e 800 mila. Oggi, dopo un anno di lavoro e grazie ai cittadini, abbiamo superato gli 11 milioni“. Così su Twitter il Dipartimento per la trasformazione digitale. Un tweet rilanciato dalla ministra per l’Innovazione Paola Pisano.

 Il ministero per l’Innovazione inoltre ha lanciato un nuovo modo per ottenere l’identità digitale. Si chiama ‘audio-video’ e consente di attivare il Sistema pubblico di identità digitale direttamente dai siti dei gestori.

Con questa nuova modalità di riconoscimento il cittadino potrà attivare Spid da casa, in tre passaggi: primo dovrà registrarsi sul sito del gestore prescelto; poi realizzare col proprio smartphone o computer di un video in cui mostra il suo documento di riconoscimento italiano, menzionando nello stesso un codice fornito dal gestore; infine effettuare un bonifico simbolico – anche pochi centesimi – da un conto corrente intestato indicando nella causale il codice ricevuto. L’operatore verificherà nel giro di pochi giorni le informazioni ricevute dal cittadino per effettuare i controlli antifone, quindi rilascerà l’identità digitale.

 

Agi

Sempre più italiani si rivolgono a credito su pegno e compro oro

AGI – Complice la crisi legata alla pandemia da Coronavirus sono molti gli italiani che stanno cercando forme di credito alternative ai classici prestiti bancari o alla cessione del quinto. Negli ultimi mesi, a partire dal lockdown, è cresciuto dunque nettamente il numero di persone che si rivolgono al credito su pegno o che cercano di ottenere liquidità vendendo i propri oggetti preziosi ai compro oro.

Banca Sistema, tramite la propria controllata Pronto Pegno, è fra i principali operatori italiani su questo fronte e, recentemente, ha perfezionato anche l’acquisizione delle attività di pegno di Intesa Sanpaolo. “C’è sicuramente una netta accelerazione dei volumi se andiamo a fare un confronto con lo scorso anno”, spiega all’AGI il direttore di ProntoPegno, Giuseppe Gentile, partendo dai dati semestrali del gruppo.

I dati dei primi sei mesi

“Sul fronte dei volumi, al 30 giugno, la crescita è aumentata del 39% sull’anno precedente, con oltre 10,6 milioni erogati nel periodo e un totale di pegni che ammonta a 13,3 milioni”, dice Gentile, che osserva come a crescere siano sia “i pegni emessi che quelli rinnovati”. “Se a marzo e ad aprile, con il lockdown, vedevamo solo un forte impulso sui nuovi pegni, perché siamo stati i primi a spostare scadenze e gli interessi, a maggio e giugno abbiamo visto anche un’accelerazione dei rinnovi e dei riscatti”, racconta il direttore di ProntoPegno. 

Il mercato, nel 2019, valeva fra i 900 milioni e il miliardo di euro e solamente il 5% degli articoli finisce poi all’asta, mentre il 95% (ma oltre il 99% per la società del gruppo Banca Sistema) viene riscattato. “Dobbiamo vedere cosa succederà a ottobre”, continua Gentile. Se gli effetti negativi della pandemia sull’economia dovessero prolungarsi, potremmo assistere a un’ulteriore crescita, dopo un luglio (che storicamente è un buon mese per l’attività) a +15%. Affide, fra i principali operatori italiani ed europei, non fornisce numeri aggiornati: nel solo mese di maggio, tuttavia, è cresciuto del 18% il numero di operazioni registrate dal gruppo rispetto a febbraio.

I compro oro

Un netto aumento delle attività, secondo il presidente di Antico (l’Associazione Nazionale Tutela Comparto dell’Oro, ndr), Nunzio Ragno, si registra anche presso i ‘compro oro’. “Tengo a precisare che è un’attività molto diversa dal credito su pegno – premette – In ogni caso c’è un aumento delle richieste rispetto al periodo pre-Covid del 30-40%, con un’impennata dovuta a una fase di ristrettezze economico finanziarie”. A spingere al ricorso ai compro oro anche le quotazioni ai massimi storici del metallo prezioso, che porta “anche persone che non hanno bisogno di venderlo, ma che sono consapevoli di avere degli oggetti in disuso, a proporlo ai negozi o anche ai gioiellieri, magari sotto forma di permuta”, conclude Ragno. 

Agi