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Perché in Italia Internet non decolla mai? 

C'è una classifica che annualmente racconta lo stato di digitalizzazione dei Paesi dell'Unione europea. Lo fa dal 2014. La cosideriamo una classifica che riguarda Internet, il digitale, le nuove tecnologie. Ma se la leggiamo bene ci racconta molto di più. Dentro c'è una fotografia delle nazioni dell'Europa a 28. E dell'Italia. Dei suoi cittadini, delle loro abitudini, della loro capacità di abbracciare il cambiamento. Ci racconta della sua economia. Come innova, quanto. Ci racconta chi guarda al futuro, e chi continua ad averne paura. 

La classifica è data dall'Indice Desi (Digital Economic and Society Index). E l'Italia nel 2016 è rimasta al 25esimo posto. Stessa posizione dello scorso anno. E sempre fanalino di coda, davanti solo alla Grecia, alla Romania e alla Bulgaria. E' rimasta lì nonostante siano stati registrati buoni cambiamenti sulle infrastrutture, nella pubblica amministrazione, in alcune fasi della produzione di beni e servizi, un po' più digitali. Cambiamenti che non bastano a colmare la distanza con gli altri Paesi. Che corrono, come corre l'Italia, ma di più. 

Dove l'Italia è migliorata nella digitalizzazione?

I parametri dell'indice Desi sono 5. Riguardano: 

  1. Connettività
  2. Capitale Umano
  3. Uso di Internet
  4. Integrazione dei servizi digitali
  5. Servizi pubblici digitali

1. Connettività

E' il primo parametro e riguarda gli aspetti infrastrutturali. Stando ai dati Desi, l'Italia ha compiuto progressi significativi grazie soprattutto al forte aumento della copertura delle reti a fibra ottica (23° posto dal 27° di un anno fa). Ma la diffusione della banda larga fissa è ancora bassa (25° posto), nonostante i prezzi siano diminuiti (rank 9, tra i più competitivi in Europa). E' il primo parametro dove emerge chiaramente il problema principale dell'Italia oggi. Il gap culturale. Anche se le infrastrutture tecnologiche migliorano, sono poco usate.

"Da sociologo mi sono occupato spesso di questo aspetto e la cosa più inquietante che è emersa durante alcune ricerche è che agli italiani pare che Internet non interessi come strumento di crescita economica o di semplificazione di alcuni aspetti del quotidiano. Non lo conoscono. E pare continuino a ignorarne le potenzialità", dice Gianni Dominici, direttore di Forum PA, commentando questo dato

2. Capitale umano

Se nel primo indicatore il problema del gap culturale era accennato, qui emerge in tutta la sua potenza. Gli utenti di internet in Italia aumentano, è vero, ma sono tra gli utlimi in Europa per competenze digitali. Anzi, da questo punto di vista siamo peggiorati (da 24° a 25°). Perché negli altri Paesi le competenze digitali stanno diventando più radicate che da noi.

 "Quello del gap culturale dell'Italia è il problema vero. Il ritardo culturale è il più difficile da colmare e si riflette nel basso numero di laureati in materie tecniche e scientifiche. I dati Desi fotografano un Paese che ha molta difficoltà ad abbracciare l'innovazione", spiega Roberto Viola, direttore generale di Dg Connect, organo della Commissione europea per lo sviluppo del mercato digitale unico europeo, "mancano i laureati in materie scientifiche, siamo molto indietro a Paesi come la Spagna che stanno correndo tantissimo. E se perdiamo terreno su questo punto c'è poco da fare". 

3. Uso di Internet 

Qui le cose, se possibile, peggiorano. Siamo penultimi, e senza appello. Le attività online effettuate dagli internauti italiani sono di molto inferiori alla media dell'UE. L'Italia si colloca al 27° posto. Male nella fruizione delle notizie online (gli italiani leggono poco), male nell'utilizzo dell'home banking (i servizi online delle banche), male per gli acquisti online. Bene solo i social network, ma comunque al di sotto della media Europea.

Leggi: "La cosa che mi fa più rabbia? I soldi per colmare il gap digitale ci sono, ma non si usano"

 "L'indice Desi è fondamentale, ma non perché racconta la diffusione della tecnologia in un Paese. Il suo valore sta nel fatto di farci capire come l'Italia sta evolvendo dal punto di visto economico, culturale e sociale. E purtroppo anche quest'anno non ne siamo usciti per niente bene", spiega Dominici. "Gli italiani continuano a non capire il valore del digitale e come può aiutarli a migliorare alcuni aspetti del quotidiano, come pagare le bollette, i servizi finanziari, gli acquisti".

4. Integrazione delle tecnologie digitali

Forse il migliore punteggio in assoluto per l'Italia. Riguarda la digitalizzazione delle imprese e il Paese sta colmando le differenze con l'Europa in questo settore più che in altri. E con ottimi risultati. Le imprese che utilizzano la fatturazione elettronica sono il 30%, percentuale di molto superiore alla media dell'UE (18%).

Le PMI tuttavia ricorrono raramente ai canali di vendita elettronici (e-commerce). Il dato lo spiega bene Elio Catania, presidente di Confindustria Digitale, che racconta come si stia avviando con successo  "un percorso lungo e complesso. L'Italia sta ridisegnando con il digitale l'economia del Paese. Serve la spinta dei vertici, delle grandi industrie, e delle istituzioni. E' uno sforzo sistemico enorme che è necessario fare. Stiamo incontrando molte piccole e medie imprese per raccontare le potenzialità del digitale offerte dal Piano Industria 4.0."

Leggi anche: "C'è una via italiana alla digitalizzazione,

ma dobbiamo percorrerla adesso"

Un'operazione che sta contribuendo a digitalizzare la base produttiva del Paese. "Molte di loro si meravigliano quando spieghiamo le potenzialità dell'e-commerce (dove l'Italia ha perso posizioni in classifica rispetto agli altri Paesi europei, ndr), del disegno digitale per i prodotti industriali", conclude Catania. "La vera forza della piccola e media impresa in Italia è stata sempre la sua capacità di inventiva. E può aumentare con il digitale. Portare l'innovazione nelle pmi e nei distretti industriali è una sfida enorme, ma credo sia l'unica via italiana alla digitalizzazione".

5. Servizi Pubblici digitali

Inseriamo in questo indice il successo maggiore di questa classifica. L'utilizzo della fatturazione elettronica. Perché muove proprio da una scelta, quella dell'Agenzia per l'Italia Digitale, di usarlo come unico mezzo di fatturazione per le aziende che lavorano con la Pubblica amministrazione. In realtà però in questo indice  l'Italia registra buoni risultati per quanto riguarda l'erogazione online dei servizi pubblici (completamento di servizi online) e i dati aperti (open data).

Eppure presenta uno dei livelli più bassi di utilizzo dei servizi di e-government in Europa. Se i servizi pubblici digitali ancora stentano, l'Italia è al top per la diffusione della cultura dei dati aperti. 

L'incredibile successo della fattura elettronica, spiegato

Abbiamo detto che è il maggiore successo dell'Italia in questa classifica. Siamo quinti. Quasi sul podio, per decimali. Il motivo è nella scelta di obbligare le aziende che lavorano con la pubblica amministrazione a fatturare per via telematica. Il direttore di Agid, Antonio Samaritani, spiega il motivo del successo e perché potrebbe diventare una prassi consueta per forzare la digitalizzazione del Paese.

"Lo switch off completo ci ha portato a questo risultato: è vero e non possiamo non tenere in considerazione questo aspetto. Ma da solo, introdurre l’obbligo di fatturazione elettronica non basta: quello che è servito è creare anche delle piattaforme di facile utilizzo che aiutino le persone a capire che in effetti con gli strumenti digitali rappresentino una semplificazione".

Leggi: "Perché la fatturazione elettronica diventerà il nostro modello"

Lo stesso sarà fatto quest'anno per Spid e pagamenti digitali. "Per similitudine stiamo facendo lo stesso nel 2017, quando introdurremo l’obbligo per l'identità digitale (Spid, ndr) e i pagamenti digitali alla pubblica amministrazione. Sono convinto che la prossima classifica Desi premierà anche questa azione”.

Perché l'Italia oggi si trova a dover recuperare un gap tecnologico 

Per capirlo dobbiamo considerare due aspetti. 

Uno è macroenomico. Dalla classifica si vede chiaramente che i Paesi che stanno facendo meglio con il digitale sono anche quelli che sono usciti prima e meglio dalla crisi come Germania, Francia e Spagna. "Il motivo è che crescita economica e crescita della diffusione del digitale sono aspetti di uno stesso fenomeno. Crescono di più i Paesi che investono in innovazione e che hanno aziende che investono in ricerca e sviluppo", spiega Roberto Viola. Il digitale è una rivoluzione che sta attraversando l'industria, costretta a ripensarsi. Ma senza investimenti e un'operazione forte delle istituzioni e dei rappresentanti degli industriali, come ha spiegato Catani, poco si può fare. 

Leggi: "Come si è creato il gap digitale dell'Italia"

Il secondo è più infrastrutturale. "L'Italia sconta anche un 'peccato originale' sui ritardi del digitale, dovuto alla mancanza delle infrastrutture della televisione via cavo – spiega ancora Viola – quelle che poi negli altri Paesi sono diventate il mezzo di diffusione di Internet veloce. In Italia il predominio della tv via etere lo scontiamo ancora oggi". Una serie di ritardi, di cui è stata complice la miopia di molti governi degli ultimi 20 anni, che oggi sta esplodendo. Con ripercussioni sulla società, sulla sua capacità di capire, accettare, abbracciare il cambiamento tecnologico. Una resposabilità politica, nel suo senso più ampio e nobile.

@arcangelorociola

Agi News

Cos’è l’avanzo commerciale e perché in Italia non è mai stato così alto

Il Made in Italy traina la ripresa e porta il nostro Paese a chiudere il 2016 con un avanzo commerciale record di 51,6 miliardi di euro, in crescita di quasi 10 miliardi rispetto all’anno precedente.


Cos'è l'avanzo commerciale? E' una situazione nella quale i beni esportati superano i beni importati. Quindi vuol dire che nel 2016 il valore dei beni esportati dall'Italia ha superato di 51,6 miliardi il valore di quelli importati. 

Quando invece l'import supera le esportazioni, parliamo di deficit commerciale. Un avanzo commerciale non è sempre una buona notizia. Potrebbe essere spia di un calo della domanda interna. ​


In un periodo di recessione, minori acquisti di prodotti esteri sono spesso legati a una flessione dei consumi. I numeri dell’Istat dipingono ora un quadro differente. Negli ultimi due anni era stata infatti la ripresa della domanda interna a sostenere la manifattura.

E il balzo del 6,6% segnato dalla produzione industriale a dicembre, con il senno di poi dei dati sul commercio di giovedì, racconta che al volano della spesa domestica si è aggiunto un balzo della domanda estera, dopo la contrazione del commercio internazionale che aveva caratterizzato un 2015 di crisi valutarie e frenata dei mercati emergenti.

L'Italia esporta di più perché esporta meglio

Tendenza quest’ultima, non ancora del tutto invertitasi. Proprio per questo il dato colpisce: la bilancia commerciale italiana tocca l’avanzo massimo dal 1991, anno di inizio delle serie storiche, in un periodo che vede stagnare gli scambi internazionali e i venti del protezionismo tornare a soffiare.

Il Made In Italy vince quindi la sua scommessa: puntare non sulla quantità ma sulla qualità di beni a “domanda rigida”, che avranno sempre mercato. E senza le importazioni di energia il surplus sale addirittura a 78 miliardi.

Un successo che arriva in una congiuntura mondiale difficile

Questi numeri, ha sottolineato il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Ivan Scalfarotto “confermano un export italiano in ripresa nell'ultima parte del 2016, in un anno particolarmente difficile per gli scambi a livello globale”. “Le nostre esportazioni di beni hanno raggiunto il livello record di 417 miliardi, in crescita dell'1,1% rispetto al 2015, mentre le importazioni sono scese dell’1,4%”, prosegue Scalfarotto, “anche il saldo commerciale fa registrare un nuovo massimo, toccando i 51,6 miliardi: il 2016 è stato un anno caratterizzato da crisi e instabilità, nel quale abbiamo comunque continuato a crescere.

Nel complesso l’export si conferma la componente più dinamica della nostra economia: le nostre imprese fanno bene in settori a medio-alta tecnologia, oltre che nell’alimentare e nella moda". Un altro dato da incrociare con i numeri della produzione industriale, che hanno visto settori come l’elettronica compensare la frenata del tessile. Vento in poppa anche per l’agroalimentare: le esportazioni sono salite del 4% a 38,4 miliardi di euro, un altro record.

 

 

Le esportazioni trainate da Germania e Giappone 

Rispetto al 2015, l’export è aumentato del 5,7%, del 7,3% considerando solo l’area comunitaria. I mercati che hanno aumentato di più le importazioni di prodotti Made in Italy sono stati

  • Giappone (+9,6%),
  • Cina e Repubblica Ceca (+6,4% entrambe),
  • Spagna (+6,1%) e
  • Germania (+3,8%).

Numeri che compensano il continuo calo della domanda dalla Russia, legata al perdurare delle sanzioni economiche: l’anno scorso le esportazioni dirette verso la federazione sono scese del 26,3%.

Le categorie di beni che hanno registrato la maggior crescita delle vendite sui mercati esteri sono gli

  • articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+6,8%),
  • gli autoveicoli (+6,3%), i prodotti alimentari, le bevande e il tabacco (+4,2%).  

Di particolare interesse la crescente importanza del mercato tedesco che, nel solo mese di dicembre, ha aumentato del 10,3% gli acquisti di prodotti Made in Italy. Un dato che arriva dopo il massimo storico delle importazioni italiane di beni tedeschi toccato lo scorso settembre. L’interconnessione commerciale tra le due grandi potenze manifatturiere dell’Eurozona è quindi sempre più stretta.

 

Agi News

Vino: Ice, Italia primo fornitore negli Usa con quota del 32,4%

(AGI) – Roma, 6 feb. – L’Italia si conferma il primo fornitore di vino degli USA. Con una quota di mercato complessiva del 32,4%, un export, che nel periodo gennaio-novembre 2016, ha raggiunto 1,65 miliardi di dollari ed e’ cresciuto del 5,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, il vino rappresenta la prima voce dell’export agroalimentare italiano e il 4% del totale del Made in Italy venduto nel mercato a Stelle e Strisce. Questo lo scenario che emerge da “Italian Wines and the American Palate: Trends and Opportunities in the U.S. Market” la tavola rotonda tenutasi in occasione dell’inaugurazione di VINO 2017, alla presenza, tra gli altri, del presidente dell’Agenzia ICE, Michele Scannavini, del direttore Generale di Veronafiere e Vinitaly, Giovanni Mantovani, del console generale d’Italia a New York, Francesco Genuardi e del CEO di Wine Opinions, John Gillespie.
Vino 2017, giunto alla sua sesta edizione e’ considerato il piu’ grande evento di tasting di vini italiani in America, un appuntamento imperdibile del programma enogastronomico newyorkese, che vede quest’anno la partecipazione di 110 espositori nelle due tappe di New York (5-6 febbraio) e Miami (7-8 febbraio). L’iniziativa e’ realizzata in collaborazione con Vinitaly International e con la IEM – International Exhibition Management (impegnata nella tappa di Miami) e ha l’obiettivo principale di promuovere la qualita’ del vino italiano anche grazie a degustazioni e seminari tecnici di alto livello rivolti a giornalisti e influencer USA. Sebbene i numeri del vino italiano negli USA siano positivi esistono ampi margini di miglioramento: basti pensare che attualmente quasi la meta’ delle importazioni di vino negli USA e’ realizzato da soli 5 Stati (New York, California, Florida, Illinois e Texas) e che gli Stati Uniti sono il piu’ grande mercato al mondo per il consumo di vino. A questo si aggiunge il forte interesse per i prodotti di qualita’ – il segmento oltre i 20 USD per bottiglia cresce di quasi il 12% – i vini rosati, biologici ed i vitigni autoctoni meno noti. Vino 2017 e’ anche l’occasione per anticipare alcuni dati della ricerca di Wine Opinions, realizzata da Vinitaly International in collaborazione con l’Agenzia ICE, sulla percezione del vino italiano da parte del consumatore USA dalla quale emerge, fra l’altro, che il 34% dei consumatori piu’ giovani (meno di 40 anni) acquista frequentemente vino italiano orientandosi pero’ verso prodotti di fascia media, con un prezzo di partenza di 12 dollari a bottiglia. “Gli Stati Uniti sono un mercato complesso, con forti differenze interne e ancora molte opportunita’ inesplorate. L’Italia ha una solida quota di mercato ma prezzi medi nettamente inferiori a quelli della Francia ed una penetrazione ancora limitata negli Stati interni del Paese. Per questo motivo il Ministero dello Sviluppo Economico ha incaricato l’Agenzia ICE di studiare e realizzare, gia’ a partire dal 2017, il piu’ grande progetto di promozione del vino italiano mai realizzato negli USA con un investimento di 20 milioni di Euro in tre anni”, dichiara Michele Scannavini, Presidente dell’Agenzia ICE. Questa di New York e’ quindi la prima tappa di un piu’ ampio piano di promozione del vino che verra’ messo in atto nei prossimi anni sia negli Stati Uniti che in un altro paese strategico, la Cina.
“Vinitaly e’ presente da quindici anni negli USA con proprie iniziative rivolte a importatori, buyer ed opinion leader e registra nell’edizione a Verona ogni anno la presenza di oltre settemila operatori provenienti dagli USA, pari al 13% del totale delle provenienze estere – sottolinea Giovanni Mantovani -. E’ un mercato che presidiamo con grande attenzione e costanza per migliorare le performance del vino italiano e ampliare le aree di consumo. La partnership con ICE su questo mercato e sulla Cina, e’ oggi il coronamento di un grande lavoro che ha saputo, grazie anche alla sensibilita’ del governo italiano e delle istituzioni, costruire un importante progetto di aggregazione per la promozione di uno degli asset strategici del made in Italy nel mondo”. (AGI)
Red/Tig

Agi News

Moscovici: obiettivo Eurogruppo è evitare procedure infrazione contro Italia

L'obiettivo dell'Eurogruppo è "evitare procedure di infrazione": parola di Pierre Moscovici, commissario Ue agli Affari economici e finanziari, il giorno dopo la risposta dell'Italia alle richieste Ue di chiarimenti sul deficit 2017. "Con il mio interlocutore quotidiano Pier Carlo Padoan – ha detto durante la presentazione del suo libro 'S'il est minuit en Europè- abbiamo sempre cercato soluzioni e impegni comuni. L'euro è una cosa troppo seria per lasciarlo solo a Francia e Germania. Sarebbe assurdo da parte della Commissione tenere da parte l'Italia, è la terza economia europea". Sul debito italiano "ci sono regole che conosciamo e che vanno rispettate, ma sono nell'Eurogruppo da 5 anni, prima come ministro e poi come commissario e l'obiettivo che condividiamo è che non vogliamo procedure di infrazione".
Agenzia Vista/Alexander Jakhnagiev – Agi

Agi News

Eni: prima in Italia con programma anticorruzione certificato Iso

San Donato Milanese – Si e' concluso con esito positivo il processo di verifica condotto da Rina Services, societa' leader nella certificazione in Italia, della conformita' del Compliance Program Anti-Corruzione del gruppo petrolifero ai requisiti della norma ISO 37001:2016 "Antibribery Management Systems", primo standard internazionale sui sistemi di gestione anti-corruzione. Eni, sottolinea una nota, e' la prima societa' italiana a ricevere tale certificazione.
A seguito della pubblicazione, il 15 ottobre 2016, della norma da parte dell'International Organization for Standardization, prosegue il comunicato, Eni ha avviato il processo di certificazione che si e' articolato, tra l'altro, in due stage di audit realizzati dal certificatore e finalizzati a verificare, attraverso l'esame documentale, l'adeguatezza del disegno del Compliance Program Anti-Corruzione di Eni SpA (stage 1) e, attraverso verifiche e interviste "sul campo", l'attuazione e l'operativita' dello stesso (stage 2). La Certificazione ISO 37001:2016, conclude la nota, conferma la qualita' del sistema di regole e controlli finalizzato alla prevenzione della corruzione, elaborato da Eni a partire dal 2009 in coerenza con il principio di "zero tolerance" espresso nel proprio Codice Etico.

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Ue: Moscovici, ripresa in Italia resta modesta

Bruxelles – "La ripresa in Italia accelererà" dallo 0,7% quest'anno allo 0,9% nel 2017, fino all'1% nel 2018, "ma resta modesta a causa di limitazioni di natura finanziaria e dell'incertezza. Tutto ciò ostacola una ripresa più forte". Lo ha detto il commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici, presentando le previsioni d'autunno.

Previsioni che dicono che il Pil italiano crescerà dello 0,7% quest'anno, dello 0,9% nel 2017 e dell'1% nel 2018.

Il rapporto fra deficit e Pil sarà pari al 2,4% quest'anno e l'anno prossimo e salirà al 2,5% nel 2018. 

Per una stabilizzazione del debito pubblico italiano occorrerà attendere il 2018: secondo la Commissione europea, il rapporto fra debito e Pil sarà pari al 133% quest'anno, per salire l'anno prossimo al 133,1% e rimanere tale anche nel 2018.

 

Il recupero dei prezzi del settore energetico fara salire il tasso di inflazione in Italia nei prossimi anni: nel 2016, i prezzi al consumo sono rimasti stabili, ma saliranno dell'1,2% l'anno prossimo e dell'1,4% nel 2018.

MOSCOVICI, IL DIALOGO CONTINUA

Il dialogo tra commissione europea e Italia "prosegue in modo positivo e costruttivo" in vista del parere sulla manovra che sarà ufficializzato da Bruxelles la settimana prossima: "Abbiate ancora un po' di pazienza", ha spiegato Moscovici, rispondendo a una domanda sulla manovra di bilancio italiana. "Capiamo le difficoltà economiche e sociali dell'Italia", ha detto il commissario durante la conferenza stampa per la presentazione delle previsioni economiche di autunno, e per questo la commissione "ha accompagnato le riforme" concedendo flessibilità di bilancio nel 2016. Ora, ha proseguito l'ex ministro delle Finanze francese, "dobbiamo tener conto in modo giusto e proporzionato delle spese per i migranti e delle calamità naturali", come accade per tutti gli altri Paesi europei.
Moscovici ha ricordato che "ci sono stati molti incontri" con il ministro dell'Economia italiano, Pier Carlo Padoan. "Siamo al sesto bilaterale e non penso sarà l'ultimo", ha sottolineato. Per osservare anche che "il rifiuto del bilancio, o la richiesta di una sua ristesura, dipende da circostanze eccezionali che qui non ci sono. Siamo al 2,4% di deficit rispetto al Pil e il saldo strutturale si degraderà dello 0,5%. Il debito pubblico salirà al 133,1% nel 2017, ma la buona notizia è che si stabilizzerà", ha concluso. 

 

 

 

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Expo Dubai 2020: “Cibus e’ Italia”, sara’ presente con padiglione

(AGI) – Roma, 9 nov. – Sono iniziati i preparativi per il prossimo Expo, che si terra’ in Dubai nel 2020: dopo il successo riscontrato all’ Expo2015 di Milano, il padiglione “Cibus e’ Italia”, realizzato da Federalimentare e da Fiere di Parma con il suo format innovativo sara’ presente a Expo Dubai 2020.
Lo ha annunciato una delegazione di Federalimentare e Fiere di Parma che ha partecipato ieri alla missione del Governo italiano negli Emirati Arabi Uniti, guidata dal Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, e dal Sottosegretario allo Sviluppo Economico Ivan Scalfarotto. Martina ha comunicato l’adesione ufficiale dell’Italia all’Esposizione Universale in Dubai, il cui tema sara’ “Connecting Minds, Creating the Future”. Scalfarotto ha inaugurato la Gulfood Manufacturing di Dubai e il padiglione italiano presso la Fiera agroalimentare gemella ‘Speciality Food’ cui hanno partecipato 180 imprese italiane presenti e attive in fiera nel settore dei macchinari e delle attrezzature da cucina e ristorazione e 34 quelle agroalimentari ospitate nello spazio Ice. La delegazione di Federalimentare e di Fiere di Parma ha potuto presentare il progetto del padiglione “Cibus e’ Italia” al Comitato Organizzatore di Dubai2020 e sottolineare l’expertise maturata in occasione di EXPO Milano 2015.
Cibus ha anche avuto modo di sostenere l’evento di gala che ha segnato il lancio in anteprima internazionale da Dubai (dal 21 al 27 novembre) della prima “Settimana della cucina italiana nel mondo”, manifestazione che vedra’ i prodotti alimentari italiani e le ricette della tradizione nostrana protagonisti assoluti di oltre 1300 eventi nel mondo. (AGI)

Bru

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Lo sport in tv dell'11 marzo mette in evidenza il calcio, si disputano due partite valide per il ritorno degli ottavi di finale di Champions League. A Stamford Bridge il Chelsea ospita il Psg, all'andata il confronto del Parco dei Principi si è …

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Sport per tutti nei quartieri
PISA. “6,5,4,3,2,1…” inizia il countdown verso il 23 maggio. Al via sabato 14 marzo la prima delle 6 tappe che porteranno alla 2° Edizione di “Sport@Pisa”, un evento a carattere sportivo, sociale e culturale voluto da Comune di Pisa, Società della …

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