Tag Archive: Italia

Unicredit taglia 8000 posti di lavoro, la maggior parte in Italia

Unicredit prevede nel nuovo piano al 2023 di avere costi totali per 10,2 miliardi con una decrescita media annua dello 0,2%. Al tempo stesso, tuttavia, in Europa Occidentale i risparmi saranno pari a 1,2 miliardi, pari al 12% della base di costo 2018, e saranno in parte ottenuti attraverso la riduzione di circa 8000 ‘full time equivalent’ e tramite la chiusura di 500 filiali a livello di gruppo.

I costi per ottenere questi risparmi, pari a 1,4 miliardi, saranno spesati tra il 2019 e il 2020.  

“Abbiamo appena iniziato le discussioni con i sindacati. Non diamo dettagli su quando e dove saranno. Nel piano precedente abbiamo agito in una maniera socialmente molto responsabile e continueremo a farlo”, ha detto l’ad Jean Pierre Mustier in conferenza stampa.

Unicredit non darà per il momento dettagli sul piano di esuberi, ma la maggior parte del peso ricadrà sulle attività italiane del gruppo. I costi di integrazione associati al taglio dei costi saranno infatti pari a 1,4 miliardi al netto delle imposte: di questi 300 milioni riguardano Germania e Austria e saranno spesati nel quarto trimestre del 2019, mentre 1,1 miliardi riguarderanno l’Italia e saranno ricompresi nel bilancio 2020.

Prime valutazioni informali del mondo sindacale fissano in oltre 5.000 gli esuberi che ci saranno nel Paese, ma le trattative fra la banca e i sindacati devono ancora iniziare. 

Agi

Huawei investirà più di 3 miliardi di dollari in Italia

 

Huawei investirà 3,1 miliardi di dollari in Italia fra il 2019 e il 2021 di cui due terzi in acquisto di forniture da partner locali. L’annuncio di Thomas Miao, dato in occasione di un incontro con la stampa al Castello Sforzesco, segue di pochi mesi l’apertura del nuovo quartier generale italiano. L’amministratore delegato in Italia del colosso cinese ha annunciato un investimenti 1,2 miliardi di dollari in marketing e 52 milioni in ricerca e sviluppo con la creazione di tremila posti di lavoro: mille diretti e duemila indiretti.

“Solo da Stm (azienda che produce semiconduttori e componenti elettronici, ndr) abbiamo realizzato acquisti per 290 milioni e vogliamo crescere”, ha detto  Miao, convinto che in Italia l’azienda non avrà problemi derivanti da quelli innescati dal bando imposto dagli Stati Uniti, la cui sospensione scadrà il 19 agosto. Miao, ha citato le “politiche trasparenti e aperte” del governo: “Abbiamo un approccio sostenibile alla catena di forniture, con un piano A e un piano B: non importa se avremo le forniture americane, riusciremo comunque a garantire l’equipaggiamento”. Anche con i partner italiani è “business as usual”, ha aggiunto.

In ogni caso “aspettiamo buone notizie e speriamo di poter finalmente applicare il piano A perché il piano B è pensato per il peggior scenario e nessuno vuole lo scenario peggiore”.  “Voglio chiedere regole trasparenti, efficienti e giuste per il golden power sul 5G” ha detto, “Ora si applica solo ai fornitori non europei. Dovrebbe essere applicato a tutti perché la tecnologia è neutrale. Deve essere collegato a tutti gli attori per essere sicuri di avere dal primo giorno una rete sicura e affidabile. E’ una necessità per il Paese essere pronto prima del lancio”, ha aggiunto, spiegando che le regole sul tema non sono chiare e citando l’estensione del periodo di approvazione dei fornitori che “non rappresenta una semplificazione”.

Italia e Cina sono complementari dal punto di vista economico e saranno sempre più vicine, ha ancora detto Miao, “Sono due Paesi che da un punto di vista economico sono ben accoppiati. L’Italia ha bisogno della Cina e la Cina ha bisogno dell’Italia: da un punto di vista commerciale sono molto ottimista”. 

Huawei ha anche annunciato una collaborazione con l’Università di Pavia, con cui realizzerà il Microelectronics Innovation Lab, con un investimento di 1,7 milioni di dollari. II laboratorio sarà operativo a partire da settembre e impiegherà una quindicina di ricercatori, incluso personale di Huawei, presso locali all’interno dell’Università. “Il nuovo laboratorio opererà nel campo della microelettronica e delle tecnologie ad alta frequenza. Nello specifico, il Lab pavese, sotto la guida del professor Rinaldo Castello, si focalizzerà inizialmente sulla ricerca per lo sviluppo di nuove generazioni di dispositivi per applicazioni ottiche coerenti e non coerenti nelle tecnologie Cmos (Complementary Metal-Oxide Semiconductor) e FmFET (Fm-shaped Field Effect Transistor), con l’obiettivo di estendere, nel corso dei prossimi tre cinque anni, la ricerca all’innovazione tecnologica nel campo dei semiconduttori per applicazioni wireless nel contesto del 5G”, spiega una nota.

“Questa collaborazione con l’Università di Pavia è un’ulteriore conferma della centralità dell’Italia nella strategia globale di Huawei”, ha commentato Miao. “Vogliamo fornire nuove opportunità per favorire l’attrattività dell’Italia e frenare la cosiddetta ‘fuga dei cervelli’ che ha contribuito alla creazione del divario digitale oggi esistente con gli altri Paesi dell’Unione Europea”. 

Agi

Alleanza Eni-Cnr per lo sviluppo sostenibile e la ricerca in Italia

Il presidente del del Cnr, Massimo Inguscio, e l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, dando seguito all’incontro dello scorso maggio, hanno firmato un Joint Research Agreement per l’istituzione di quattro centri di ricerca congiunti localizzati nel Mezzogiorno, alla presenza del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, del ministro per il Sud Barbara Lezzi e del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano.

I ricercatori dei laboratori, istituiti presso centri operativi o di ricerca già esistenti, lavoreranno insieme in quattro aree fondamentali, vale a dire per la decarbonizzazione del settore energetico e una crescita sostenibile, la promozione dell’economia circolare e della bioeconomia e per lo sviluppo di sistemi idrici e tecniche di agricoltura innovativi e sostenibili, ovvero in sintesi:

  • Studio dei cambiamenti climatici nell’ Artico a Lecce; 
  • Energia pulita da fusione a confinamento magnetico a Gela; 
  • Gestione sostenibile e innovativa del ciclo dell’acqua in Basilicata; 
  • Sviluppo di un’agricoltura a basse emissioni di Co2 a Portici. 

Tutti i centri saranno dotati di laboratori dedicati in cui sviluppare i progetti di ricerca, definiti e concordati da Cnr ed Eni (che controlla Agi al 100%), in termini di obiettivi, attività e risorse.

Le attività di ricerca congiunte del laboratorio Eni-Cnr a Lecce, presso l’Istituto Cnr Nanotec, saranno dedicate ad analizzare e quantificare i processi climatici legati alla destabilizzazione della criosfera artica, in particolare del permafrost, e della valutazione degli effetti del suo scongelamento sull’oceano artico. Questi processi, estremamente rilevanti, sono in grado accelerare l’attuale riscaldamento del pianeta e di peggiorare la qualità dell’ambiente.

Lo sforzo congiunto Eni-Cnr porterà a costituire il primo laboratorio italiano per lo studio integrato della criosfera terrestre artica, che utilizzerà misure in campo, osservazioni satellitari e modellistica numerica.

Il centro Eni–Cnr di Gela “Ettore Maiorana” sulla fusione sarà orientato alla ricerca di avanguardia sulle caratteristiche dei plasmi, dei magneti superconduttori, e sulle caratteristiche delle centrali che possono sfruttare le proprietà dei materiali e i vantaggi del processo di fusione. Il centro svilupperà competenze anche sul fronte del trasporto e dello stoccaggio della potenza elettrica, interfacciandosi con centri CNR che già operano in questi campi in Sicilia.

L’attività di collaborazione Eni–Cnr prevede lo sviluppo di competenze e know-how tecnologico, di tecniche innovative e di metodologie di validazione per la fusione, attraverso l’integrazione di competenze dei centri di ricerca di eccellenza del Cnr con Eni.

Il Centro Eni-Cnr “Acqua” di Metaponto si prefigge di incrementare le conoscenze scientifiche promuovendo soluzioni e tecnologie innovative in grado di aumentare la produttività e l’efficienza dell’uso dell’acqua nel comparto agricolo e di mitigare gli impatti crescenti della siccità nel Mediterraneo e in altre aree strategiche come Corno d’Africa, Sahel, Medio Oriente.

Nel polo di ricerca agrario del Cnr di Portici, nell’ottica della circolarità, saranno sviluppati progetti dedicati allo studio della decarbonizzazione in ambito agricolo e degli scarti da biomasse, da utilizzare come materia prima per la produzione di biocarburanti nelle bioraffinerie Eni.

Al tempo stesso studi e progetti per l’intensificazione e allo sviluppo dell’agricoltura sostenibile, attraverso l’uso multifunzionale del territorio e la diversificazione delle coltivazioni a supporto della bioeconomia, in linea con i principali obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e con i programmi di ricerca europei sulla bioeconomia e l’agri-food.

Agi

Eni: Descalzi, in Italia investimenti fino a 2,4 miliardi nel 2019

Degli 8 miliardi di investimenti che Eni effettuerà nel 2019, “la parte italiana è di 2,3-2,4 miliardi”, si tratta di “una quota stabile, poi su cosa riusciremo a fare dipenderà anche dai permessi amministrativi e dalla burocrazia”. E’ quanto ha affermato l’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi, durante la conferenza stampa successiva alla presentazione degli obiettivi del gruppo al 2022. Gli investimenti in Italia – ha sottolineato – saranno concentrati “nell’upstream, e soprattutto sulla parte rinnovabile, per esempio nella raffinazione verde e nell’economia circolare”. 

 Eni prevede anche di completare 60 progetti tra brownfield e greenfield per un totale di oltre 1,6 GW di capacità rinnovabile entro il 2022, investendo 1,4 miliardi di euro, e fino a 5 GW entro il 2025.
“Siamo impegnati a far crescere il nostro business delle rinnovabili in modo organico nel periodo del Piano”, ha evidenziato Descalzi. “Il nostro portafoglio di rinnovabili è ben diversificato, sia dal punto di vista geografico sia da quello delle tecnologie utilizzate. In futuro, siamo intenzionati ad aumentare la nostra esposizione nel settore dello stoccaggio di energia. In Italia, espanderemo ulteriormente il ‘Progetto Italia’, che prevede la conversione delle aree industriali bonificate in aree per la produzione di energia da fonti rinnovabili”, ha proseguito.

Agi

Tav: Tria avverte, se non si rispettano i patti nessuno verrà più a investire in Italia

“Se non si rispettano i patti, come potrebbe succedere per la Tav Torino-Lione, nessuno verrà più a investire in Italia” è l’avvertimento lanciato dal ministro dell’economia, Giovanni Tria, a durante la registrazione di Quarta Repubblica. “Il problema”, ha osservato Tria, “non è la Tav o l’analisi costi-benefici: bisogna capire che nessuno verrà mai a investire in Italia se ogni governo che arriva poi cambia le leggi in maniera retroattiva, cambia i contratti e non sta ai patti”.

“Se si decide di fare un investimento”, ha aggiunto il ministro, “non si può pensare che l’anno dopo cade il governo, ne arriva un altro e si annullano i contratti. Bisogna portare avanti l’economia italiana”. Dura reazione del ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli: “Tria si è dimenticato che c’è un contratto che lo vincola, che dice di ridiscutere tutto il progetto, e a quello il ministro Tria dovrà attenersi”, mentre “per l’instabilità economica, deve guardare ai governi precedenti, non a noi”.

E la manovra bis? “Quasi una fissazione”

Tria ha escluso una manovra correttiva: “Questa storia è quasi una fissazione, non la capisco, noi siamo tra la stagnazione e la recessione, cosa si intende per manovra correttiva? Più tasse e meno spesa. Mi chiedo, in una situazione come quella dell’Italia e dell’Europea è utile? Non bisogna essere keynesiani per capire che non è il momento”.

Tria ha anche escluso un impiego delle riserve d’oro di Bankitalia: “Nessuno può disporre delle riserve d’oro, se non la banca centrale, per motivi di politica monetaria”. Quanto ad Alitalia, per il ministro “non deve essere resa pubblica, deve trovare una soluzione di mercato”. “Una compagnia di bandiera è importante” però, quanto all’ipotesi del Tesoro al 15%, “ho dato la disponibilità del Governo ad aiutare, sotto due forti condizioni: che ci sia un piano industriale che regga il mercato, con partner forti e che vengano rispettate tutte le norme comunitarie”. 

 

Agi

Fitch: conferma rating Italia a BBB con outlook negativo

Fitch ha confermato il rating di lungo termine sull’affidabilità del debito pubblico italiano a BBB. Si tratta di una valutazione di qualità medio-bassa, due gradini sopra i livelli considerati speculativi, ovvero “spazzatura”. L’outlook rimane negativo. 

Il rating BBB e l’outlook negativo, spiega l’agenzia di rating, “riflettono l’elevato livello del debito pubblico e l’assenza di interventi strutturali sui conti pubblici, la debolezza della qualità degli asset del settore bancario e la bassa crescita del Pil, l’aumento dei rischi e dell’incertezza politica e i conseguenti rischi al ribasso nelle nostre proiezioni sul debito pubblico”. 

L’agenzia punta su elezioni anticipate

“Le tensioni politiche nel governo di coalizione e la possibilità di elezioni anticipate aumentano l’incertezza sulla politica fiscale ed economica”, si legge nel comunicato della nota, “le grandi differenze ideologiche tra il Movimento Cinque stelle e la Lega metteranno probabilmente a dura prova la coalizione, e consideriamo che la Lega potrebbe essere intenzionata a nuove elezioni, tornando all’accordo con Forza Italia e Fratelli d’Italia se dovesse calcolare di vincere nella maggioranza dei seggi. Non ci aspettiamo che questo governo possa durare un intero mandato e consideriamo una crescente possibilità di elezioni anticipate dalla seconda metà di quest’anno”.

A questo proposito, Fitch “vede migliori potenzialità nel medio termine per la sostenibilità del debito pubblico nel caso in cui ci sia un nuovo governo più stabile e un orizzonte di pianificazione più lungo che possa facilitare alcuni aggiustamenti fiscali oltre a un mix di politiche più prevedibili e favorevoli alla crescita”

Conte: “Confermata la solidità del nostro Paese”

“Le valutazioni di Fitch confermano la solidità economica del nostro Paese e, come era prevedibile, risentono del rallentamento economico transitorio che sta investendo tutto il continente europeo”. Così il premier Giuseppe Conte in una nota. “Andiamo avanti – aggiunge il presidente del Consiglio – con la strada tracciata nella manovra per assicurare sviluppo ed equità sociale all’Italia, prestando attenzione ai rischi provenienti dal contesto internazionale. I fondamentali economici del Paese, cioè i conti con l’estero, la solidità finanziaria delle famiglie, la loro capacità di risparmio, la tenuta dell’occupazione, la riconquistata forza del sistema bancario, sono solidi”.

“Su questa base, nella seconda parte dell’anno le nostre misure di politica economica e il miglioramento del quadro macroeconomico internazionale daranno – conclude Conte – impulso alla ripresa che alimentera’ la crescita ben oltre il 2019. Siamo certi dell’impatto positivo sulla crescita e sulla produttività che avranno il corposo piano di investimenti pubblici, le riforme strutturali adottate a sostegno degli investimenti privati, le misure fiscali in favore delle imprese e il potenziamento del sistema di reinserimento al lavoro associato al reddito di cittadinanza”. 

Agi

L’ultima contesa tra Italia e Francia sulle supernavi da crociera

L’azienda francese che senza problemi nel 2006 era finita in mano a un gruppo coreano, fa fatica oggi a passare sotto il controllo degli italiani dopo il fallimento della proprietà asiatica. È la storia d Stx, il più grande cantiere navale francese, che Fincantieri è andata a comprarsi nel gennaio 2017 a Seul, presentando l’offerta migliore al Tribunale locale dove veniva smembrato il colosso coreano Stx, finito in fallimento.

Due anni dopo, l’operazione è ancora in alto mare, nonostante l’apprezzamento degli analisti finanziari. Viene giudicata un passo strategico per l’industria della cantieristica europea. Ma è bloccata dalle convulsioni della politica e in particolare dai mal di pancia del presidente francese Emmanuel Macron, che in questa vicenda ci ha messo più di uno zampino.

Il compratore è Fincantieri, società con sede a Trieste, controllata per il 71% dallo Stato italiano, quarto gruppo al mondo nella costruzione di navi, sia civili che militari. Il suo punto di forza sono le navi da crociera, dove vanta una quota di mercato mondiale del 40%. Poche settimane fa l’americana Norwegian Cruise ha confermato un ordine da 1 miliardo di dollari per due navi.

Stx è grande circa un terzo di Fincantieri (fattura 1,5 miliardi di euro contro i 5 mld circa del gruppo italiano), ma ha una forte presenza nelle navi da crociera: insieme i due gruppi arriverebbero al 60% del mercato mondiale. Nel 2017 Giuseppe Bono, l’amministratore delegato di Fincantieri, era uscito dal Tribunale di Seul con il contratto per acquistare il 55% di Stx per poco più di 70 milioni di euro. Passati due mesi, ecco che Macron, sotto la pressione dei sindacati francesi, ordina lo stop dell’operazione e vara la “nazionalizzazione temporanea” di Stx. I francesi non vogliono che gli italiani abbiano la maggioranza.

La trattativa del 2017

Fincantieri non molla e dice che sotto il 51% non scenderà. Ci vogliono lunghe trattative per arrivare all’accordo finale annunciato nel settembre 2017 al vertice italo-francese di Lione, un accordo, si dice studiato in prima persona da Macron, che per questa vicenda è tornato a fare il suo vecchio mestiere di banchiere d’affari: prima di entrare in politica lavorava per Rothschild ed era uno dei più pagati in Europa. Fincantieri comprerà il 50% di Stx per 59,7 milioni di euro, lo Stato francese manterrà una quota del 33,3%, la francese Naval Group (cantieristica militare) avrà il 10%, una quota del 3,6% andrà ai fornitori locali e una quota del 2% ai 7.000 dipendenti.

Cantiere Fincantieri di Riva Trigoso (Afp)

Ma Fincantieri potrà comandare perché per 12 anni avrà in prestito un ulteriore 1% datole dallo Stato francese, a patto che vengano rispettati i paletti in materia di occupazione, governance e proprietà intellettuale. Deve passare ancora un anno prima che tutti i dettagli di questo accordo vengano definiti. Si arriva così a novembre del 2018 con l’annuncio ufficiale dell’intesa. A corollario dell’acquisizione di Stx, nel frattempo ribattezzata Chantier de l’Atlantique, Fincantieri e la francese Naval Group si impegnano in un’alleanza strategica nella cantieristica militare.

I manager delle aziende vorrebbero festeggiare, ma è impossibile. Le relazioni politiche fra Italia e Francia sono da tempo fortemente deteriorate: Roma e Parigi litigano per l’accoglienza dei migranti, per il passaggio dei clandestini a Bardonecchia e a Claviere, per la Libia, per il giudizio sulla manovra economia italiana. Quando poi Luigi Di Maio va a Parigi a incontrare uno dei capi della rivolta dei Gilet gialli, quel Cristophe Chalencon che inneggia alla guerra civile, scatta il ritiro dell’ambasciatore francese da Roma.

Rapporti diplomatici sempre più tesi

È in questo clima che a gennaio 2019 arriva la notizia che il governo di Parigi ha deciso di sottoporre l’intesa Fincantieri-Stx al vaglio dell’Antitrust europea, anche se le dimensioni dell’operazione non lo rendono obbligatorio. La Germania, dove opera il gruppo concorrente Meyer Werft, ha appoggiato la richiesta francese. Dai vertici di Fincantieri, in attesa dell’avvio dell’istruttoria, per il momento sono arrivati solo commenti interlocutori: l’amministratore delegato, Giuseppe Bono, dice di “non essere preoccupato” per l’esito dell’operazione a causa della crisi diplomatica tra i due Paesi.

Cantiere Fincantieri di Riva Trigoso (Afp)

Il presidente Giampiero Massolo rivendica invece la bontà del progetto, che “tende a mettere l’industria europea in una situazione di maggiore competitività sui mercati mondiali; non riteniamo che da questo punto di vista ci sia una situazione di rischio per la concorrenza europea”, anzi, “riteniamo che ci siano molte opportunità proprio sotto il profilo delle collaborazioni industriali”.

L’iter europeo prevede una durata di 25 giorni lavorativi, prorogabili entro 90 giorni se le aziende interessate si offrono di assumere impegni per ridurre la concentrazione. Che cosa succederà se l’accordo venisse bocciato? Fincantieri sopravviverà sicuramente anche senza i Chantiers de l’Atlantique, ma perderebbe un’occasione per rafforzarsi nel segmento delle super-navi e alla fine ci rimetterebbe tutta l’Europa, perdendo l’occasione di presidiare il mercato internazionale con un campione europeo in grado di offrire tutta la tipologia delle navi da crociera. 

Agi

In Italia l’età effettiva di pensionamento è 62,1 anni. Uno studio

In Italia l’età effettiva di pensionamento è di 62,1 anni, al momento tra le più basse in Europa: nel nostro Paese si va in pensione 7 anni prima che in Portogallo, 5 prima che in Irlanda e un anno prima rispetto alla media europea. Lo rivela una ricerca del Centro studi ImpresaLavoro, realizzata su dati OCSE (“Ageing and Employment Policies – Statistics on average effective age of retirement”) e disponibile qui.

Per età “effettiva” di pensionamento s’intende l’età effettiva media di uscita dal mercato del lavoro, beneficiando anche di eventuali anticipi pensionistici/eccezioni (l’OCSE ha considerato i dati tra il 2011 e il 2016). L’età “normale” di pensionamento è invece quella prevista dalla normativa vigente nei vari Paesi europei senza anticipi di alcun tipo, quindi l’età a cui un individuo può uscire dal mercato del lavoro senza subire una riduzione dell’assegno e dopo una carriera lavorativa senza interruzioni a partire dai vent’anni d’età (l’OCSE ha effettuato questa valutazione considerando l’anno 2014).

Leggi anche: Il governo prova a chiudere su reddito di cittadinanza e quota 100

In Italia l’età effettiva di pensionamento – che come detto è di 62,1 anni – risulta inferiore di 4,5 anni rispetto a quella normale (66,6). Un trend simile si riscontra anche per quanto riguarda le lavoratrici, che vanno in pensione a un’età effettiva di 61,3 anni contro una normale di 65,6. Lo stesso vale per Paesi come la Slovacchia (60,8 effettiva e 66,2 normale), la Polonia (62,6 effettiva e 67 normale) e il Belgio (61,3 effettiva e 65 normale).

Ordinando la classifica per età “effettiva” di pensionamento l’Italia si colloca nella seconda metà della stessa, ossia al 15° posto sul totale di 22 Paesi europei considerati. Si scopre così che da noi si va in pensione molto prima che in Portogallo (69 anni), Irlanda (66,9 anni), Svezia (65,8 anni), Regno Unito (64,6 anni), Paesi Bassi (63,5 anni) e Germania (63,3 anni).

Il risultato si ribalta se invece si prende in considerazione l’età di pensionamento “normale”, ossia quella risultante dalla legislazione vigente senza considerare anticipi pensionistici. L’Italia sale al secondo posto con 66,6 anni, superata solamente dalla Polonia con 67 anni. L’ultimo posto se lo aggiudica invece la Spagna, dove il valore è pari solamente a 59,3.

“L’Italia non è quindi al momento uno dei Paesi in cui si va in pensione più tardi e questo avviene soprattutto perché la maggior parte dei lavoratori utilizza i requisiti stabiliti per la pensione anticipata”, osserva Massimo Blasoni, presidente del Centro studi ImpresaLavoro. “In futuro il discorso sarà completamente diverso. I giovani iniziano a lavorare più tardi e in maniera spesso discontinua, così accumulando “vuoti” contributivi. Non soltanto andranno in pensione a un’età più avanzata ma soprattutto godranno di assegni previdenziali più bassi. Secondo il report OCSE Pensions at a Glance 2017 un giovane che ha iniziato a lavorare nel 2016, quando aveva 20 anni, dovrà attendere i 71,2 anni per ottenere la pensione”.

Agi

Tav, Salvini: “Continuo a tifare per Italia che cresce e va avanti”

"Continuo a tifare per un'Italia che cresce e che va avanti". Lo ha affermato il vicepremier Matteo Salvini in un'intervista con Maria Latella a Radio24. "È curioso che alcuni giornali abbiano i risultati prima dei ministri", ha detto il ministro riferendosi alle indiscrezioni di alcuni quotidiani che stamane parlano di una bocciatura della Tav Torino-Lione riferendosi all'analisi costi-benefici consegnata ieri al Mit dal gruppo di esperti presieduti dal professor Marco Ponti.

"Me lo voglio leggere – ha detto Salvini parlando del documento – non ce l'ho". "Conto  che si riesca anche a finire un'infrastruttura che oltre alle merci riguarda le persone e che ci fa tornare centrali".

Agi News

Cosa significa che Amazon è un corriere anche in Italia

Amazon diventa anche corriere in Italia: 'Amazon Italia Logistica' e 'Amazon Italia Transport' sono entrate nell'elenco degli operatori postali stilato dal ministero dello Sviluppo economico, aggiornato al 16 novembre. In base all'elenco sono 4.463 i corrieri postali autorizzati dal Mise, molti dei quali però compaiono più volte sotto diversi nomi

. L'Agcom aveva condannato Amazon a pagare una multa di 300 mila euro perché offriva servizi postali senza averne l'autorizzazione e gli aveva intimato di sospendere le attività oppure mettersi in regola. Per questo a ottobre il colosso di Jeff Bezos ha fatto richiesta al Mise, ottenendo l'ok alle due licenze.

Le condotte illecite identificate dall’Autorità riguardavano in particolare, "l’organizzazione di una rete unitaria per svolgere il servizio di consegna dei prodotti di venditori terzi e la gestione dei punti di recapito". Amazon aveva subito replicato: "Consideriamo importante la cooperazione con le autorità e ci impegniamo affinché tutte le osservazioni che ci vengono rivolte siano affrontate il più rapidamente possibile".

"E così è stato: tempo quattro mesi, le due partecipate che si occupano delle consegne sono entrate ufficialmente nell’elenco", si legge sul Corriere, "tra gli obblighi derivanti dal nuovo status di operatore postale, per Amazon ci sarà quello di essere sottoposto alla vigilanza dell’Agcom".

"Non commentiamo i nostri piani futuri"

"Abbiamo ottemperato a quanto disposto da Agcom nella delibera di agosto. Siamo sempre disponibili a cooperare con le autorità al fine di fornire informazioni relative alle nostre attività", è la reazione dell'azienda. Ma come cambieranno i rapporti con i corrieri con i quali già lavora l'azienda? Verranno rilevati? "Non commentiamo i nostri piani futuri", è la replica affidata a una nota, "lavoriamo con una grande varietà di corrieri e ci aspettiamo di continuare a farlo. Il nostro obiettivo è consegnare pacchi ai clienti entro la data di consegna prevista. Valutiamo i corrieri in base a velocità, affidabilità, flessibilità, innovazione e costi. Abbiamo milioni di ordini da consegnare in tutta Europa ogni settimana e valutiamo tutte le opzioni che forniscono i corrieri per assicurarci che le consegne avvengano in tempo per soddisfare o addirittura superare le aspettative dei nostri clienti".

"Dal sito del Mise emerge che le due società che fanno capo ad Amazon hanno ottenuto la cosiddetta "autorizzazione generale", vale a dire la possibilità di consegnare posta sopra i 2 kg e pacchi da 20 a 30 kg, pony express, raccomandate urgenti, consegna con data e ora certa.". spiega Repubblica, "tra le voci autorizzate, si scorge anche quella dei "servizi a valore aggiunto (corriere espresso, consegna nelle mani del destinatario, garanzia di recapito ad una determinata ora, ritiro a domicilio, conferma dell’avvenuta consegna, possibilità di cambio di indirizzo, tracciamento elettronico, ecc.) anche per invii postali fino a 2 kg e pacchi fino a 20 kg".

Agi News