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Nel 2022 il Pil italiano cresciuto oltre le stime del Governo

AGI – Nel 2022 il Pil italiano è cresciuto del 3,9%, mentre il Governo prevedeva nella Nadef il 3,7%. La notizia arriva dall’Istat che segnala anche che per quest’anno la crescita acquisita è dello 0,4%. Mentre nel quarto trimestre la stima è -0,1%, ma arriva a +1,7% su base annuale. 

Dopo sette trimestri consecutivi di crescita, l’economia italiana registra una lieve flessione congiunturale, mentre dal lato tendenziale continua, a ritmi meno sostenuti rispetto ai trimestri precedenti, il suo sviluppo. La stima preliminare che ha, come sempre, natura provvisoria, riflette dal lato dell’offerta una contrazione dei settori dell’agricoltura e dell’industria, e una lieve crescita nel comparto dei servizi.

Buone notizie sul fronte del lavoro a dicembre gli occupati sono 37mila in più, e nel 2022 sono +334. La disoccupazione resta stabile al 8,8%. 

Anche il Fondo Monetario Internazionale migliora le stime di crescita per l’Italia e rivede il Pil a +0,6 nel 2023 e a +0,9% nel 2024. 


Nel 2022 il Pil italiano cresciuto oltre le stime del Governo

Il governo ci ritenta. Nuova convocazione delle sigle oggi alle 15

AGI – Le rappresentanze dei gestiori delle stazioni di servizio sono state convocati nuovamente al Mimit alle 15.

 “Aspetto che il governo possa convocarci per esporci quella proposta di emendamento che intendano portare avanti. Se nel pomeriggio se ci fosse una apertura da parte del governo siamo disponibili a ridurre di 24 ore la protesta a fronte di un impegno da parte loro di renderci partecipi di un problema che riguarda la nostra categoria”. Lo ha detto Bruno Bearzi, presidente Figisc-Confcommercio, durante la riunione di coordinamento con le altre sigle di categoria. “Non eravamo eroi durante il lockdown più duro come non siamo speculatori ora, chiediamo misura in queste uscite estemporanee”, ha aggiunto chiedendo ” “rispetto al governo, siamo molto collaborativi e lo saremo fino all’ultimo”, ha rimarcato. 

Lo sciopero

“Abbiamo una adesione intorno all’80-90%, al netto delle precettazioni, delle gestioni dirette che significano gli impianti automatizzati delle compagnie quelli senza gestori e di qualche pompa bianca. Quindi il risultato è abbastanza positivo”. Lo riferiscono fonti Faib a margine della riunione di coordinamento con le altre sigle di categoria.

Percentuale simile anche secondo la Figisc che precisa che allo sciopero dei benzinai “ha aderito circa l’85% del 50% che aveva la possibilità di scioperare”. 

Il presidente di Faib Confesercenti Giuseppe Sperduto si è poi auspicato che “le polemiche con il governo finiscano qui e si apra già da oggi una fase nuova”. “Oggi per Faib – prosegue il presidente – si chiude la manifestazione di protesta indetta dai benzinai ed inizia un confronto costruttivo con l’esecutivo, grazie al lavoro svolto al ministero delle imprese del made in Italy con il ministro Adolfo Urso e al tavolo di Palazzo Chigi aperto dal Sottosegretario Alfredo Mantovano, che si è preso anche l’impegno di fare ulteriori step per affrontare i temi strutturali, che sono il vero nodo della questione che attiene la rete di distribuzione carburanti italiane”.

La Faib si riunisce stamani con le altre sigle Fegica e Figisc-Anisa Confcommercio (che hanno confermato lo stop di 48 ore) in “una assemblea dei gruppi dirigenti delle organizzazioni di categoria, aperta a deputati e senatori di tutti i gruppi parlamentari”. 

“Potrebbe esserci in extremis una ulteriore convocazione del governo e laddove ci venga illustrato perlomeno il testo di questo emendamento questo potrebbe in qualche modo cambiare la prospettiva perchè finora tutto ciò che è arrivato c’è stato calato addosso senza nessuna interlocuzione”. Lo ha detto Bruno Bearzi, presidente Figisc-Confcommercio, a margine della riunione di coordinamento con le altre sigle di categoria. Il cartello con il prezzo medio, secondo Bearzi, “non serve ai consumatori, anzi può fare l’effetto contrario perchè se c’è un prezzo medio, uno che è al di sotto del prezzo medio tenderà ad avvicinarsi al benchmark e di conseguenza il prezzo aumenterebbe”. Inoltre per installare il cartello ci sarà un “costo che verrà inevitabilmente spostato sul prezzo finale e quindi c’è un doppio danno al consumatore senza avere la trasparenza”.


Il governo ci ritenta. Nuova convocazione delle sigle oggi alle 15

Bonomi: “Il governo sia inappuntabile nelle competenze e fermo nelle scelte”

AGI – “Auspichiamo che il governo si formi al più presto e sia inappuntabile nelle competenze che lo compongono e fermo nelle scelte che gli competono”. L’emergenza attuale non consente di perdere tempo”. Lo afferma il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, nel suo intervento al convegno dei Giovani imprenditori a Capri.

Bonomi poi ha esortato i Giovani Imprenditori: “Dovete voler volare, ci diranno che se ci aspettiamo tutto questo siamo dei sognatori ma noi non siamo dei sognatori”.

“Sergio Pininfarina – ha ricordato – disse una frase che è rimasta nella mia testa e nel mio cuore ed è diventata una legge di Confindustria per me: ‘noi non facciamo campagne elettorali, né vogliamo insegnare niente ai politici e pazienza se ai politici non piace ciò che ci sembra giusto'”.

“In questa frase – ha concluso – c’è tutto lo spirito della nostra missione. Senza mai cedere di un millimetro, non arretrate mai perché servono le vostre energie. Quando suonano le campane dell’emergenza non abbiate timore di dire ciò che secondo voi sarebbe meglio per il Paese perche’ servono le vostre energie per cambiare l’Italia”.  


Bonomi: “Il governo sia inappuntabile nelle competenze e fermo nelle scelte”

Il nuovo governo dovrà trovare 40 miliardi in 100 giorni, dice la Cgia

AGI – Senza approvare alcuna misura promessa in questa campagna elettorale, il nuovo Governo dovrà comunque trovare entro il prossimo 31 dicembre almeno 40 miliardi di euro; di cui 5 miliardi per estendere anche al mese di dicembre gli effetti contro il caro energia introdotti la settimana scorsa con il decreto Aiuti ter e altri 35 miliardi per consentire, attraverso la prossima legge di bilancio, che alcuni provvedimenti introdotti dal Governo Draghi non decadano con l’avvio del nuovo anno.

Lo afferma l’ufficio studi della Cgia, secondo cui il nuovo esecutivo che “uscirà” dalle urne “ha già una ipoteca da 40 miliardi di euro e sarà quasi impossibile mantenere, almeno nei primi 100 giorni, le promesse elettorali annunciate in questi ultimi due mesi; come, ad esempio, la drastica riduzione delle tasse, la riforma delle pensioni, il taglio del cuneo fiscale”.

Senza contare, aggiungono gli artigiani mestrini, che “se il nuovo inquilino di Palazzo Chigi vorrà intervenire con ulteriori provvedimenti per mitigare il caro energia saranno necessari altri 35 miliardi di euro per ridurre di almeno la metà i rincari che si sono abbattuti quest’anno su famiglie e imprese”.

Entro il 27 settembre, spiega la Cgia, “sarà il governo uscente a presentare la Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef), mentre spetterà al nuovo esecutivo redigere entro il 15 ottobre il Documento programmatico di bilancio (Dpb) ed entro il 20 ottobre il disegno di legge di bilancio. Scadenze, queste ultime due, che quasi certamente non potranno essere rispettate, visto che la prima seduta delle nuove Camere è stata fissata il 13 ottobre. Anche approvare in tempo la finanziaria 2023 non sarà facile: per legge il voto definitivo deve avvenire entro il 31 dicembre, altrimenti scatta l’esercizio provvisorio. Pertanto, i tempi a disposizione sono strettissimi e non sarà facile trovare le tutte le risorse per confermare anche per l’anno venturo molti provvedimenti introdotti dal governo Draghi”.

Le Cgia passa ad elencarle: “quasi 15 miliardi di euro per rinnovare nei primo trimestre le misure contro il caro energia previste dal decreto Aiuti ter; almeno 8,5 miliardi di euro per indicizzare le pensioni; almeno 5 miliardi per il rinnovo del contratto del pubblico impiego; 4,5 miliardi di euro per lo sconto contributivo del 2 per cento a carico dei lavoratori dipendenti con reddito fino a 35 mila euro; 2 miliardi di euro di spese indifferibili”. 


Il nuovo governo dovrà trovare 40 miliardi in 100 giorni, dice la Cgia

Bonomi preoccupato: “Il voto e l’autunno non frenino il governo Draghi”

AGI – L’Italia non può permettersi che i distinguo politici e le elezioni amministrative delle prossime settimane facciano deragliare l’azione del governo Draghi. A dirlo, dal palco del meeting di Rimini, è il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che ha sferzato politica e sindacati.

La preoccupazione per l’autunno

“Sono molto preoccupato che in autunno l’attenzione del governo sulle riforme venga rallentata“, ha indicato l’imprenditore, indicando nelle elezioni delle prossime settimane e nel semestre bianco due possibili incognite per la stabilità dell’esecutivo, sostenuto da una maggioranza “eterogenea” in cui “sono già partiti i distinguo”.

“Temo l’azione dell’esecutivo possa venire fermata ma non ce lo possiamo permettere per impegni presi in Europa sul Pnrr e perché è un’occasione storica che non possiamo fallire se vogliamo creare stato moderno, efficiente e inclusivo”, ha spiegato. Anche se tutti parlano della forte crescita del 2021, ha ricordato il presidente di Confindustria, l’Italia tornerà ai livelli pre-Covid solo a fine 2022 e anche in quel momento sarà “ancora 4 punti di Pil sotto il 2008”. “Di strada da fare questo Paese ne ha ancora tanta”, ha aggiunto.

Bonomi riconosce al premier Mario Draghi di aver “accelerato in maniera importante sulla campagna vaccinale, che è fondamentale”, e chiede che “ora porti avanti le riforme“. Su questo fronte “i corpi intermedi hanno un valore fondamentale perche’ devono essere, nella rappresentanza dei propri interessi, a supporto del Paese che deve essere aiutato in un momento molto delicato”.

Le stoccate a Orlando e sindacati

Da Bonomi è arrivato un affondo verso il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, e alla sottosegretaria al Mise, Alessandra Todde, che a suo dire “stanno portando avanti un progetto di legge punitivo nei confronti delle imprese” con il loro progetto anti-delocalizzazioni. “Con un decreto pensano di colpire le imprese per colpa di alcuni casi che hanno tutt’altra origine”, ha chiosato.

Bonomi non ha risparmiato un pesante attacco ai sindacati che stanno facendo “un grave errore” a non sedersi a un tavolo con Confindustria per aggiornare i protocolli anti-Covid in modo da prevedere un utilizzo più ampio del green pass in azienda. “Non sono io che lo dico: quando sento e leggo interventi di Pezzetta, di Benvenuto, che dicono che il sindacato sta facendo un errore, questo dà la dimensione di cosa stia succedendo”, ha aggiunto. 

“Qui tutti parlano di diritti ma si dimenticano i doveri. Sono rimasto molto perplesso dell’atteggiamento di alcuni corpi sociali. Sono rimasto colpito quando di fronte alla possibilita’ di sedersi a un tavolo, di dare insieme, di nuovo, una via al Paese di come contribuire alle due grandi incognite che abbiamo, quella sanitaria e quella delle riforme e dei partiti che potrebbero fermarle, abbiamo fallito“, ha concluso Bonomi, secondo cui la ripresa economica “è fondamentale per tenere in piedi il Paese, per rispondere alle disuguaglianze e ai temi della transizione ecologica e digitale”.


Bonomi preoccupato: “Il voto e l’autunno non frenino il governo Draghi”

In arrivo entro l’estate il piano del governo per la banda ultralarga

AGI – E’ in dirittura di arrivo un piano nazionale sulla banda ultralarga. Parola del ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale, Vittorio Colao.

“La banda ultralarga è essenziale per lo sviluppo del Paese, sappiamo che siamo indietro ed è la priorità numero uno”, ha premesso il ministro intervenendo al convegno ‘Le nuove reti per l’industria italiana e per i consumatori’ organizzato da Fratelli d’Italia. 

Colao si è schermito sul tema caldo della Rete Unica limitandosi a dire “che come governo non dobbiamo aspettare gli eventi ma pianificare interventi“, e in quest’ottica al momento “l’obiettivo è di portare un piano sulla rete ultralarga entro l’estate, magari prima della fine dell’estate”.

Nel ribadire la strategicità della banda ultralarga, Colao ha poi spiegato che “con il ministro Giorgetti abbiamo iniziato il lavoro per il piano ‘Italia a 1 Giga’ che vuole portare la banda ultralarga in tutte le case, in tutte le scuole e strutture sanitarie, nei territori, ovunque insomma”.

Si tratta, ha sottolineato il ministro, “di un piano ambizioso perchè vuole fare arrivare l’Italia in buona forma nel 2026. Il primo principio che seguiremo sarà quello della celerità, il secondo quello della neutralità tecnologica, potremo usare il 5G e la fibra, ma l’importante è arrivare dappertutto e uccidere il ‘digital divide’”, mentre “il terzo principio sarà quello di mantenere la concorrenza e garantire che non si creino posizioni dominanti, in modo da consentire ai cittadini di continuare a scegliere”, ha concluso Colao. 


In arrivo entro l’estate il piano del governo per la banda ultralarga

Governo, Bonomi: “Convinto sostegno all’azione di Draghi” 

AGI – “Abbiamo espresso il nostro più convinto sostegno all’azione” di Draghi e “la viva speranza che il consenso sia ampio e solido. C’è davvero molto da fare e bisogna farlo presto e bene”. Lo afferma il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, al termine delle consultazioni con Mario Draghi.  

“Confindustria non intende alimentare in alcun modo indiscrezioni su che cosa il presidente Draghi intenda fare, non solo per l’assoluto rispetto che portiamo al presidente incaricato ma perché siamo convinti che il programma del presidente dovrà essere reso pubblico quando sarà lui ad illustrarlo al Parlamento”, ha aggiunto Bonomi. 

Apprezzamento a Draghi anche dal presidente di Confapi, Maurizio Casasco: “Due cose ho apprezzato molto di Draghi: la riservatezza che ha dimostrato in questi giorni e che ha preso appunti e ha chiesto di raccontargli i progetti e le idee”, ha detto al termine dell’incontro con il premier incaricato. “Tutti gli altri temi li conosce benissimo”, ha poi aggiunto. 

Aperture anche da parte dei sindacati, con la segretaria della Cisl, Annamaria Furlan, che tra i temi emergenziali discussi con Draghi evidenzia quello del lavoro: “Abbiamo chiesto di confermare il blocco dei licenziamenti, la cassa Covid e i sostegni alle imprese”, ha detto al termine delle consultazioni. Il blocco dei licenziamenti “non deve essere sine die ma ci vogliono i tempi giusti per riformare gli ammortizzatori sociali e far decollare finalmente le politiche attive del lavoro”. 

Mentre il sindacato ha dato tutta la disponibilità “attraverso un rapporto concertativo” a dare il contributo al nuovo governo”, ha aggiunto Furlan.  Draghi, ha spiegato, “è sembrato interessato all’ ascolto delle priorità” indicate da Cgil, Cisl e Uil ha “condiviso che il confronto e il lavorare assieme sia una straordinaria possibilità”.

 


Governo, Bonomi: “Convinto sostegno all’azione di Draghi” 

Allarme delle imprese per le nuove chiusure, il governo studia i ristori

AGI – Un nuovo lockdown rischia di mettere definitamente al tappeto commercianti e piccole imprese e di provocare la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro. E’ l’allarme lanciato dalle associazioni d’impresa che chiedono di mantenere alta la guardia sull’emergenza sanitaria ma considerano “insostenibile” l’ipotesi di nuove chiusure.Un altolà e al tempo stesso una richiesta di aiuto al governo che in queste ore si prepara ad adottare nuove misure restrittive per frenare l’impennata dei contagi e a mettere in campo nuovi interventi di sostegno all’economia, a partire dai ristori.

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, intervenendo a distanza all’assemblea della Cna ha garantito nuovi aiuti al mondo imprenditoriale e ha assicurato: che “le porte del governo rimarranno sempre aperte”. “Le prossime settimane si preannunciano complesse, non potremo abbassare la guardia, perché se non proteggiamo la salute cittadini non proteggiamo l’economia”, ha sottolineato il premier rivolgendo un appello agli imprenditori: “Il cantiere della nuova Italia è aperto e per questo avremo bisogno dell’aiuto e della collaborazione vostra e di tutti gli italiani”. L’obiettivo del governo, ha assicurato anche il ministro delle Infrastrutture, Paola De Micheli, è “escludere categoricamente un nuovo lockdown”.

Commercianti e artigiani, “così chiudiamo definitivamente” 

Le nuove restrizioni per contenere i contagi del Covid-19, avverte Confesercenti, “avranno un impatto negativo sull’economia, causando un’ulteriore riduzione di circa 5,8 miliardi di euro di consumi delle famiglie, l’ennesimo colpo per commercio, turismo e somministrazione, che potrebbe causare la chiusura di altre 20mila attività, portando da 90 a 110mila le cessazioni di impresa previste quest’anno”.

Secondo i calcoli dell’organizzazione, nell’ipotesi che le chiusure siano imposte fino alla prima settimana di novembre l’ulteriore impatto negativo sui consumi potrebbe infatti raggiungere i 5,8 miliardi portando la stima della riduzione complessiva della spesa delle famiglie per il 2020 da 90 a 95,8 miliardi di euro. E “ben più drammatiche” sarebbero le conseguenze nel caso di due ulteriori mesi di lockdown che, in questa fase dell’anno, determinerebbero una caduta immediata della spesa di 40 miliardi.

Confesercenti chiede quindi soluzioni per agevolare l’accesso al credito e per fronteggiare i costi fissi, a partire da una nuova normativa d’emergenza sugli affitti perché sarebbero almeno 70mila le attività, in Italia, che non ce la fanno più a pagare il canone.

Per Confcommercio, nuove chiusure sarebbero “insostenibili” in un Paese “messo alle strette anche sul terreno dell’emergenza economica e in cui la tensione sociale cresce”. Secondo la confederazione delle imprese si rischia, oltre a una caduta del Pil per l’anno in corso ben superiore al 10%, “la cessazione dell’attività di decine di migliaia di imprese e la cancellazione di centinaia di migliaia di posti di lavoro”.

A mettere in guardia è anche la Cgia: un nuovo lockdown sarebbe il “ko definitivo” per l’artigianato. Nei primi 6 mesi di quest’anno, secondo l’associazione di Mestre, le imprese del settore sono diminuite di 4.446 unità; facendo scendere il numero complessivo presente in Italia a quota 1.291.156. Sia nel primo (-10.902) che nel secondo trimestre del 2020 (+6.456) i saldi sono stati tra i peggiori degli ultimi 10 anni, a conferma che l’artigianato, come del resto tutte le attività di prossimità, non è stato in grado di reggere l’urto dello shock pandemico. E secondo i calcoli del Centro studi di Unimpresa, i settori del commercio e del turismo, maggiormente penalizzati, valgono quasi 198 miliardi di euro in termini di Pil e ogni giorno di lockdown può arrivare a costare almeno mezzo miliardo di euro di prodotto interno lordo.

Il governo prepara il decreto con cig e ristori

Il grido d’allarme delle imprese rende sempre più urgente un intervento per indennizzare i settori che saranno più colpiti dalle misure restrittive che il governo sarà chiamato a prendere nei prossimi giorni, se non nelle prossime ore.

Le riunioni si susseguono e un nuovo Dpcm potrebbe contemplare anche una chiusura anticipata di locali come pub e ristoranti e lo stop ad attività non essenziali come palestre, piscine, teatri e cinema. L’esecutivo è pronto quindi ad anticipare alcune misure economiche nell’atteso decreto novembre, collegato alla manovra, e che potrebbe vedere la luce a stretto giro dopo il nuovo Dpcm.

Nel nuovo dl anti-Covid, il quarto, che avrebbe una dote di partenza di circa 4-5 miliardi, sarà rifinanziata la cassa integrazione e dovrebbero essere inseriti i ristori per i settori più colpiti in attesa del fondo ad hoc da 4 miliardi previsto nella legge di bilancio.

Come ha spiegato il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, il governo punta a finanziare la Cig per altre 10 settimane, per garantire una copertura fino al mese di gennaio alle imprese che esauriranno il sussidio da metà novembre. La nuova tranche di cig di 8 settimane per i primi mesi del prossimo anno sarà poi finanziata con i 5 miliardi previsti in manovra per un totale di 18 settimane di proroga.

E si sta valutando di allungare al 31 gennaio, in corrispondenza con la fine dello stato di emergenza, il blocco dei licenziamenti, proposta respinta dai sindacati che hanno minacciato lo sciopero e richiesto l’intervento di Conte.

Nel decreto dovrebbero poi trovare spazio i risarcimenti per le attività che saranno oggetto di eventuali restrizioni o chiusure, in primis bar e ristoranti, ma la platea potrebbe alla fine riguardare anche palestre, parrucchieri, estetisti e il comparto dello spettacolo e del cinema. Il governo valuta di replicare il meccanismo degli indennizzi a fondo perduto erogati dall’Agenzia delle Entrate legandoli al calo del fatturato ma il nodo resta quello delle risorse e pertanto potrebbero essere inserito qualche ulteriore paletto.

Agi

Dalla Pa al fisco e al lavoro. Come il governo vuole usare il Recovery Fund

AGI – I regolamenti di Next Generation EU non entreranno in vigore prima del 2021, ma il Governo, allo scopo di avviare un dialogo informale con la Commissione Ue, ha già approntato delle linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ieri sera l’esecutivo le ha condivise con la Camera per avviare una collaborazione fra le istituzioni in una fase programmatica che rappresenta uno “snodo strategico”. Di seguito le linee guida principali di intervento delineate nelle 73 pagine che compongono il documento, fra la lettera del premier Giuseppe Conte, il testo e le 32 slide. 

Più investimenti pubblici

L’esecutivo evidenzia la “necessità di politiche che consentano di ampliare gli incentivi e le risorse, al fine di ripristinare un livello adeguato di investimenti e di infrastrutture”. Per questo “importanti misure di sostegno agli investimenti saranno introdotte nel breve periodo per accelerare l’uscita del Paese” dalla crisi. A queste saranno affiancate “tutte le azioni necessarie per garantire appalti pubblici efficienti, trasparenti e con tempi certi”.

Per coinvolgere risorse private, “laddove ne sussistano i presupposti, nel settore della realizzazione di infrastrutture di pubblica utilità”, si ricorrerà anche a “schemi di partenariato pubblico-privato”. Sulle concessioni autostradali, poi, “si darà ulteriore impulso al processo di revisione” e la rete “dovrà essere adeguata alla progressiva diffusione dei veicoli elettrici”. Fra le infrastrutture su cui il Governo intende puntare ci sono “in primo luogo la rete ferroviaria ad alta velocità per passeggeri e merci”, oltre a interventi sulla rete stradale e autostradale con una particolare attenzione per ponti e viadotti. 

Pubblica amministrazione, ricerca e sviluppo

L’efficienza della Pa è “un indicatore fondamentale per valutare le potenzialità di crescita di un Paese”; su questo fronte il processo di innovazione verrà accompagnato “da ulteriori azioni di riforma” che costituiscono “un programma strategico di rafforzamento delle competenze e della capacità amministrativa”. 

Saranno aumentate le risorse pubbliche dedicate alla ricerca di base e applicata: il governo si ripropone di “accompagnare il Pnrr per incrementare complessivamente la spesa per R&S e ricerca universitaria di almeno 0,2 punti percentuali di Pil nel prossimo quinquennio”. Fra gli altri punti cardine anche “favorire l’accesso degli studenti diplomati a corsi di laurea in discipline Stem, inclusa l’informatica” e l’istituzione di “crediti d’imposta per gli investimenti innovativi e verdi”. 

Fisco e lavoro

Il governo metterà in campo anche una riforma del sistema fiscale e delle regole del lavoro. Con l’obiettivo di un fisco “equo, semplice e trasparente” il primo passo sarà una “riforma complessiva della tassazione diretta e indiretta”. Altro punto qualificante il sostegno alle famiglie e alla genitorialità. Il governo inoltre intende “disattivare anche tutti gli aumenti di Iva e accise previsti dalle clausole di salvaguardia”.

Sul fronte del lavoro, invece, oltre alla riduzione del costo “attraverso la riduzione del cuneo fiscale”, l’esecutivo punta su un “rafforzamento della contrattazione collettiva nazionale” e anche sull’introduzione “del salario minimo legale”, che garantirà nei settori a basso tasso di sindacalizzazione “un livello di reddito collegato ad uno standard minimo. 

Una giustizia più svelta e il capitolo sanità

Il Pnrr ha l’obiettivo di dare all’Italia un ordinamento giuridico più moderno e attraente attraverso tre cardini: la riduzione della durata dei processi civili e penali, la revisione del codice civile e la riforma del diritto societario. Su quest’ultimo tema gli intenti sono “uniformare la governance societaria agli standard Ue” e “la riforma della disciplina della crisi d’impresa”. 

Le risorse saranno usate anche “per il rafforzamento della resilienza e della tempestività di risposta del sistema sanitario”, anche attraverso “lo sviluppo della sanità di prossimità”. Gli investimenti saranno diretti anche verso “la digitalizzazione dell’assistenza medica ai cittadini”. 

I criteri per i progetti e le risorse

L’esecutivo ha indicato anche i criteri – positivi e negativi. Fra quest’ultimi spiccano “i progetti ‘storici’ che hanno noti problemi di attuazione di difficile soluzione”, mentre è un fattore ben visto “la rapida attuabilità/cantierabilità” e la monitorabilità di progetti con effetti positivi rapidi su numerosi beneficiari. 

La ‘Recovery and resilience facility’ metterà a disposizione dell’Italia 191,4 miliardi, che saliranno a 208,6 miliardi grazie ad altri fondi europei. Per quanto riguarda la Rff “il 70% dell’importo totale dovrà consistere in progetti da presentare al più tardi nel 2022” con le risorse relative che “dovranno essere impegnate entro quell’anno”. Il Governo intende utilizzare la parte di sovvenzioni “per conseguire un incremento netto di pari entità degli investimenti pubblici nel periodo 2021-2026”. Al piano Pnrr si affiancherà “una programmazione di bilancio volta a riequilibrare la finanza pubblica nel medio termine” dopo la forte espansioni del deficit prevista per quest’anno in conseguenza della pandemia. 

Agi

Il governo lancia gli ‘appalti innovativi’ per stimolare startup e imprese

Il pubblico come leva strategica per sviluppare l’innovazione in Italia. È questo l’obiettivo di un protocollo d’intesa firmato dal ministero dello Sviluppo economico, il ministero dell’Università e della Ricerca e il ministero per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione.

Un primo atto con cui il governo riconosce agli appalti pubblici la capacità di “stimolare una crescita intelligente e inclusiva, dopo l’attuale fase di emergenza causata dal Covid-19”. I tre Ministeri si sono impegnati a promuovere l’utilizzo di “procedure d’appalto per l’innovazione”.

A differenza degli appalti tradizionali, spiega il Mise, “attraverso gli appalti innovativi lo Stato non acquista prodotti e servizi standardizzati già disponibili sul mercato, ma stimola le aziende e il mondo della ricerca a creare nuove soluzioni per rispondere alle sfide sociali più complesse”. A cominciare da quelle sanitarie, ambientali, culturali, formative ed energetiche.

Il governo ha individuato e riconosciuto agli ‘appalti innovativi’ la capacità di aumentare la competitività delle startup e delle imprese, ma anche una leva strategica “per modernizzare le infrastrutture e i servizi della pubblica amministrazione, nonchè accrescere gli investimenti nella ricerca pubblica”.

Sviluppo economico, Ricerca e Innovazione quindi si sono impegnati a sostenere le pubbliche amministrazioni intenzionate a lanciare appalti innovativi incoraggiando la partecipazione alle gare di startup, piccole medie imprese e centri di ricerca. All’Agenzia per l’Italia Digitale (Agid) sono affidati invece i compiti di promozione e attuazione degli appalti.

Il primo programma individuato dai dicasteri è Smarter Italy, che parte con una dotazione finanziaria iniziale di 50 milioni di euro e prevede il lancio di gare d’appalto con scopo di soddisfare le esigenze espresse dalle città e dai borghi. Tre le aree di intervento individuato: mobilità sostenibile (smart mobility), beni culturali e benessere delle persone.

@arcangeloroc

Agi