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Bitcoin verso una nuova primavera

AGI – Dopo il cripto-inverno che ha visto tutte le principali criptovalute perdere circa l’80% toccando a fine 2021 i minimi da due anni potrebbe arrivare una nuova primavera. Per molti analisti ci sarebbero infatti gli investitori istituzionali dietro la recente ripresa delle quotazioni di Bitcoin che, dal baratro dei 16 mila dollari in cui rea sprofondato lo scorso novembre, ha recuperato il 43% arrivando a viaggiare oggi attorno ai 23 mila dollari.

Il tonfo del cripto-inverno era legato a molti fattori (bancarotta di Ftx, incertezze geopolitiche, stretta della banche centrali che hanno ridotto la liquidità in circolazione). E allo stesso modo questa presunta primavera, se di primavera si tratterà, potrebbe avere molte ragioni.

Secondo Markus Thielen, responsabile della ricerca di Matrixport, una piattaforma di trading e prestito di criptovalute, a spingere su questa ripresa ci sarebbe proprio un cambiamento nei modelli di trading che mostra un ritiro degli investitori al dettaglio in un mercato che una volta era dominato da questi trader individuali non professionisti e un rafforzamento di quelli istituzioni, hedge fund compresi.

La riprova arriverebbe, tra le altre cose, dal fatto che la maggior parte del recente rally delle criptovalute si è verificato durante le ore di contrattazione negli Stati Uniti e che i recenti guadagni sono arrivati in gran parte dopo la pubblicazione dei dati sull’inflazione negli Stati Uniti il 12 gennaio, un evento che di solito suscita maggiore attenzione tra gli investitori istituzionali.


Bitcoin verso una nuova primavera

Coinbase adesso fattura 1 miliardo: come guadagna la piattaforma più famosa di Bitcoin

Coinbase, la piattaforma per l'acquisto e la vendita di criptovalute, ha superato quota 1 miliardo di entrate nel 2017 e ha assunto l'ex responsabile del servizio clienti di Twitter per gestire il boom di richieste che la società ha dovuto affrontare con l'esplosione degli investitori.

A inizio settimana è stata annunciata l'entrata in società di Tina Bhatnagar, ex vicepresidente Operations e User Services di Twitter, con l'obiettivo di raddoppiare le dimensioni del team di supporto in modo che tutti i clienti abbiano assistenza telefonica 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 entro il secondo trimestre di quest'anno.

Come guadagna la piattaforma più popolare per comprare Bitcoin

Coinbase guadagna non sul prezzo di Bitcoin ma sul volume delle transazioni, facendo pagare al compratore e al venditore una commissione variabile tra lo 0,25% e l'1%. Secondo quanto riportato dal magazine Recode, la società guidata da Brian Armstrong, nata nel 2016 e basata a San Francisco, avrebbe dovuto chiudere l'anno con 600 milioni di entrate, ma la corsa dei bitcoin tra il Giorno del Ringraziamento e Natale ha fatto quasi raddoppiare gli incassi.

Soltanto nell'ultima settimana di novembre, riporta Business Insider, oltre 100 mila utenti si sarebbero iscritti alla piattaforma, portando il numero totale a oltre 13 milioni, quasi il triplo rispetto ai 5 milioni del 2016. Sempre secondo il rapporto pubblicato da Recode, la valutazione della compagnia è almeno raddoppiata rispetto alla sua ultima valutazione di 1,6 miliardi di dollari risalente ad agosto.

Il boom è stato così improvviso da aver creato un problema piuttosto insolito per una startup della Silicon Valley: troppi investitori che cercano di entrare nella società. Venture capitalist e broker privati avrebbero infatti iniziato a chiedere agli azionisti di Coinbase se avessero preso in considerazione la possibilità di vendere le loro quote. Ma la società non sembra volerlo consentire. 

Agi News

diventare ricchi bitcoin

Il rialzo delle criptovalute ha fatto la gioia di alcuni investitori. Ma la febbre da bitcoin e soci sta facendo anche la fortuna dei grandi produttori di chip. Tsmc, società di Taiwan e leader mondiale del settore, ha chiuso il quarto trimestre con una crescita del 10,1% rispetto a quello precedente. La responsabile finanziaria Lora Ho ha spiegato che a spingere i conti sono stati due elementi: "I nuovi prodotti mobile lanciati e la crescente domanda di processori per il mining di criptovalute".

Come di consueto, gli ultimi mesi dell'anno, grazie alle festività natalizie, sono stati il periodo più proficuo per gli smartphone. Accanto a questa costante, Tsmc sottolinea il crescente peso del mercato delle monete digitali. Per "minarle", cioè per crearne di nuove, sono necessarie elaborazioni sempre più complesse, serve più capacità di calcolo, più dispositivi in grado di sostenerla e (di conseguenza) più chip.

Anche se la società non ha rivelato dettagli sulle fonti di incassi, si può già certificare quello che era impensabile fino a pochi mesi fa: la domanda di criptovalute è tale da impattare sui conti di un produttore che, nel quarto trimestre, ha registrato un fatturato di 9,21 miliardi di dollari. Un impatto che non dovrebbe essere volatile come il prezzo dei bitcoin: la richiesta di chip per estrarre nuove monete digitali è destinata a rimanere quantomeno stabile.

"Per il primo trimestre 2018 – afferma Ho – ci aspettiamo che continui la forte domanda per il mining di criprovalute, mentre la stagionalità del mercato mobile fa prevedere un calo".

Quanto pesano i processori utilizzati da chi estrae valuta digitale? Niente dati ufficiali. Ma le stime per il trimestre in corso forniscono un indizio: Tsmc prevede di chiuderlo con un fatturato compreso tra gli 8,4 e gli 8,5 miliardi di dollari. Una flessione contenuta rispetto al trimestre d'oro per la vendita degli smartphone e probabilmente ammortizzata dai chip per le criptovalute: il mining non ha "stagionalità". 

Agi News

Le scommesse sul futuro di Bitcoin fanno schizzare il suo valore oltre i 7mila dollari

Bitcoin fa un nuovo record e supera i 7.000 dollari. La criptovaluta oggi ha anche toccato il suo massimo storico a 7.392,95 dollari. Ricordiamo che solo dieci giorni fa si celebrava il record dei 6mila dollari, era il 21 ottobre. La nuova impennata si deve probabilmente alla notizia, arrivata nei giorni scorsi, che Cme Group, la piattaforma con sede a Chicago specializzata in scambi di future e opzioni sui derivati e le materie prime, lancerà un future sui Bitcoin entro la fine dell'anno. Gli effetti sono ancora in atto, e si faranno sentire in futuro. A inizio settembre il Bitcoin aveva toccato per la prima volta quota 5.000 dollari per poi arretrare sotto i 4.000 dollari sull'onda della stretta messa in atto dalle autorità cinesi. Da allora, tra alti e bassi, è iniziata l'impennata che ha portato la moneta digitale lo scorso 21 ottobre a superare i 6.000 dollari. 

Dal 2018 si potrà scommettere sui rialzi e ribassi di Bitcoin

Si è detto che Cme Group, la società che gestisce il più ampio mercato di derivati al mondo, il 31 ottobre aveva annunciato che entro la fine dell'anno lancerà i futures sui bitcoin. Ovvero, si potranno sottoscrivere e scambiare contratti per vendere e acquistare moneta digitale in una data futura. Cioè puntare su un suo rialzo o su un suo ribasso.

Restano ancora alcune incognite sul piano regolatorio, ma CME, afferma il ceo del gruppo Terry Duffy, ha voluto assecondare “il crescente interesse dei clienti nel mercato delle criptovalute”. Un interesse confermato dai dati pubblicati dalla società: il mercato delle criptovalute vale 172 miliardi di dollari, 94 dei quali sono costituiti da bitcoin. In un periodo di forte crescita, la notizia dei futures ha spinto la valutazione della più diffusa moneta virtuale ai nuovi massimi, oltre quota 6400 dollari.

Il prezzo dei bitcoin, esposto a un'elevata volatilità, avrà come riferimento il “CME CF Bitcoin Reference Rate”, un indice creato nel novembre 2016 che determina la valutazione raccogliendo dati dalle maggiori piattaforme di scambio e fissa, una volta al giorno, il prezzo in dollari.  

 

Agi News

Cosa c’entrano i tulipani con la bolla di Bitcoin

Certo non gli fa difetto la chiarezza: Jamie Dimon, ceo di JP Morgan, ha definito i bitcoin “una frode”, una moneta adatta a “spacciatori e assassini” ed è convinto che si tratti di “una bolla peggiore di quella dei tulipani”. Ne è proprio convinto, da tanto da ripetere il concetto due volte nella stessa giornata: prima nel corso della Barclays Financial Services Conference e, poche ore dopo, in un'intervista a Cnbc.

Cosa c'entrano i Bitcoin con i tulipani

Ma che c'entrano i bitcoin con i fiori? Quella dei tulipani è l'esempio più classico di bolla speculativa. Gonfiatasi e scoppiata nei Paesi Bassi a metà nel XVII secolo. Intorno agli anni '30 del '600, l'Olanda incontrò una enorme domanda di tulipani. Il prezzo dei bulbi, di consenguenza, inizia a salire, rendendo il mercato talmente profittevole da spingere a migrare verso un settore (in apparenza) di grandi prospettive. La bolla inizia a gonfiarsi, anche perché i commercianti vendono non solo i fiori ma anche bulbi appena piantati o non ancora acquistati. Vendono cioè “allo scoperto”, scommettendo sul continuo rialzo dei prezzi. Quando ci si rende conto che domanda e valore non sarebbero stati sostenibili a lungo, iniziarono le vendite. Un'asta andata deserta fa scattare il panico, la bolla scoppia e i prezzi crollano. Chi produce tulipani non ha più compratori. Chi ha speculato si ritrova in mano con contratti inesigibili (anche perché erano vietati per legge). Cos'ha, tutto questo, in comune con i bitcoin?

Perché Jp Morgan è convinta che Bitcoin finirà male

Dimon è convinto che, prima o poi, “finirà male” e il valore si schianterà. È una previsione, in quanto tale non confutabile. Ma ci sono anche altri elementi da valutare. È vero che i prezzi fluttuano (nell'Olanda del '600 come sulla blockchain) su un mercato non regolamentato (il prezzo dei fiori si gonfiò sfruttando contrattazioni su mercati “informali”) ed che non può esserci l'intervento di istituti centrali. Ed è vero che esiste una certa instabilità. Ma, affermano i sostenitori del sistema bitcoin, c'è un fattore di equilibrio che i tulipani non avevano: il protocollo prevede un numero finito di bitcoin, la cui emissione rallenterà nel tempo fino al 2140 (data in cui verrà estratto l'ultimo). La loro disponibilità, quindi, sarà sempre più limitata.

Con due effetti: tenere a bada l'inflazione e promettere un apprezzamento strutturale nel lungo periodo. È questa la caratteristica che, da asset speculativo, renderebbe i bitcoin un bene rifugio, soggetto a variazioni ma al riparo dalle fluttuazioni economiche.

Jp Morgan vieta di usare Bitcoin ai suoi trader

Dalle parti di JP Morgan, maneggiare bitcoin è vietato: se un trader della banca cominciasse a farlo, ha detto Dimon, “lo licenzierei in un secondo, per due ragioni. È contro le regole ed è stupido”. Insomma, un tabù. Che però non viene imposto tra le mura di casa: “Mia figlia ha investito in bitcoin. Adesso li ha venduti e pensa di essere un genio”. Ma la visione di Dimon non è solo buia: è truce. La speculazione “finirà con l'uccidere qualcuno”. E ancora: “Conviene usare bitcoin anziché dollari americani se sei in Venezuela, Ecuador, Corea del Nord e in altri posti del genere. O se sei uno spacciatore o un assassino. Quindi sì, c'è un mercato, ma è molto limitato”.

"La speculazione finirà con l'uccidere qualcuno"

Il ceo di JP Morgan ha tenuto a sottolineare la distinzione tra bitcoin e blockchain, il cui utilizzo si annuncia promettente. D'altra parte la banca ha, già da un paio d'anni, avviato la sperimentazione della tecnologia per ridurre tempi e costi di transazione. E fa parte (e siede nel board) dell'Enterprise Ethereum Alliance, associazione che punta a sviluppare la piattaforma su cui viaggia Ether, l'altra grande criptovaluta. Decentralizzato o meno, regolamentato o no, quando parla il capo di JP Morgan, il mercato reagisce. Lo ha fatto anche quello dei bitcoin: dopo l'intervento di Dimon, il valore della criptovaluta ha perso poco meno di 150 dollari in pochi minuti.    

 

Agi News

Quattro scenari possibili se Bitcoin si spacca in due 

Abbiamo provato a tracciare quattro scenari possibili dopo la possibile "scissione" di Bitcoin insieme a Giacomo Zucco, 33 anni, uno dei massimi esperti di Bitcoin in Italia e amministratore delegato di Blockchain Lab, un laboratorio di impresa di Milano dove vengono elaborate soluzioni per le aziende su tecnologia blockchain, il motore tecnologico di Bitcoin.
 

Leggi anche: Cosa si nasconde dietro il crollo improvviso

di Bitcoin

 

 

1. Un monpolio 

La scissione Bitcoin Unlimited ha successo, la catena originale viene disintegrata, e in quella nuova i "miner" più grossi aumentano le dimensioni a dismisura per buttare fuori dal mercato i concorrenti più piccoli, consolidando così tutto il potere nelle loro mani (e rendendo inutile l'intero concetto di Bitcoin, che si basa sull'assenza di un potere centrale).
 

 

2. Bitcoin e la sua community si danno nuove regole 

La scissione ha successo, la catena originale viene disintegrata, il nuovo consenso sulla dimensione dei nodi (la questione cruciale) trova in qualche modo una posizione di equilibrio senza portare a eccessive centralizzazioni. Ma si è creato un precedente. Fare campagne e attacchi modifica Bitcoin. E potrebbero esserne fatte altre. Ad esempio per modificare l'inflazione della criptomoneta, o il numero dei Bitcoin da far circolare nel tempo. Insomma gli equilibri che oggi la rendono un motore quasi perfetto. Lasciando quindi Bitcoin, ma disintegrandone la logica di fondo.
 

 

3. Il golpe fallisce 

La scissione fallisce nel suo "golpe" ma nel processo uccide, o riduce di nuovo a fenomeni di nicchia, entrambe le catene (i protocolli alla base del processo di scambio in rete di moneta). Si spezzano i meccanismi di teoria dei giochi che tengono insieme il sistema e si cancella l'"effetto network" che caratterizza oggi Bitcoin.
 

 

4. Bitcoin diventa inarrestabile 

La scissione fallisce in ogni suo aspetto. Fallisce quindi il più grave attacco alla sua logica, alla sua filosofia, che finora sta coinvolgendo il 40% della struttura. Per gli esperti lo scenario che si apre è uno solo: Bitcoin diventa sostanzialmente un meccanismo inarrestabile. 
 

Leggi anche: Cosa muove Bitcoin e perché è impossibile fermarlo

 

Agi News

Bitcoin vola a prezzi record e in Cina diventa un business

Roma – Il prezzo del bitcoin vola e oggi ha toccato quota 870 dollari, il livello più alto degli ultimi tre anni, dal grande tracollo del febbraio 2014. Il più grande produttore di bitcoin al mondo è la Cina, dove si concentra il 50% di questa criptovaluta (valuta virtuale che si ottiene con un processo chiamato 'mining' e si spende attraverso l'impiego di sofisticati software). Si è parlato spesso di una passione per i bitcoin, quella cinese, nata perché rappresenterebbero un modo per aggirare i limiti sull’esportazione di capitale. Cristiano Esclapon, presidente di Cryptoclub, in un’intervista a Agi China smentisce questo luogo comune sostenendo che la maggior parte dei cinesi che operano in bitcoin, infatti, lo fa per business. 
 
 
Signor Esclapon, oggi il più grande produttore di bitcoin è la Cina, dove si concentra il 50% delle attività di mining. Qual è l’identikit del cinese che compra bitcoin?
 “Da un lato, vi sono probabilmente cinesi che investono nella criptomoneta per aggirare i vincoli sull’export di capitale, ma sono in minoranza, altrimenti il prezzo del bitcoin sarebbe schizzato ben oltre questi prezzi a causa della domanda. La maggior parte di coloro che investono in bitcoin lo vedono come un vero e proprio business”.
 
Quindi dietro all'aumento del prezzo della moneta non c'è la spinta di investitori cinesi alla ricerca di un mezzo per aggirare le restrizioni sui movimenti di capitali all'estero?
“Non sarebbe saggio per i cinesi usare il bitcoin per esportare il capitale: verrebbero immediatamente intercettati. La criptomoneta, infatti, è anonima ma tracciabile come dimostra il sito Blockchain.info dove sono disponibili le informazioni in tempo reale su tutte le transazioni effettuate, incluso il portafoglio di provenienza e quello di destinazione, oltre alla quantità. Anche se non è pubblico il nome di chi ha effettuato il pagamento per garantire il diritto alla privacy, in caso di attività illegale le forze dell’ordine possono utilizzare il bitcoin come strumento di indagine, come nel caso del sito Silk Road, mercato online delle droghe, chiuso dall’FBI nell’ottobre del 2013". 
 
Perché in Cina si fa business con i bitcoin?
"Per guadagnare acquistando e vendendo bitcoin, bisogna vivere in un Paese dove l’elettricità costa poco perché in eccesso. Bisogna essere competitivi sul prezzo dell’energia. Gli altri due fattori da considerare sono l’ammortamento macchinari (Miner, computer necessari per l’operazione di verifica della correttezza di un’operazione, ndr) e il costo del raffreddamento dei medesimi. Vivere vicino alla fabbrica che produce il macchinario  – e la più famosa si chiama Miner S9 e viene prodotta in Cina – è quindi un altro elemento di vantaggio, perché si riduce il costo dell’ammortamento. La Cina ha una grande potenza di calcolo, ma i cinesi non vogliono dominare troppo il 'mining': ciò inciderebbe in maniera negativa sul bitcoin. La valuta virtuale potrebbe essere in futuro la company che regola gran parte dei pagamenti mondiali. Ciascun paese dovrebbe iniziare a comprare la moneta digitale del futuro”.

 
Facciamo un passo indietro. Il picco di oggi, 870 dollari, seppur lontano dal record del 4 dicembre 2013 (1147 dollari) è il valore massimo raggiunto dal bitcoin dalla grande crisi del febbraio 2014. A cosa è dovuto?
"Si tratta soprattutto di un rialzo strutturale. Dobbiamo considerare la natura anti-inflazionistica della criptomoneta la cui circolazione è limitata a priori. L’offerta del bitcoin, che viene scambiata online e che non ha una banca centrale alle spalle, ogni 4 anni si dimezza e il prezzo è tendenzialmente sempre in crescita. A stabilirlo è il protocollo pubblicato il 31 ottobre del 2008, secondo il quale il massimo numero di bitcoin che potranno essere messi in circolazione nel tempo è di 21 milioni. Per questa moneta è impossibile pensare a una quotazione stabile soprattutto perché si basa sullo scambio di utenti.  Nel corso del rialzo strutturale ci sono ovviamente alti e bassi: se i picchi sono troppo anticipati rischiano di causare brusche discese, come accaduto nel 2015. Nel frattempo, il guadagno in bitcoin ai miner si è dimezzato da 25 a 12,5. In altre parole, le prospettive del prezzo del bitcoin non possono che essere costantemente al rialzo da oggi al 2040, quando il sistema finirà. La domanda degli analisti è solo se questa crescita sta anticipando troppo o se è in ritardo". 

 
Non è possibile usare i bitcoin per fare speculazione. A cosa si deve il successo della moneta virtuale?
"Gran parte dei bitcoin non sono oggi in circolazione, ma sono fermi da anni perché usati dagli investitori come bene rifugio. Le monete che vengono vendute rappresentano una capitalizzazione bassa. E quindi, non adatte a grandi movimenti di capitale da un paese a un altro. Il bitcoin come strumento di transazione cross-border è invece utile in situazioni di emergenza. Pensiamo al Venezuela, dove una cattiva politica monetaria e il ritiro delle banconote hanno lasciato un Paese allo sbando, con l’inflazione che galoppa al 1.660%. Qui alcuni imprenditori continuano a svolgere attività di business proprio grazie al bitcoin. La criptovaluta, inoltre, in altri Paesi sopperisce all’assenza di un sistema bancario come nel caso di molti stati africani".
 
 
Conoscere il mondo dei bitcoin in 5 punti
  1. Come e quando sono stati introdotti. I bitcoin circolano solo su Internet secondo regole prestabilite da un gruppo di persone, che agiscono in base al protocollo di Satoshi Nakamoto, che nel 2008 ha ideato la criptovaluta (uscita ufficialmente il 3 gennaio 2009: la prima cosa che è stata comprata in bitcoin è stata una pizza per il valore di 20 milioni di euro). La valuta è distribuita come un software da installare in un certo numero di computer per poter poi operare da remoto. La diffusione dei bitcoin è stata rapida e legata a motivi finanziari e ideologici. Si pensava di poter creare una metaeconomia virtuale in cui le banche sarebbero risultate obsolete perché avrebbero permesso transizioni finanziarie tra cittadini senza alcun intermediario.
  2. Definizioni. Per alcuni si chiama moneta virtuale. Per altri, valuta matematica. L’agenzia delle entrate, ad esempio, ha stabilito che in quanto valuta, il bitcoin non è soggetta a iva ma le aziende devono portarla in bilancio. Per altri ancora, come Cristiano Esclapon, il bitcoin è come l’oro: “Non è una moneta, è una commodity”. Anzi: “Il bitcoin è una company”. Una società, dunque, che ha aumento di capitale già deliberato. Diversamente da una commodity come l’oro, ad esempio, che non ha una quantità certa e definita, del bitcoin sappiamo che l’estrazione si esaurirà nel 2040. Di più: la company ha una capitalizzazione, che si calcola moltiplicando il numero di bitcoin emessi con il suo prezzo. Oggi la capitalizzazione ammonta a 12,8 miliardi di dollari. Un’altra caratteristica che rende il bitcoin simile a una società, oltre agli aumenti di capitale progressivi nel tempo, è che svolge delle funzioni ben precise: quella di sigillo di operazioni digitali, attraverso il ledger (registro)  distribuito della blockchain; e la funzione di sistema di pagamento. “Pensiamo alla Visa: allo stesso modo, il bitcoin è una company offre un sistema di pagamento”. Considerare il bitcoin una società avrebbe anche dei vantaggi fiscali.
  3. Come funziona il sistema Bitcoin. Bisogna partire di ‘miner’ e ‘wallet’. Per Miner si intende uno o più computer messi a disposizione del P2P (rete di condivisione di file o, nel caso, di bitcoin) per l’operazione di verifica della correttezza di un’operazione. Per Wallet, invece, si intende il programma che permette di entrare nella rete Bitcoin e contiene indirizzi e chiavi per effettuare le transazioni economiche, cosa che fa del wallet una banca personale per bitcoin. Possono essere installati sullo smartphone per piccoli pagamenti con QR Code e possono essere un servizio web o un software. Per usare i bitcoin è necessario avere una chiave di decrittazione, che si può ottenere nei wallet. Proprio questo è il passaggio più delicato perché è in questi frangenti che si possono intromettere gli hacker che possono rubare i codici. Per poter spendere i bitcoin è necessario avere una chiave personale che porta all’indirizzo presso il quale è possibile effettuare una transazione. Gli indirizzi sono sequenze alfanumeriche della lunghezza di circa 30 caratteri e ogni transazione viene archiviata in un apposito registro denominato “block chain”, utile a verificare che l’intera procedura sia andata a buon fine e che il valore transitato sia stato effettivamente posseduto prima e depositato poi. Se qualcuno vuole spedire o ricebere bitcoin, è necessario che chiave e indirizzo collimino. Ovviamente perché ci sia una compravendita bisogna che le due chiavi e i due indirizzi si conoscano. Il peer-to-peer, a questo punto, consente la transazione economica e la registra.
  4. I fattori che determinano il prezzo del bitcoin. Il prezzo del bitcoin è frutto della domanda e dell’offerta. Ma anche del costo dell’estrazione, in gergo mining: e se questo costo sale oltre il valore del bitcoin, o esso scende al di sotto del costo dell’ estrazione, i miner perdono interesse e si riduce così la potenza di calcolo. Come spiega all'Agi Escalpon, “i wallet che detengono i bitcoin stanno crescendo. Più sale l’adozione del bitcoin, più ne aumenta la domanda. L’elemento più importante è che il protocollo resta stabile: non c’è bisogno di banca centrale, le regole sono chiare e trasparenti .E soprattutto, non cambiano”.
  5. Come funziona la 'Blockchain'. L’ingranaggio che regola il sistema del bitcoin è semplice. La quantità del bitcoin distribuita in base al protocollo, a un certo punto si dimezza: ogni tot di numero di blocchi, che vengono nominati ogni 10 minuti, hanno un tempo di dimezzamento di 4 anni. L’ultimo dimezzamento c’è stato il 9 luglio 2016. Il prossimo, è previsto per il 2 luglio 2020. Ogni due settimane il sistema  aggiusta la difficoltà del problema matematico da risolvere. All’interno di ogni blocco che si viene a creare, vengono sigillate le transazioni. Si tratta di pagamenti o contratti per i quali i miner si fanno in genere pagare una commissione. Una volta risolto il problema matematico, il miner riceve 12,5 bitcoin, oltre alle commissioni. Esiste un unico caso in cui il bitcoin potrebbe non salire, ovvero quando la commissione per la soluzione del problema matematico è molto elevata. Se invece la parcella è bassa, il valore del bitcoin deve salire perché il suo guadagno viene dimezzato o ridotto. I blocchi vengono costruiti per proteggere le transazioni. La sicurezza della criptovaluta, infatti, viene messa a repentaglio se qualcuno ha più del 51% della potenza di calcolo, e potrebbe manipolare il registro digitale. Per salvaguardare il sistema, quando i pool si avvicinano al 51%, la potenza di calcolo del viene ridotta. E nessuno vuole correre questo rischio perché ciò toglierebbe valore al bitcoin. In tal senso, si tratta della commodity digitale più sicura al mondo: l’unico rischio è questo. 
Per approfondire:

Agi News

Effetto ‘virtuale’ del voto, bitcoin vola a 777 dollari

Roma – L'incertezza del voto sul referendum costituzionale in Italia non crea apprensione solo nel mondo dell'economia reale, ma anche in quello virtuale. Come riporta MarketWatch, il prezzo dei bitcoin, la criptovaluta che viene scambiata online e che non ha una banca centrale alle spalle, è schizzato venerdì sera a 777 dollari, il livello più alto dal febbraio 2014 (quando Mt. Gox, società con sede a Tokyo che gestiva quasi il 21% di tutte le transazioni in bitcoin, è scomparsa di fatto dal web senza dare spiegazioni, provocando il panico sui mercati delle contrattazioni online). Secondo Charles Hayter, fondatore e amministratore delegato di Cryptocompare, società che fornisce analisi di mercato sulla moneta digitale, uno dei motivi principali dell'aumento dei prezzi del bitcoin è legato alle preoccupazioni dei mercati per l'incertezza che potrebbe scaturire da un'eventuale affermazione del 'No' al referendum costituzionale italiano.  

I bitcoin circolano solo su Internet secondo regole prestabilite da un gruppo di persone, celate dietro lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, che nel 2008 hanno ideato la criptovaluta (uscita ufficialmente il 3 gennaio 2009) distribuendola come un software da installare in un certo numero di computer per poter poi operare da remoto. La diffusione dei bitcoin è stata rapida e legata a motivi finanziari e ideologici. Si pensava di poter creare una metaeconomia virtuale in cui le banche sarebbero risultate obsolete perché avrebbero permesso transizioni finanziarie tra cittadini senza alcun intermediario.

 
I fautori dei bitcoin facevano un parallelo con Internet che aveva “democratizzato” l'editoria, fornendo una piattaforma che chiunque può usare per pubblicare un articolo, una canzone o un film in tutto il mondo. La forza dei bitcoin è che  l'invio di un pagamento elettronico non ha bisogno di una banca che agisca come intermediario di fiducia. I bitcoin, infatti, usano la matematica per proteggere le transazioni, rendendo di fatto inutile la presenza delle banche.
 
Proprio per queste grandi aspettative, dal 2013 gli investitori hanno iniziato a versare milioni di dollari in start-up Bitcoin per gestire la moneta unica e gli scambi. Un investimento che è cresciuto passando da 95 milioni di dollari nel 2013, a 362 milioni nel 2014 fino agli 866 milioni nel 2015. L’entusiasmo, però, sembra ora essersi raffreddato: nei primi undici mesi del 2016 sono stati investiti poco meno di 380milioni. Il motivo di questo calo significativo, secondo gli esperti, è da ricercare nella frattura ormai insanabile tra i diversi sviluppatori Bitcoin. Satoshi Nakamoto inizialmente aveva progettato la sua moneta per essere scambiata in una rete fatta per elaborare solo poche migliaia di transazioni all'ora. Adesso che i bitcoin sono diventati così popolari, la rete è apparsa  inadeguata. Aumentare la capacità di questa non è difficile da un punto di vista tecnico, ma proposte per affrontare il problema hanno incontrato molta resistenza da parte dei cosiddetti ‘puristi’ Bitcoin che temono che la rete Bitcoin peer-to-peer possa diventare dipendente dalle grandi aziende delle telecomunicazioni. Questo dibattito ha diviso la comunità Bitcoin in due fazioni e rallentato l’azione degli sviluppatori. Come risultato, ci sono stati solo modesti miglioramenti e gli utenti Bitcoin hanno subito ritardi più lunghi nei tempi delle transazioni. Tra i motivi per cui si è registrata una frenata della diffusione del sitema virtuale Bitcoin, c'è il fatto che sia la moneta privilegiata nel mercato illegale e nel cosiddetto 'deep web'. Una evidenza la cui portata, però, è molto meno significativa di quanto si dica
 
Come funziona il sistema Bitcoin
 
Bisogna partire di ‘miner’ e ‘wallet’. Per Miner si intende uno o più computer messi a disposizione del P2P (rete di condivisione di file o, nel caso, di bitcoin) per l’operazione di verifica della correttezza di un’operazione. Per Wallet, invece, si intende il programma che permette di entrare nella rete Bitcoin e contiene indirizzi e chiavi per effettuare le transazioni economiche, cosa che fa del wallet una banca personale per bitcoin. Possono essere installati sullo smartphone per piccoli pagamenti con QR Code e possono essere un servizio web o un software. Per usare i bitcoin è necessario avere una chiave di decrittazione, che si può ottenere nei wallet. Proprio questo è il passaggio più delicato perché è in questi frangenti che si possono intromettere gli hacker che possono rubare i codici. Per poter spendere i bitcoin è necessario avere una chiave personale che porta all’indirizzo presso il quale è possibile effettuare una transazione. Gli indirizzi sono sequenze alfanumeriche della lunghezza di circa 30 caratteri e ogni transazione viene archiviata in un apposito registro denominato “block chain”, utile a verificare che l’intera procedura sia andata a buon fine e che il valore transitato sia stato effettivamente posseduto prima e depositato poi.
 
 
Se qualcuno vuole spedire o ricebere bitcoin, è necessario che chiave e indirizzo collimino. Ovviamente perché ci sia una compravendita bisogna che le due chiavi e i due indirizzi si conoscano. Il peer-to-peer, a questo punto, consente la transazione economica e la registra.
 
Quanto vale un bitcoin, come acquistarlo e quanti ce ne sono
 
Attualmente un bitcoin vale circa 720 euro, anche se per questa moneta è impossibile pensare a una quotazione stabile soprattutto perché si basa sullo scambio di utenti, senza alcuna regolazione. Il modo più semplice per acquistare bitcoin è utilizzare il denaro tradizionale nelle piattaforme di scambio (Bitstamp e altri, un metodo veloce in Italia è quello che sfrutta postePay). Il massimo numero di bitcoin che potranno essere messi in circolazione nel tempo è di 21 milioni. Gli ideatori della moneta virtuale, infatti, ha previsto che la sua circolazione sia limitata a priori. Il motivo è legato alla sua natura molto inflattiva: se gli utenti non conoscessero già la sua circolazione massima, potrebbe essere usata per scopi speculativi. Il sistema prevede, inoltre, che ogni 4 anni si dimezzi la creazione di nuovi bitcoin. Nel 2013 erano già la metà della quantità massima e nel 2017 si toccheranno i 3/4 di questi 21 milioni.
 
Ultimo aggiornamento 3 dicembre ore 13:00
 
Per approfondire:

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