Bitcoin vola a prezzi record e in Cina diventa un business

Roma – Il prezzo del bitcoin vola e oggi ha toccato quota 870 dollari, il livello più alto degli ultimi tre anni, dal grande tracollo del febbraio 2014. Il più grande produttore di bitcoin al mondo è la Cina, dove si concentra il 50% di questa criptovaluta (valuta virtuale che si ottiene con un processo chiamato 'mining' e si spende attraverso l'impiego di sofisticati software). Si è parlato spesso di una passione per i bitcoin, quella cinese, nata perché rappresenterebbero un modo per aggirare i limiti sull’esportazione di capitale. Cristiano Esclapon, presidente di Cryptoclub, in un’intervista a Agi China smentisce questo luogo comune sostenendo che la maggior parte dei cinesi che operano in bitcoin, infatti, lo fa per business. 
 
 
Signor Esclapon, oggi il più grande produttore di bitcoin è la Cina, dove si concentra il 50% delle attività di mining. Qual è l’identikit del cinese che compra bitcoin?
 “Da un lato, vi sono probabilmente cinesi che investono nella criptomoneta per aggirare i vincoli sull’export di capitale, ma sono in minoranza, altrimenti il prezzo del bitcoin sarebbe schizzato ben oltre questi prezzi a causa della domanda. La maggior parte di coloro che investono in bitcoin lo vedono come un vero e proprio business”.
 
Quindi dietro all'aumento del prezzo della moneta non c'è la spinta di investitori cinesi alla ricerca di un mezzo per aggirare le restrizioni sui movimenti di capitali all'estero?
“Non sarebbe saggio per i cinesi usare il bitcoin per esportare il capitale: verrebbero immediatamente intercettati. La criptomoneta, infatti, è anonima ma tracciabile come dimostra il sito Blockchain.info dove sono disponibili le informazioni in tempo reale su tutte le transazioni effettuate, incluso il portafoglio di provenienza e quello di destinazione, oltre alla quantità. Anche se non è pubblico il nome di chi ha effettuato il pagamento per garantire il diritto alla privacy, in caso di attività illegale le forze dell’ordine possono utilizzare il bitcoin come strumento di indagine, come nel caso del sito Silk Road, mercato online delle droghe, chiuso dall’FBI nell’ottobre del 2013". 
 
Perché in Cina si fa business con i bitcoin?
"Per guadagnare acquistando e vendendo bitcoin, bisogna vivere in un Paese dove l’elettricità costa poco perché in eccesso. Bisogna essere competitivi sul prezzo dell’energia. Gli altri due fattori da considerare sono l’ammortamento macchinari (Miner, computer necessari per l’operazione di verifica della correttezza di un’operazione, ndr) e il costo del raffreddamento dei medesimi. Vivere vicino alla fabbrica che produce il macchinario  – e la più famosa si chiama Miner S9 e viene prodotta in Cina – è quindi un altro elemento di vantaggio, perché si riduce il costo dell’ammortamento. La Cina ha una grande potenza di calcolo, ma i cinesi non vogliono dominare troppo il 'mining': ciò inciderebbe in maniera negativa sul bitcoin. La valuta virtuale potrebbe essere in futuro la company che regola gran parte dei pagamenti mondiali. Ciascun paese dovrebbe iniziare a comprare la moneta digitale del futuro”.

 
Facciamo un passo indietro. Il picco di oggi, 870 dollari, seppur lontano dal record del 4 dicembre 2013 (1147 dollari) è il valore massimo raggiunto dal bitcoin dalla grande crisi del febbraio 2014. A cosa è dovuto?
"Si tratta soprattutto di un rialzo strutturale. Dobbiamo considerare la natura anti-inflazionistica della criptomoneta la cui circolazione è limitata a priori. L’offerta del bitcoin, che viene scambiata online e che non ha una banca centrale alle spalle, ogni 4 anni si dimezza e il prezzo è tendenzialmente sempre in crescita. A stabilirlo è il protocollo pubblicato il 31 ottobre del 2008, secondo il quale il massimo numero di bitcoin che potranno essere messi in circolazione nel tempo è di 21 milioni. Per questa moneta è impossibile pensare a una quotazione stabile soprattutto perché si basa sullo scambio di utenti.  Nel corso del rialzo strutturale ci sono ovviamente alti e bassi: se i picchi sono troppo anticipati rischiano di causare brusche discese, come accaduto nel 2015. Nel frattempo, il guadagno in bitcoin ai miner si è dimezzato da 25 a 12,5. In altre parole, le prospettive del prezzo del bitcoin non possono che essere costantemente al rialzo da oggi al 2040, quando il sistema finirà. La domanda degli analisti è solo se questa crescita sta anticipando troppo o se è in ritardo". 

 
Non è possibile usare i bitcoin per fare speculazione. A cosa si deve il successo della moneta virtuale?
"Gran parte dei bitcoin non sono oggi in circolazione, ma sono fermi da anni perché usati dagli investitori come bene rifugio. Le monete che vengono vendute rappresentano una capitalizzazione bassa. E quindi, non adatte a grandi movimenti di capitale da un paese a un altro. Il bitcoin come strumento di transazione cross-border è invece utile in situazioni di emergenza. Pensiamo al Venezuela, dove una cattiva politica monetaria e il ritiro delle banconote hanno lasciato un Paese allo sbando, con l’inflazione che galoppa al 1.660%. Qui alcuni imprenditori continuano a svolgere attività di business proprio grazie al bitcoin. La criptovaluta, inoltre, in altri Paesi sopperisce all’assenza di un sistema bancario come nel caso di molti stati africani".
 
 
Conoscere il mondo dei bitcoin in 5 punti
  1. Come e quando sono stati introdotti. I bitcoin circolano solo su Internet secondo regole prestabilite da un gruppo di persone, che agiscono in base al protocollo di Satoshi Nakamoto, che nel 2008 ha ideato la criptovaluta (uscita ufficialmente il 3 gennaio 2009: la prima cosa che è stata comprata in bitcoin è stata una pizza per il valore di 20 milioni di euro). La valuta è distribuita come un software da installare in un certo numero di computer per poter poi operare da remoto. La diffusione dei bitcoin è stata rapida e legata a motivi finanziari e ideologici. Si pensava di poter creare una metaeconomia virtuale in cui le banche sarebbero risultate obsolete perché avrebbero permesso transizioni finanziarie tra cittadini senza alcun intermediario.
  2. Definizioni. Per alcuni si chiama moneta virtuale. Per altri, valuta matematica. L’agenzia delle entrate, ad esempio, ha stabilito che in quanto valuta, il bitcoin non è soggetta a iva ma le aziende devono portarla in bilancio. Per altri ancora, come Cristiano Esclapon, il bitcoin è come l’oro: “Non è una moneta, è una commodity”. Anzi: “Il bitcoin è una company”. Una società, dunque, che ha aumento di capitale già deliberato. Diversamente da una commodity come l’oro, ad esempio, che non ha una quantità certa e definita, del bitcoin sappiamo che l’estrazione si esaurirà nel 2040. Di più: la company ha una capitalizzazione, che si calcola moltiplicando il numero di bitcoin emessi con il suo prezzo. Oggi la capitalizzazione ammonta a 12,8 miliardi di dollari. Un’altra caratteristica che rende il bitcoin simile a una società, oltre agli aumenti di capitale progressivi nel tempo, è che svolge delle funzioni ben precise: quella di sigillo di operazioni digitali, attraverso il ledger (registro)  distribuito della blockchain; e la funzione di sistema di pagamento. “Pensiamo alla Visa: allo stesso modo, il bitcoin è una company offre un sistema di pagamento”. Considerare il bitcoin una società avrebbe anche dei vantaggi fiscali.
  3. Come funziona il sistema Bitcoin. Bisogna partire di ‘miner’ e ‘wallet’. Per Miner si intende uno o più computer messi a disposizione del P2P (rete di condivisione di file o, nel caso, di bitcoin) per l’operazione di verifica della correttezza di un’operazione. Per Wallet, invece, si intende il programma che permette di entrare nella rete Bitcoin e contiene indirizzi e chiavi per effettuare le transazioni economiche, cosa che fa del wallet una banca personale per bitcoin. Possono essere installati sullo smartphone per piccoli pagamenti con QR Code e possono essere un servizio web o un software. Per usare i bitcoin è necessario avere una chiave di decrittazione, che si può ottenere nei wallet. Proprio questo è il passaggio più delicato perché è in questi frangenti che si possono intromettere gli hacker che possono rubare i codici. Per poter spendere i bitcoin è necessario avere una chiave personale che porta all’indirizzo presso il quale è possibile effettuare una transazione. Gli indirizzi sono sequenze alfanumeriche della lunghezza di circa 30 caratteri e ogni transazione viene archiviata in un apposito registro denominato “block chain”, utile a verificare che l’intera procedura sia andata a buon fine e che il valore transitato sia stato effettivamente posseduto prima e depositato poi. Se qualcuno vuole spedire o ricebere bitcoin, è necessario che chiave e indirizzo collimino. Ovviamente perché ci sia una compravendita bisogna che le due chiavi e i due indirizzi si conoscano. Il peer-to-peer, a questo punto, consente la transazione economica e la registra.
  4. I fattori che determinano il prezzo del bitcoin. Il prezzo del bitcoin è frutto della domanda e dell’offerta. Ma anche del costo dell’estrazione, in gergo mining: e se questo costo sale oltre il valore del bitcoin, o esso scende al di sotto del costo dell’ estrazione, i miner perdono interesse e si riduce così la potenza di calcolo. Come spiega all'Agi Escalpon, “i wallet che detengono i bitcoin stanno crescendo. Più sale l’adozione del bitcoin, più ne aumenta la domanda. L’elemento più importante è che il protocollo resta stabile: non c’è bisogno di banca centrale, le regole sono chiare e trasparenti .E soprattutto, non cambiano”.
  5. Come funziona la 'Blockchain'. L’ingranaggio che regola il sistema del bitcoin è semplice. La quantità del bitcoin distribuita in base al protocollo, a un certo punto si dimezza: ogni tot di numero di blocchi, che vengono nominati ogni 10 minuti, hanno un tempo di dimezzamento di 4 anni. L’ultimo dimezzamento c’è stato il 9 luglio 2016. Il prossimo, è previsto per il 2 luglio 2020. Ogni due settimane il sistema  aggiusta la difficoltà del problema matematico da risolvere. All’interno di ogni blocco che si viene a creare, vengono sigillate le transazioni. Si tratta di pagamenti o contratti per i quali i miner si fanno in genere pagare una commissione. Una volta risolto il problema matematico, il miner riceve 12,5 bitcoin, oltre alle commissioni. Esiste un unico caso in cui il bitcoin potrebbe non salire, ovvero quando la commissione per la soluzione del problema matematico è molto elevata. Se invece la parcella è bassa, il valore del bitcoin deve salire perché il suo guadagno viene dimezzato o ridotto. I blocchi vengono costruiti per proteggere le transazioni. La sicurezza della criptovaluta, infatti, viene messa a repentaglio se qualcuno ha più del 51% della potenza di calcolo, e potrebbe manipolare il registro digitale. Per salvaguardare il sistema, quando i pool si avvicinano al 51%, la potenza di calcolo del viene ridotta. E nessuno vuole correre questo rischio perché ciò toglierebbe valore al bitcoin. In tal senso, si tratta della commodity digitale più sicura al mondo: l’unico rischio è questo. 
Per approfondire:

Agi News