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Più occupati a novembre, la disoccupazione cala all’8,9%

AGI – Arrivano segnali positivi dal mercato del lavoro a novembre. Secondo gli ultimi i dati Istat, dopo la sostanziale stabilità di ottobre, il numero degli occupati è tornato a crescere (+63.000 unità), mentre il tasso di disoccupazione, cioè il numero di persone che cercano un impiego e non lo trovano sul totale della forza lavoro, è calato all’8,9% (-0,6 punti) e al 29,5% se si guarda alla sola disoccupazione giovanile (-0,4 punti).    

Il dato sugli occupati resta tuttavia in netto calo rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (-390.000), anche se comunque ci sono segnali di miglioramento complessivi: la crescita dell’occupazione a novembre riguarda entrambe le componenti di genere, i dipendenti a tempo indeterminato, gli autonomi e tutte le classi d’età ad eccezione dei 25-34enni che, insieme ai dipendenti a termine, segnano una riduzione.

In particolare, tra i dipendenti sale il numero di quelli a tempo indeterminato (+73 mila) e cala quello dei contratti a termine (-40 mila), mentre è ancora in vigore il blocco dei licenziamenti. Inoltre, gli occupati over50 crescono di 130 mila unità “per effetto della componente demografica”, sottolinea l’istituto. Nel complesso il tasso di occupazione sale al 58,3% (+0,2 punti).

Il livello dell’occupazione tra settembre e novembre 2020 è superiore dello 0,6% a quello del trimestre precedente (giugno-agosto 2020), con un aumento di +127 mila unità. Nel trimestre cala il numero delle persone in cerca di occupazione (-2,8%, pari a -67 mila).     

Per il quarto mese consecutivo poi, continua l’Istat, con maggiore intensità, la diminuzione del numero di disoccupati, che porta il tasso sotto il 9%. Allo stesso tempo cresce il numero di inattivi, coloro che non hanno un impiego e non lo cercano. A novembre, il numero sale (+0,5%, pari a +73 mila unità) tra le donne, gli uomini, i 25-49enni e gli over65, mentre diminuisce tra 15-24enni e 50-64enni. Il tasso di inattività cresce al 35,8% (+0,2 punti).    

Rispetto a febbraio, i livelli di occupazione e disoccupazione sono inferiori rispettivamente di 300 mila e di oltre 170 mila unità, mentre l’inattività è superiore di quasi 340 mila unità. Sempre rispetto a febbraio, il tasso di occupazione è più basso di 0,6 punti percentuali e quello di disoccupazione torna invece a essere inferiore di 0,5 punti.     

Nel frattempo, sempre l’Istat oggi ha evidenziato nel III trimestre un balzo del reddito delle famiglie e del loro potere d’acquisto, dopo il forte calo registrato nel secondo trimestre legato alle restrizioni per arginare i contagi da Covid, “raggiungendo livelli di poco inferiori a quelli del terzo trimestre del 2019”. 

Nel dettaglio, il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato del 6,3% rispetto al trimestre precedente, mentre la spesa per consumi finali delle famiglie è cresciuta del 12,1%. Di conseguenza, la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata pari al 14,6%, in diminuzione di 4,4 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, ma in crescita di 6,5 punti rispetto al terzo trimestre del 2019.

“Il marcato recupero dei consumi nel terzo trimestre – osserva l’istituto – ha determinato una sensibile riduzione del tasso di risparmio che rimane comunque a livelli molto superiori a quelli medi”. A fronte di una variazione del -0,3% del deflatore implicito dei consumi, il potere d’acquisto delle famiglie è cresciuto rispetto al trimestre precedente del 6,6%. 

Nel III trimestre del 2020, inoltre, la pressione fiscale è stata pari al 39,3%, in riduzione di 0,4 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nei primi nove mesi dell’anno la pressione fiscale si attesta al 39,9% del Pil, in aumento di 0,5 punti percentuali rispetto al 39,4 del 2019, per la minore flessione delle entrate fiscali e contributive (-7,5%) rispetto a quella del Pil a prezzi correnti (-8,7%).      

Sul fronte dei conti pubblici, infine, l’Istat ha sottolineato che nel III trimestre 2020 il rapporto deficit/Pil è balzato al 9,4% dal 2,2% nello stesso trimestre del 2019. “In termini assoluti – ha osservato l’istituto nel commento – il peggioramento dei saldi è dovuto sia alla riduzione delle entrate, sia al consistente aumento delle uscite, dovuto alle misure di sostegno introdotte per contrastare gli effetti dell’emergenza economica e sanitaria su famiglie e imprese”.


Più occupati a novembre, la disoccupazione cala all’8,9%

Biokat’s Diamond Care MultiCat Fresh Lettiera per Gatti con Carbone Attivo, appositamente sviluppata per Famiglie con più Gatti

Marca: Biokat’s

Caratteristiche:

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  • Carbone attivo – Realizzato con una materia prima rinnovabile, il carbone attivo contenuto garantisce un efficace assorbimento degli odori e del bagnato.
  • Contenuto della confezione – 1 sacco di lettiera da 8 litri Biokats Diamond Care Multi Cat Fresh al profumo di fiori di cotone; made in Germany.
  • Conservazione – Chiudere la confezione e conservare la lettiera in bentonite Biokat’s sempre in un luogo asciutto.

Dettagli: Descrizione prodotto Biokat’s Diamond Care MultiCat Fresh è un prodotto ideale e fatto su misura per le esigenze delle famiglie con più gatti. La caratteristica speciale di Diamond Care MultiCat fresh di Biokat’s è la formula 2 in 1 FreshLock Formula™, che assorbe totalmente gli odori sgradevoli nelle case con più gatti e garantisce una duratura freschezza. La sua composizione basata sull’unione di AromaProtect Formula e Carbone Attivo, garantisce la massima neutralizzazione del cattivo odore e allo stesso tempo rende la lettiera per gatti igienica e profumata di fresco. Il carbone attivo neutralizza ed assorbe in modo altamente efficace i cattivi odori. Si formano zolle stabili particolarmente facili da rimuovere. Diamond Care MultiCat fresh di Biokat’s non produce polvere. Di conseguenza, la lettiera è adatta anche ai gatti sensibili. Contenuto della confezione 1.


Biokat’s Diamond Care MultiCat Fresh Lettiera per Gatti con Carbone Attivo, appositamente sviluppata per Famiglie con più Gatti

La partita del Recovery Fund si fa sempre più complicata

AGI – Le tensioni politiche italiane e i timori per la tenuta del governo rischiano di complicare la partita europea sul Recovery Fund e mettono in allarme i partner europei. A pochi giorni dal voto parlamentare sulla riforma del Mes e dal vertice dei capi di Stato e di governo Ue, l’Europa guarda con attenzione a quello che succederà a Roma.

La stampa tedesca manda un segnale chiaro al nostro Paese e fa trasparire la preoccupazione di Berlino per il braccio di ferro interno alla maggioranza, che potrebbe rallentare ulteriormente la partita del Recovery Fund, già frenata dal veto ungherese e polacco sullo stato di diritto.

“L’Italia gioca col fuoco”, scrive la Welt. Anzi, “è il paziente a rischio dell’Europa”, incalza lo Spiegel. Al momento, in vista del vertice dei leader di giovedì e venerdì, Bruxelles si limita a osservare quello che accade a Roma. I circa 209 miliardi tra sussidi e prestiti del Recovery che spettano all’Italia sono solo virtualmente assegnati al nostro Paese (così come agli altri Stati membri Ue), che per ottenerli avrà bisogno di convincere le istituzioni europee con un dettagliato piano di riforme e investimenti da collegare a un calendario di obiettivi da raggiungere.

“Non siamo in ritardo, l’importante è avere un buon piano”, ribadisce il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. Tuttavia l’ipotesi che l’Italia possa arrivare senza un governo a febbraio, quando presumibilmente i piani nazionali di riforme saranno inviati alla Commissione, rischia di rendere più difficile la partita europea.

La procedura di approvazione dei “piani per la ripresa e la resilienza” dopo la prima valutazione della Commissione, che può prendere fino a due mesi di tempo, prevede infatti l’assegnazione di un punteggio da parte dell’esecutivo Ue. Il ‘voto’ verrà assegnato in funzione “della coerenza con le raccomandazioni specifiche per Paese, nonché del rafforzamento del potenziale di crescita, della creazione di posti di lavoro e della resilienza sociale ed economica dello Stato membro”.

L’eventuale valutazione positiva “deve essere approvata dal Consiglio a maggioranza qualificata su proposta della Commissione”, e per questo secondo passaggio Bruxelles assegna altre quattro settimane di tempo. Solo il semaforo verde delle due istituzioni Ue farà partire il prefinanziamento del 10% dei fondi, ma darà anche il via al tempo assegnato ai Paesi beneficiari dal crono-programma di “target intermedi e finali” compresi nei piani nazionali.

A vigilare sull’effettiva attuazione degli obiettivi previsti sarà il comitato economico e finanziario, composto da alti funzionari delle amministrazioni nazionali e delle banche centrali nazionali, della Banca centrale europea e della Commissione. La governance del Recovery Fund non contempla dunque alcuna prospettiva di cambio di Governo che possa portare a una revisione parziale o generale dei piani di ripresa e resilienza. Viene invece espressamente disciplinata, questa sì, l’eventualità di “gravi scostamenti dal soddisfacente conseguimento dei pertinenti target intermedi e finali”, cioè il ritardo del Paese nel raggiungere gli obiettivi promessi. In questo caso la questione può essere trattata dai leader in persona durante il primo vertice europeo previsto. Ma fino ad allora “la Commissione non prenderà alcuna decisione relativa al soddisfacente conseguimento dei target e all’approvazione dei pagamenti”.

In altre parole, da un eventuale stallo durante il piano di ripresa potrebbe arrivare uno stop ai fondi da Bruxelles, che tornerebbero virtuali come al punto di partenza. L’unica finestra di revisione del Recovery si apre nel 2022 quando “i piani saranno riesaminati e adattati” al fine di “tenere conto della ripartizione definitiva dei fondi per il 2023”. I soldi che non verranno spesi, anche se assegnati all’Italia, resteranno nelle casse Ue.

Agi

È il turismo a pagare gli effetti più pesanti del Covid

AGI – È il turismo il settore che più degli altri paga gli effetti della crisi del Coronavirus. Dall’occupazione alla fiducia tutti gli indicatori evidenziano che si sta procedendo a grandi passi verso una crisi strutturale. Il differente livello di estensione delle chiusure e le conseguenze prodotte dal lockdown sull’economia italiana hanno determinato diversità rilevanti tra i settori economici, esponendo in particolar modo turismo e attività ricettive, ad una crisi senza precedenti. E’ la fotografia che emerge dal Focus diffuso dalla Fondazione studi dei consulenti del lavoro e dal calcolo di Swg redatto per conto di Confturismo-Confcommercio

Gli effetti sull’occupazione

Secondo quanto rilevano i consulenti del lavoro, tra giugno 2019 e 2020, il mercato del lavoro italiano ha subito un crollo di 841 mila occupati (-3,6%) e il settore turistico, alberghi e ristoranti, in particolare, nel secondo trimestre, ha registrato un calo occupazionale di 246 mila unità (-16,1%), di cui 158 mila nei servizi di ristorazione (-13%) e 88 mila nel settore degli alloggi: quest’ultimo ha visto crollare la base occupazionale del 28,3%.

Poco credibile il recupero posti di lavoro

Per quanto durante la stagione estiva il settore possa aver registrato un lieve recupero, la gravità degli effetti prodotti dalla pandemia, in particolare nel comparto ricettivo, rende poco credibile un recupero occupazionale nel breve-medio periodo. L’elevata stagionalità dell’occupazione in questo ambito ha inoltre determinato la cessazione di molti contratti a termine e il sostanziale abbattimento delle assunzioni. Complessivamente la crisi del settore ha contributo a determinare il 29,3% delle perdite occupazionali tra giugno 2019 e 2020. 

Passato lo schock Covid, resta la recessione

Settimo risultato consecutivo pesantemente al di sotto dei valori pre-Covid dell’indice di fiducia del viaggiatore italiano. Secondo il calcolo di Swg per conto di Confturismo-Confcommercio a settembre, il valore si attesta a 57 punti (su scala da 0 a 100), 12 in meno rispetto a settembre 2019. Ma non è questo l’unico segnale di allarme. L’indice ha fatto registrare, tra febbraio e maggio di quest’anno, valori ben più al di sotto delle medie di stagione; tuttavia da luglio l’andamento dell’indice torna ad avere le stesse oscillazioni dell’anno precedente ma sempre, sistematicamente, con 10-12 punti in meno. In pratica, la domanda sembra avere sì superato lo shock del Covid-19, ma assestandosi su valori notevolmente più bassi rispetto al passato. 

Agi

Caixa e Bankia studiano la fusione, nascerebbe la più grande banca spagnola

AGI – Le banche spagnole Bankia e CaixaBank hanno annunciato che stanno valutando la possibilità di una fusione. L’ufficializzazione è arrivata nella notte dopo che per tutta la giornata di ieri si erano susseguite le voci sulle possibili nozze. La conferma dei rumors circolati nelle ultime ore ha messo le ali ai due titoli in Borsa e acceso l’interesse degli investitori sull’intero settore bancario. Le azioni di Caixa stanno salendo di quasi il 15%, mentre quelle di Bankia avanzano di oltre il 27%

Il matrimonio tra la terza e la quarta banca del Paese darebbe vita al primo istituto di credito spagnolo, con una capitalizzazione di Borsa pari a circa 16 miliardi e attivi per 650 miliardi. La fusione sarebbe dominata da Caixa che non solo detiene circa il doppio degli attivi di Bankia, ma ha anche una capitalizzazione di mercato tripla rispetto alla rivale: 12,2 contro 3,95 miliardi di euro.

Le nozze, per il momento da celebrare soltanto tramite scambio azionario senza intervento di contanti, avrebbero anche un grosso significato politico, con Bankia controllata al 61,8% dal governo di Madrid dopo il salvataggio del 2012 e Caixa da una fondazione locale strettamente legata all’estabishment politico catalano. Il successo o il fallimento dei colloqui sono dunque strettamente legati anche all’evoluzione delle relazioni tra Catalogna e governo centrale.

La speculazione di una possibile nuova ondata di fusioni nel settore bancario spagnolo ha spinto al rialzo tutti i  titoli del comparto, in particolare quelli delle banche minori che potrebbero essere oggetto di ulteriori tentativi di scalata: Banco de Sabadell sale di oltre l’11% e Bankinter sfiora una balzo del 7%. Ma del movimento stanno beneficiando anche i due colossi del credito iberico, Bbva e Santander, con guadagni attorno al 5%.

La Banca di Spagna ha fatto sapere di essere a conoscenza dell’intenzione annunciata dai consigli di amministrazione di CaixaBank e Bankia di negoziare una fusione e che la analizzerà insieme alle autorità di vigilanza europee se i colloqui “daranno frutti”. “Il ruolo delle autorità di vigilanza è quello di valutare la fattibilità dei progetti di fusione che vengono presentati”, hanno spiegato fonti dell’istituto centrale spagnolo. Se i negoziati avranno esito positivo, la Banca analizzerà l’operazione nel quadro del meccanismo di vigilanza, hanno concluso le stesse fonti. 

Agi

Sempre più italiani si rivolgono a credito su pegno e compro oro

AGI – Complice la crisi legata alla pandemia da Coronavirus sono molti gli italiani che stanno cercando forme di credito alternative ai classici prestiti bancari o alla cessione del quinto. Negli ultimi mesi, a partire dal lockdown, è cresciuto dunque nettamente il numero di persone che si rivolgono al credito su pegno o che cercano di ottenere liquidità vendendo i propri oggetti preziosi ai compro oro.

Banca Sistema, tramite la propria controllata Pronto Pegno, è fra i principali operatori italiani su questo fronte e, recentemente, ha perfezionato anche l’acquisizione delle attività di pegno di Intesa Sanpaolo. “C’è sicuramente una netta accelerazione dei volumi se andiamo a fare un confronto con lo scorso anno”, spiega all’AGI il direttore di ProntoPegno, Giuseppe Gentile, partendo dai dati semestrali del gruppo.

I dati dei primi sei mesi

“Sul fronte dei volumi, al 30 giugno, la crescita è aumentata del 39% sull’anno precedente, con oltre 10,6 milioni erogati nel periodo e un totale di pegni che ammonta a 13,3 milioni”, dice Gentile, che osserva come a crescere siano sia “i pegni emessi che quelli rinnovati”. “Se a marzo e ad aprile, con il lockdown, vedevamo solo un forte impulso sui nuovi pegni, perché siamo stati i primi a spostare scadenze e gli interessi, a maggio e giugno abbiamo visto anche un’accelerazione dei rinnovi e dei riscatti”, racconta il direttore di ProntoPegno. 

Il mercato, nel 2019, valeva fra i 900 milioni e il miliardo di euro e solamente il 5% degli articoli finisce poi all’asta, mentre il 95% (ma oltre il 99% per la società del gruppo Banca Sistema) viene riscattato. “Dobbiamo vedere cosa succederà a ottobre”, continua Gentile. Se gli effetti negativi della pandemia sull’economia dovessero prolungarsi, potremmo assistere a un’ulteriore crescita, dopo un luglio (che storicamente è un buon mese per l’attività) a +15%. Affide, fra i principali operatori italiani ed europei, non fornisce numeri aggiornati: nel solo mese di maggio, tuttavia, è cresciuto del 18% il numero di operazioni registrate dal gruppo rispetto a febbraio.

I compro oro

Un netto aumento delle attività, secondo il presidente di Antico (l’Associazione Nazionale Tutela Comparto dell’Oro, ndr), Nunzio Ragno, si registra anche presso i ‘compro oro’. “Tengo a precisare che è un’attività molto diversa dal credito su pegno – premette – In ogni caso c’è un aumento delle richieste rispetto al periodo pre-Covid del 30-40%, con un’impennata dovuta a una fase di ristrettezze economico finanziarie”. A spingere al ricorso ai compro oro anche le quotazioni ai massimi storici del metallo prezioso, che porta “anche persone che non hanno bisogno di venderlo, ma che sono consapevoli di avere degli oggetti in disuso, a proporlo ai negozi o anche ai gioiellieri, magari sotto forma di permuta”, conclude Ragno. 

Agi

Una spiaggia che non c’è più bloccava lo sviluppo del porto industriale di Cagliari

AGI – Sblocca investimenti per oltre 130 milioni di euro nel porto industriale di Cagliari la decisione presa dal Consiglio dei ministri di rigettare l’opposizione del Mibact contro la riedizione dell’autorizzazione paesaggistica del cosiddetto Porto Canale. Il governo ha così superato, dopo 20 anni, la questione del vincolo paesaggistico, posto nel 1967 sulla spiaggia di La Playa (ormai scomparsa), che finora ha impedito nuove opere nell’area, a cominciare da quelle previste per la nascita di un distretto della nautica. Regione e Comune di Cagliari da tempo sollecitavano un intervento del premier, richiamato anche in occasione dell’ultima visita di Giuseppe Conte lo scorso ottobre nel capoluogo sardo.

I progetti di rilancio sbloccati

Secondo le previsioni dell’Autorità di Sistema portuale del mare di Sardegna (Adsp), 95 milioni potranno essere spesi per il banchinamento e la realizzazione del terminal per navi Ro-Ro, lavori per i quali è stato aggiudicato nei giorni scorsi l’incarico per adeguare la progettazione definitiva. Altri 27,5 milioni serviranno per il secondo lotto del distretto della nautica: è in corso l’apertura delle offerte arrivate all’Autorità dopo il bando di gara del 15 giugno scorso.

L’ok del governo pone le basi del rilancio del porto industriale e anche della riconversione di quello storico, congelata nel 2000 da una sentenza del Consiglio di Stato che aveva disposto l’annullamento dell’autorizzazione paesaggistica. Infine, circa un milione di euro finanzierà opere di mitigazione e compensazione: il parco della chiesa di Sant’Efisio nell’avamporto Est sarà collegato al villaggio dei pescatori di Giorgino con un percorso ciclo-pedonale, la sistemazione a verde e percorsi di accesso all’avamporto, dove saranno individuate aree per attività ricettive e professionali di servizi per la nautica.

Inoltre, sono previsti due percorsi ciclo-pedonali nella diga foranea di levante e in quella dell’avamporto ovest, nuove aree verdi e una fascia di mitigazione della parte occidentale del porto.  L’avamporto Est è destinato a ospitare il distretto della cantieristica navale e al traffico di navi Ro-Ro. In questo modo il molo Sabaudo sarà libero dal traffico commerciale.

Regione Sardegna e Comune contro il Mibact

Nel maggio del 2019 una conferenza di servizi si era pronunciata per la riedizione dell’autorizzazione paesaggistica del Porto Canale e l’Autorità portuale ne aveva preso atto con un decreto entro quello stesso mese. Al provvedimento, però, si era opposto il ministero dei Beni culturali. Ora, quell’opposizione è stata superata dalla decisione adottata ieri dal Consiglio dei ministri. “Il mio auspicio è che tutti i soggetti coinvolti, tutti importanti pezzi dell’amministrazione statale”, dichiara il presidente dell’Adsp, Massimo Deiana, “possano già da oggi collaborare nella più leale sinergia per dare attuazione a progetti che, mai come oggi, sono necessari per il rilancio dell’economia della Sardegna”.

Secondo il presidente della Regione, Christian Solinas, la decisione del governo “pone le basi per il rilancio” del Porto Canale. “La Regione”, ricorda il presidente, “ha piu’ volte sollecitato la rimozione dei vincoli che di fatto sono un ostacolo anche al decollo della Zona franca e della Zona economica speciale del Porto Canale di Cagliari, indispensabile volano per la crescita delle iniziative produttive e degli investimenti in grado di garantire occupazione e benessere”. “Vince la capacità di fare squadra. Finalmente”, commenta il sindaco di Cagliari, Paolo Truzu. “Il governo ha dato una nuova autorizzazione paesaggistica per portare avanti gli interventi infrastrutturali necessari alla riqualificazione dell’area portuale e una serie di lavori bloccati da tempo, respingendo l’opposizione del Mibact”. 

Agi

Con il Recovery l’euro è più forte

AGI – I mercati all’accordo europeo sul Recovery Fund avevano cominciato a crederci e quindi l’avevano già anticipato, da quasi una settimana e cioè da martedì 14 luglio, quando hanno iniziato a far salire l’euro al top da marzo, sopra quota 1,14 dollari. Oggi, alla fine di una maratona di 90 ore, all’annuncio del “deal”, l’euro è schizzato a 1,1470, il nuovo top da 4 mesi, un livello che secondo gli analisti è abbastanza alto, anche se in un range di medio livello, cioè l’euro è un po’ più forte, ma niente a che vedere con i movimenti tra 1,20 e 1,50 dollari di qualche anno fa. Adesso il movimento oscilla tra 1,08 e 1,14 dollari, la situazione è molto più stabile, anche perchè tutte banche centrali stanno stampando moneta, un po’ di più la Fed, ma tutte, inclusa la Bce, hanno scelto la strada del quantitative easing, che di fatto tende a mantenere i cambi valutari abbastanza equilibrati.

L’Eurozona in questa fase è più stabile degli Usa 

Al di là di chi stampa più moneta, comunque, in questa fase, come dimostrano anche i movimenti anticipatori dei mercati, che premiano l’euro c’è, come spiega Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte Sim, “il discorso della percezione del vantaggio relativo dell’Europa. In questo momento, specie ora dopo l’accordo sul Recovery Fund, l’area euro è considerata più sicura degli Stati Uniti. Questo accordo consente di mettere una buona base per supportare l’area euro con piano articolato e di lungo periodo”.

Tutto cio’ va ad aggiungersi ad un’emergenza sanitaria ed economica che in questo momento sfavorisce gli Usa, con la seconda ondata di coronavirus in corso e i nuovi lockdown che li penalizzano, mentre l’Europa sembra procedere molto più spedita verso la fine del tunnel. “Inoltre – nota Cesarano – gli Usa hanno anche le elezioni presidenziali, che rappresentano un altro fattore di incertezza. L’Eurozona offre dunque meno incertezze, più garanzie e per questo gli investitori la premiano”.

Euro forte va bene a usa ma c’è incognita nuovi stimoli 

“Per ora – spiega ancora Cesarano – l’euro forte va bene agli Stati Uniti che hanno bisogno di un po’ di dollaro debole, ma molto dipenderà da come procederà la contrattazione al Congresso per il nuovo round di aiuti Usa, che in questo momento appare un negoziato molto difficile, pieno di incognite e di incertezze.

Se la trattativa procederà spedita e si arriverà a un accordo veloce, Wall Street si rafforzerà e il dollaro s’indebolirà, ma se invece lo scontro al Congresso dovesse prolungarsi per tutto agosto e si lasceranno decadere, senza prolungarli, i sussidi ai senza lavoro, che scadono a fine luglio, allora succederà il contrario: le Borse si innervosiranno e il biglietto verde finirà per apprezzarsi”. In ogni modo, come pronostica Cesarano, “difficilmente si andrà molto oltre quota 1,15. A 1,1470 siamo già nella parte altissima del range”.

Soldi del Recovery fund arriveranno solo nel ii trim. 2021

Dopo il via libera al Recovery Fund da parte dei leader europei l’Europa si è portata avanti col lavoro, ma c’è ancora molto da fare. I Parlamenti dei 27 Paesi dovranno pronunciarsi e poi ogni Stato dovrà, tra settembre e ottobre, presentare il suo Recovery Fund, con le richieste per accedere ai fondi di spesa. Questi piani dovranno poi essere vagliati entro due mesi dalla commissione Ue che dovrà approvarli, ma che non ha l’ultima parola.

I piani dovranno infatti passare all’esame dell’Ecofin, il quale ha un potenziale diritto di veto, cioè puo’ dire no ma solo se ha dietro di sè Paesi che rappresentano il 35% della popolazione europea. In pratica, tutta questa trafila assorbirà per intero il primo trimestre del 2021 e, se tutto filerà liscio, i soldi cominceranno ad arrivare e potranno essere spesi solo a partire dal secondo trimestre dell’anno prossimo. 

Agi

È l’Italia l’economia che pagherà più caro per il virus: “Pil giù del 12,8%”

Sarà l’Italia a pagare lo scotto maggiore alla pandemia di coronavirus, con un crollo del Pil del 12,8% nel 2020, pari soltanto a quello dell’economia spagnola. È la stima contenuta nell’aggiornamento del World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale, che taglia del 3,7% la previsione pubblicata nel Rapporto di aprile. Nel 2021, l’attività economica italiana rimbalzerà invece del 6,3%, l’1,5% in più rispetto a quanto l’istituto di Washington si attendesse in primavera.

A preoccupare è anche l’andamento dei conti pubblici. Secondo l’Fmi il rapporto tra deficit e Pil nel nostro Paese risulterà pari al 12,7% quest’anno e al 7% il prossimo. Il rapporto tra debito e Pil salirà invece sino al 166,1% nel 2020 per poi calare al 161,9% nel 2021.

L’impatto dell’epidemia di coronavirus sull’economia ha avuto effetti “catastrofici” sul mercato del lavoro, si legge nell’aggiornamento, secondo cui la perdita di ore lavorate nel secondo trimestre dell’anno equivale alla cancellazione di 300 milioni di posti di lavoro a tempo pieno nel Mondo rispetto all’ultimo trimestre del 2019.

Agi

Crollano le prenotazioni ma l’Italia resta la meta più ambita

Crollano ovunque le prenotazioni aeroportuali per l’estate ma l’Italia resta comunque la meta più ambita. Lo afferma l’Enit, secondo cui si contano 407 mila prenotazioni (-68,5%), contro le 403 mila (-63,7%) della Spagna e le 358 mila della Francia (-66,3%).

“Le strutture ricettive – fa notare l’Enit – registrano una minore disponibilità di posti letto per il mese di giugno, un segnale che lascia ben sperare. E anche il prezzo medio delle camere in vendita sulle Ota (agenzie di viaggio online) che ha subito un calo generalizzato a febbraio e marzo, si sta risollevando in tutta Italia già in previsione del mese di giugno”.

L’analisi degli scenari economici a breve termine indica un recupero completo nel triennio: il turismo complessivamente avrà ripreso i volumi del 2019 e li supererà con un totale di visitatori del +4% rispetto al 2019, trend dettato dal turismo domestico. 

Per quanto riguarda gli arrivi aeroportuali, l’ufficio Studi Enit ha rilevato un andamento ancora molto debole, con perdite dal 1° gennaio al 26 aprile del 63,4% rispetto allo stesso periodo del 2019 (che sale a -94,7% da marzo e aprile), proseguendo il trend di maggiore profondità di calo dovuto alla domanda internazionale fermata dalle restrizioni antivirus. Scendono gli arrivi dal mercato cinese allo -77,4% (valore massimo) e dagli Usa (-71,7%), contro il calo inferiore del -54,5% registrato dalla Russia.

L’ascolto social Enit evidenzia però come ci sia, nonostante il Covid, il desiderio di vacanze e la ricerca della parola turismo. Dal 18 marzo al 30 aprile, si contano un totale di 617,4 mila mention della Penisola – di cui 32,6 mila comparse sul web e 584,8 mila dai social – che hanno prodotto 186,4 milioni di interazioni, una campagna promozionale spontanee da 331 milioni di euro.

Nel corso delle ultime due settimane è cresciuta progressivamente l’incidenza percentuale delle citazioni che contengono riferimenti al tema “turismo”. Le reazioni dell’ultima settimana mostra 20.800 di gradimento, 3.700 di empatica tristezza, 1.400 di affetto e 1.300 di stupore. 

Agi