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Pagamenti e prelievi con il bancomat bloccati in tutta Italia

AGI – Sono stati segnalati problemi per i pagamenti e i prelievi con carte bancomat in tutta Italia. Molti cittadini hanno lamentato sui social malfunzionamenti: non hanno potuto effettuare pagamenti sui Pos presso gli esercizi, con carte bancomat o carte di credito di numerosi istituti di credito.

Il gruppo Nexi, contattato dall’Agi, fa sapere che si è trattato di un malfunzionamento tecnico dovuto a un problema del fornitore Ibm. Problema che ha provocato blocchi per circa mezz’ora. Il servizio, assicura il gruppo, è ora regolare ed è stato garantito il massimo impegno “per fare ripartire il prima possibile” il sistema.

(Aggiornato alle ore 13.34)


Pagamenti e prelievi con il bancomat bloccati in tutta Italia

“Sue politiche rallentano tutta l’Eurozona”. ​Il Fondo monetario taglia le stime del Pil italiano 

Il Fondo monetario internazionale (Fmi) taglia le stime del Pil italiano per il 2019 allo 0,1% dallo 0,6% dell’aggiornamento di gennaio e dall’1% di ottobre 2018. È quanto si legge nel World Economic Outlook in cui si evidenzia che la crescita nel 2018 si è attestata allo 0,9% e sarà allo stesso livello anche nel 2020 (invariata rispetto all’upgrade di gennaio e al Weo di ottobre). Secondo l’Fmi, l’Italia è tra le cause del rallentamento dell’Eurozona.

“Le incertezze sulla politica di bilancio, lo spread elevato e il rallentamento degli investimenti” in Italia sono tra i fattori che “hanno rallentato, oltre le attese” l’economia dell’area euro, scrivono gli analisti del Fondo.Il deficit dovrebbe attestarsi al 2,6% nel 2018, per aumentare al 2,9% quest’anno e tornare al 2,6% nel 2020 mentre il tasso di disoccupazione salirà al 10,7% quest’anno (dal 10,6% del 2018) per scendere al 10,5% nel 2020. L’inflazione dovrebbe diminuire allo 0,8% (dall’1,2% del 2018) per poi risalire all’1,2% nel 2020. Il Pil pro capite corretto per il potere d’acquisto sarà negativo quest’anno (-0,3%) per poi risalire nel 2020 (0,9%) e assestarsi allo 0,7% nel 2024. 

Agi

Perché la strada per un’intesa sulla web tax in Europa resta tutta in salita

Il vertice europeo sull'innovazione e il digitale di Tallin si avvicina e le grandi aziende del web attendono di vedere quale decisione verrà presa sul loro regime fiscale. Dall’incontro dei ventotto che si terra il prossimo 29 settembre infatti dovrebbe uscire una parola definitiva sulla realizzazione di una web tax volta a erodere i guadagni faraonici delle digital ventures che, grazie a stratagemmi fiscali legati alla natura aleatoria della loro merce – i dati – riescono a eludere le tassazioni dei Paesi europei, che sono stanchi di rimanere a bocca asciutta.

Nella sua relazione la Commissione Europea mette nero su bianco che “la digitalizzazione dell’economia cancella la differenza tra beni e servizi, rivoluzionando completamente i modelli di business”. Riassumendo, a essere messo in discussione è il principio della tassazione legata al luogo fisico della società, come spiega il Sole 24 Ore.

Appuntamento per l'Ecofin di dicembre

L’Unione continua a chiedere una revisione completa delle regole fiscali a livello mondiale per adattarsi alle nuove realtà, ma come spiega Il vice presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis: “In assenza di progressi appropriati a livello mondiale, l’Unione dovrebbe mettere a punto le proprie soluzioni per tassare i profitti delle imprese nell’economia digitale”. L’obiettivo della Commissione è di avere una linea comune per la riunione dell’Ecofin che si terrà a dicembre, così da portarla compatti davanti all’Ocse.

Leggi anche: Web tax, cosa chiede l'europa ai giganti americani

Una proposta a lungo termine per la Commissione Europea sarebbe quella di estendere alle aziende digitali la base imponibile unica (Ccctb), inizialmente proposta per le società che hanno sedi in più Paesi, spiega Repubblica. Ma una proposta di questo tipo richiederebbe troppo tempo, per questa ragione vengono valutate delle soluzioni temporanee e di più veloce applicazione. Tra queste una tassa sul fatturato da applicare nel paese in cui viene registrato il profitto, la ritenuta alla fonte sulle transazioni digitali e una imposta da applicare ai servizi offerti e alle pubblicità.

Leggi anche: Sulla web tax il freno sono gli Stati Uniti

Sarà difficile trovare un accordo in Europa

Ma trovare un accordo tra i ventotto sarà difficile, soprattutto visto che, in materia fiscale vige il principio dell’unanimità. Paesi come l’Irlanda per esempio, che da sempre hanno favorito le multinazionali digitali applicando aliquote preferenziali pur di essere eletti a sede europea dei loro commerci, sono contrari all’applicazione a livello comunitario di norme che per loro sarebbero dannose. “Ogni misura di tassazione digitale”, osserva il Business Europe citato dal Sole 24 Ore, “deve essere sviluppata in modo da proteggere la competitività delle imprese europee e garantire parità di condizioni sul piano globale”.

Per approfondire, leggi anche sulla Stampa: L'Europa tra la web tax e il rischio di una guerra commerciale con gli Stati Uniti

Padoan: "in gioco c'è l'efficienza economica e la sovranità fiscale"

Scrive Repubblica: "L'Europa si ritrova divisa di fronte a una questione fiscale, come già accaduto in passato (basti pensare alla tassa sulle transazioni finanziarie). La proposta di una "Web tax", una forma di imposizione che metta fine alle scappatoie legalmente possibili dei giganti di Internet dagli impegni col Fisco dei Paesi in cui operano, era uno degli argomenti caldi sul tavolo dell'Ecofin di Tallinn e alla fine dieci ministri hanno firmato la proposta, inizialmente lanciata da Francia, Italia, Germania e Spagna, perchè la "web tax" allo studio a livello di Ue e anche di Ocse preveda che i giganti di internet siano tassati sulla base del fatturato anzichè dei profitti. I paesi che hanno sottoscritto l'iniziativa oltre ai quattro iniziali sono Austria, Bulgaria, Grecia, Portogallo, Slovenia, Romania. "Non possiamo accettare più a lungo che queste società facciano business in Europa pagando tasse minime ai nostri Tesori – si legge nella dichiarazione politica firmata dai 10 ministri – In gioco c'è l'efficienza economica, così come l'equità e la sovranità fiscale". Il ministro italiano Pier Carlo Padoan ha spiegato a fine riunione che "parecchi hanno detto di condividere lo spirito" della tassazione ed è "importante che la presidenza estone abbia confermato l'idea di produrre risultati entro fine mandato, cioè entro pochi mesi".

 

 

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