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Moody’s: il Pil dell’Italia crescerà del 5,6% nel 2021. Si tornerà a livelli pre-crisi nel 2022

AGI – Nel 2021 l’economia dell’Italia crescerà del 5,6% dopo il -9% del 2020. Lo prevede l’agenzia di rating Moody,s, secondo la quale Italia, Francia e Spagna “impiegheranno almeno fino al 2022” per tornare ai livelli pre-crisi. Per l’Europa Moody’s prevede che la economica “sarà lenta, irregolare e fragile”. Nel 2021 il Pil europeo crescerà a +4,6%, dopo una contrazione del 7,7% nel 2020. Solo la Lituania, secondo Moody’s, tornerà ai livelli pre-crisi nel 2021.

Per tutti gli altri Paesi i rischi “rimangono elevati e volti al ribasso”, per gli “sviluppi incerti della pandemia e le potenziali azioni dei governi”, costretti in molti casi a reintrodurre le restrizioni, che manterranno fino ai primi mesi di quest’anno. “Italia e Spagna – rileva Moody’s – sono particolarmente esposte alle restrizioni interne”, perché hanno delle economie molto dipendenti dal settore dei servizi.

In particolare risentiranno del minor afflusso di turisti. Secondo Moody’s, “la domanda di turismo internazionale è improbabile che torni ad avvicinarsi ai livelli precedenti fino a quando un vaccino efficace non sarà largamente in circolazione o non si avrà un trattamento che ridurrà significativamente i decessi”. Inoltre Italia, Francia e Spagna registreranno dei tassi di crescita più elevati nel 2021, ma ciò riflette in gran parte un rimbalzo “meccanico” dopo le notevoli contrazioni dello scorso anno e la loro produzione rimarrà ben al di sotto dei livelli pre-crisi.


Moody’s: il Pil dell’Italia crescerà del 5,6% nel 2021. Si tornerà a livelli pre-crisi nel 2022

L’Italia tornerà ai livelli pre-crisi solo nel 2024

Roma – Il 2017 sarà per l'Italia un anno in chiaroscuro caratterizzato da meno tasse e più lavoro ma il nostro Paese tornerà ai livelli pre-crisi solo nel 2024. E' la previsione dell'ufficio studi della Cgia, secondo cui, al netto di eventuali manovre correttive, la pressione fiscale è destinata a scendere di 0,3 punti percentuali (attestandosi così al 42,3 per cento), il Pil dovrebbe aumentare di circa un punto, il numero degli occupati crescere di quasi 112.000 unità e l'esercito di disoccupati scendere di 84.000 persone. A fronte di questi dati positivi, preoccupa, invece, la mole di tempo che sarà necessaria per ritornare ai livelli pre-crisi (ovvero il 2007).

Nel 2016 l'economia italiana è tornata ai livelli del 2000

In base ai dati di contabilità nazionale pubblicati dall'Istat il 23 settembre 2016 e relativi al Pil reale (concatenato al 2010) e alle previsioni di Prometeia sugli scenari delle economie locali di ottobre 2016, segnala la Cgia, dovremmo recuperare gli 8,7 punti percentuali di Pil persi tra il 2007 e il 2013 solo nel 2024, vale a dire fra 7 anni.

Nel 2016 l'economia italiana è "precipitata" ai livelli del 2000, ovvero di 16 anni fa. I consumi delle famiglie, invece, che a causa della crisi sono crollati di 7,6 punti percentuali, li dovremmo "riconquistare" entro il 2021 e i 28 punti percentuali circa di investimenti bruciati in questi anni non prima del 2032.

Preoccupante anche la situazione relativa al mercato del lavoro. Se tra il 2007 e il 2013 il tasso di disoccupazione è quasi raddoppiato, passando dal 6,1 al 12,1 per cento, le previsioni delle dinamiche occupazionali dell'Istat e di Prometeia stimano che il livello dei senza lavoro (attualmente all'11,5 per cento circa) dovrebbe ritornare al 6 per cento solo nel 2032 (tra ben 15 anni), mentre l'occupazione pre-crisi nel giro di un paio d'anni (2018-2019).

Cgia, ripresa ancora molto debole e sotto la media Ue

"Sebbene le tasse siano destinate a scendere grazie, in particolar modo, alla riduzione dell'Ires che interesserà solo le società di capitali e l'occupazione è destinata ad aumentare in virtù della fiducia ritrovata tra i piccoli imprenditori – dichiara il coordinatore dell'ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo – la ripresa economica del nostro Paese rimane ancora molto debole e ben al di sotto della media Ue. Se nel 2017, come riportano le ultime previsioni economiche elaborate dalla Commissione europea, il nostro Pil dovrebbe attestarsi attorno all'1 per cento, in Ue, invece, è destinato a toccare l'1,6 per cento. Tra tutti i 28 paesi dell'Unione, solo la Finlandia registrerà quest'anno una crescita più contenuta della nostra".

"A differenza di quanto è successo per buona parte del 2016 – sottolinea il segretario della Cgia, Renato Mason – speriamo che il governo Gentiloni torni a discutere e a decidere sui grandi temi: come creare lavoro, quali politiche industriali sviluppare, come affrontare le sfide che l'economia internazionale ci pone. Abbiamo bisogno di intervenire su questi argomenti – conclude – altrimenti rischiamo di veder aumentare le disuguaglianze sociali che stanno minando la coesione sociale del nostro Paese".

Per approfondire:

 

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