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A sorpresa il Mef sceglie la cordata Certares-Air France-Delta per la cessione di Ita 

AGI – La svolta sul dossier Ita Airways arriva quanto mai inattesa: il ministero dell’Economia e delle Finanze ha deciso di avviare “un negoziato in esclusiva con il consorzio formato da Certares, Delta Air Lines e Air France-Klm” la cui offerta, scrive lo stesso Mef, “è stata ritenuta maggiormente rispondente agli obiettivi fissati dal Dpcm“.

Un vero colpo di scena dopo che per settimane si era detta come favorita la cordata concorrente composta da Msc-Lufthansa. Alla conclusione del negoziato in esclusiva, ha poi precisato il Mef, si procederà alla sottoscrizione di accordi vincolanti solo in presenza di contenuti pienamente soddisfacenti per l’azionista pubblico.

Le offerte

Le due offerte sono sostanzialmente differenti in quanto a partecipazione sociale e, di conseguenza, ad impegno economico. Ed evidentemente sarebbe stato proprio questo approccio differente a far propendere il Tesoro per una cordata rispetto all’altra. Entrambe le cordate valutano Ita Airways poco meno di un miliardo di euro.

La principale differenza sta nel fatto che la cordata Certares-Delta-Air France-Klm si e’ detta interessata al 55% dell’ex Alitalia per un controvalore di 600 milioni di euro mentre Msc-Lufthansa puntava a rilevare l’80% (il 60% a Msc e il 20% a Lufthansa) per 850 milioni di euro. Due approcci differenti che lasciano al Governo margini di manovra completamente differenti.

Nel primo caso, questo manterrebbe infatti una partecipazione del 45%, nel secondo caso solo del 20%. Inoltre secondo quanto filtrato l’offerta firmata Certares concederebbe allo Stato italiano due membri del Cda su cinque con ampi poteri di veto sulle scelte industriali e strategiche e la possibilità di nominare il presidente.

Chi compone la cordata

Certares è un fondo creato nel 2012 a New York, con uffici in Lussemburgo e da qualche mese a Milano. Il fondo ha quote tra le altre in societa’ come American Express Global Business Travel, Tripadvisor, Hertz e ha dichiarato Aum (Assets Under management) per 10,2 miliardi di dollari. A fondarlo è stato Michael Gregory O’Hara, ex Chief Investment Officer presso JPMorgan. Secondo quanto si apprende il fondo punta a detenere il 40,1% di Ita Airways.

Delta Airlines è una delle maggiori compagnie aeree americane, quotata a Wall Street. Tra gli azionisti principali compaiono fondi di investimento come la Vanguard che detiene il 10,83% e Blackrock, secondo azionista, al 5,84%. Secondo quanto trapelato a lei andrebbe il 9,9% di Ita.

Air France-Klm infine e’ una holding franco-olandese, vecchia conoscenza della compagnia di bandiera italiana. Nel 2009 AirFrance era arrivata a detenere il 25% di Alitalia (partecipazione poi progressivamente ridotta dal 2013). L’81,4% del gruppo è in mano a privati e dopo l’aumento di capitale da un miliardi di euro dell’anno scorso il primo azionista si conferma il governo francese che detiene il 28,6%, seguito dalla China Eastern Airlines (9,6%) e il governo dei Paesi Bassi (9,3%). A lei andrebbe il 5% di Ita.

Reazioni

Una delle prime reazioni è stata quella della stessa Lufthansa che non ha usato mezze parole. “Dal nostro punto di vista, la nostra offerta congiunta con Msc era e continua ad essere la soluzione migliore per Ita. Prendiamo atto della decisione del governo italiano di intraprendere una strada che consenta una maggiore influenza dello Stato e non preveda una completa privatizzazione di Ita” si legge in una nota.

Non nasconde la sua sorpresa Edoardo Rixi, responsabile Infrastrutture della Lega per il quale “l’avvio di una negoziazione in esclusiva con il fondo Certares ci coglie di sorpresa. Siamo stupiti di avere appreso una notizia così importante soltanto nelle ultime ore. Ho contattato telefonicamente il ministro Giorgetti che era allo scuro delle decisioni del Tesoro. Siamo anche preoccupati del fatto che l’offerta di Certares non preveda un partner industriale visto che Delta-Air France sarebbero presenti solo sul fronte delle alleanze”.

Una decisione penalizzante secondo Giulia Lupo, Movimento 5 Stelle, che parla di miopia del Mef che con questa scelta “mettera’ altri soldi per perderne il doppio”. Resta coerente nella sua posizione Fratelli d’Italia che attraverso Luciano Ciocchetti ribadisce che “qualsiasi scelta dovra’ essere presa da nuovo esecutivo tenendo conto degli interessi dei dipendenti, dello scalo di Fiumicino e dei lavoratori dell’indotto: la privatizzazione di una compagnia di bandiera è infatti un atto di straordinaria amministrazione che non puo’ adottare un governo dimissionario, se non altro per motivi di opportunita’ politica”.

Dello stesso parere anche il presidente di Italia al Centro Giovanni Toti per cui “sarà il nuovo Governo evidentemente a dover mettere una parola sulla cessione di Ita essendo una trattativa che si apre a 20 giorni dalle urne”. “Bene la decisione: la vendita deve proseguire nell’interesse della compagnia stessa che ha bisogno di investimenti per competere e crescere” secondo il segretario di Piu’ Europa Benedetto Della Vedova


A sorpresa il Mef sceglie la cordata Certares-Air France-Delta per la cessione di Ita 

Sorpresa: Twitter ha chiuso per la prima volta un trimestre in utile

La notizia è clamorosa. Twitter, che in undici anni di esistenza non aveva mai chiuso un bilancio in utile, ha archiviato gli ultimi tre mesi del 2017 con un profitto netto di 91 milioni di dollari, da confrontare con una perdita netta quasi doppia, 167 milioni di dollari, nell'analogo periodo del 2016. Sopra le attese il fatturato: 732 milioni di dollari, in crescita del 2% rispetto a un anno prima, contro i 686 milioni di dollari attesi dagli analisti. E Wall Street festeggia: prima dell'apertura delle contrattazioni a New York, i titoli del social network hanno guadagnato il 15% nel prelistino. 

Lo storico traguardo è stato raggiunto a dispetto di un'utenza che continua a crescere troppo poco: 330 milioni di utenti mensili attivi, invariati rispetto al trimestre precedente e in crescita di appena 12 milioni (ovvero il 4%) rispetto al quarto trimestre del 2016. Quanto agli utenti giornalieri, sono cresciuti del 12% in un anno, segnando il quinto trimestre consecutivo di crescita a doppia cifra. Quest'ultimo dato è però difficile da valutare, dal momento che il numero complessivo degli utenti giornalieri non è noto, per quanto girino diverse stime al riguardo.

Cosa è successo? La risposta sta innanzitutto nel miglioramento della raccolta pubblicitaria, che ha fruttato ricavi per 644 milioni di dollari, ovvero l'88% del fatturato complessivo. Questo è però anche il risultato di mesi di sforzi per riguadagnare la fiducia degli investitori, che già da un paio di mesi avevano ricominciato a guardare con meno pessimismo alle prospettive dell'azienda, come appare evidente osservando l'andamento del titolo in Borsa.  

 

Il sorpasso su Snapchat

Il prezzo delle azioni è quindi raddoppiato in sei mesi, allontanandosi decisamente dal minimo storico di 13,90 dollari segnato nel maggio 2016 e portando Twitter a sorpassare Snapchat​ in termini di quota di mercato, portandosi a 24,7 miliardi di dollari, contro i 23,3 di Snap, casa madre del social network dei 'fantasmini', che due giorni fa ha pubblicato un bilancio anch'esso superiore alle attese della Borsa (che infatti lo ha premiato con un robusto rialzo, poi ridimensionato) ma ancora in perdita. Insomma, il vecchio e vilipeso Twitter è riuscito dove ancora falliscono quegli enfant prodige della Silicon Valley che appena un anno fa sembravano l'unico vero spauracchio di Facebook.

A recuperare i consensi degli investitori è stato prima di tutto il duro piano di ristrutturazione avviato nel 2016 con il licenziamento del 9% degli addetti (circa 350 persone) e proseguito l'anno dopo con la vendita a Google dei prodotti per sviluppatori e la chiusura del servizio video Vine. Le novità più rilevanti sono però arrivate tutte nell'ultimo trimestre del 2017. In primo luogo con il lancio di politiche più risolute contro i messaggi di odio e le molestie online, che hanno allontanato da Twitter l'aura di azienda inerte e capace solo di restare a guardare gli utenti dare il peggio di sé. In seconda battuta il raddoppio dei caratteri a disposizione per i cinguettii, novità che all'epoca era stata accolta con scetticismo ma rappresenta forse l'innovazione più visibile e radicale apportata a un prodotto che appena qualche anno fa sembrava avere come strategia principale scimmiottare Facebook in maniera un po' maldestra.

Il fattore Russiagate

Non vanno infine sottovalutati gli effetti sull'immagine di Twitter della solerzia nell'accogliere le richieste delle autorità Usa di contrastare le presunte influenze russe nella campagna elettorale americana, rimuovendo le utenze sospette. Certo, che i media vicini al Cremlino o i bot di Mosca abbiano davvero avuto un impatto sull'elezione di Trump alla Casa Bianca è tutto da dimostrare, così come non ci sono prove di una campagna di disinformazione orchestrata direttamente da Putin. Però, in tempi di 'techlash​', i giganti di internet hanno tutto da guadagnare nel mostrarsi più collaborativi con la politica. Twitter forse lo ha capito prima di tutti. O è stato costretto a farlo prima degli altri, non essendo abbastanza grande da potersi permettere di ignorare il problema.

@CiccioRusso_Agi

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