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A Washington qualcuno è convinto che la recessione non sia inevitabile

AGI – Il segretario al Tesoro statunitense, Janet Yellen, sostiene che una recessione negli Stati Uniti non sia “inevitabile”. Pochi giorni dopo l’aumento dei tassi di interesse da parte della Fed, che ha sollevato i timori della prospettiva di una possibile contrazione economica, la Yellen ha parlato in un’intervista con la Abc, argomentando che si aspetta “l’economia rallenti” mentre passa ad una “crescita lenta”.

L’ipotesi di una recessione negli Stati Uniti prende corpo dopo la storica decisione di mercoledì della banca centrale di alzare di tre quarti di punto i tassi di riferimento, nel tentativo di frenare l’inflazione galoppante.

“Il presidente della Fed Powell ha affermato che il suo obiettivo è ridurre l’inflazione mantenendo un mercato del lavoro forte. Ci vorranno abilità e fortuna, ma credo che sia possibile”, spiega il segretario al Tesoro, definendo “inaccettabile” il livello raggiunto dall’inflazione. 

La titolare dei conti federali statunitensi ritiene che l’aumento dei prezzi sia legato in parte all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. “Le cause sono globali, non locali – ha sostenuto – ed è improbabile che questi fattori diminuiscano immediatamente”. Soprattutto Yellen sottolinea: “La priorità del presidente Biden è ridurlo”.

Un passaggio dell’intervista è dedicato anche ad alcuni dazi alla Cina ereditati dall’amministrazione dell’ex presidente Donald Trump. Secondo Yellen “non avevano alcun senso strategico” e ha aggiunto che il presidente Joe Biden li sta esaminando come un modo per ridurre l’inflazione.


A Washington qualcuno è convinto che la recessione non sia inevitabile

Intel teme che qualcuno possa trovare nuove falle nei processori

Il mercato se ne infischia della sicurezza e premia il titolo Intel: la trimestrale (ottima) maschera quanto il gruppo afferma sulle falle attuali e, soprattutto, su quelle future. In una nota che accompagna i risultati, il gruppo afferma infatti che “la visibilità avuta dalla scoperta delle recenti vulnerabilità potrebbe generare un incremento dei tentativi di identificare ulteriori falle da parte di soggetti terzi”.

Se i tentativi andassero a segno, aggiunge la società, le future vulnerabilità e le azioni necessarie per arginarle “potrebbero avere effetti negativi sui nostri risultati, sulla relazione con gli utenti e sulla nostra reputazione”.

Nel corso della presentazione, il ceo Brian Krzanich ha assicurato che, entro l'anno, saranno disponibili nuovi chip strutturalmente immuni a Spectre e Meltdown. Cioè non protetti grazie agli aggiornamenti ma progettati senza la falla che espone ad attacchi esterni le attuali Cpu. Intanto però, scrive Intel, “potremmo continuare ad affrontare reclami e controversie” che potrebbero avere “un impatto negativo” sui risultati.

Anche perché, come già emerso nei giorni scorsi, il gruppo ha confermato su un documento ufficiale quanto scritto in un post nei giorni scorsi: le ultime patch “possono causare prestazioni avverse, riavvii, instabilità e comportamenti imprevisti del sistema, perdita o danneggiamento dei dati o appropriazione indebita di dati da parte di terzi”.

Il mercato però ha preferito evidenziare quanto di buono c'è nell'ultimo trimestre del 2017. Il fatturato è cresciuto del 4% anno su anno e toccato i 17,1 miliardi di dollari. Il risultato operativo è aumentato del 19% (a 5,4%) e le previsioni per il 2018 indicano “un altro anno record”. Unica nota stonata: una perdita netta di 687 milioni, dovuta però alla riforma fiscale americana e non alla gestione del gruppo.

Agi News