Tag Archive: oggi

Il governo ci ritenta. Nuova convocazione delle sigle oggi alle 15

AGI – Le rappresentanze dei gestiori delle stazioni di servizio sono state convocati nuovamente al Mimit alle 15.

 “Aspetto che il governo possa convocarci per esporci quella proposta di emendamento che intendano portare avanti. Se nel pomeriggio se ci fosse una apertura da parte del governo siamo disponibili a ridurre di 24 ore la protesta a fronte di un impegno da parte loro di renderci partecipi di un problema che riguarda la nostra categoria”. Lo ha detto Bruno Bearzi, presidente Figisc-Confcommercio, durante la riunione di coordinamento con le altre sigle di categoria. “Non eravamo eroi durante il lockdown più duro come non siamo speculatori ora, chiediamo misura in queste uscite estemporanee”, ha aggiunto chiedendo ” “rispetto al governo, siamo molto collaborativi e lo saremo fino all’ultimo”, ha rimarcato. 

Lo sciopero

“Abbiamo una adesione intorno all’80-90%, al netto delle precettazioni, delle gestioni dirette che significano gli impianti automatizzati delle compagnie quelli senza gestori e di qualche pompa bianca. Quindi il risultato è abbastanza positivo”. Lo riferiscono fonti Faib a margine della riunione di coordinamento con le altre sigle di categoria.

Percentuale simile anche secondo la Figisc che precisa che allo sciopero dei benzinai “ha aderito circa l’85% del 50% che aveva la possibilità di scioperare”. 

Il presidente di Faib Confesercenti Giuseppe Sperduto si è poi auspicato che “le polemiche con il governo finiscano qui e si apra già da oggi una fase nuova”. “Oggi per Faib – prosegue il presidente – si chiude la manifestazione di protesta indetta dai benzinai ed inizia un confronto costruttivo con l’esecutivo, grazie al lavoro svolto al ministero delle imprese del made in Italy con il ministro Adolfo Urso e al tavolo di Palazzo Chigi aperto dal Sottosegretario Alfredo Mantovano, che si è preso anche l’impegno di fare ulteriori step per affrontare i temi strutturali, che sono il vero nodo della questione che attiene la rete di distribuzione carburanti italiane”.

La Faib si riunisce stamani con le altre sigle Fegica e Figisc-Anisa Confcommercio (che hanno confermato lo stop di 48 ore) in “una assemblea dei gruppi dirigenti delle organizzazioni di categoria, aperta a deputati e senatori di tutti i gruppi parlamentari”. 

“Potrebbe esserci in extremis una ulteriore convocazione del governo e laddove ci venga illustrato perlomeno il testo di questo emendamento questo potrebbe in qualche modo cambiare la prospettiva perchè finora tutto ciò che è arrivato c’è stato calato addosso senza nessuna interlocuzione”. Lo ha detto Bruno Bearzi, presidente Figisc-Confcommercio, a margine della riunione di coordinamento con le altre sigle di categoria. Il cartello con il prezzo medio, secondo Bearzi, “non serve ai consumatori, anzi può fare l’effetto contrario perchè se c’è un prezzo medio, uno che è al di sotto del prezzo medio tenderà ad avvicinarsi al benchmark e di conseguenza il prezzo aumenterebbe”. Inoltre per installare il cartello ci sarà un “costo che verrà inevitabilmente spostato sul prezzo finale e quindi c’è un doppio danno al consumatore senza avere la trasparenza”.


Il governo ci ritenta. Nuova convocazione delle sigle oggi alle 15

Censis: ecco l’Italia di oggi, malinconica e con la paura della guerra

AGI – Un’Italia malinconica, agitata dalla paura della guerra e dall’inflazione, che costringe a erodere i risparmi e pagare le bollette in ritardo. Questo il ritratto che emerge dal cinquantaseiesimo rapporto Censis sulla situazione sociale di un Paese che, si legge nel testo, “vive in uno stato di latenza”.

“Il nostro Paese, nonostante lo stratificarsi di crisi e difficoltà, non regredisce grazie allo sforzo individuale, ma non matura”, sottolinea l’istituto, osservando che “l’Italia non cresce abbastanza o non cresce affatto” e “la macchina amministrativa pubblica è andata fuori giri e così non sarà in grado di trainare la ripresa”. 

Un italiano su quattro a rischio povertà o esclusione

Nel 2021 gli individui soggetti al rischio di povertà o di esclusione sociale sono pari al 25,4% della popolazione, ovvero oltre uno su quattro. Gli individui a rischio di povertà o esclusione sociale sono per il 41,2% residenti nel Mezzogiorno (a fronte del 21% nel Centro, del 17,1% nel Nord-Ovest e del 14,2% nel Nord-Est), per il 33,9% sono appartenenti a famiglie in cui il reddito principale è quello pensionistico (a fronte del 18,4% e del 22,4% appartenenti a famiglie con reddito principale da lavoro dipendente o da lavoro autonomo) e per il 64,3% sono membri di famiglie che percepiscono ‘altri redditi’, dei quali 56,6% si qualifica anche come individuo a bassa intensità lavorativa.

Infine viene nuovamente superata la soglia del 40% nel caso di individui appartenenti a famiglie dove almeno un componente non è italiano (42,2%) o dove vivono tre o più minori (41,6%).

Nel 2021 le famiglie che vivono in condizione di povertà assoluta sono più di 1,9 milioni, il 7,5% del totale: un milione in più rispetto al 2019. 

L’inflazione aumenta le disuguaglianze

Gli italiani temono la corsa dell’inflazione: oltre il 64% sta già mettendo mano ai risparmi per far fronte all’impatto dei rincari dei prezzi. 

La quasi totalità degli italiani, il 92,7%, è convinta che l’accelerata dell’inflazione durerà a lungo e che bisogna pensare subito a come difendersi. Il 76,4% pensa che non potrà contare su aumenti significativi delle entrate familiari nel prossimo anno, il 69,3% teme che nei prossimi mesi il proprio tenore di vita si abbasserà (e la percentuale sale al 79,3% tra le persone che già detengono redditi bassi) e ben il 64,4% sta ricorrendo ai risparmi per fronteggiare l’inflazione.

L’indice armonizzato dei prezzi al consumo, ricorda il Censis, è aumentato nel primo semestre del 2022 del 6,7% rispetto al primo semestre del 2021. Nello stesso periodo, le retribuzioni contrattuali del lavoro dipendente a tempo pieno sono aumentate solo dello 0,7%. Ma l’inflazione non solo colpisce i redditi fissi o comunque tendenzialmente stabili nel medio periodo, aumenta anche la forbice della disuguaglianza tra le diverse componenti sociali: le famiglie meno abbienti si confrontano con un incremento medio dei prezzi pari al 9,8%, mentre per le famiglie più agiate l’aumento è del 6,1%, quasi 4 punti percentuali in meno.

Questo divario discende dalla diversa dinamica dei prezzi dei beni (alimentari e per la casa su tutti) che pesano in particolare sul carrello della spesa delle famiglie meno abbienti. Nell’ultimo periodo, tra il 2012 e il 2021, l’andamento dei prezzi riflette le conseguenze di una fase tendenzialmente deflattiva per l’Italia (in media 0,7% annuo), caratterizzata soprattutto da una moderazione salariale che ha di fatto rimosso qualsiasi rischio di innesco della spirale prezzi-salari. Ma, secondo il Censis, gli attuali livelli di inflazione – con punte di rialzo dei prezzi dei beni alimentari intorno all’11%, senza contare gli incrementi del 50% dei beni energetici – potrebbero incidere profondamente sul potere d’acquisto delle famiglie.

Lo spettro della crisi energetica

La crisi energetica è la principale fonte di preoccupazione per le famiglie italiane, emerge ancora dal rapporto: per il 33,4%, e la percentuale arriva al 43% tra le famiglie in una bassa condizione socio-economica, le più colpite dall’aumento dei costi incomprimibili.

Il 6,5% delle famiglie italiane era in ritardo con il pagamento delle bollette (dato in linea con la media europea) nel 2021. Ancora più numerosi sono coloro che affermano di non riuscire a riscaldare adeguatamente la propria abitazione: l’8,1% delle famiglie, un dato superiore di 1,2 punti percentuali al dato europeo.

Il timore di una guerra mondiale

Il 61,1% degli italiani teme che possa scoppiare un conflitto mondiale e il 57,7% che l’Italia possa entrare in guerra, si legge nel rapporto, secondo il quale il 66,5% degli italiani, 10 punti percentuali in più rispetto al 2019 pre-Covid, si sente insicuro.

I principali rischi globali percepiti sono: per il 46,2% la guerra, per il 45,0% la crisi economica, per il 37,7% virus letali e nuove minacce biologiche alla salute, per il 26,6% l’instabilità dei mercati internazionali, dalla scarsità delle materie prime al boom dei prezzi dell’energia, per il 24,5% gli eventi atmosferici catastrofici, come temperature torride e precipitazioni intense, per il 9,4% gli attacchi informatici su vasta scala. 

“Finita l’era delle sicurezze, prevale il nichilismo”

“La malinconia definisce il carattere degli italiani, il nichilismo. E’ la fine dell’era dell’abbondanza e delle sicurezze”, ha detto Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis, nel corso della presentazione del rapporto. Una malinconia, ha spiegato, che “corrisponde alla coscienza della fine del dominio dell’Io sugli eventi del mondo, l’Io che è costretto a confrontarsi con i propri limiti quando è costretto a relazionarsi con il mondo”. Situazione che deriva da questi ultimi 3 anni “straordinari” che hanno visto eventi eccezionali che vanno dalla pandemia alla siccità fino al caro bollette e alla guerra, “i grandi eventi della storia che si è rimessa in moto e con cui dobbiamo relazionarci”.

“Se quella del 2020 non sembra un’Italia sull’orlo di una crisi di nervi – ha concluso – oggi invece si paga un prezzo dell’irruzione della storia nelle nostre piccole storie e quei meccanismi proiettivi hanno perso presa sulla società e forza di orientamento nei comportamenti collettivi”.


Censis: ecco l’Italia di oggi, malinconica e con la paura della guerra

Oggi la Russia ferma il Nord Stream 1 per 10 giorni. La Germania prepara scenario d’emergenza

AGI – E’ iniziata la prevista manutenzione al gasdotto Nord Stream 1, la più grande infrastruttura di importazione di gas dell’Unione europea, di proprietà della società russa Gazprom. I lavori durano fino al 21 luglio, ma governi, mercati e aziende temono che la chiusura possa essere prolungata a causa della guerra in Ucraina. Nord Stream 1 trasporta 55 miliardi di metri cubi (bcm) all’anno di gas dalla Russia alla Germania sotto il Mar Baltico.

Il mese scorso Mosca ha tagliato i flussi al 40% della capacità totale del gasdotto, citando il ritardo nella restituzione delle apparecchiature servite dalla tedesca Siemens Energy, in Canada.

Il Canada ha dichiarato da parte sua che nel fine settimana avrebbe restituito una turbina riparata, ma ha anche affermato che amplierà le sanzioni contro il settore energetico russo. L’Europa teme che la Russia possa estendere la manutenzione programmata per limitare ulteriormente la fornitura di gas, gettando nel caos i piani per lo stoccaggio per l’inverno e aggravando una crisi del gas che ha richiesto misure di emergenza da parte dei governi per calmierare il caro bollette.

In Francia il ministro delle Finanze, Bruno Le Maire, è convinto che si andrà verso un taglio totale delle forniture di gas dalla Mosca. “Ritengo che il taglio totale delle forniture di gas dalla Russia sia lo scenario futuro più probabile”, ha detto Le Maire, che ha anche allertato Bruxelles: “In Europa occorre prepararsi”. E il ministro tedesco dell’Economia, Robert Habeck, non ha fatto mistero di temere che i russi, dopo aver già ridotto del 60% le consegne di gas, possano utilizzare questa pausa per interrompere definitivamente i rifornimenti alla Germania e all’Europa, compromettendo gli sforzi dei paesi dell’Eurozona per assicurarsi le forniture in vista del prossimo inverno.

La Ue, che riceve circa il 40% del suo gas attraverso i gasdotti russi, sta cercando di ridurre rapidamente la sua dipendenza dagli idrocarburi russi in risposta all’invasione ucraina. In un clima di crescente tensione per l’esorbitante aumento dei prezzi energetici, nel Land della Renania-Palatinato l’amministrazione locale sta pianificando di allestire spazi collettivi, come le palestre, per fare in modo che chi non potrà più pagare i costi del riscaldamento in casa possa comunque riscaldarsi in caso di emergenza.

Ma anche i centri di Neustadt, Frenkenthal e Landau pianificano le cosiddette “isole di calore”. Fra le misure di emergenza previste anche lo stop dell’illuminazione degli edifici pubblici e lo spegnimento dei semafori di notte.

 


Oggi la Russia ferma il Nord Stream 1 per 10 giorni. La Germania prepara scenario d’emergenza

Dl dignità: Di Maio, tra oggi e domani testo definitivo

"Tra oggi e domani" ci sarà il testo definitivo del dl Dignità. Lo ha detto il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, in audizione nelle commissioni Industria, commercio, turismo e Lavoro, previdenza sociale in Senato. Anche il ministro dlel'Interno, Matteo Salvini in precedenza aveva detto che il provvedimento sarebbe stato  'rapidamente' pubblicato in Gazzetta ufficiale.

Agi News

Da oggi siamo padroni del nostro 730

Scatta la nuova fase della compilazione del nostro 730: ora lo possiamo accettare, lo possiamo modificare, lo possiamo inviare. Soprattutto, da lunedì potremo inserire nuovi documenti di spesa e stare tranquilli, perché in questo caso un eventuale controllo sarà concentrato solo su quello che abbiamo cambiato. Tutto il resto non finirà sotto alcuna lente d’ingrandimento.

È la nuova compilazione assistita, che pare piaccia molto al contribuente medio. Non a caso la cosiddetta “Fase 1” di quest’anno, quella in cui abbiamo inserito i primi dati fondamentali, si è chiusa con un boom di adesioni: 1 milione e 866.000 accessi, circa il 32,3% in più rispetto all’anno precedente.

Il 730 nelle nostre mani

Da oggi, e fino al prossimo 23 luglio, è possibile accettare, modificare e inviare il 730, come anche il modello Redditi, che però potrà essere trasmesso dal 10 maggio al 31 ottobre. In previsione di quanto potrà accadere, l’Agenzia delle Entrate ha predisposto circa 20 milioni di modelli 730 e 10 milioni di modelli Redditi. Chi accetta la dichiarazione senza modificarla eviterà eventuali controlli sui documenti di spesa; in caso di dichiarazioni inviate, anche con modifiche e integrazioni, tramite Caf e intermediari saranno questi ultimi, in caso di controllo documentale, a dover esibire la documentazione al posto dei cittadini.

Il boom degli accessi

Dallo scorso 16 aprile, quando è stata aperta la piattaforma, gli accessi per la sola visualizzazione della precompilata sono stati oltre 1,8 milioni, circa il 32,3% in più rispetto all’anno precedente. Inoltre, con l’ingresso delle spese per la frequenza agli asili nido e delle erogazioni a favore degli enti del terzo settore, i dati a disposizione quest’anno vanno oltre 925 milioni, con un incremento del 3,5%.

​La nuova compilazione “assistita”

A partire da lunedì 7 maggio chi presenta la dichiarazione precompilata direttamente all’Agenzia delle Entrate potrà, in alternativa alla tradizionale funzionalità di modifica, compilare in modo “assistito” i dati relativi agli oneri detraibili e deducibili da indicare nelle sezioni I e II del quadro E. In particolare, il contribuente che intende modificare la propria dichiarazione 730 potrà inserire nuove spese (ad esempio uno scontrino della farmacia non pervenuto nella banca dati del Sistema Tessera Sanitaria) oppure modificare, integrare o non utilizzare i dati degli oneri comunicati dai soggetti terzi. In questo caso eventuali controlli documentali dell’Agenzia riguarderanno esclusivamente i dati aggiunti o rettificati dal contribuente nella fase di compilazione assistita. Non verrà, quindi, effettuato il controllo sui dati relativi agli oneri indicati nella dichiarazione precompilata che non sono stati modificati.

 

Più trasparenza sull’utilizzo delle imposte versate

Altra novità di quest’anno è rappresentata dalla possibilità, per i cittadini che hanno presentato la dichiarazione dei redditi nel 2017, di conoscere, grazie ai dati elaborati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, come lo Stato ha distribuito le imposte relative al 2016. Accedendo alla dichiarazione precompilata o al cassetto fiscale, ogni contribuente può conoscere nel dettaglio come ha contribuito alle principali voci di spesa: sanità pubblica, previdenza, istruzione, sicurezza, ordine pubblico, trasporti, cultura, protezione del territorio e così via.

​Come fare per accedere alla propria dichiarazione

È possibile accedere direttamente online alla propria dichiarazione precompilata tramite il Sistema pubblico per l’identità digitale (SPID), con le credenziali dei servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate, con il Pin rilasciato dell’Inps, e con le credenziali di tipo dispositivo rilasciate dal Sistema Informativo di gestione e amministrazione del personale della pubblica amministrazione (NoiPA). Infine, i contribuenti possono accedere alla dichiarazione precompilata utilizzando la Carta Nazionale dei Servizi. Inoltre, i contribuenti hanno la possibilità di rivolgersi a un Caf o di delegare un professionista.

In caso di bisogno di aiuto

Anche quest’anno l’Agenzia delle Entrate mette a disposizione dei cittadini un sito internet dedicato dove sono presenti tutte le indicazioni utili, i passi da seguire fino all’invio, le novità di quest’anno, le date e le scadenze da ricordare, oltre alle risposte alle domande più frequenti. Inoltre, sono sempre disponibili i numeri dell’assistenza telefonica: 848.800.444 da rete fissa, 06 966.689.07 da cellulare e +39 06.966.689.33 per chi chiama dall’estero, operativi dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 17 e il sabato dalle 9 alle 13.

Agi News

Storia di Yoox, l’ex startup italiana che oggi vale 5,3 miliardi

5 ottobre 2015. Alle 9.00 del mattino la campanella di Piazza Affari suona il primo vero trionfo della digital economy italiana. In elegante abito scuro e volto visibilmente emozionato, Federico Marchetti, fondatore e amministratore delegato di Yoox, fa debuttare in Borsa la newco nata dopo la fusione con Net-A-Porter. Si chiama Ynap, un colosso dell'e-commerce capace di generare un volume d'affari da 2 miliardi l'anno e che adesso Richemont ha deciso di acquistare offrendo 38 euro per azione. 

Quel 5 ottobre, l'intero palazzo della Borsa fu addobbato con un fiocco nero. Come un enorme pacco regalo nel cuore di Milano. Era un po' il regalo che Yoox faceva all'intero settore della moda italiana, portandola online. E alcuni dei personaggi più influenti della moda italiana erano lì. Riuniti sul parterre (anche questo nero) che copriva le scale di Piazza Affari, salutano l'evento tra gli altri Renzo Rosso (Diesel), Lapo Elkann (Italia Independent) e il numero uno di Borsa Italiana Raffaele Jerusalemi.

"Quando ho fondato la mia startup ho ragionato sul fatto che L'Italia è il primo produttore di prodotti di alta moda, e il terzo consumatore al mondo. Ho cercato di portarla online", aveva detto allora ai cronisti Marchetti. E ci è riuscito. Perchè da allora, quando dopo la quotazione raggiunse un valore di 3,8 miliardi, Yoox divento ufficialmente il primo (e unico) unicorno italiano, ovvero una tech company con una valutazione superiore a un miliardo. Difficile crederlo, ma Yoox era una startup, anche se al tempo in cui di startup non si parlava molto, almeno in Italia. 

L'inizio, vero, in un garage

Dietro Yoox ci sono tutti i classici elementi della storia di una startup. E a guardarli bene si possono leggere tutti i passi, e gli eventi, che servono per crearne una di successo, e cosa oggi manca alle nuove digital company per fare lo stesso.

Partiamo da un'icona. La più classica di tutte: il garage. È davvero il posto da cui tutto è partito per Yoox. Un garage a Casalecchio di Reno, Bologna, dove Marchetti (che in realtà è nato 49 anni fa a Ravenna), ha lanciato Yoox.

Siamo alla fine del 1999 quando Federico Marchetti, allora trentenne, decide di lasciare il suo lavoro per fare un'azienda sua. Una laurea alla Bocconi, un master alla Columbia University, e poi la scelta di diventare imprenditore in proprio mentre collassava la net economy con lo scoppio della bolla dotcom che l'ha gonfiata. Proprio mentre i venture di allora, così propensi a finanziare qualsiasi tipo di startup che si occupasse di internet, chiudevano i rubinetti. 

 Marchetti per partire cerca i primi contatti sulle pagine gialle. "Allora Google non era ancora così usato per cercare numeri e contatti di persone", scherza. E gli capita sotto gli occhi il nome di Elserino Piol, l'uomo d'affari "geniale e ruvido" che ha finanziato imprese come Vitaminic, Click.it, ma soprattutto Tiscali con i due fondi legati di Kiwi. Il padre del venture italiano, per alcuni il "vero padre dell'Internet in Italia". In sintesi, l'uomo che più è stato in grado di far diventare business veri le più grandi innovazioni tecnologiche italiane.
 

Il primo finanziamento: 3 miliardi. Nasce Yoox, un nome particolare

 

Piol dà a Marchetti 3 miliardi di lire per cominciare. Una cifra enorme, quasi impossibile da racimolare oggi per qualsiasi startup nostrana che al massimo per iniziare può ambire a 100.000 euro. Ma nemmeno allora era così frequente. Però a Marchetti capita il colpaccio. "Tre miliardi sono tanti", ha detto in un'intervista a Repubblica nel 2014, "ma nemmeno troppi. In Gran Bretagna o in Germania i finanziamenti sfondano il tetto dei 10 milioni, è così che si fa crescere una startup. Non si fa un matrimonio coi fichi secchi". 

La società nasce a marzo 2000. Il nome è un pò sofisticato, ma per Marchetti era tra le cose nemmeno da discutere. La Y e la X sono in simboli che in medicina rappresentano l'uomo e la donna. In mezzo due "O" che sono la lettera più simile allo "0" che sta per il dna. Yoox nel nome vuole collegarsi al mondo maschile e femminile della moda, con un dna che la leghi a internet.

Aprono i battenti il 21 marzo, il primo giorno di primavera. La loro primavera. "La prima commessa? In Olanda, perchè Yoox nasce già con un respiro internazionale. La ricordo ancora è arrivata il 21 di giugno dello stesso anno", tre mesi dopo. Era il primo giorno d'estate. E ogni anno festeggiano il compleanno di Yoox il primo giorno d'estate con una mega festa con tutti i dipendenti, "la vera forza di Yoox".
 

Il Mago di Oz della moda italiana

In ufficio pare che chiamino Marchetti il Mago di Oz. Si impone, ha un carattere molto forte e un pò è temuto dai dipendenti, ma chi lo conosce bene sa che non c'è nulla da temere. è uno che deve prendere le decisioni. E non è mai facile farlo.

Yoox cresce. Conquista i giornali di mezzo mondo, è tra le più forti digital company europee. Il fatturato aumenta di anno in anno, con una progressione che una startup deve avere. Nove anni dopo è un colosso e sbarca in Borsa. La società all'inizio era di Marchetti per il 9,8%, mentre il 70% era in mano ai fondi Kiwi, con un 20% in possesso di altri investitori. Il 2009 è l'anno dell'Ipo al segmento Star della Borsa Italiana: le azioni valevano 4,3 euro per una valutazione di circa 95 milioni.

Negli anni successivi i fondi di venture hanno ridotto gradualmente la loro presenza nell'azionariato. Il flottante (le azioni scambiate in Norsa) fino al 2014 rappresentavano l'80% dell'intero pacchetto azionario. Wired Uk nota la sua storia e gli dedica una copertina riuscitissima. "Fashion goes Tech" (il fashion diventa tech), titolava il magazine su una sua immagine in giacca e cravatta con un cipiglio da uomo d'affari, ma con l'aria ancora scanzonata dello startupper.

Nel 2015 un'altra primavera. A fine marzo nasce la Yoox Net-a-porter dalla fusione tra la società del "ragazzo" di Ravenna (oggi 49 anni) con un altro colosso dell'ecommerce, Net-a-Porter. Nella nuova società il 50% delle quote erano in mano a Yoox, il resto a Richemont. La newco valeva 1,3 miliardi. Ma alla guida rimane Marchetti, mentre il capo di Net-a-Porter Natalie Massenet diventa presidente.

Richemont lancia l'Opa, valuta l'azienda 5,3 miliardi

Il 22 gennaio l'ultimo atto: Compagnie financiere de Richemont annuncia il lancio di un'Opa totalitaria su Yoox Net-A-Porter a un prezzo di 38 euro per azione. Il gruppo è già azionista di maggioranza relativa con una quota del 24,97%. Il prezzo rappresenta un premio del 25,6% rispetto alla chiusura di borsa di venerdì e del 27% rispetto al prezzo medio ponderato nei 3 mesi precedenti e sarà interamente pagato in contanti. Il 100% significherà per Marchetti e primi investitori l'exit, probabilmente definitiva. Che potrebbe magari significare l'inizio di una nuova avventura imprenditoriale.

L'esborso massimo per Richemont nel caso di adesione completa all'Opa lanciata su Yoox sarà di 5,7 miliardi di euro. L'offerta riguarda il 75,03% del capitale, vale a dire 68,463 milioni di azioni, più ulteriori 2,328 milioni di azioni che Yoox potrebbe emettere al servizio delle stock option per manager e dipendenti, ed eventualmente altre 2 milioni di azioni da emettere nel caso di un cambio di controllo.

Federico Marchetti si è impegnato ad apportare all'offerta tutte le azioni ordinarie di Yoox di cui è titolare, pari al 5,7% del capitale, oltre a tutte quelle che acquisirà prima della data di avvio dell'offerta. Il patto parasociale tra Richemont e Marchetti si risolvera' per mutuo consenso. L'offerta è finalizzata alla revoca del titolo dalla quotazione di borsa, che potrà derivare dal raggiungimento di una quota di almeno il 90% di Yoox o dalla fusione tra questa e Rlg Italia, la società veicolo di Richemont che lancerà l'offerta. 

Agi News

Cosa cambia da oggi per i pagamenti elettronici (online, bancomat e carte)

È entrata in vigore il 13 gennaio la Psd2 (Payment service direttive 2), un provvedimento che prevede nuove regole per la protezione dei pagamenti online effettuati da device mobili e non, e con bancomat e carte di credito. A fine dicembre il Consiglio dei ministri italiano aveva recepito la direttiva europea, anche su pressione delle associazioni dei consumatori, direttiva che ha come obiettivo finale quello di aumentare la trasparenza e la sicurezza dei pagamenti su Internet. La normativa non riguarda soltanto i pagamenti effettuati da singoli cittadini, ma anche quelli delle aziende.

Tra le novità introdotte dal decreto legislativo con cui è stata recepita la normativa europea c’è l’impiego del credito telefonico come mezzo di pagamento per alcune tipologie di beni e servizi e la rimodulazione del perimetro di deroga per gli strumenti cosiddetti “a spendibilità limitata. Allo scopo di favorire i pagamenti digitali viene confermato e generalizzato il divieto di applicare il sovrapprezzo per l’uso di un certo strumento di pagamento (divieto di surcharge). 

Per i pagamenti tramite carta di debito e prepagata la commissione interbancaria per ogni operazione di pagamento non può essere superiore allo 0,2% del valore dell’operazione stessa; per le operazioni tramite carta di credito la commissione interbancaria per operazione non può essere superiore allo 0,3% del valore dell’operazione.

Bancomat e carte di credito. In caso di furto o frodi con carte o bancomat, il cliente fino ad oggi era tenuto a pagare 150 euro per operazioni che non riconosceva, effettuate prima della sua denuncia. Lo scrive La Stampa. “Ora tale franchigia scende a 50 euro. Aumenterà anche la trasparenza dei costi di commissione quando si acquista in una valuta europea diversa dall’euro. Fino ad oggi, alla transazione veniva applicato un tasso di cambio poco chiaro. Aumenta poi la protezione della privacy di chi utilizza il Fintech – la tecnologia applicata ai servizi finanziari – e che creano un legame tra il conto del cliente e quello del venditore: da ora anche questi dovranno rispettare standard molto rigidi di protezione dei dati finanziari, e dovranno dotarsi di una sicurezza ulteriore per assicurare le transazioni”.

Ha dichiarato Valdis Dombrovskis, vicepresidente responsabile per la stabilità finanziaria e i servizi finanziari: “Questa legislazione è un altro passo verso un mercato unico digitale nell’UE. Promuoverà lo sviluppo di pagamenti innovativi online e mobili, a vantaggio dell’economia e della crescita. Con l’entrata in vigore della PSD2, stiamo mettendo al bando il sovrapprezzo per pagamenti con carte di debito e di credito. Questo potrebbe portare un risparmio di oltre 550 milioni l’anno per i consumatori della Ue. I consumatori saranno inoltre più protetti quando effettueranno i pagamenti”.

Le disposizioni sui pagamenti elettronici piacciono al Movimento Difesa del Cittadino. “Finalmente il nostro Paese si mette al passo con l’Europa sui pagamenti elettronici recependo una norma che introduce nuove tutele e garanzie per i consumatori, riduce al minimo il rischio di frode per chi acquista online e taglia le commissioni sulle transazioni con carta”. 

In occasione dell’entrata in vigore della direttiva, Accenture ha condotto un’indagine intervistando circa 80 executive responsabili dei servizi di pagamento presso grandi società di vendita al dettaglio e banche di tutta Europa. Indagine riportata da Fasi.biz.

Quasi un terzo degli intervistati ha dichiarato che sarà in grado di collegarsi direttamente alle banche per acquisire le informazioni relative ai clienti e gestire disposizioni di pagamento, mentre circa il 90% sarà in grado di farlo entro il 2019.

Se è evidente il fatto che la direttiva rappresenta una grande opportunità per le società Fintech, è altrettanto chiaro che i retailer non intendono lasciarsi sfuggire l’opportunità di accettare pagamenti bypassando intermediazioni e garantendo procedure di rimborso più rapide, migliorando così la customer experience.

Quelli coinvolti nello studio hanno infatti dichiarato che intendono utilizzare le interfacce di programmazione di un’applicazione (API) per avere accesso alle informazioni finanziarie dei clienti, in modo da poter personalizzare i propri prodotti (74% dei retailer intervistati), gestire le disposizioni di pagamento direttamente con le banche per negoziare tariffe più vantaggiose per le transazioni(53%), ridurre le frodi (53%) e generare offerte rilevanti presso i punti vendita esconti basati sulle abitudini di acquisto dei consumatori (51%).

 

 

 

 

Agi News

Secondo l’Ocse chi comincia a lavorare oggi andrà in pensione dopo i 71 anni. L’analisi

In Italia, a chi entra oggi nel mercato del lavoro, la flessibilità per accompagnare l'uscita dal lavoro "sarà offerta solo dopo i 67 anni". Chi ha iniziato a lavorare in Italia nel 2016 a 20 anni, in base alla legge che lega l'età pensionabile alle aspettative di vita, andrà in pensione a 71,2 anni, contro i 74 anni della Danimarca e i 71 dell'Olanda. In Irlanda e Finlandia andrà in pensione a 68 anni, mentre in tutti gli altri Paesi Ocse l'età pensionabile sarà raggiunta prima. È quanto emerge dal rapporto Ocse 'Pension at Glance', come si legge sul Quotidiano Nazionale.

Attualmente l'età pensionabile in Italia è di 66,6 anni, ma salirà a 67 anni a partire dal 2019 proprio in base all'ultima revisione sulle aspettative di vita dell'Istat. L'organizzazione di Parigi invita invece tutti i governi a introdurre più flessibilità in vista dell'accesso alla pensione. In particolare, secondo l'Ocse, per alcuni paesi questa necessità "diventa urgente". 

L'Ocse rileva che nei 35 Paesi membri dell'organizzazione solo Italia, Danimarca, Finlandia, Olanda Portogallo e Slovacchia hanno introdotto il calcolo dell'aspettativa di vita nella legislazione previdenziale e che questo aumenterà l'età pensionabile in media di 1,5 anni per gli uomini e di 2,1 anni per le donne. Lo scrive anche Il Sole 24 Ore.

L'Ocse evidenzia anche che il tasso di sostituzione, cioè la percentuale di stipendio medio accumulato nel corso di una vita lavorativa che va a formare la pensione, nei 35 Paesi Ocse è attualmente del 63%, mentre il Italia sale al 93,2%, contro un minimo del 29% in Gran Bretagna e un massimo del 102% in Turchia. Ocse evidenzia che negli ultimi due anni il passo delle riforme previdenziali nei 35 Paesi membri ha "rallentato" e che gli interventi sono stati "meno ampi". Ciò è avvenuto perchè il "miglioramento delle finanze pubbliche ha diminuito le pressioni" sulla necessità di rivedere i parametri per accedere alla pensione.

"In alcuni Paesi – si legge nel rapporto – in un contesto di invecchiamento della popolazione e di incombente riduzione del lavoro, questa necessità diventa urgente. Solo così le politiche previdenziali possono rispondere alle domande di flessibilità senza mettere a repentaglio la sicurezza economica degli anziani".  Nel rapporto l'Ocse evidenzia che "quasi i due terzi dei cittadini dell'Ue" chiedono più part time e di unire pensioni parziali e lavoro, piuttosto che andare definitivamente in pensione. Tuttavia i tassi di adozione di queste richieste sono "relativamente bassi".

In Europa, secondo l'Ocse, "circa il 10% delle persone tra i 60 e i 69 anni combina lavoro e pensione" e nei Paesi Ocse "circa il 50% dei lavoratori sopra i 65 anni lavoro part time". "Questi livelli sono stati stabili negli ultimi 15 anni" si legge nel rapporto Ocse.  La spesa previdenziale nei 35 Paesi dell'Ocse è aumentata del 2,5% a partire dal 1990. è quanto si legge nel rapporto Ocse sulle pensioni. In Italia la spesa per le pensioni è già oltre il 15%, anche se "le prospettive di lungo termine sono migliorate e il ritmo della spese già anticipate è notevolmente diminuito".

 

Agi News

Lo sapevi? Cotto e Mangiato, ricetta di oggi 5 marzo: insalata benessere

Benessere

Cotto e Mangiato, ricetta di oggi 5 marzo: insalata benessere
Per la preparazione complessiva dell'insalata benessere (400 calorie a porzione) abbiamo bisogno di un tempo a disposizione di circa 10/15 minuti ed un budget di appena 5/6 euro. Ecco qual è il procedimento seguito ed illustratoci da Tessa Gelisio per …

Benessere

Disturbi alimentari: sintomi, cause e test
Ancora molto attuali, i disturbi alimentari – anoressia e obesità in primis – colpiscono il 10% delle persone (perlopiù donne) dai 12 ai 25 anni e non sempre vengono riconosciuti, da chi ne è affetto, ma spesso anche da chi li ha vicino. Solo un mese …

Benessere