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Con la michetta il Salone del Mobile celebra i giovani designer

La manifestazione più importante nel mondo del design dedicata agli under 35, il Salone Satellite, cresce sempre più e festeggia 22 anni. Non con una torta ma con una michetta, il tradizionale panino milanese. Le cose sono un po’ diverse in realtà ma la michetta c’entra per davvero: è “l’omaggio alla città” di Marva Griffin Wilshire, fondatrice e curatrice del Salone Satellite, costola del Salone del Mobile che apre i battenti in Fiera a Rho dal 9 al 14 aprile.

Come ha spiegato all’Agi, “ogni anno abbiamo un tema per il Satellite, che coinvolge l’allestimento del padiglione. E invito i ragazzi a pensare a qualcosa, senza disturbare la loro creatività. Il tema quest’anno è ‘food as a design object’. Il cibo come oggetto di design”. E proprio pensando al tema del cibo che la madrina dei giovani talenti del design, ha avuto un’idea.

“Ho voluto fare a questa città meravigliosa un omaggio – racconta – . Quindi mi sono chiesta che cos’è che si mangia di più, che c’è su ogni tavola in tutto il mondo? È il pane. E allora ho fatto fare la michetta milanese con la farina proveniente dai 5 continenti, visto che il Salone Satellite è internazionale. Noi abbiamo due giorni di premiazione per gli Awards, mercoledì 10 e venerdì 12, e durante il cocktail offrirò la michetta a tutti i giovani designers e ai vincitori”.

La ‘Michetta Condivisa’ come è stata battezzata, è stata progettata su incarico del SaloneSatellite2019 da Davide Longoni con Alessandra Zucchi e Alessandro Guerriero, per Pane Quotidiano Onlus, in collaborazione con l’Associazione Panificatori di Confcommercio Milano. 

Questo nuovo pane è un’evoluzione attualizzata della classica pagnotta milanese che, nato dal kipferl austriaco, si è poi trasformato negli anni 50, diventando il primo “street food” della Milano laboriosa.

La ‘Michetta Condivisa’ mantiene i suoi caratteristici cinque spicchi e viene realizzata impiegando i grani dei cinque continenti: il grano tenero, il sorgo, la quinoa, il riso, il mais, con l’intento di sottolineare la dimensione aperta e globale del presente che caratterizza Milano.      

Quest’anno sono circa 550 i protagonisti della manifestazione, distribuiti su circa 3.000 metri quadri nei padiglioni 22-24 del quartiere Fiera Milano a Rho con ingresso libero al pubblico da Cargo 5. Una folla di talenti che riescono, con i loro progetti, a creare nuovi sensi, stupire e far riflettere su un futuro che pone grandi sfide: quella del riciclo e della fine vita dei prodotti, dell’uso responsabile e alternativo dei materiali e dei prodotti, della ricerca e dell’innovazione tecnologica.

Agi

Le aziende venete offrono 200 posti in azienda per giovani, arrivano 100 curriculum 

In Veneto le offerte di formazione con assunzione vengono snobbate. La denuncia degli imprenditori del nord est oggi è raccontata sulle pagine de Il Giornale. Sembra infatti che di oltre 200 posti offerti per tirocini con ‘quasi assicurata possibilità di assunzione’ sono stati mandati solo 100 curriculum. Un problema tanto grave nella regione da far ipotizzare, scrive il quotidiano, “campagne di marketing per ridare lustro al posto fisso”. La denuncia arriva da Unindustria Treviso. 

Il paradosso dei giovani senza lavoro

Stando alla ricostruzione del Giornale, la Confindustria di Treviso e Pordenone aveva organizzato un tirocinio professionalizzante in collaborazione con la Regione Veneto. Iniziativa destinata al sold out, pensavano gli organizzatori, visto che la disoccupazione giovanile anche nel ricco e produttivo Veneto viaggia sopra il 18%. Ma le cose non sono andate proprio così. 

Le aziende offrono 339mila posti, ma mancano le competenze

Solo la metà dei posti sono stati assegnati, ha scritto il Corriere del Veneto. Il bando era riservato a 200 under 29enni. E se ne sono presentati 100. “Evidentemente i nostri giovani continuano a sognare di diventare cuochi e magari partecipare ai molti programmi televisivi in cui vengono trattati e a volte umiliati in modo inimmaginabile in qualsiasi azienda” ha detto al quotidiano del nordest Maia Cristina Piovesana, capo di Unindustria Treviso. Insomma, il sogno di diventare Masterchef scalza quello di un'occupazione sicura, secondo gli industriali. 

Secondo i dati di Unioncamere in autunno le aziende cercheranno 339mila dipendenti ma saranno in grado di assumerne solo tre su quattro, perché non saranno in grado in trovare competenze richieste. Il problema principale? La lingua inglese, seguita dalla scarsità di ingegneri elettronici e industriali. 

Agi News

Perché i giovani che cercano lavoro hanno perso convinzione

Il lavoro è ancora centrale nell'orizzonte 'identitario' e di senso dei giovani in Italia ma oltre otto su dieci vivono la ricerca di un'occupazione con sfiducia e per oltre 6 su dieci rappresenta la fine di un sogno. Inoltre, quasi il 50% attribuisce la colpa dell'elevata disoccupazione allo spostamento dell'età pensionabile. Questi i principali risultati del rapporto di ricerca "Il lavoro consapevole", realizzato dal Censis in collaborazione con Jobsinaction e Assolavoro.

Il lavoro rimane saldamente al centro dell'interesse dei giovani, sfatando così alcune interpretazioni che ne intravedono la progressiva relativizzazione nell'universo progettuale delle giovani generazioni. Molto elevate le percentuali di coloro che dichiarano di seguire il dibattito sul tema, quali che siano le sue forme e comunque venga veicolato (88,6% del totale).

  • Un lavoro in linea con le aspirazioni soggettive viene messo al primo posto tra i fattori in grado di determinare la felicità individuale.
  • Il "lavoro negato", ossia la disoccupazione protratta nel tempo, viene indicata come la più importante delle ingiustizie sociali (30,1% delle risposte), superiore per gravità ai divari di reddito (24,5%), di accesso alla casa (18,3%) e ai servizi di base come la sanità o la scuola (17,4%).
  • Non a caso, mentre è diffusa la convinzione che le istituzioni dovrebbero mettere in campo tutte le risorse e tutta la progettualità possibile per garantire un lavoro a tutti (79,5%), l'opzione di un reddito di cittadinanza ottiene molti meno consensi (17,4%).

Il momento della ricerca attiva di un'occupazione viene fatto coincidere con una fase depressiva della vita dei giovani, o comunque di forte preoccupazione. Condivide questa tesi l'82,9% degli intervistati e il 66,2% parla della "fine di un sogno".

La determinazione più importante della laurea

Pochi sono i giovani che pensano possa essere vissuta con entusiasmo per la prospettiva di un'autonomia economica dalla famiglia di origine. In ogni caso, la "porta stretta" per trovare un lavoro viene individuata nella disponibilità a "far fatica" (67,9%), nella forte determinazione individuale (66%), e nell'aggiornamento continuo delle proprie competenze (60,3%).

Meno importanti vengono invece considerati sia il diploma di laurea (28,3%) che le competenze specialistiche in determinati settori (33,6%). In pratica, si riscontra una notevole presa d'atto della rilevanza delle competenze trasversali ("soft skills"), quelle qualità personali e quegli atteggiamenti verso il lavoro che possono risultare efficaci durante il percorso di ricerca o di primo contatto e che comunque le aziende mostrano di apprezzare. I giovani hanno consapevolezza di come il lavoro sia cambiato, sia per la presenza di quote importanti di giovani disoccupati, sia per la "frammentazione" dei percorsi lavorativi.

Elevata la disponibilità dei giovani disoccupati – e in parte anche degli inattivi – a valutare con interesse offerte di lavoro anche se a carattere discontinuo, a tempo, intermittente. L'89,9% accetterebbe un lavoro non inerente ai propri studi; l'83,5% accetterebbe lavori estemporanei o discontinui; il 69,1% accetterebbe lavori pesanti. Notevole anche la disponibilità a coinvolgersi in percorsi di formazione/qualificazione professionale (77,7%). Sono tanti, tra i giovani che lavorano, quelli che ammettono il totale disallineamento tra le competenze scolastico-formative di cui dispongono e il tipo di lavoro che svolgono (il 26,9% del totale).

I motivi della disoccupazione

I giovani italiani hanno pochi dubbi sulle cause dell'elevata disoccupazione: le maggior parte delle colpe sono al di fuori del loro perimetro di responsabilità.

  • Il primo motivo che individuano è lo spostamento dell'età pensionabile (46,3% delle risposte).
  • Il secondo motivo è il mancato funzionamento dei meccanismi di incontro tra domanda e offerta (38,8%).

Inoltre i giovani sottolineano la rilevanza delle politiche attive per il lavoro, pur non conoscendo esattamente il funzionamento. Nella "ricetta" per affrontare il problema i giovani inseriscono ai primi posti due ingredienti molto diversi tra loro:

  • da un lato il sostegno alle vocazioni imprenditoriali attraverso il finanziamento delle start up innovative (34,6%)
  • dall'altro una auspicata ripresa del turn-over nel pubblico impiego (32,9%).

"Inserire giovani nelle aziende del digitale"

"La restituzione di fiducia in chi cerca un'occupazione per la prima volta o in chi si trova nella condizione di doversi ricollocare è un atto dovuto e un dovere istituzionale" ha dichiarato la senatrice Annamaria Parente, capogruppo Pd in Commissione Lavoro e promotrice di Jobsinaction. Parente nel corso del suo intervento ha lanciato poi due proposte: "Jobsinaction nei prossimi mesi si impegnerà in una campagna di diffusione e divulgazione su tutto il territorio nazionale con l'obiettivo di promuovere le nuove politiche attive per il lavoro, per far fronte a quanto emerso nell'indagine". Infine Parente ha invitato il ministro dell'Istruzione, Valeria Fedeli, a "costituire di concerto con il Ministero del Lavoro, un progetto, che coinvolga anche gli enti e le associazioni di categoria, dedicato all'ingresso al lavoro dei giovani nelle aziende del digitale". 

Agi News

Agricoltura: Crea, giovani ricercatori forza Paese

(AGI) – Roma, 10 mar. – Per il secondo anno consecutivo una giovane ricercatrice del CREA, Elena Gagnarli, si aggiudica il diploma di eccellenza scientifica del Premio Internazionale Brunello Di Montalcino Case Basse Soldera per giovani ricercatori under 35. Il premio e’ frutto del riconoscimento dell’alto valore scientifico dell’indagine svolta, soprattutto nell’ottica di una gestione sostenibile del vigneto, del territorio e delle loro funzioni ecosistemiche.
“Sono onorata – ha dichiarato Elena Gagnarli – del riconoscimento ottenuto per il lavoro che in questi anni abbiamo compiuto come gruppo di Acarologia al CREA di Firenze. Si tratta, infatti, di un approccio globale per la valorizzazione delle risorse offerte dalla natura a tutto vantaggio dell’uomo e dell’ambiente”.
Partendo dall’analisi dei vigneti dell’areale di Montalcino, e’ stato effettuato infatti lo studio dei servizi ecosistemici dei microartropodi su pianta e nel suolo con campionamenti effettuati per diversi mesi dell’anno, anche di notte. Su pianta, e’ emerso che gli acari predatori, antagonisti naturali di fitofagi/parassiti delle piante, hanno un’elevata attivita’ notturna garantendo una predazione ‘h24′, implementando cosi’ le strategie per il controllo biologico e limitando la loro esposizione ad eventuali trattamenti diurni. Dalle indagini sulle comunita’ dei microartropodi del suolo e’ emersa nell’insieme una gestione sostenibile del territorio grazie anche alla complessita’ del paesaggio e all’adozione di pratiche agronomiche conservative.
Tali studi, in corso da un decennio, sono stati condotti dal gruppo di Acarologia della sede di Firenze del CREA, coordinato da Sauro Simoni.
“Quella di oggi – ha commentato Salvatore Parlato, Commissario Straordinario del CREA – e’ l’ennesima testimonianza della qualita’ e professionalita’ dei nostri giovani ricercatori, che nel nostro Paese lavorano spesso come precari dal futuro ancora troppo incerto. Rappresentano un patrimonio di competenze da valorizzare e non disperdere e di cui la ricerca non puo’ assolutamente fare a meno”.(AGI)
Bru

Agi News

Scintilli Boeri-Poletti su pensioni e giovani

Roma – Non è ancora scritto, ma probabilmente cambia il decreto fiscale in materia di forfait sull'emersione dei contanti. A quanto si apprende, salterebbe l'aliquota unica del 35 percento, per tornare invece alle regole in vigore dal 2015, che prevedevano l'obbligo di indicare la provenienza delle somme versate.

Intanto, sono scintille fra il presidente dell'inps Tito Boeri e il ministro del Lavoro Giuliano Poletti.

"Se l'idea era quella di aiutare le persone in pensione povere, non è il modo migliore di utilizzare la scarse risorse disponibili?, Perché la 14esima va anche a persone che vivono in famiglie con reddito alto". L'ha detto il presidente dell'Inps, Tito Boeri, a margine di un convegno all'Università Cattolica. "Dati alla mano", ha aggiunto, "solo 3 su 10 percettori di 14esima appartengono al 20% più povero della popolazione e quasi il 30% appartiene al 30 per cento più ricco della popolazione. Questo dimostra che le risorse sono quindi allocate male. C'erano altri modi", ha concluso Boeri, "per arrivare ai più poveri ed era considerare il reddito complessivo della famiglia, utilizzando i dati Isee che abbiamo già".

In un'intervista registrata per il convegno dei giovani imprenditori di Confindustria, Boeri aveva sottolineato che la legge di bilancio non guarda sufficientemente ai giovani e "un Paese che smette di investire sui giovani è un Paese che non ha grandi prospettive di crescita".

"A me – spiega – interessa sapere quanto questa legge di bilancio parla giovane, ma l'impressione è che sia nel solco degli ultimi 10-15 anni, con poche eccezioni. Solo nel 2015 guardava di più ai giovani". La manovra attuale, prosegue Boeri, "investe sulle pensioni e sull'età immediatamente precedente. Per il Paese è fondamentale tornare a crescere: negli ultimi 20 anni la povertà è aumentata, soprattutto tra i giovani. I salari d'ingresso quando si entra sono molto bassi e negli ultimi 25 anni sono diminuiti di un altro 25%, la disoccupazione è sotto gli occhi di tutti e poi ci sono molti giovani che vanno all'estero". Dunque per il numero uno dell'Inps "il nostro problema è questo: un Paese che smette di investire sui giovani è un Paese che non ha grandi prospettive di crescita e questa legge di bilancio fa poco su questo fronte".

Immediata la replica del ministro del lavoro Giuliano Poletti: Tito Boeri sbaglia "questa manovra guarda al futuro". "Si basa – spiega – su due grandi pilastri: crescita sviluppo impresa e innovazione". "Si parte – prosegue il ministro – dalla ricerca dall'innovazione e dalle università, vogliamo aumentare del 100% i giovani che frequentano gli istituti tecnici",. La manifattura, dice ancora, "è la spina dorsale del sistema economico italiano e non avere chiaro questo significa" non avere chiara la storia del nostro Paese.

Poletti ha aggiunto che non si tratta di una manovra lacrime e sangue: "non ci sono nè lacrime nè sangue per fortuna, ci sono un po' di soldi per i pensionati, l'abbassamento dell'età di pensionamento, un investimento importante sull'innovazione e la tecnologia e un sostegno all'impresa, infine un lavoro importante di lotta alla povertà".  (AGI) 

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