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Perché i mercati hanno fiducia in Mattarella e Draghi

AGI – Nelle cancellerie europee tirano un sospiro di sollievo. Così come ai piani alti delle grandi istituzioni finanziarie che detengono gran parte del debito pubblico italiano. La conferma del ticket Mattarella-Draghi, infatti, è garanzia di stabilità e continuità. E soprattutto di fiducia. “La fiducia in finanza è praticamente tutto”, spiega un analista.

E l’incertezza nell’ultimo periodo si cominciava ad avvertire. Perché la partita del Quirinale, questa volta, era strettamente legata a quella del governo. Lo sapevano i cittadini comuni così come ne erano consapevoli gli investitori dei grandi fondi e delle banche d’affari che ogni giorno fanno muovere la finanza globale.

Lo spread, termometro della fiducia 

Per l’Italia lo spread rappresenta il termometro di questa fiducia. E nell’ultimo mese qualche linea di febbre si era registrata, con il differenziale passato dai 130 punti base di inizio mese fin quasi ai 150 punti base (148 pp) di giovedì 27 gennaio.

Certo ci sono in gioco anche altri fattori. Primo tra tutti la fine del programma pandemico della Bce (il Pepp, Pandemic emergency purchase programme, da 1.850 miliardi di euro), il prossimo mese di marzo. Ma nelle “stanze dei bottoni” sono pronti a scommettere che la stabilita’ politica porta anche stabilità finanziaria.

In un anno per ftse mib +21% 

A ulteriore dimostrazione di ciò – da quando  in carica il governo Draghi, l’indice principale di Piazza Affari, l’Ftse Mib ha guadagnato il 21,72%. Certo non è solo merito di mister ‘whatever it takes’. Nell’ultimo anno, il rimbalzo economico e finanziario si è registrato in tutto il mondo di pari passo con le riaperture delle attività, le vaccinazioni e la ripresa di una vita quasi ‘normale’.

La partita del Pnrr

C’è poi la partita del Recovery fund. La gara a tappe in cui l’Italia è impegnata per non perdere i 191,5 miliardi (68,88 miliardi in sovvenzioni e 122,6 miliardi in prestiti). Nel 2021 l’Italia ha raggiunto i 51 obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) concordati con la Commissione Europea con scadenza il 31 dicembre 2021. Nel corso della conferenza stampa di fine anno, Draghi sottolineò come “occorre dimostrare che la fiducia degli altri Paesi europei, mostrata dando all’Italia questi fondi, è stata ben riposta”.

La fiducia che l’Europa dovrà avere nell’Italia. Nel 2022 infatti andranno centrati altri 102 obiettivi per assicurarsi la seconda e la terza tranche dei fondi europei, in tutto 40 miliardi.

Tagliando al governo?

Certo non tutto è definito. Nella maggioranza di governo, uno dei partiti ‘di peso’ come la Lega ha chiesto a Draghi una nuova fase di governo perché l’ultimo anno di legislatura non si trasformi in una campagna elettorale permanente. “Per affrontare questa nuova fase serve una messa a punto: il Governo con la sua maggioranza dovrebbe adottare un nuovo tipo di metodo di lavoro che ci permetta di affrontare in maniera costruttiva i tanti dossier, anche divisi, per non trasformare quest’anno in una lunghissima, dannosa campagna elettorale che non serve al paese”, ha detto il ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti al termine di un incontro con il segretario della Lega Matteo Salvini. A dimostrazione che, pur se nella stabilità, quest’ultima settimana di votazioni per il Quirinale, qualche novità nel governo la porterà. E lunedì i mercati ricominceranno a giudicarci per vedere se la fiducia concessa è ben riposta. 


Perché i mercati hanno fiducia in Mattarella e Draghi

Il plauso convinto di Bonomi al Patto di Draghi per l’Italia

AGI – È stata un’assemblea caratterizzata da un lungo messaggio politico, quella di Confindustria, la prima dell’era post-Covid. Si è aperta con una lunga standing ovation al premier Mario Draghi, che il presidente degli industriali Carlo Bonomi si augura “continui a lungo nella sua attuale esperienza”: vada avanti “senza che i partiti attentino alla coesione del Governo pensando alle prossime amministrative con veti e manovre in vista della scelta da fare per il Quirinale”, sono le sue parole.

L’appello a procedere e subito con le riforme strutturali “cruciali”: “Basta rinvii, giochetti e veti”. E il forte invito a tutti, e in particolare ai sindacati, ad attuare “un vero ‘Patto per l’Italia’ che sta a cuore anche a Draghi, come ha detto nel suo intervento seguito a quello del presidente di Confindustria.

Bonomi incalza le parti sociali: “Non siamo partiti in lotta, l’antagonismo non serve e a niente”, non bisogna “perdere altro tempo”. E in un messaggio più generale, fa sapere che gli industriali dichiarano la massima disponibilità: “Noi siamo costruttivi, sono altri a mettere i bastoni fra le ruote” e non bisogna “perdere altro tempo”.

Ringraziamenti sono andati anche al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, “per l’eccezionale servizio che rende al Paese ogni giorno” e al generale Figliuolo “per la sua opera instancabile”.

Bonomi sul fronte del fisco chiede di togliere l’Irap e sottolinea che 3 miliardi sono troppo pochi e sul lavoro chiede ammortizzatori universali evidenziando che “la corsa a licenziare non c’è stata affatto”. Infine boccia quota 100 “un furto ai danni dei soggetti fragili del nostro welfare squilibrato”.

E sul caro-bollette, problema imminente visto che è all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri di oggi pomeriggio, invita a tagliare Iva e accise. Insomma, in sintesi, bisogna cambiare perché non cambiare sarebbe “fatale” per l’Italia. “È il tempo di decidere di scegliere di cambiare. Di fare le scelte più giuste per far crescere l’Italia nel mondo. La cosa pi difficile della vita è capire quale ponte devi attraversare e quale ponte devi bruciare”.

Infine, Bonomi si lascia andare a una nota ‘personale’: “Ciò che mi motiva ogni giorno, e ciò per cui ancora vi ringrazio, è quel che mi trasmettete incessantemente. Ed è la lezione che ci viene da una grande eroina italiana della passione, dello sforzo e della volontà. Non solo nello sport, ma nella vita”.

La persona in questione è Bebe Vio: “Faccio mie le sue parole” dice Bonomi, lasciando alla platea un messaggio di grande ottimismo: “‘Fatti dire che è impossibile, e dimostra a tutti che puoi farcela’”. La risposta degli imprenditori è un lungo, caloroso, applauso. 


Il plauso convinto di Bonomi al Patto di Draghi per l’Italia

Bonomi preoccupato: “Il voto e l’autunno non frenino il governo Draghi”

AGI – L’Italia non può permettersi che i distinguo politici e le elezioni amministrative delle prossime settimane facciano deragliare l’azione del governo Draghi. A dirlo, dal palco del meeting di Rimini, è il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che ha sferzato politica e sindacati.

La preoccupazione per l’autunno

“Sono molto preoccupato che in autunno l’attenzione del governo sulle riforme venga rallentata“, ha indicato l’imprenditore, indicando nelle elezioni delle prossime settimane e nel semestre bianco due possibili incognite per la stabilità dell’esecutivo, sostenuto da una maggioranza “eterogenea” in cui “sono già partiti i distinguo”.

“Temo l’azione dell’esecutivo possa venire fermata ma non ce lo possiamo permettere per impegni presi in Europa sul Pnrr e perché è un’occasione storica che non possiamo fallire se vogliamo creare stato moderno, efficiente e inclusivo”, ha spiegato. Anche se tutti parlano della forte crescita del 2021, ha ricordato il presidente di Confindustria, l’Italia tornerà ai livelli pre-Covid solo a fine 2022 e anche in quel momento sarà “ancora 4 punti di Pil sotto il 2008”. “Di strada da fare questo Paese ne ha ancora tanta”, ha aggiunto.

Bonomi riconosce al premier Mario Draghi di aver “accelerato in maniera importante sulla campagna vaccinale, che è fondamentale”, e chiede che “ora porti avanti le riforme“. Su questo fronte “i corpi intermedi hanno un valore fondamentale perche’ devono essere, nella rappresentanza dei propri interessi, a supporto del Paese che deve essere aiutato in un momento molto delicato”.

Le stoccate a Orlando e sindacati

Da Bonomi è arrivato un affondo verso il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, e alla sottosegretaria al Mise, Alessandra Todde, che a suo dire “stanno portando avanti un progetto di legge punitivo nei confronti delle imprese” con il loro progetto anti-delocalizzazioni. “Con un decreto pensano di colpire le imprese per colpa di alcuni casi che hanno tutt’altra origine”, ha chiosato.

Bonomi non ha risparmiato un pesante attacco ai sindacati che stanno facendo “un grave errore” a non sedersi a un tavolo con Confindustria per aggiornare i protocolli anti-Covid in modo da prevedere un utilizzo più ampio del green pass in azienda. “Non sono io che lo dico: quando sento e leggo interventi di Pezzetta, di Benvenuto, che dicono che il sindacato sta facendo un errore, questo dà la dimensione di cosa stia succedendo”, ha aggiunto. 

“Qui tutti parlano di diritti ma si dimenticano i doveri. Sono rimasto molto perplesso dell’atteggiamento di alcuni corpi sociali. Sono rimasto colpito quando di fronte alla possibilita’ di sedersi a un tavolo, di dare insieme, di nuovo, una via al Paese di come contribuire alle due grandi incognite che abbiamo, quella sanitaria e quella delle riforme e dei partiti che potrebbero fermarle, abbiamo fallito“, ha concluso Bonomi, secondo cui la ripresa economica “è fondamentale per tenere in piedi il Paese, per rispondere alle disuguaglianze e ai temi della transizione ecologica e digitale”.


Bonomi preoccupato: “Il voto e l’autunno non frenino il governo Draghi”

Draghi: il Recovery Plan è la sfida per un Paese più moderno

AGI – Il governo stima che nel 2026, anno di conclusione del Recovery plan, “il prodotto interno lordo sarà del 3,6 per cento più alto rispetto all’andamento tendenziale e l’occupazione di quasi 3 punti percentuali”. È quanto si legge nella premessa alla bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza a firma di Mario Draghi, pubblicata da Il Foglio.  

Gli investimenti previsti nel Piano, sottolinea Draghi nella premessa del testo ancora non definitivo, “porteranno inoltre a miglioramenti marcati negli indicatori che misurano la povertà, le disuguaglianze di reddito e l’inclusione di genere, e un marcato calo del tasso di disoccupazione giovanile. Il programma di riforme potrà ulteriormente accrescere questi impatti”. 

Il 40 per cento circa delle risorse del Piano sono destinate al Mezzogiorno, a testimonianza dell’attenzione al tema del riequilibrio territoriale”, afferma ancora Draghi. Il Piano, si legge ancora, “è in piena coerenza con i sei pilastri del Next Generation Eu e soddisfa i parametri fissati dai regolamenti europei, con una quota di progetti ‘verdi’ pari al 38 per cento del totale e di progetti digitali del 25 per cento”.

“La supervisione politica del Piano è affidata a un comitato istituito presso la Presidenza del Consiglio a cui partecipano i ministri competenti”, specifica ancora la bozza. “Il governo ha predisposto uno schema di governance del Piano – si legge nel testo – che prevede una struttura di coordinamento centrale presso il ministero dell’Economia. Questa struttura supervisiona l’attuazione del piano ed è responsabile dell’invio delle richieste di pagamento alla Commissione europea, invio che è subordinato al raggiungimento degli obiettivi previsti”.

Questa struttura di coordinamento è affiancata da “una struttura di valutazione e una struttura di controllo. Le amministrazioni sono invece responsabili dei singoli investimenti e delle singole riforme e inviano i loro rendiconti alla struttura di coordinamento centrale. Il governo costituirà anche delle task force locali che possano aiutare le amministrazioni territoriali a migliorare la loro capacità di investimento e a semplificare le procedure”. 

“L’Italia deve combinare immaginazione e creatività a capacità progettuale e concretezza. Il governo vuole vincere questa sfida e consegnare alle prossime generazioni un Paese più moderno, all’interno di un’Europa più forte e solidale”, dice ancora il presidente del Consiglio.  

Il minor incremento del Pil rispetto agli altri Paesi europei registrato negli ultimi vent’anni e il “deludente” andamento della produttività sono “problemi che rischiano di condannare l’Italia a un futuro di bassa crescita da cui sarà sempre più difficile uscire. La storia economica recente dimostra, tuttavia, che l’Italia non è necessariamente destinata al declino“, si legge ancora nella bozza, che ricorda: “Nel secondo Dopoguerra, durante il miracolo economico il nostro paese ha registrato tassi di crescita del pil e della produttività tra i più alti d’Europa. 

“Il Pnrr – sottolinea ancora il premier – è parte di una più ampia e ambiziosa strategia per l’ammodernamento del Paese. Il governo intende aggiornare e perfezionare le strategie nazionali in tema di sviluppo e mobilità sostenibile; ambiente e clima; idrogeno; automotive; filiera della salute”. 

Presso la Presidenza del Consiglio, si afferma nella bozza, “viene costituito un apposito Ufficio per la razionalizzazione e semplificazione delle leggi e dei regolamenti, per permettere una continuità di proposte e di interventi nel processo di semplificazione normativa”. Più in generale, sottolinea Draghi, “la riforma finalizzata alla realizzazione e semplificazione della legislazione abroga o modifica leggi e regolamenti che ostacolano eccessivamente la vita quotidiana dei cittadini, le imprese e la Pubblica amministrazione”. Questa riforma “interviene sulle leggi in materia di pubbliche amministrazioni e di contratti pubblici, sulle norme che sono di ostacolo alla concorrenza, sulle regole che hanno facilitato frodi o episodi corruttivi. E’ potenziato il Dipartimento affari giuridici e legislativi della Presidenza del Consiglio”. 


Draghi: il Recovery Plan è la sfida per un Paese più moderno

“Draghi alla guida dell’Italia è un’ottima notizia, rassicura i leader Ue”, dice Gentiloni

AGI – Mario Draghi alla guida dell’Italia è “un’ottima notizia”. Così Paolo Gentiloni, commissario europeo all’Economia, in un’intervista al New York Times. Per Gentiloni, l’arrivo dell’ex presidente della Bce, dopo la crisi del governo Conte, ha rassicurato i leader europei, soprattutto per la reputazione che Draghi ha di “preoccuparsi dell’esecuzione”.

Il quotidiano ricorda che i paesi del Nord Europa sono preoccupati per la capacità dell’Italia di spendere efficacemente i soldi del Recovery Fund e che, dopo aver salvato l’euro come presidente della Banca centrale europea, Draghi ora deve salvaguardare il sogno di un’Unione sempre più unita e fiscalmente integrata. “Se riesce, questo è un pilastro per un successo europeo”, osserva Gentiloni.

“Sono sicuro che Draghi è ben attrezzato, ha l’esperienza per affrontare questi famosi colli di bottiglia”, spiega l’ex premier. La versione definitiva del Piano nazionale di ripresa e resilienza dovrà essere presentata entro fine aprile alla Commissione europea: Gentiloni non vede alcun motivo per cui l’Italia dovrebbe essere in ritardo ed esprime fiducia nella capacità di Draghi di fare le cose. Sarebbe importante per l’Italia, ma anche per l’Europa, “non solo a breve termine ma anche a lungo termine”, conclude il commissario europeo. 


“Draghi alla guida dell’Italia è un’ottima notizia, rassicura i leader Ue”, dice Gentiloni

Governo, Bonomi: “Convinto sostegno all’azione di Draghi” 

AGI – “Abbiamo espresso il nostro più convinto sostegno all’azione” di Draghi e “la viva speranza che il consenso sia ampio e solido. C’è davvero molto da fare e bisogna farlo presto e bene”. Lo afferma il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, al termine delle consultazioni con Mario Draghi.  

“Confindustria non intende alimentare in alcun modo indiscrezioni su che cosa il presidente Draghi intenda fare, non solo per l’assoluto rispetto che portiamo al presidente incaricato ma perché siamo convinti che il programma del presidente dovrà essere reso pubblico quando sarà lui ad illustrarlo al Parlamento”, ha aggiunto Bonomi. 

Apprezzamento a Draghi anche dal presidente di Confapi, Maurizio Casasco: “Due cose ho apprezzato molto di Draghi: la riservatezza che ha dimostrato in questi giorni e che ha preso appunti e ha chiesto di raccontargli i progetti e le idee”, ha detto al termine dell’incontro con il premier incaricato. “Tutti gli altri temi li conosce benissimo”, ha poi aggiunto. 

Aperture anche da parte dei sindacati, con la segretaria della Cisl, Annamaria Furlan, che tra i temi emergenziali discussi con Draghi evidenzia quello del lavoro: “Abbiamo chiesto di confermare il blocco dei licenziamenti, la cassa Covid e i sostegni alle imprese”, ha detto al termine delle consultazioni. Il blocco dei licenziamenti “non deve essere sine die ma ci vogliono i tempi giusti per riformare gli ammortizzatori sociali e far decollare finalmente le politiche attive del lavoro”. 

Mentre il sindacato ha dato tutta la disponibilità “attraverso un rapporto concertativo” a dare il contributo al nuovo governo”, ha aggiunto Furlan.  Draghi, ha spiegato, “è sembrato interessato all’ ascolto delle priorità” indicate da Cgil, Cisl e Uil ha “condiviso che il confronto e il lavorare assieme sia una straordinaria possibilità”.

 


Governo, Bonomi: “Convinto sostegno all’azione di Draghi” 

Lagarde: “Draghi rilancerà l’economia italiana con l’aiuto dell’Ue”

AGI – Mario Draghi saprà “rilanciare l’economia italiana con il sostegno dell’Europa”: è la convinzione espressa dalla presidente della Bce, Christine Lagarde, in un’intervista al Journal du Dimanche. Il fatto abbia accettato la sfida “di fare uscire il suo Paese dalla crisi economica e sociale mentre l’Italia è il Paese più colpito dalla pandemia nell’area dell’euro è un’opportunità per l’Italia e un’opportunità per l’Europa”, ha osservato Lagarde. “Ho piena fiducia sul fatto che Mario Draghi possa compiere questo compito. Ha tutte le qualità richieste, la competenza, il coraggio, l’umiltà necessaria per riuscire in questa nuova mission: rilanciare l’economia italiana con il sostegno dell’Europa”, ha aggiunto.

Sulle prospettive dell’economia europa “restiamo convinti alla Bce che il 2021 sarà un anno di ripresa”, ha detto la numero uno della Bce, “la ripresa economica è stata ritardata ma non abbattuta. È ovviamente attesa con impazienza”. “Anticipiamo un’accelerazione intorno a metà anno anche se le incertezze persistono”, ha aggiunto, “non siamo al riparo di rischi ancora sconosciuti. Dobbiamo essere lucidi: non ritroveremo prima di metà 2022 i nostri livelli di attività economica pre pandemia”.

La Bce stima che nel 2021 il Pil dell’Eurozona “dovrebbe essere intorno al 4%, forse leggermente sotto. Rappresenterebbe comunque già una crescita molto significativa rispetto al crollo del Pil del 6,8% registrato nell’area dell’euro nel 2020”: lo ha spiegato Lagarde. “Tutto dipenderà dalla politica e dalle campagne di vaccinazioni. Dipenderà anche dalle misure economiche prese dai governi in risposta alle condizioni sanitarie”, ha sottolineato.

“Alla Bce restiamo convinti che il 2021 sarà un anno di ripresa”, ha aggiunto Lagarde, “la ripresa economica è stata ritardata ma non abbattuta. È ovviamente attesa con impazienza”. “Anticipiamo un’accelerazione intorno a metà anno anche se le incertezze persistono”, ha detto la numero uno della Bce, “non siamo al riparo di rischi ancora sconosciuti. Dobbiamo essere lucidi: non ritroveremo prima di metà 2022 i nostri livelli di attività economica pre pandemia”.


Lagarde: “Draghi rilancerà l’economia italiana con l’aiuto dell’Ue”

Il giorno in cui Draghi lascerà Francoforte, da vincitore 

Dal “whatever it takes” (“tutto ciò che serve”) al “dialogue with adults in the room” (“dialogo fra adulti”). Tre anni esatti separano le due formule, pronunciate rispettivamente nel luglio 2012 a Londra dal presidente uscente della Bce Mario Draghi e nel giugno 2015 a Lussemburgo da Christine Lagarde, che lo sostituirà dal primo novembre.

Entrambe, in qualche modo, hanno contribuito alla sopravvivenza della moneta unica e dell’Europa così come la conosciamo, ma entrambe hanno provocato anche polemiche e molte conseguenze non tutte positive. Lunedì 28 ottobre è il giorno in cui in una cerimonia formale molto attesa, nel grattacielo di Francoforte avverrà il passaggio del testimone dal banchiere centrale italiano alla signora dell’economia francese, alla presenza dei leader europei Angela MerkelEmmanuel Macron e Sergio Mattarella

Lagarde ha diretto oltreoceano il Fondo monetario internazionale proprio negli stessi anni della presidenza Draghi alla Banca centrale europea. I due hanno gestito in parallelo i lunghi anni della crisi greca, quella che ha quasi provocato la fine dell’Europa esattamente in quell’estate di quattro anni fa in cui Lagarde chiese ai suoi interlocutori dell’Eurogruppo di comportarsi da adulti. Evitato il trauma, si è però aperta una fase di grandi sacrifici per i greci, che ha preparato il terreno, assieme ad altre importanti crisi come quella dei migranti, per la crescita dell’euroscetticismo che ancora oggi pende sulla stabilità della costruzione europea. 

Draghi lascia Francoforte da “vincitore”: nonostante le resistenze di alcuni paesi e in particolare della Germania che ospita la sede dell’istituto centrale, è riuscito a mettere in campo gli strumenti di politica monetaria che hanno sostenuto l’economia europea, anche se secondo i detrattori questo è avvenuto al costo di una maggiore divisione fra paesi del nord “virtuosi” e quelli del sud a più alto debito.

Il divario rimane, ed è ancora motivo di preoccupazione per i vertici di Francoforte, assieme al rallentamento della crescita economica che si sta verificando proprio a partire dalla Germania dopo alcuni anni di ripresa. Berlino ha nei giorni scorsi sostituito la sua rappresentante nel consiglio direttivo Sabine Lautenschlaeger, dimissionaria in disaccordo con gli ultimi annunci di Draghi, con la più moderata Isabel Schnabel, considerata comunque anche lei non favorevole alla politica monetaria di stimolo condotta finora, che ha portato ai tassi negativi senza riuscire a far risalire l’inflazione al livello obiettivo di “sotto, ma vicino, al 2%”. 

In questo contesto non facile inizia il mandato di Christine Lagarde, prima donna a guidare un’istituzione europea dopo essere stata la prima donna a svolgere i suoi altri due lavori “al top” (ministro dell’Economia francese, direttore del Fondo monetario internazionale). Alla cerimonia di lunedì, definita sobriamente dal protocollo come “evento di addio in onore di Mario Draghi alla fine del suo mandato da presidente della Banca centrale europea”, sono previsti gli interventi della cancelliera tedesca Angela Merkel, del presidente francese Emmanuel Macron, del presidente della Repubblica italiano Sergio Mattarella, dello stesso Draghi e di Lagarde.

Gli invitati sono qualche centinaio, scelti soprattutto fra i collaboratori e gli ex collaboratori dell’istituto centrale. Fra gli altri, il predecessore di Draghi Jean-Claude Trichet e l’ex presidente francese Valery Giscard d’Estaing, la prossima presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, e il ministro dell’Economia italiano Roberto Gualtieri, che in quanto presidente della Commissione Affari economici del Parlamento europeo negli ultimi 5 anni tante volte ha accolto a Bruxelles e Strasburgo il connazionale presidente della Bce in occasione dei periodici “dialoghi politici e monetari” e audizioni. 

Agi

Draghi: rischi al ribasso sulla crescita, ancora essenziali stimoli monetari

“I rischi sulle prospettive di crescita economica dell’area euro si sono spostati al ribasso a causa della persistenza di incertezze legate a fattori geopolitici e alla minaccia di protezionismo, vulnerabilità nei mercati emergenti e volatilità dei mercati finanziari”.

Lo ha detto il presidente della Bce, Maio Draghi.   “Significativi stimoli di politica monetaria rimangono essenziali per sostenere l’ulteriore rafforzamento delle pressioni sui prezzi domestiche e gli sviluppi dell’inflazione nel medio termine”  ha detto Draghi, sottolineando che “ciò sarà garantito dalla nostra politica futura, rafforzata dai reinvestimenti”. 
 

Agi

Mario Draghi ha spiegato agli studenti di Pisa perché è orgoglioso di essere italiano

L'orgoglio di essere italiano e una difesa dell'euro che, pur con i suoi limiti, è stato fonte di stabilità. Italia e Europa si sono sovrapposte, intrecciate e andate fianco a fianco nella lectio magistralis del presidente della Bce, Mario Draghi. Come potevano lasciare presagire l'inno di Mameli e l'inno alla Gioia intonati all'inizio della cerimonia con la quale la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa gli ha conferito la laurea honoris causa in Economia.

Non sono passate inosservate le grida di allarme del rettore dell'Ateneo, Pierdomenico Perata, che ha denunciato i tagli subiti dall'istruzione universitaria italiana nell'ultimo decennio, e del rappresentante degli studenti, Tommaso Sacconi, che, nonostante le difficoltà del sistema universitario, non ha fatto mancare il "coraggio" di "voler contribuire al futuro delle nostre comunità", in "Italia ma anche oltre ai confini del nostro paese".

Orgoglioso di essere italiano

"Parole molto belle" che "mi fanno sentire ancora più orgoglioso di essere italiano", ha detto Draghi invitando gli studenti a buttare il cuore oltre l'ostacolo, perché "senza coraggio non si va da nessuna parte". Coraggio che puo' essere attinto dall'euro, che a gennaio compirà 20 anni: "l'appartenenza alla moneta unica gioca un ruolo fondamentale" per i paesi europei, in virtù del suo ruolo di "stabilizzatore" delle economie, "soprattutto nelle fasi recessive".

"L'Unione monetaria ha avuto successo sotto molteplici aspetti", ha ricordato Draghi, anche se è vero che "non ha prodotto i risultati attesi in tutti i paesi", ma ciò è in parte "il risultato di scelte di politica interna" oltre che "il risultato di un'Unione monetaria incompleta", per cui sarebbe auspicabile portarla a compimento, a partire dall'unione bancaria. Detto questo "la moneta unica ha permesso a diversi paesi di recuperare sovranità monetaria rispetto allo Sme", ovvero quando "le decisioni di politica monetaria erano prese dalla Germania", mentre "oggi sono condivise da tutti i paesi".

Il monito

Ed è qui che arriva il monito del banchiere: "non è ovvio che un paese tragga vantaggi in termini di sovranità monetaria dal non essere parte dell'euro". Certo, ha premesso Draghi, "ogni Paese ha la propria agenda, ma solo con le riforme si creano le condizioni per far crescere salari e occupazione", oltre a garantire "lo stato sociale". E queste "sono azioni che non possono non essere compiute che a livello nazionale", seppure "con il sostegno a livello europeo".

Il riferimento all'Italia sembra diventare ancora più diretto con il monito a non adottare misure in deficit per il bilancio pubblico, come del resto "ha dimostrato la storia dell'Italia", dove "il finanziamento monetario del debito pubblico non ha portato a reali benefici a lungo termine. Nei periodi in cui la monetizzazione del debito era più comune in Italia, come negli anni '70, il mantenimento di un tasso di crescita simile ai suoi omologhi europei richiedeva ripetute svalutazioni.

L'inflazione aveva raggiunto livelli insostenibili e aveva colpito i ceti più vulnerabili della società". L'euro, come parte integrante e fondamentale dell'Unione europea, potrebbe poi essere anche un argine ai populisti e ai movimenti estremisti: "Altrove nel mondo – ha concluso Draghi – si sta diffondendo il fascino delle ricette e dei regimi illiberali; stiamo vedendo piccoli passi indietro nella storia. Ed è per questo che il nostro progetto europeo è ancora più importante oggi. E' solo continuando a progredire, liberando le energie individuali ma anche promuovendo l'equità sociale, che la salveremo attraverso le nostre democrazie, con unità di intenti". 

Agi News