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Ponte del 25 Aprile 2023: alla scoperta delle bellezze italiane, idee di viaggio per una vacanza indimenticabile

Il Ponte del 25 Aprile 2023 si avvicina e si inizia a respirare l’aria di primavera, quindi perché non approfittare di questa festività per programmare un viaggio alla scoperta delle bellezze italiane? In questo articolo vi fornirò alcune idee sui viaggi che potrete fare in occasione del ponte del 25 Aprile 2023, indicandovi cosa vedere, cosa fare e gli eventi da non perdere.

1. Viaggio in Puglia

La Puglia è una regione ricca di storia, tradizione e cultura, ma anche di mare cristallino e spiagge incantevoli. Se volete trascorrere il ponte del 25 Aprile 2023 in questa regione, potrete visitare la splendida città di Lecce, con i suoi bellissimi palazzi barocchi e le chiese ricche di arte. Potrete inoltre visitare la città bianca di Ostuni, caratteristica per le sue case bianche e le stradine tortuose, e la bellissima Alberobello, con i suoi trulli, le caratteristiche costruzioni in pietra a forma di cono.

2. Viaggio in Umbria

Se invece volete trascorrere il ponte del 25 Aprile 2023 in un luogo tranquillo e immerso nella natura, l’Umbria potrebbe essere la scelta giusta. In questa regione potrete visitare la splendida città di Perugia, con il suo centro storico medievale, il duomo e la fontana Maggiore. Potrete inoltre fare una passeggiata nel Parco Naturale del Monte Subasio o visitare il suggestivo borgo di Assisi, famoso per essere la città di San Francesco.

3. Viaggio in Toscana

La Toscana è una delle regioni più amate dagli italiani e dai turisti stranieri. In occasione del ponte del 25 Aprile 2023, potrete visitare Firenze, la città dell’arte per eccellenza, con il suo Duomo, la Galleria degli Uffizi e il Ponte Vecchio. In alternativa, potrete optare per una visita a Siena, con la sua splendida piazza del Campo e la cattedrale, o per una passeggiata tra i vigneti del Chianti, famosi in tutto il mondo per la produzione di vini pregiati.

4. Viaggio in Sicilia

Se siete amanti del mare e della buona cucina, la Sicilia potrebbe essere la scelta giusta per il vostro ponte del 25 Aprile 2023. In questa regione potrete visitare la splendida città di Palermo, con il suo centro storico ricco di monumenti e il famoso mercato della Vucciria, dove potrete gustare le specialità siciliane. Potrete inoltre trascorrere del tempo sulla spiaggia di San Vito lo Capo, una delle più belle dell’isola, o visitare la Valle dei Templi ad Agrigento, uno dei siti archeologici più importanti d’Italia.

Come organizzare al meglio il viaggio?

Per organizzare al meglio il viaggio, dovrete innanzitutto scegliere la meta che più vi interessa in

base ai vostri gusti e alle vostre esigenze. Una volta scelta la meta, dovrete prenotare il volo o il treno, se necessario, e l’alloggio. Se volete risparmiare, potrete optare per un bed and breakfast o un agriturismo, che offrono spesso tariffe più convenienti rispetto agli hotel.

Inoltre, è importante informarsi sugli eventi e le manifestazioni che si terranno nella zona durante il periodo del ponte del 25 Aprile 2023. Potrete consultare i siti web delle città o delle regioni che volete visitare per conoscere le attività organizzate in occasione della festività.

Per spostarsi tra le città e le località che volete visitare, potrete noleggiare un’auto o utilizzare i mezzi pubblici. L’auto vi permetterà di avere maggiore libertà e autonomia, ma tenete presente che in alcune città il parcheggio può essere difficile da trovare e costoso.

Infine, ricordate di portare con voi abbigliamento adatto alla stagione, in questo caso primaverile, e di preparare un’agenda delle attività da fare e dei luoghi da visitare, in modo da sfruttare al meglio il vostro tempo.

Con l’arrivo del ponte del 25 Aprile 2023, molte persone decideranno di organizzare una breve vacanza per godere dei giorni di festa. Ma, oltre alla scelta della meta e all’organizzazione del viaggio, ci sono alcuni aspetti importanti da considerare per rendere la vacanza davvero indimenticabile.

La scelta dell’alloggio

La scelta dell’alloggio è un aspetto cruciale per il successo della vacanza. Oltre a considerare il prezzo, è importante valutare la posizione, la qualità dei servizi offerti e le recensioni degli altri ospiti. Inoltre, se si viaggia con bambini o animali domestici, è fondamentale verificare se l’alloggio è adatto alle loro esigenze.

Una buona alternativa agli hotel è rappresentata dai bed and breakfast e dagli agriturismi. Questi tipi di strutture offrono spesso un’atmosfera familiare, servizi personalizzati e tariffe più convenienti rispetto agli hotel. Inoltre, soggiornando in un bed and breakfast o in un agriturismo, si può avere l’opportunità di conoscere meglio la cultura e le tradizioni del luogo.

Gli eventi da non perdere

Durante il periodo del ponte del 25 Aprile 2023, molte città italiane organizzano eventi e manifestazioni per celebrare la festività. Tra gli eventi da non perdere, ci sono le processioni religiose, le sfilate in costume, i concerti e le mostre d’arte.

Ad esempio, a Roma si terrà la tradizionale processione del Cristo degli Abissi, che partirà dalla Basilica di San Giovanni in Laterano e arriverà alla Chiesa di San Francesco di Paola. A Firenze, invece, si svolgerà la rievocazione storica della “Festa del Grillo”, con sfilate di figuranti in costume e bancarelle con prodotti tipici. A Napoli, invece, si potrà assistere alla processione del Cristo Morto, una delle più antiche e suggestive della città.

La scelta dei ristoranti

La cucina italiana è famosa in tutto il mondo per la sua varietà e la sua bontà. Durante la vacanza del ponte del 25 Aprile 2023, non potete perdervi l’opportunità di assaggiare le specialità del luogo. Ma come scegliere il ristorante giusto?

Innanzitutto, è importante valutare la qualità degli ingredienti e la freschezza dei prodotti. Inoltre, è possibile consultare le recensioni degli altri clienti su siti web come Tripadvisor. Infine, è consigliabile scegliere i ristoranti che offrono le specialità tipiche del luogo, in modo da assaporare davvero la cultura culinaria del posto.

Le attività outdoor

In occasione del ponte del 25 Aprile 2023, molti turisti opteranno per attività all’aria aperta. Tra le attività più gettonate ci sono le escursioni in montagna, le passeggiate in campagna, le gite in bicicletta e le giornate al mare

ere il ponte del 25 Aprile 2023 in Toscana, potreste fare un’escursione al Parco delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, un’area naturale protetta che si estende tra Toscana ed Emilia Romagna. Potrete fare trekking, mountain bike e arrampicata, ammirando panorami mozzafiato.

Se invece optate per la Puglia, potrete godervi una giornata al mare in una delle tante spiagge della regione, come la spiaggia di Porto Selvaggio, vicino a Gallipoli, o la spiaggia di Punta Prosciutto, nella zona di Porto Cesareo.



Ponte del 25 Aprile 2023: alla scoperta delle bellezze italiane, idee di viaggio per una vacanza indimenticabile

Colore delle pareti della Camera da letto – Consigli e Suggerimenti

Il colore delle pareti della camera da letto può avere un impatto significativo sull’atmosfera generale della stanza. La scelta del colore giusto può creare una sensazione di pace, relax e tranquillità, mentre una scelta sbagliata potrebbe causare stress e ansia. Ecco alcuni consigli e suggerimenti su come scegliere il colore perfetto per le pareti della tua camera da letto.

  1. Scegli un colore che ti piace Prima di tutto, scegli un colore che ti piace. Dopotutto, la tua camera da letto è il tuo spazio personale, quindi dovrebbe rispecchiare il tuo gusto personale. Se sei indeciso, prova a cercare ispirazione online o sfoglia riviste di design per trovare idee.
  2. Considera la luce naturale della stanza La quantità di luce naturale che entra nella tua camera da letto può influire sulla percezione del colore. Se la tua stanza ha molta luce naturale, potresti scegliere un colore più scuro. D’altra parte, se la tua stanza ha poca luce naturale, potresti optare per un colore più chiaro o addirittura bianco.
  3. Tieni conto delle dimensioni della stanza La dimensione della tua camera da letto può influire sulla scelta del colore delle pareti. Se la tua stanza è piccola, scegli un colore più chiaro per far sembrare la stanza più grande. D’altra parte, se la tua stanza è grande, potresti optare per un colore più scuro per creare un’atmosfera accogliente.
  4. Opta per colori rilassanti La camera da letto è un luogo di riposo e relax, quindi evita colori troppo vivaci o accesi che potrebbero causare stress e ansia. Opta invece per colori rilassanti come il blu, il verde e il grigio. Questi colori possono aiutare a creare una sensazione di tranquillità e serenità.
  5. Crea un contrasto con gli arredi Se hai già scelto i mobili della tua camera da letto, potresti optare per un colore delle pareti che crei un contrasto con gli arredi. Ad esempio, se hai mobili in legno scuro, potresti optare per un colore delle pareti più chiaro per creare un contrasto interessante.
  6. Sperimenta con la finitura La finitura della pittura può influire sull’aspetto generale del colore delle pareti. Ad esempio, una finitura opaca può creare un’atmosfera più rilassante, mentre una finitura lucida può dare un effetto più elegante. Sperimenta con diverse finiture per trovare quella giusta per la tua camera da letto.

In sintesi, scegliere il colore delle pareti della tua camera da letto richiede un po’ di pianificazione e di attenzione ai dettagli



Colore delle pareti della Camera da letto – Consigli e Suggerimenti

Con il Superbonus riqualificato il 3,1% delle abitazioni

AGI – Cala il sipario sulle cessioni dei crediti, sugli sconti in fattura e il bilancio sul Superbonus è in chiaro-scuro. A fronte di 372.303 asseverazioni depositate entro il 31 gennaio scorso, lo Stato, con il cosiddetto 110 per cento, dovrà farsi carico di una spesa di 71,7 miliardi di euro. Lo rileva l’Ufficio studi della Cgia che ha ipotizzato che, fino a ora, questa misura abbia interessato solo il 3,1 per cento del totale degli immobili a uso abitativo, ricordando che in Italia sono presenti quasi 12,2 milioni di edifici residenziali.

In altre parole, avendo dato la possibilità ai proprietari di riqualificare queste unità abitative con la detrazione fiscale del 110 per cento, lo Stato si è addossato un costo pari a 71,7 miliardi di euro per migliorare l’efficienza energetica di una quota ridottissima di edifici presenti nel Paese.

Secondo la Cgia, il Superbonus “non va bocciato perché ha sicuramente contribuito a incentivare la ripresa economica di un settore, come quello dell’edilizia, che nel nostro Paese ha un peso specifico importante”. Tuttavia, osserva l’associazione, “questa misura ha provocato un costo in capo alla fiscalità generale spaventoso e non proporzionale al numero di edifici che sono stati ‘efficientati’. Ora, dopo la cancellazione degli sconti in fattura e delle cessioni del credito, il proprietario di un immobile residenziale potrà beneficiare della detrazione del 90 per cento (e non più del 110), compensando lo sconto solo in sede di dichiarazione dei redditi. È evidente – prosegue – che l’appetibilità dello strumento è destinata a scemare. Tuttavia, la cosa più preoccupante è che con il decreto del governo approvato l’altro ieri non è stata trovata una soluzione per le tante aziende e famiglie che sono in possesso di una massa di crediti fiscali importanti e non più esigibili. Una situazione che nel giro di qualche mese rischia di far fallire molte aziende del settore delle costruzioni”.

Per gli artigiani, “la convinzione di aver speso troppo e di aver ‘drogato’ anche il mercato edilizio è comunque molto elevata”. La Cgia ricorda che “questo meccanismo, che consentiva di detrarre fiscalmente molto più di quanto un proprietario era chiamato a spendere per ristrutturare un edificio, ha innescato una bolla inflattiva preoccupante, alimentata anche dal forte aumento dei prezzi registrato nel 2022 da tutte le materie prime.

A fronte di un boom della domanda che, tra l’altro, per legge doveva essere soddisfatta entro un determinato periodo di tempo, il Superbonus 110 per cento ha contribuito a far schizzare all’insù i prezzi di moltissimi materiali (ferro, acciaio, legno, sabbia, laterizi, bitume, cemento, etc.) e altri per molto tempo sono pressoché scomparsi dal mercato (lana di roccia, polistirene, ponteggi, etc.)”.

A livello regionale, secondo la Cgia, “è il Veneto ad aver registrato il ricorso più numeroso al Superbonus 110 per cento in relazione agli edifici residenziali esistenti. Con 46.447 asseverazioni, l’incidenza percentuale di queste ultime sul numero degli edifici residenziali esistenti è pari al 4,4 per cento, in Toscana scende al 4 per cento e in Lombardia al 3,9. Le regioni meno coinvolte, invece, sono la Calabria, Valle d’Aosta e Liguria (tutte con un’incidenza del 2 per cento), insieme alla Sicilia che chiude la graduatoria con l’1,7 per cento”.

A livello nazionale, infine, “l‘importo medio delle detrazioni a fine lavori previsto è pari a 192.756 euro per edificio residenziale. I picchi massimi li scorgiamo in Campania (247.337 euro), Basilicata (254.090 euro) e Valle d’Aosta (267.698 euro). Chiudono la graduatoria, invece, Friuli Venezia Giulia (152.056 euro), Toscana (151.206) e Veneto (150.906 euro)”. 


Con il Superbonus riqualificato il 3,1% delle abitazioni

La montagna resta la regina delle vacanze invernali

AGI – Sono 12 milioni gli italiani che scelgono la montagna nel primo trimestre di quest’anno: 7,5 milioni fanno soggiorni di una settimana o un periodo un po’ più breve, per i restanti 4,5 milioni si tratta invece di escursioni giornaliere. Lo rivela l’Osservatorio Confcommercio-Swg sulle vacanze invernali degli italiani, secondo cui la spesa media è di 540 euro a testa.

Quasi 9 vacanzieri su 10 scelgono le mete nazionali: a fare da padrone è l’arco alpino, in primis le destinazioni del Trentino Alto Adige, seguite da Lombardia e Valle d’Aosta, ma con buone performance anche di Piemonte, Veneto e Friuli.

In montagna ma non solo sci

Non mancano i turisti che raggiungono destinazioni estere: primeggiano le “vette” svizzere, seguite da quelle di Austria e Francia. Secondo lo studio, le motivazioni delle vacanze in montagna sono cambiate dopo la pandemia. Escursioni naturalistiche, degustazioni enogastronomiche, relax in Spa e centri benessere, shopping sono le 4 attività più importanti indicati dagli intervistati: insomma, montagna sì ma “a ritmo lento”, sembrano dire gli italiani, dato che la pratica dello sci e di altri sport invernali viene menzionata dal quinto posto in giù.

Resta comunque alta, per chi sceglie questo tipo esperienza, l’attenzione per lo stato dell’innevamento a destinazione, soprattutto quello naturale: sono 4 su 10 i vacanzieri che dichiarano che, in assenza di neve, preferiscono cambiare i programmi di vacanza, soprattutto, com’è logico, fra gli sciatori.

Le previsioni per Carnevale

Per il periodo di Carnevale, invece – dal 16 al 21 febbraio – si muoveranno certamente 4,4 milioni di italiani – cui se ne aggiungono altri 1,9 ancora indecisi ma propensi a farlo – per una vacanza che, nel 50% dei casi, è fuori regione – se non addirittura all’estero – permanendo a destinazione da 2 a 4 notti per l’80% degli intervistati.

Città d’arte o grandi città – conclude lo studio Confcommercio-Swg – sono le destinazioni preferite in 4 casi su 10. A Carnevale i portafogli sembrano essere un po’ più capienti: si spendono in media 410 euro a testa per una vacanza, per una spesa complessiva di quasi 3 miliardi.


La montagna resta la regina delle vacanze invernali

Il governo ci ritenta. Nuova convocazione delle sigle oggi alle 15

AGI – Le rappresentanze dei gestiori delle stazioni di servizio sono state convocati nuovamente al Mimit alle 15.

 “Aspetto che il governo possa convocarci per esporci quella proposta di emendamento che intendano portare avanti. Se nel pomeriggio se ci fosse una apertura da parte del governo siamo disponibili a ridurre di 24 ore la protesta a fronte di un impegno da parte loro di renderci partecipi di un problema che riguarda la nostra categoria”. Lo ha detto Bruno Bearzi, presidente Figisc-Confcommercio, durante la riunione di coordinamento con le altre sigle di categoria. “Non eravamo eroi durante il lockdown più duro come non siamo speculatori ora, chiediamo misura in queste uscite estemporanee”, ha aggiunto chiedendo ” “rispetto al governo, siamo molto collaborativi e lo saremo fino all’ultimo”, ha rimarcato. 

Lo sciopero

“Abbiamo una adesione intorno all’80-90%, al netto delle precettazioni, delle gestioni dirette che significano gli impianti automatizzati delle compagnie quelli senza gestori e di qualche pompa bianca. Quindi il risultato è abbastanza positivo”. Lo riferiscono fonti Faib a margine della riunione di coordinamento con le altre sigle di categoria.

Percentuale simile anche secondo la Figisc che precisa che allo sciopero dei benzinai “ha aderito circa l’85% del 50% che aveva la possibilità di scioperare”. 

Il presidente di Faib Confesercenti Giuseppe Sperduto si è poi auspicato che “le polemiche con il governo finiscano qui e si apra già da oggi una fase nuova”. “Oggi per Faib – prosegue il presidente – si chiude la manifestazione di protesta indetta dai benzinai ed inizia un confronto costruttivo con l’esecutivo, grazie al lavoro svolto al ministero delle imprese del made in Italy con il ministro Adolfo Urso e al tavolo di Palazzo Chigi aperto dal Sottosegretario Alfredo Mantovano, che si è preso anche l’impegno di fare ulteriori step per affrontare i temi strutturali, che sono il vero nodo della questione che attiene la rete di distribuzione carburanti italiane”.

La Faib si riunisce stamani con le altre sigle Fegica e Figisc-Anisa Confcommercio (che hanno confermato lo stop di 48 ore) in “una assemblea dei gruppi dirigenti delle organizzazioni di categoria, aperta a deputati e senatori di tutti i gruppi parlamentari”. 

“Potrebbe esserci in extremis una ulteriore convocazione del governo e laddove ci venga illustrato perlomeno il testo di questo emendamento questo potrebbe in qualche modo cambiare la prospettiva perchè finora tutto ciò che è arrivato c’è stato calato addosso senza nessuna interlocuzione”. Lo ha detto Bruno Bearzi, presidente Figisc-Confcommercio, a margine della riunione di coordinamento con le altre sigle di categoria. Il cartello con il prezzo medio, secondo Bearzi, “non serve ai consumatori, anzi può fare l’effetto contrario perchè se c’è un prezzo medio, uno che è al di sotto del prezzo medio tenderà ad avvicinarsi al benchmark e di conseguenza il prezzo aumenterebbe”. Inoltre per installare il cartello ci sarà un “costo che verrà inevitabilmente spostato sul prezzo finale e quindi c’è un doppio danno al consumatore senza avere la trasparenza”.


Il governo ci ritenta. Nuova convocazione delle sigle oggi alle 15

Confindustria: “L’economia italiana va meglio delle attese”   

AGI – L’economia italiana per Confindustria procede meglio rispetto alle attese. Nonostante l’inflazione sia ancora molto elevata – 11,6% l’ultima rilevazione dell’Istat – nella Congiuntura flash l’associazione degli industriali rileva come il prezzo del gas ai livelli più bassi da oltre un anno e la tenuta del potere d’acquisto delle famiglie abbiano sostenuto l’attività produttiva, come confermato anche dai risultati degli indici di Borsa in recupero nelle prime settimane del 2023.

A pesare sulle prospettive economiche resta il forte rialzo dei tassi di interesse operato dalle banche centrali negli ultimi mesi, che toglie risorse a investimenti e consumi, colpiti anche dall’inflazione, in calo ma ancora alta. Come atteso dagli analisti la fine del 2022 e’ stata difficile.

La produzione ha registrato un altro calo a novembre: -0,3%; -1,8% a settembre e -1,1% a ottobre. Mentre la manifattura regge (+0,1%), con ampia eterogeneità tra comparti, si contrae invece il settore delle forniture energetiche (-4,5%).

Per il 4 trimestre la variazione acquisita viene valutata da Confindustria come “molto negativa” per il totale industria (-1,7%, -0,6% nel terzo). I dati qualitativi a dicembre segnalano “uno scenario debole”: gli ordini continuano a diminuire, le scorte ad aumentare, le attese di rimbalzo si ridimensionano; il Pmi è fermo in area di lieve contrazione (48,5 da 48,4), la fiducia delle imprese “segna una nuova discesa”.

Potrebbe favorire la ripresa il deciso raffreddamento dei prezzi dell’energia. Il gas ha aperto il 2023 in netta flessione: 65 euro/MWh in media a gennaio, da 114 a dicembre (14 nel 2019); “un ribasso favorito da stock europei di gas ancora alti, clima mite e consumi frenati”. Per il petrolio, annota il report, prosegue “la lenta discesa (80 dollari al barile, da 81 a dicembre), grazie a una produzione che ha superato una domanda piatta”. In lieve rialzo, invece, i prezzi non-energy (+1,6% a novembre-dicembre), dopo la flessione dei mesi precedenti, sui livelli alti del 2021.

I tassi di interesse continuano ad essere una variabile non secondaria. A novembre il costo del credito per le imprese italiane ha continuato a salire: 3,37% per le Pmi (1,74% a inizio 2022), 2,67% per le grandi (da 0,76%). Un “ulteriore aggravio di costi, che avviene a seguito del rialzo dei tassi di riferimento”. Prosegue anche la dinamica “altalenante” dell’export italiano, in rimbalzo a novembre (+3,8%, dopo -1,5%), anche grazie a maxi-vendite nella cantieristica navale.

Fanno da traino i paesi extra-Ue mentre l’export intra-area e’ stazionario: “Usa e Turchia si confermano i mercati più dinamici, fiacche le vendite in Cina, in contrazione in Russia; fa da freno, anche in prospettiva, l’indebolimento del mercato tedesco”. Le indicazioni per inizio 2023 per l’export “restano negative” secondo gli ordini manifatturieri esteri, a fronte di una domanda mondiale debole, come confermano i dati sul commercio in area di contrazione.

Uno sguardo a Pechino

Il focus di Confindustria si concentra sulle prospettive economiche della Cina, dove la crescita è stata al minimo nel 2022 ma in accelerazione. Si stima che il Pil cinese passerà da un +3,0% nel 2022 (peggior dato degli ultimi 40 anni, eccetto il 2020) ad un valore intorno al +4,5% nel 2023, tornando sul sentiero di graduale rallentamento seguito in precedenza.

La ripartenza cinese, annota Confindustria, potrebbe “vacillare a inizio anno per l’impennata nei contagi da Covid, ma e’ atteso un graduale miglioramento di domanda domestica e produzione industriale dopo la frenata di fine 2022”. I dati Pmi di dicembre confermano questa tendenza, con valori ancora in territorio negativo ma in miglioramento e con la componente dei nuovi ordini nei servizi che segna il suo massimo da maggio.  


Confindustria: “L’economia italiana va meglio delle attese”   

Per Bankitalia il contante costa agli esercenti più delle carte

AGI – La Banca d’Italia avverte che le norme contenute nella legge di bilancio sull’innalzamento del tetto per l’utilizzo del contante e sulla rimozione delle multe per gli esercenti che non consentono di utilizzare il Pos fino a 60 euro rischiano di entrare in contrasto con la modernità proposta dal Pnrr e di non favorire la lotta all’evasione fiscale e all’economia sommersa. Così come alcune misure di tregua fiscale. Nella deposizione alle Commissioni Bilancio congiunte di Camera e Senato, Fabrizio Balassone, capo del servizio struttura economica del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia, ha analizzato la legge di bilancio evidenziandone le criticità riscontrate e i punti di forza.

“Le norme in materia di pagamenti in contante e l’introduzione di misure che riducono gli oneri tributari per i contribuenti non in regola rischiano di entrare in contrasto con la spinta alla modernizzazione che anima il Pnrr e con l’esigenza di ridurre l’evasione fiscale”, ha spiegato il dirigente di Bankitalia.

“I pagamenti elettronici riducono l’evasione”

Balassone ha ricordato: “Il tetto sul contante rappresenta un ostacolo per la criminalità e l’evasione. Degli studi degli ultimi anni suggeriscono che soglie più alte favoriscono l’economia sommersa. C’è inoltre evidenza che l’uso dei pagamenti elettronici, grazie al loro tracciamento, riduce l’evasione fiscale”. La manovra prevede, invece, l’innalzamento a partire dal 1 gennaio 2023 da mille a cinquemila euro del limite per l’utilizzo nei pagamenti.

Il dirigente di Palazzo Koch ha specificato inolte che il contante “ha dei costi legati alla sicurezza, visto i furti a cui è soggetto”, segnalando che le statistiche su dati 2016 elaborate da Bankitalia riportavano come “per gli esercenti il costo per il contante è stato superiore a quello delle transazioni digitali con carta di credito o di debito”.

 Bankitalia osserva inoltre come una serie di misure fiscali contenute nella legge di bilancio presenti “aspetti critici più volte segnalati in riferimento a misure analoghe”. Perché, secondo Balassone, “la discrepanza di trattamento fiscale tra dipendenti e lavoratori autonomi, e tra questi quelli sottoposti a regime forfetario, risulta accresciuta”.

Quanto all’estensione della flat tax, il dirigente di Bankitalia ha specificato: “In un periodo di inflazione elevata la coesistenza di un regime a tassa piatta e uno soggetto a progressività comporta una ulteriore penalizzazione per chi è soggetto al secondo”.

Una manovra con una “impostazione prudente”

Al netto dei rilievi, la banca centrale valuta che “vista l’elevata incertezza del quadro economico e gli spazi di bilancio limitati”, l’impostazione scelta dal governo per il documento di programmazione di bilancio “appare prudente”. La congiuntura nel Paese “ha mostrato sinora una tenuta”, con un andamento “ancora favorevole degli investimenti”. Gli inndicatori più recenti, però, ha sottolineato Balassone, “indicano un rallentamento del trimestre in corso. E il quadro macroeconomico delineato nel documento di programmazione sostanzialmente non si discosta da questo scenario”.

Resta ferma un’altra raccomandazione sul deficit. “Dato il livello alto del debito pubblico – ha concluso il dirigente – l’incertezza sulle prospettive economiche ed il livello alto dei tassi di interese, l’obiettivo della riduzione del rapporto debito/Pil nel triennio è una scelta necessaria”.

Non si placa dunque la discussione sulle due misure in materia di utilizzo del contante, tra le più dibattute tra quelle contenute del documento di programmazione. Ieri la premier Giorgia Meloni ha sostenuto che più abbassi il tetto al contante più favorisci l’evasione”. Mentre sul Pos ha aggiunto: “La soglia può essere meno di 60 euro”.

Le critiche delle opposizioni

Ma le opposizioni replicano che le norme vanno stralciate. “Oggi anche la Banca d’Italia, dopo la Corte dei conti e Confindustria, boccia la manovra. Viene cancellato il reddito di cittadinanza e viene introdotta l’evasione di cittadinanza”, ha detto il leader M5s Giuseppe Conte.

Anche il senatore Pd Antonio Misiani ha incalzato il governo: “Dopo la Corte dei Conti anche la Banca d’Italia boccia le norme della legge di bilancio su Pos e contanti. Giustamente. Favoriscono l’evasione, complicano la vita ai tanti italiani che usano la moneta elettronica e mettono a rischio il Pnrr. Il governo le tolga di mezzo”. 


Per Bankitalia il contante costa agli esercenti più delle carte

Le interruzioni delle forniture dalla Libia fanno salire i prezzi del petrolio

AGI – Le interruzioni alla produzione di greggio in Libia hanno spinto al rialzo le quotazioni nonostante l’incremento di produzione dell’Opec+ e i timori di un rallentamento della domanda globale a causa della recessione. Venerdì, primo giorno di contrattazioni di luglio, il Brent ha guadagnato il 2,38% chiudendo a 111,6 dollari al barile mentre il Wti è salito del 2,52% a 108,4 dollari

Secondo quanto riportato dai media, venerdì sera alcuni manifestanti hanno preso d’assalto l’edificio del Parlamento libico nella citta’ orientale di Tobruk per protestare contro il peggioramento delle condizioni di vita e della situazione politica nel Paese, dove due governi si contendono il potere da marzo. I manifestanti sono entrati nell’edificio e lo hanno messo a soqquadro. 

Giovedì la National Oil Corporation (Noc) libica ha dichiarato lo stato di forza maggiore nei porti di Es Sider e Ras Lanuf e nel giacimento petrolifero di El Feel.

La forza maggiore è ancora in vigore nei porti di Brega e Zueitina, ha evidenziato Noc. La produzione ha visto un forte calo, con esportazioni giornaliere comprese tra 365.000 e 409.000 barili al giorno, una diminuzione di 865.000 barili al giorno rispetto alla produzione in “circostanze normali”, ha proseguito Noc. 

La Noc ha dichiarato lo stato di forza maggiore, come riferisce The Libya Observer, nei vari siti produttivi dopo che è scaduto l’ultimatum di 72 ore che la società aveva dato agli occupanti degli impianti produttivi. A seguito delle chiusure il paese perderà oltre 16 miliardi di dinari libici (oltre 3 miliardi di euro). I porti di Brega e Zueitina, sono occupati dagli uomini di Haftar e il governo di Bashagha si rifiuta di riaprire i campi.

Questa situazione sta provocando molti disagi tra la popolazione a causa delle interruzioni di elettricità nell’area costiera del paese, visto che la situazione ha fermato il flusso di gas naturale che alimenta le centrali elettriche di Zuetina, North Bengasi e Sarir .

Oltre alla Libia, tra le cause dei rialzi delle quotazioni bisogna aggiungere lo sciopero dei lavoratori del settore oil&gas in Norvegia che partirà il 5 luglio e, secondo calcoli della Rueters, potrebbe ridurre la produzione complessiva di petrolio del paese di circa l’8%, (circa 320.000 barili di petrolio equivalente al giorno) a meno che non venga trovato un accordo dell’ultim’ora sulle richieste salariali. 

C’è poi il terzo fattore che riguarda l’Ecuador dove il governo e i leader dei gruppi indigeni sembra abbiano raggiunto un accordo per porre fine alle proteste durate più di due settimane e che hanno portato allo stop di circa 250.000 barili al giorno.


Le interruzioni delle forniture dalla Libia fanno salire i prezzi del petrolio

Morning Bell: l’altalena della paura sui prezzi delle materie prime

AGI – I mercati salgono per il forte calo del prezzo del petrolio e in vista dell’incontro in Turchia tra i ministri degli Esteri di Russia e Ucraina, Lavrov e Kuleba. La situazione resta comunque molto incerta e caratterizzata da una forte volatilità. “Le azioni sono state vendute in modo piuttosto aggressivo per diversi giorni. Non so se”, rivela un analista, questo rialzo “cambierà in modo permanente la direzione delle cose”.

A guidare i ribassi del greggio è stata l’apertura dell’Opec a un aumento dell’offerta e la possibilità che l’Aie possa attingere nuovamente alle riserve strategiche. “Il mondo sta lavorando insieme per far fronte all’impennata dei prezzi del petrolio e questo ha messo una ‘toppa’ a breve termine sui rialzi del greggio” ha scritto in una nota Ed Moya, analista senior di Oanda.

Negli Usa primo voto al Congresso per approvare il budget, che finanzierà le attività del governo fino a settembre, nel provvedimento ci sono anche 14 miliardi di dollari per l’Ucraina. Intanto oggi c’è attesa sui mercati per la riunione della Bce e per l’uscita dei dati sull’inflazione Usa a febbraio,

I negoziati sull’Ucraina non saranno facili ma riprendono piede e questo piace ai mercati, dove è ritornata un po’ di propensione al rischio. Il prezzo dell’oro è sceso sotto i 2.000 dollari ed è in calo dello 0,8% a 1.975 dollari l’oncia. Chiusura in forte discesa per il gas naturale, che sulla piazza di Amsterdam, perde il 27,35% a 155,88 euro, dopo aver ceduto oltre il 5% martedì scorso. Lo spread tra Btp e Bund scende sotto quota 148 punti, mentre il rendimento del decennale tedesco torna positivo. 

Gli analisti restano scettici sulla durata della flessione del prezzo del petrolio. “L’incertezza su dove e quando l’offerta riuscirà a sostituire la mancanza del greggio proveniente dalla Russia, il secondo più grande esportatore al mondo, in un mercato ristretto, non cambia le previsioni sull’andamento dei prezzi del petrolio, che oscillano tra 100 e 200 dollari al barile. Quindi, dire che il mercato del petrolio è confuso è un eufemismo: siamo in una situazione senza precedenti”, commenta Stephen Innes, managing partner di SPI Asset Management.

La forte volatilità dei mercati è legata al timore che le vicende belliche e i prossimi rialzi dei tassi possano frenare la crescita senza riuscire a raffreddare l’inflazione. Questo spiega anche l’andamento altalenante dei rendimenti dei Treasury decennali Usa che viaggiano all’1,94%, dopo essere scesi questa settimana sotto l’1,7%  e aver superato 4 settimane fa il 2% per la prima volta dall’agosto 2019. Tuttavia la vera preoccupazione dei mercati è un’altra: il rendimento del biennale Usa si attesta all’1,67% e lo spread tra il rendimento del Treasury a 2 anni e quello a 10 anni è ai minimi dall’inizio del 2020, il che è un brutto segno per i mercati che interpretano l’appiattimento della curva dei rendimenti come un segnale di recessione.

Negli scorsi anni le “recessioni” sono sempre state anticipate dall’inversione della curva dei tassi negli Usa. Per ora l’inversione sembra lontana, ma la curva si fa sempre meno “inclinata” e questo indica che il mercato vede all’orizzonte un rallentamento economico e di conseguenza la temibile stagflazione.

Che significa? Diciamo che un’economia è in stagflazione, quando soffre non solo per l’assenza di crescita ma anche per un forte rincaro dei prezzi. Gli economisti dell’istituto Kiplinger ora si aspettano che il Pil Usa quest’anno cresca solo del 4% quest’anno, dopo il 5,7% dedl 2021. BoFa invece prevede una crescita del 3,6% nel 2022 e Goldman Sachs si tiene ancora più bassa al 3,2%. Anche il 30% dei gestori di fondi ora si attendono una situazione di stagflazione entro i prossimi 12 mesi, contro il 22% del mese scorso.

“La stagflazione – sostiene Antonio Cesarano, chief strategist di Intermonte Partners – in questo contesto diventa uno scenario sempre più probabile almeno per l’Europa, anche se successivamente potrebbe interessare anche gli Usa”. In questa fase l’Europa è più a rischio in quanto risente maggiormente dei crescenti prezzi dell’energia, mentre a proteggere gli Stati Uniti è la sua autonomia in termini energetici.

L’effetto stagflazione comporterà un cambio di rotta nella politica delle banche centrali, che dovranno pensare di meno alle strette monetarie e di più a far ripartire l’economia. “Per prima comincerà la Bce – dice Cesarano – tra qualche mese potrebbe essere il turno anche della Fed, che prima però potrebbe tentare di avviare una breve fase di rialzo tassi/riduzione del bilancio”. 

È una giornata clou per i mercati. Nel pomeriggio, nel giro di poche ore, si riunisce la Bce, parla Christine Lagarde ed escono i dati sull’inflazione Usa a febbraio, che a loro volta saranno indicativi in vista della riunione della Federal Reserve del prossimo 16 marzo. Cosa farà oggi la Bce? Intanto probabilmente dirà che l’impatto della guerra renderà più soft la normalizzazione monetaria e potrebbe ritardare fino al 2023 la svolta restrittiva.

In altre parole potrebbe omettere di dare indicazioni sulla fine del Qe, cancellando l’ipotesi di uno stop agli acquisti da ottobre. Inoltre la Bce rivedrà le sue stime di crescita e di inflazione. Finora è trapelato che la crescita del Pil europeo quest’anno potrebbe subire un taglio dello 0,3-0,4% per via della guerra. Riguardo all’inflazione, che nell’area euro a febbraio ha toccato il massimo storico del 5,8%, la Bce dovrà dire se i prezzi saliranno intorno al 2% nei prossimi tre anni, o meno.

Sui tassi di interesse recentemente la Bce non aveva più escluso un rialzo dei tassi a fine anno. Tuttavia ha sempre detto che prima occorre finire il Qe e poi rialzare i tassi. Se però non verrà indicata una data di fine del Qe, allora implicitamente il rialzo dei tassi si allontanerebbe. Oggi c’è attesa anche per i dati sull’inflazione Usa, che a febbraio è prevista in rialzo dal 7,5% al 7,9% annuale.

L’inflazione ‘core’, quella con l’esclusione dei dati più volatili dei beni energetici e di quelli alimentari, dovrebbe salire dal 6% al 6,4% annuo. I riflessi sui mercati “Se uscirà un dato in linea con le attese – spiega Cesarano – la Fed a marzo rialzerà i tassi di un quarto di punto, come auspica Powell, se invece dovesse uscire un dato superiore all’8%, allora i mercati potrebbero entrare in fibrillazione, ipotizzando un rialzo dei tassi di 50 punti base”.


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La corsa delle imprese russe ai conti correnti in yuan  

AGI – Le imprese russe stanno cercando di aprire conti correnti presso le filiali russe delle banche cinesi per mitigare l’effetto delle sanzioni imposte a Mosca dopo l’invasione dell’Ucraina. Lo riferisce l’agenzia Reuters, che cita una fonte di una filiale moscovita di una banca cinese, che preferisce rimanere anonima, secondo cui tra le duecento e le trecento aziende russe si sono rivolte alla filiale della banca presso cui lavora.

La fonte bancaria si aspetta un aumento delle transazioni in yuan, anche se non è chiaro quanto diffusa sia la domanda di aprire i nuovi conti correnti presso le filiali in Russia delle banche cinesi.

A Mosca sono presenti le quattro principali banche cinesi: Industrial & Commercial Bank of China (Icbc), Agricultural Bank of China, Bank of China e China Construction Bank, che non hanno finora espresso commenti a riguardo.

Secondo un uomo d’affari cinese con importanti legami con la Russia, che preferisce rimanere anonimo, diverse aziende russe con cui lavora stanno cercando di aprire conti denominati in yuan, la divisa cinese.

“È semplice logica. Se non puoi usare i dollari o gli euro, e gli Stati Uniti e l’Europa smettono di venderti molti prodotti, non hai altre opzioni che rivolgerti alla Cina. Il trend è inevitabile”, ha dichiarato l’imprenditore citato dalla Reuters.

Il gruppo di trasporti e logistica russo Fesco ha già reso noto che accetterà pagamenti in yuan, dopo che alcune banche russe sono state bloccate dal sistema di pagamenti internazionale Swift, ma molti piccoli esportatori cinesi soffrono per il crollo del rublo – che ha perso quasi il 40% rispetto allo yuan nell’ultima settimana – e stanno sospendendo le consegne per evitare potenziali perdite.


La corsa delle imprese russe ai conti correnti in yuan