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Dai bonus al reddito di cittadinanza, tutte le misure in manovra

AGI – Con il via libera del Senato, la manovra è legge. Il contenimento dell’aumento dei costi energetici, legati al conflitto in corso in Ucraina da 10 mesi, impegna quasi due terzi dei 35 miliardi della legge di bilancio. Tra i provvedimenti più discussi l’avvio del taglio del reddito di cittadinanza per le persone occupabili tra il 18 ed i 59 anni: l’anno prossimo sarà erogato per 7 mesi prima di venire rimodulato a partire dal 2024. Ma anche alcune misure come quella – prima portata avanti e poi stralciata – sul tetto a 60 euro per gli esercenti per rifiutare i pagamenti con il Pos. Una dinamica che racconta i tempi compressi con cui è stata realizzata la legge di bilancio dopo una inusuale tornata elettorale a fine settembre. Ma anche il tentativo della maggioranza di provare a realizzare in corsa degli interventi che diano un segno politico alla finanziaria.

Giorgetti: “Missione compiuta”

“Sono soddisfatto di questa prima manovra economica. La considero una missione compiuta. Scritta in tempi record e in una situazione di contesto eccezionale non positivo, il bilancio che abbiamo presentato rispetta gli impegni presi con gli elettori e ha maturato prima la fiducia dei mercati e delle istituzioni europee e ora ancora piu importante, quella del Parlamento. Prudenza, coerenza e responsabilità costruiscono fiducia. Avanti così”, è il commento del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.

“Ringrazio tutte le persone che mi hanno supportato – prosegue – in questo breve e intenso percorso: credo che gli effetti di questa manovra si vedranno nel tempo. È un testo coraggioso con uno sguardo al futuro e alla costruzione di un nuovo assetto sociale che privilegia e tutela i figli e le nuove generazioni senza trascurare la stabilità dei conti pubblici”.

Un iter complesso

L’iter parlamentare, infatti, è stato scandito da richieste di modifica e ha visto 44 rilievi dalla Ragioneria generale dello Stato per mancate coperture. Con un emendamento sul risanamento dei debiti degli enti locali che è stato votato per errore e poi stralciato in Commissione perchè creava un disavanzo di ben 450 milioni di euro.

Tra le novità la legge di bilancio prevede un nuovo reddito alimentare. La riformulazione di 18 App, che si divide in due strumenti, cumulabili: carta cultura giovani per i redditi familiari fino a 35mila euro di Isee e carta del merito per chi prenderà 100 alla maturità. Ma c’è anche la rateizzazione dei debiti delle società sportive, che ha acceso le polemiche per l’agevolazione ai club di Serie A. Altre misure riguardano il fisco, le pensioni (la minima sale a 600 euro per gli over 75), la famiglia, le infrastrutture, il Sud e la sanità. Mentre tra gli emendamenti approvati ci sono norme sui mutui, con la possibilità di rinegoziare i prestiti da tasso variabile a fisso, per gli Enti locali e a sostegno dei centri antiviolenza.

Presente anche una nuova formulazione del contributo di solidarietà per gli extraprofitti che dispone vada versato solo se almeno il 75% dei ricavi 2021 è derivato dalle attività di produzione di energia elettrica, gas metano,estrazione di gas naturale, di rivendita di energia elettrica, di gas metano.

 Ecco alcune delle novità introdotte dalla manovra.

REDDITO DI CITTADINANZA – Se si rifiuta anche la prima offerta di lavoro, si perde il diritto. Soppressa la parola ‘congruà dal testo. Si intendeva offerta ‘congrua’ quella che valutava “la coerenza tra offerta di lavoro e le esperienze e competenze maturate; la distanza del luogo di lavoro dal domicilio (entro 80 chilometri) e i tempi di trasferimento mediante mezzi di trasporto pubblico (raggiungibile in 100 minuti)”.

Ma su questa misura è scontro di interpretazioni normative. La deputata Pd Maria Cecilia Guerra fa notare che l’emendamento Lupi “cancella la parola congrua dove era superflua” perchè la norma rimanda al testo del Jobs Act, dove invece la congruità è citata. Maurizio Lupi di Noi Moderati, primo firmatario della proposta di modifica, replica che “non c’è stato nessun problema tecnico ma una riformulazione complessiva del governo di un emendamento che avevamo presentato. Il governo ha voluto fare un passaggio più moderato”.

Quanto ai giovani tra 18 e 29 anni che non hanno completato le scuole, per riceverlo sono tenuti a iscriversi a percorsi formativi o comunque funzionali all’adempimento dell’obbligo scolastico. La quota prevista per l’alloggio, in caso di abitazione in affitto, sarà erogata direttamente al locatore.

REDDITO ALIMENTARE – Per il sostegno delle persone socialmente più fragili, è prevista in via sperimentale l’erogazione di generi alimentari derivati dall’invenduto della grande distribuzione organizzata (supermercati, ipermercati etc.). Per la misura sono stanziati 1,5 milioni di euro per il 2023 e 2 per il 2024. 

CULTURA – La 18 App viene sostituita da due strumenti, una carta cultura giovani ed una legata al merito scolastico. Per i diciottenni sono previste due nuove card, cumulabili, che assegnano 500 euro per i consumi culturali, una per coloro che hanno un Isee familiare fino a 35mila euro ed una per gli studenti che si diplomano con il massimo dei voti alle scuole superiori. La misura è finanziata fino ad un massimo di 190 milioni di euro annui.

Il fondo unico per lo spettacolo cambia denominazione e diventa Fondo unico per lo spettacolo dal vivo. Istituito un fondo presso il Ministero della cultura con una dotazione di 100 milioni nel 2023, 34 nel 2024, 32 nel 2025 e 40 milioni a decorrere dal 2026.

EXTRAPROFITTI – Il contributo straordinario si applica solamente alle aziende che generano almeno il 75% dei loro ricavi dalle attività nei settori della produzione e rivendita di energia, gas e prodotti petroliferi.

MULTE – Lo stralcio automatico delle cartelle sotto i 1.000 euro non varrà per le multe e i tributi locali. A parte gli interessi, che saranno comunque cancellati, saranno gli enti locali a decidere se procedere o meno alla cancellazione o meno dell’imposta dovuta. La norma prevede, l’annullamento automatico delle cartelle fino a 1.000 euro “sia limitato alle somme dovute a titolo di interessi per ritardata iscrizione a ruolo, sanzioni e interessi di mora” e “non per il capitale e le somme maturate a titolo di rimborso delle spese per le procedure esecutive e di notificazione della cartella di pagamento, che resteranno interamente dovute”.

FISCO – Ok alla rateizzazione dei debiti fiscali di federazioni e società sportive. I debiti possono essere pagati in sessanta rate di cui tre da pagare entro la fine dell’anno e le altre a decorrere da gennaio 2023 con una maggiorazione del 3% da versare contestualmente alla prima rata. In caso di pagamento rateale delle somme dovute a seguito della definizione del ravvedimento speciale per le violazioni tributarie, si applica il tasso di interesse “nella misura del 2% annuo” invece del tasso di interesse legale. La gestione dei sistemi informatici per i servizi della riscossione passeranno entro fine 2023 alla Sogei Spa.

POS – Cancellata la norma che eliminava le multe per gli esercenti che rifiutavano di utilizzare il Pos sotto i 60 euro. Resta in vigore il comma dell’articolo relativo all’aumento della soglia del contante da mille a cinquemila euro. Si istituisce inoltre un tavolo tra banche ed imprese per tagliare i costi di utilizzo del Pos nelle transazioni fino a 30 euro per gli esercenti con fatturato fino a 400mila euro. Se non si dovesse arrivare a un’intesa, scatterà un contributo straordinario a carico delle banche pari al 50% degli utili derivanti dalle commissioni e dalle transazioni fino a 30 euro. 

PENSIONI – Sale all’85% la rivalutazione per gli assegni tra 4 e 5 volte il minimo (circa 2.000-2.500 euro), L’indicizzazione passa al 53% per le pensioni tra 5 a 6 volte il minimo; al 47% tra 6 e 8 volte il minimo al 37% da 8 a 10 volte il minimo e al 32% negli assegni oltre 10 volte il minimo (oltre 5.000 euro).

Il testo base prevede un anno di quota 103, con 62 anni di età e 41 di versamenti, in attesa della riforma complessiva della previdenza. E poi opzione donna per l’anticipo del collocamento in pensione per chi ha 60 anni (o 58 se con 2 figli) a condizione di essere cargiver o portatrice di invalidità.

Le borse di studio erogate agli studenti universitari con disabilità non entrano nel calcolo reddituale ai fini del diritto alla pensione. Aliquota al 5% sulle pensioni, di vecchiaia, invalidità o superstiti, erogate ai frontalieri da enti o istituti del Principato di Monaco. 

SANITÀ – Aumentano di circa 200 milioni di euro le risorse del Fondo sanitario nazionale che vengono riservate e ripartire tra le Regioni virtuose. Si potenzia il ‘meccanismo premiale’: aumenta dello 0,40% la quota del Fondo destinata alle Regioni che raggiungono obiettivi finanziari e di qualità del servizio. Stabilizzato il bonus psicologo fino a 1.500 euro.

Vengono stanziati 5 mln per il 2023 e 8 a decorrere dal 2024. Incrementata a 15mila euro la prestazione riconosciuta ai malati di mesotelioma (causato dal contatto con amianto) per esposizione familiare o ambientale e incrementa del 17% la prestazione aggiuntiva per i percettori erogata per patologia absesto-correlata. I termini per la stabilizzazione del personale sanitario assunto durante l’emergenza Covid viene prorogato alla fine del 2024.

Via libera a 600 mila euro per il triennio 2023-2025 per garantire ai pazienti oncologici affetti da colangiocarcinoma, di accedere ai test Ngs per la valutazione simultanea delle diverse alterazioni molecolari. Arrivano 600mila euro in tre anni, dal 2023 al 2025, a sostegno dell’Ente nazionale per la protezione e l’assistenza dei sordi. In favore degli istituti di ricovero e cura di carattere scientifico della rete oncologica del ministero della salute impegnati nello sviluppo delle nuove tecnologie antitumorali, vengono stanziati 250mila euro per il 2023 e 500mila euro per il 2024 e il 2025.

Altri 5 mln di euro all’anno dal 2023 al 2026 in favore degli Irccs della rete cardiovascolare. Per attivare ulteriori borse di studio in favore dei medici di medicina generale che partecipano ai corsi di formazione specialistica, dal 2023 sono incrementate di 5 mln di euro all’anno le apposite disponibilità vincolate al Fondo sanitario nazionale. In favore della Confederazione nazionale delle Misericordie d’Italia vengono destinati 500 mila euro per ciascuno degli anni 2023, 2024 e 2025.

INFRASTRUTTURE – Stanziati 75 milioni nel quinquennio 2023-2027 per la realizzazione della linea M4 della metropolitana di Milano e altri 75 milioni per il collegamento tra Afragola e la rete metropolitana di Napoli oltre che per l’acquisto di nuovi treni. Nominato un commissario straordinario per la realizzazione dell’autostrada Roma-Latina, che provveda alla soluzione economicamente più vantaggiosa del progetto definitivo dell’opera e definisca un cronoprogramma dei lavori assieme alle iniziative per l’affidamento.

Previsti nel testo licenziato dal governo anche fondi per oltre 2 miliardi di euro fino al 2032 per il prolungamento della metro C di Roma fino alla Farnesina. E poi fondi per l’avanzamento della Tav Torino-Lione.

Arrivano delle risorse per garantire migliori collegamenti aerei da e per la Sardegna e la Sicilia e contrastare il caro biglietti. Istituito un fondo per rimuovere gli svantaggi legati all’insularità con una dotazione di 5 milioni di euro per il 2023 e 15 milioni a decorrere dal 2024. Stanziati 3,7 milioni l’anno, dal 2023 al 2025, alla Regione Marche da destinare a compensazioni per gli oneri di servizio pubblico sui servizi aerei di linea da e per l’aeroporto Ancona.

CASA, MUTUI E SUPERBONUS – Il mutuo potrà essere rinegoziato, passando dal tasso variabile a quello fisso. La misura è rivolta a coloro che hanno un Isee fino a 35mila euro e devono rinegoziare un finanziamento che non superi i 200mila euro. Detrazione di imposta pari al 50% dell’Iva per l’acquisto, effettuato entro il 31 dicembre 2023, di abitazioni di classe energetica A o B. Il termine per la comunicazione della Cila asseverata per richiedere il superbonus 110% viene prorogato al 31 dicembre. La delibera assembleare per i lavori deve essere intervenuta entro il 18 novembre.

L’Iva scende dal 22% al 5% per le fatture dei consumi nel primo trimestre del 2023 dei servizi di teleriscaldamento e dal 22% al 10% sui pellet per tutto il prossimo anno. Prorogato il bonus 75% relativo all’eliminazione delle barriere architettoniche. La misura riguarda opere di abbattimento barriere architettoniche all’interno di tutti gli edifici, non solo abitazioni o condomini. Innalzato a 8mila euro il tetto del bonus mobili per il 2023, in caso di interventi di ristrutturazione della casa.

FAMIGLIA – Il congedo parentale retribuito all’80% viene esteso di un mese utilizzabile entro il sesto anno di vita del figlio da entrambi i genitori, in alternativa tra di loro. Niente sanzioni per violazione dei termini di adempimenti fiscali o contrattuali per le libere professioniste impossibilitate a svolgere le loro attività per parto, interruzione di gravidanza o di ricovero per malattia grave del figlio minorenne.

AGRICOLTURA – Istituito il contratto per l’impiego occasionale della manodopera in agricoltura che “assicura ai lavoratori le tutele previste dal rapporto di lavoro subordinato”. La norma consente l’utilizzo dello strumento solo in relazione ai disoccupati, percettori di Naspi e Dis-Coll e reddito di cittadinanza, pensionati (di anzianità o vecchiaia), studenti under 25 e detenuti, con un tetto di 45 giornate lavorative nell’arco di 12 mesi. I lavoratori fragili del settore pubblico e privato potranno lavorare in smart working fino al 31 marzo prossimo.

VIOLENZA SULLE DONNE – Incrementato di 4 milioni di euro per il 2023 e di 6 milioni di euro per il 2024 le risorse del Fondo per le politiche attive relative ai diritti e alle pari opportunità, destinate ai centri antiviolenza.

INTERCETTAZIONI – Le spese passano al Mef. Quelle per all’attività di intelligence potranno durare al massimo 40 giorni, prorogabili di 20. I documenti dovranno essere distrutti entro 6 mesi.


Dai bonus al reddito di cittadinanza, tutte le misure in manovra

Ogni posto di lavoro creato con il reddito di cittadinanza è costato 52mila euro allo Stato

AGi –  Ogni posto di lavoro “creato” con il reddito di cittadinanza è costato allo Stato almeno 52 mila euro. Oltre il doppio di quanto spende annualmente un imprenditore privato per un operaio a tempo indeterminato full time che, mediamente, costa attorno ai 25 mila euro. E’ quanto emerge da un’analisi realizzata dall’Ufficio studi della Cgia secondo la quale dalla prima metà del 2019 – periodo in cui è entrato in vigore il RdC – fino alla fine di quest’anno, l’investimento dello Stato per questa misura ammonta a 19,6 miliardi.

Per la Cgia, a fronte di poco più di un milione di persone in difficoltà economica che, titolari del reddito di cittadinanza, hanno manifestato la disponibilità a recarsi in ufficio o in fabbrica, gli ultimi dati disponibili ci dicono che solo 152 mila hanno trovato un posto di lavoro grazie al sostegno dei navigator. Ipotizzando che i titolari del RdC lo abbiano ricevuto per almeno un anno prima di entrare nel mercato del lavoro, percependo così quasi 7 mila euro, l’associazione approssimativamente stima che l’Inps abbia sostenuto, per questi 152 mila nuovi occupati, una spesa di 7,9 miliardi di euro, pari a poco più di 52.000 euro se rapportata a ogni singolo neoassunto. Un costo che, afferma la Cgia, “appare eccessivo per un numero così limitato di persone entrate nel mercato del lavoro grazie al RdC”

Secondo la Cgia, “chi è in difficoltà economica va assolutamente aiutato, ma per combattere la disoccupazione il RdC ha dimostrato di non essere uno strumento efficace”. 
 

In 2,5 anni un investimento di 19,6 miliardi

Secondo le stime fornite dall’associazione, dalla prima metà del 2019 – periodo in cui è entrato in vigore il RdC – fino alla fine di quest’anno, l’investimento dello Stato per questa misura ammonta a 19,6 miliardi: 3,8 nel 2019, 7,2 nel 2020 e 8,6 miliardi per l’anno in corso. Per il 2022 è prevista una spesa di 7,7 miliardi. La Cgia sottolinea che per l’anno 2019 e 2020 le cifre si riferiscono a quelle effettivamente spese, mentre per gli anni successivi si fa riferimento alle risorse stanziate.

Solo un terzo ha avuto un’occupazione in passato

Secondo l’Anpal, ricorda ancora l’associazione, le persone che percepiscono il RdC sono difficilmente occupabili. L’Agenzia, infatti, stima che la probabilità di rimanere disoccupato a distanza di 12 mesi sfiora il 90 per cento. Ciò è ascrivibile al fatto che questa platea di soggetti ha una insufficiente esperienza lavorativa alle spalle. L’Inps, infatti, analizzando lo storico contributivo di queste persone nella classe di età tra i 18 e i 64 anni, segnala che solo un terzo ha avuto un’occupazione in passato. Pertanto, spesso ci troviamo di fronte a soggetti a forte rischio di esclusione sociale, ovvero in condizioni di povertà economica e di grave deprivazione materiale. Trovare un lavoro a queste persone, spiega la Cgia, “potrebbe addirittura costituire per loro un problema a causa del precario equilibrio psico-fisico in cui versano”.

Solo 152 mila hanno trovato stabilmente un lavoro

Secondo i dati dell’Inps, riferiti ad agosto 2021, le persone destinatarie del RdC erano 3,5 milioni, pari a poco meno di 1,5 milioni di nuclei famigliari. L’importo medio mensile erogato è di 579 euro. Tra questi 3,5 milioni di percettori del reddito, gli over 18 che hanno sottoscritto il Patto per il Lavoro (ovvero si sono resi disponibili a trovare un’occupazione), sono – secondo l’anpal – 1,15 milioni, mentre la Corte dei Conti sottolinea che coloro che hanno trovato un’occupazione stabile sono poco più di 152 mila.

Il 20% abita nelle province di Caserta e Napoli

I dati a livello provinciale, ricorda la Cgia, dicono che nelle province di Caserta (147.036) e di Napoli (555.646) si concentrano complessivamente quasi 703 mila beneficiari del RdC. Se questi ultimi vengono rapportati al numero totale presente in Italia (3.550.342), in queste 2 province campane si concentra il 20 per cento circa dei percettori totali di questa misura. Altrettanto significativo è il numero di RdC erogati dall’Inps nelle grandi aree metropolitane: a Roma sono 240.065,  a Palermo 212.544, a Catania 169.250, a Milano 122.873, a Torino 104.638 e a Bari 92.233.


Ogni posto di lavoro creato con il reddito di cittadinanza è costato 52mila euro allo Stato

In tre regioni il numero di domande di reddito di cittadinanza è molto alto

Sono oltre 960 mila le domande accolte pari alla metà dei nuclei familiari in Italia in condizione di povertà assoluta. Il maggiore livello di copertura al Sud, con in testa Campania, Calabria e Sicilia, realtà che presentano, però, anche la più elevata presenza di occupati non regolari.

È quanto emerge da un’anticipazione del Rapporto BCC Mediocrati sull’economia regionale realizzato da Demoskopika. La misura bandiera del Movimento 5 stelle – si legge – ha raggiunto in questi primi mesi esattamente 1 famiglia su 2 della platea potenzialmente più bisognosa. Su circa 1,8 milioni di famiglie stimate dall’Istat in condizione di povertà assoluta in Italia nel 2018, il numero dei nuclei percettori del reddito di cittadinanza, ossia le domande accolte, secondo gli ultimi dati disponibili aggiornati allo scorso 4 settembre, sono stati circa 960mila, coinvolgendo oltre 2,3 milioni di individui.

In Campania, Calabria e Sicilia il reddito ha raggiunto l’80%

Un maggiore successo si è generato principalmente nel Mezzogiorno con in vetta Campania, Calabria e Sicilia dove il livello di copertura del Reddito di cittadinanza ha raggiunto mediamente oltre l’80% dei nuclei familiari in povertà assoluta, incapaci di poter acquisire un paniere di beni necessari per vivere.

A fare da contrappeso al tasso di successo il possibile “condizionamento” del lavoro irregolare al crescere del quale sembrerebbe aumentare anche il numero delle domande per il reddito di cittadinanza. Non è un caso che, ancora una volta, Calabria, Sicilia e Campania si posizionino sul podio delle realtà regionali anche con il più elevato tasso di irregolarità generato dalla presenza di ben 817 mila occupati non regolari.

Al 4 settembre 2019 risultano pervenute all’Inps 1,5 milioni di domande di cui 960 mila sono state accolte, 90 mila sono in lavorazione e 410 mila sono state respinte o cancellate. Delle 960 mila domande accolte, 843 mila riguardano nuclei percettori del Reddito di cittadinanza con 2,2 milioni di persone coinvolte, e le restanti 117mila sono nuclei percettori di Pensione di cittadinanza con 134 mila persone coinvolte.

La classifica delle regioni: Calabria prima

Al primo posto nella classifica regionale, ottenuta analizzando il peso percentuale sulla popolazione residente e consentendo in tal modo un confronto omogeneo, si colloca la Calabria con un valore pari a 33,45 domande accolte per ogni 1.000 residenti e con 65.458 nuclei percettori in valore assoluto. Seguono, per incidenza delle domande accolte, altre due realtà del Mezzogiorno: Sicilia con 32,88 domande accolte e Campania con 31,21 domande accolte. Una minore attenzione, in rapporto alla popolazione residente, si è verificata principalmente nelle regioni del Nord-est: Trentino Alto Adige con 2,76 domande accolte, Veneto con 6,00 domande accolte e, infine, Emilia Romagna con 7,69 domande accolte.

La povertà assoluta in Italia

Nel 2018, l’Istat stima oltre 1,8 milioni di famiglie in povertà assoluta per un totale di 5 milioni di individui. Non si rilevano variazioni significative rispetto al 2017 nonostante il quadro di diminuzione della spesa complessiva delle famiglie in termini reali. In gran parte questo si deve al fatto che soltanto le famiglie con minore capacità di spesa, a maggiore rischio di povertà, mostrano una tenuta dei propri livelli di spesa, con un conseguente miglioramento in termini relativi rispetto alle altre.

Nel tentativo, infine, di comprendere una reale, seppur preliminare, risposta delle regioni italiane al reddito di cittadinanza – si legge nell’anticipazione del rapporto BCC Mediocrati – si è pensato di rapportare i valori assoluti delle domande di reddito di cittadinanza accolte, nel periodo di riferimento, alla quota delle famiglie stimata per regione in condizione di povertà assoluta.

Le domande accolte al 4 settembre 2019 consentirebbero, già in questa prima fase il raggiungimento della metà (52,7%) dei nuclei familiari in Italia stimati da Istat in condizione di povertà assoluta. Nel solo Mezzogiorno, inoltre, la misura riguarderebbe ben 7 famiglie povere su 10: 579 mila domande accolte su un universo di 824 mila famiglie in povertà assoluta con un coinvolgimento di ben 1,5 milioni di individui.

In questo caso sul podio, come era prevedibile, si collocano tre regioni meridionali. E, in particolare, in Campania sarebbe pari all’86,9% il livello di copertura del reddito di cittadinanza sulle 209 mila famiglie stimate in povertà, immediatamente seguita da Calabria con un’incidenza dell’84,7% sulle 77 mila famiglie povere e la Sicilia con una copertura pari al 76,4% sui 216 mila nuclei in condizione di grave disagio economico. Un risultato sul versante del contrasto al disagio economico, ancora più evidente se si considera che soltanto nelle tre realtà regionali, appena menzionate, il numero delle persone coinvolte dalla misura – secondo i dati più recenti dell’Inps – è pari a oltre un milione di individui, circa la metà dell’intero universo ad oggi interessato dal provvedimento.

Sul versante opposto, un minor livello di copertura si verificherebbe in quasi tutte le realtà del nord dell’Italia con Trentino Alto Adige (12,2%), Veneto (26,8%), Valle d’Aosta (28,7%) e Lombardia (29,6%) a guidare la tendenza. Nel 2016 – secondo i dati dell’Istat richiamati nello studio – i lavoratori irregolari in Italia hanno registrato un incremento di oltre 188 mila unità, passando dai circa 3,1 milioni di lavoratori irregolari del 2011 ai 3,3 milioni del 2016.

Se si sposta l’analisi sul livello regionale si scopre che, con il 22,3%, a presentare il tasso di irregolarità più alto, calcolato per occupati e unità di lavoro come rapporto tra la tipologia di occupazione non regolare e la corrispondente occupazione totale, moltiplicato per cento, è la Calabria generando circa 141 mila occupati non regolari. A seguire, con quote rilevanti di lavoratori irregolari in percentuale sul totale dei lavoratori, altre tre realtà territoriali del Mezzogiorno: Campania con un tasso di irregolarità pari al 20,1% (373 mila occupati non regolari), Sicilia con un tasso di irregolarità pari al 19,8% (304 mila occupati non regolari) e, infine, Puglia con un tasso di irregolarità pari al 16,7% (227 mila occupati non regolari).

Sul versante opposto, sono tutte al Nord le realtà meno esposte al fenomeno: Veneto con un tasso di irregolarità pari all’ 8,9% (198 mila occupati non regolari), Trentino-Alto Adige con un tasso di irregolarità pari al 9,6% (52mila occupati non regolari) e, infine, Emilia-Romagna con un tasso di irregolarità pari al 10,0% (208 mila occupati non regolari). A questo punto, l’interesse dello studio è centrato a comprendere se la diffusione del fenomeno del lavoro irregolare può, in qualche modo, condizionare l’ammontare delle domande inoltrate per il reddito di cittadinanza.

Lo studio evidenzia il modo in cui agiscono le due variabili prese in considerazione, ossia il tasso di irregolarità e il numero delle domande per il reddito di cittadinanza, su un insieme di elementi, nel caso specifico le regioni.

La ricerca indica l’esistenza di una “correlazione lineare significativamente positiva”: al crescere del tasso di irregolarità aumenta il numero delle domande per il reddito di cittadinanza. A presentare una numerosità maggiore delle richieste di reddito di cittadinanza sono tutte le realtà territoriali del Mezzogiorno che, presentano anche i tassi di irregolarità più elevati.

In testa, in assoluto, la Calabria che il cui elevato tasso irregolarità, pari al 22,3% sembra condizionare anche il maggiore numero di domande presentate: 47,57 richieste di reddito di cittadinanza per ogni 1.000 residenti. A seguire la Sicilia e Campania rispettivamente con 44,72 e 43,13 domande presentate. In tutt’altra direzione, si posiziona, di fatto, l’intero Nord collocato nella parte bassa del diagramma di dispersione, nel quale, a tassi di irregolarità bassi ,corrispondono anche minori richieste presentate per l’ottenimento del reddito di cittadinanza. 

Agi

“Il reddito di cittadinanza può finire come la social card di Tremonti”

Il reddito di cittadinanza “è una straordinaria occasione per ripensare le politiche attive del lavoro. È però ad altissimo rischio lo scivolamento verso una social card di tremontiana memoria: l’abbiamo già vista e l’abbiamo già vista fallire più volte”. Giorgio De Rita, segretario generale del Censis, riconosce alla misura bandiera del Movimento 5 Stelle il merito di rappresentare un’opportunità. Come anche un rischio.

Può “modernizzare la macchina amministrativa” che supporta chi è in cerca di occupazione, ma l’averla presentata “come una misura ibrida, un po’ lavoro e un po’ contrasto alla povertà ha creato grande confusione”.

Pochi benefici per l’economia

Intervistato dall’Agi, De Rita sottolinea: “L’aver presentato lo strumento come una tesserina di plastica è oggettivamente un errore“, come il “non aver immaginato investimenti sulle piattaforme digitali, che sono il cardine di tutta la misura ma dovranno essere realizzate senza oneri aggiuntivi di finanza pubblica e quindi sempre secondo lo stesso schema di una digitalizzazione ormai collassata”.

Mette in guardia De Rita: “Questo espone di nuovo a un alto rischio di scivolamento verso una misura solo di assistenzialismo. Se è così, non è cambiato nulla e i problemi che c’erano prima restano inalterati”.

“Bene per chi riceve questi soldi – osserva – ma l’economia italiana ne trae pochissimo o nulla. E soprattutto non abbiamo costruito niente per il futuro e lasciamo le strutture per il supporto alla ricerca del lavoro nello stesso punto in cui le abbiamo trovate”.

La complessità, per il segretario generale del Censis, sta nel trasformare l’impegno politico in fatti amministrativi: “Se le risorse che metti in campo non servono a radicare un modo diverso di funzionamento dell’amministrazione non hai fatto niente”.

“Il tema non è ‘tanti o pochi soldi’, ma il fatto che tutte queste risorse sono pura elargizione caritatevole e non orientate a una modernizzazione della macchina amministrativa che dovrebbe funzionare da supporto”.

Questo, secondo De Rita, è il vero spreco: “Non nell’avere pagato tanto o poco, ma nell’aver perso l’ennesima occasione di modernizzazione della macchina amministrativa e dei relativi sistemi informativi”.

Presto per giudicare, ma al momento sono in pochi

A un mese dal via alle domande per accedere al reddito, per De Rita è comunque “prematuro” dare una valutazione completa e precisa, perché è “un percorso complesso e un sistema particolarmente articolato” proprio per la sua doppia valenza (“da una parte è una politica attiva del lavoro, dall’altra è una misura di inclusione sociale”).

Ma considerando i numeri, afferma De Rita, 850.000 domande presentate nel primo mese “sono oggettivamente poche”, perché “la relazione tecnica parlava di un milione e 250.000 famiglie potenzialmente beneficiarie e quindi ci si aspettava che almeno per la domanda se ne presentassero ben di più”.

Tenendo conto poi, prosegue nel ragionamento, che secondo i dati Istat ci sono oltre 5 milioni di persone che vivono in regime di povertà assoluta di cui un milione 850.000 nuclei familiari, “era ragionevole aspettarsi un’adesione alla domanda più alta”.

A questi numeri De Rita aggiunge “i 2,7 milioni di persone che cercano lavoro, quindi un’altra platea”.

Due i fenomeni che secondo De Rita si annidano dietro all’esiguo numero di richiedenti: il primo è insito alla complessità della misura, “che prevede tutta una serie di requisiti ed è molto articolata: presentare la domanda appare facile ma in realtà non lo è – spiega – quindi i potenziali beneficiari si sono messi alla finestra e hanno pensato ‘Fammi aspettare per vedere quali sono le implicazioni'”.

“Doveva essere una misura per i giovani”

Il secondo fenomeno viene etichettato dall’esperto come “una buona dose di cinismo”. E osserva: “C’è chi la ritiene la stessa misura già stata messa in campo con la social card e il reddito d’inclusione e quindi pensa: ‘È una misura di bassa portata che dà qualche euro, si può sempre aderire. Aspettiamo e vediamo”.

Emblematica  “la polemica sui navigator” e “il fatto che se si va ai centri per l’impiego nessuno è in grado di risponderti”.

Il vero problema, torna a ribadire, è che “le famose piattaforme digitali che dovevano essere alla base di tutto non sono ancora partite e i sistemi informativi che dovevano consentire una gestione di tutto l’iter (e quindi del ‘patto per il lavoro’ e del ‘patto per l’inclusione sociale’) sono ancora al primissimo stadio”.

Quindi, tira le fila, una parte di chi ha diritto e non si è fatto avanti pensa: “Tutto sommato quella che appariva una misura di riforma strutturale dell’accesso al lavoro diventa semplicemente una sorta di elargizione caritatevole, come tale sono cinico e aspetto di capire”.

Il dato che colpisce De Rita è quell’8% di giovani che – secondo le cifre del ministero – ha presentato domanda: “È una misura che dovrebbe orientare al lavoro – precisa – il 46% delle persone che cerca lavoro in Italia ha meno di 34 anni, quindi ragionevolmente ci saremmo aspettati grosso modo 3 su 10, o 4 su 10 e non 1 su 10. Era una misura naturalmente orientata verso i giovani come politica del lavoro e la riforma dei centri impiego avrebbe dovuto vedere una loro amplissima partecipazione. E questo dai primi numeri non si vede”.

 

Agi

Quante persone hanno già chiesto il reddito di cittadinanza?

Nel primo mese di avvio sono arrivate 853.521 domande di reddito di cittadinanza a Caf, Uffici postali e Online. Lo rende noto il ministero del Lavoro: 853.521 nuclei familiari il 68% dei potenziali aventi diritto alla misura ha presentato la domanda nel primo mese di avvio del reddito di cittadinanza, oltre 2,8 milioni di persone coinvolte. 600.000 le domande arrivate ai Centri di Assistenza Fiscale e 253.521 a Poste Spa e online.

“La capillare rete organizzativa messa in campo da Ministero del Lavoro, Inps, Caf e Poste Spa ha gestito l’afflusso di quasi un milione di persone senza creare disagi e garantendo ai cittadini assistenza per presentare la domanda”, si legge in una nota.

Questo il dettaglio delle domande per singola regione per uffici postali e online: Lombardia 36.538, Campania 32.513, Sicilia 26.692, Piemonte 24.115, Lazio 23.832, Sardegna 16.967, Puglia 16.657, Emilia Romagna 14.769, Toscana, 13.489, Veneto 10.105, Calabria 9.753, Liguria 7.826, Abruzzo 4.734, Friuli Venezia Giulia 4.111, Marche 3.799, Umbria 2.774, Basilicata 2.310, Molise 1.154, Trentino Alto Adige 881, Valle D’Aosta 500.

“È un dato importante che rispecchia appieno quanto fosse necessaria e attesa questa misura, abbiamo ascoltato il paese e abbiamo risposto ad una necessità reale dei cittadini. Per 853.521 famiglie si avvia un percorso di dignità sociale e di costruzione di un percorso di politica attiva per il lavoro”, commenta il Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, “ricordo che questi sono solo i dati del primo mese è che quindi la percentuale di adesioni sicuramente crescerà ancora”.

Agi

Come richiedere il reddito di cittadinanza ai Caf 

A pochi giorni dall’inizio della presentazione delle domande, Dino Giornetti, area fiscale del Caf Cisl, spiega all’Agi cosa accadrà dal 6 marzo: “Ci aspettiamo una grande affluenza e tutti i Caf si stanno attrezzando. Ogni Caf avrà uno sportello attivo e in base all’accordo potrà inviare in via telematica le domande all’Inps”.

Dal 6 marzo, quindi, i cittadini potranno recarsi ad un Caf per avere assistenza, muniti di documento e di modello Isee (Indicatore della situazione economica equivalente); compileranno la modulistica e avranno una ricevuta. Senza Isee la domanda non può essere acquisita: quindi chi non lo possiede deve farlo, passando per la presentazione della Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu).

“Il Caf – sottolinea Giornetti – può impiegare anche dieci giorni per un Isee, ma attualmente rilascia l’attestazione in 3-4 giorni”. In caso di imminente scadenza della prestazione richiesta, le norme esistenti prevedono che si possa allegare la richiesta di Dsu; non è ancora certo che questo valga anche per il reddito di cittadinanza.

Quanti presenteranno le domande entro il 31 marzo, se hanno i requisiti, riceveranno a fine aprile la comunicazione Inps, via email o con sms, di accoglimento della domanda; dopo due giorni arriverà il messaggio delle Poste, per andare a ritirare la card. E’ presumibile che chi non indica nel modulo l’indirizzo email e il numero di telefono cellulare possa avere le comunicazioni per via postale.

I cittadini che formuleranno al domanda per il reddito dal primo aprile, riceveranno il beneficio a maggio. Entro 30 giorni dal riconoscimento da parte dell’Inps del reddito di cittadinanza, bisognerà presentare la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro; anche la Did può essere inviata tramite patronato. Sempre entro un mese, si riceverà la convocazione dai centri per l’impiego per sottoscrivere il Patto per il lavoro o dai servizi dei Comuni per stipulare il Patto di inclusione sociale. Esonerato chi presta lavoro di cura in famiglia a un disabile o a un minore di 3 anni.

Gli stranieri dovranno inserire gli estremi del permesso di soggiorno di lunga durata. Finché il ‘decretone’ non diventerà legge, non sarà applicato l’emendamento approvato al Senato in base al quale gli stranieri devono presentare anche la certificazione del patrimonio nel paese d’origine. E’ previsto che entro 3 mesi dalla conversione in legge, il ministero del Lavoro emani una circolare per indicare i Paesi esclusi dalla richiesta di certificazione.

“Le elaborazioni di Isee sono molto aumentate a febbraio rispetto allo scorso anno – fa notare Giornetti – e ci aspettiamo una grande affluenza il 6 e i giorni successivi. Ma i Caf hanno già formato il personale, faranno assunzioni e si stanno adoperando per diffondere materiale informativo”.

Agi

Saranno assunte 10 mila persone per fare i ‘navigator’ del reddito di cittadinanza

“Faremo 10 mila assunzioni per i navigator, che sono i tutor che seguono chi prende il reddito di cittadinanza. Li assumeremo subito, faremo dei colloqui con l’impegno di stabilizzarli con un contratto che riguarda la collaborazione con l’Agenzia nazionale per le politiche attive per il lavoro”. Lo ha detto il vice premier, Luigi Di Maio ad Avezzano, precisando che le assunzioni riguarderanno “4 mila persone per le regioni, e 6m ila per lo Stato centrale”.

“Nei prossimi mesi – spiega Di Maio – abbiamo meso in piedi un sistema sul reddito di cittadinanza per cui un’impresa che assume chi prende il reddito, avrà fino a 18 mesi di sgravi fiscali. Quando inizieremo a dare il reddito, da aprile di quest’anno, le imprese si rivolgeranno a un centro per l’impiego o a un destinatario del reddito o a un’agenzia privata o a un navigator, per assumere quella persona”.

Secondo il quotidiano Avvenire la selzione sarà rapidissima: “Un’«infornata» da svolgersi in tempi-record e perciò con procedure acceleratissime: una scrematura sulla base dei curricula inviati e poi un colloquio individuale. Nessun concorso, nessuna prova scritta o quiz a risposta multipla. Insieme a Poste e Caf che si preparano all’arrembaggio dei richiedenti il reddito di cittadinanza, anche Anpal servizi spa, la partecipata “operativa” dell’Agenzia nazionale delle politiche attive, si sta attrezzando all’assedio telematico di coloro che vorranno diventare navigator, la figura professionale che dovrà guidare i beneficiari della misura verso il mondo del lavoro”.

Saranno collaboratori o dipendenti?

Il “decretone” – ricorda il quotidiano della Cei – stanzia per Anpal servizi 200 milioni per il 2019, 250 per il 2020 e 50 per il 2021 (“per consentire la stipulazione di contratti con le professionalità necessarie ad organizzare l’avvio del Rdc, nelle forme del conferimento di incarichi di collaborazione, nonché per la selezione, la formazione e l’equipaggiamento, anche con il compito di seguire personalmente il beneficiario nella ricerca di lavoro, nella formazione e nel reinserimento professionale”.

Con il #RedditoDiCittadinza stanziamo risorse per garantire a tutti i territori una rete di protezione sociale e finanziare le politiche attive del lavoro. Non daremo solo un sostegno economico ma uno sbocco occupazionale ai cittadini. Il Paese torna a investire sulla crescita! pic.twitter.com/DRXgyFJ9pd

— Riccardo Fraccaro (@riccardo_fra) 20 gennaio 2019

Risorse sufficienti, secondo le proiezioni, ad assumere nei prossimi due anni circa 4.500 navigator come co.co.co. (collaborazione coordinata e continuativa). Un bella ondata, anche se sono meno della metà rispetto ai 10 mila auspicati da Mimmo Panico, il consulente di Luigi Di Maio con lunga esperienza negli Stati Uniti, l’uomo che lo scorso 21 dicembre è stato indicato dal Consiglio dei ministri proprio come nuovo presidente dell’Anpal (per completare la nomina bisogna attendere il parere delle commissioni Lavoro di Camera e Senato).

Leggi anche: Con il decreto dignità c’è stato il boom dei contratti a tempo indeterminato?

Il tipo di rapporto lavorativo è chiaro, leggendo il decreto: saranno dei collaboratori, dei precari, non saranno cioè assunti, sebbene Di Maio ne abbia promesso la «stabilizzazione» (va detto però che Anpal servizi ha già in pancia 530 co.co.co. e 100 lavoratori a tempo determinato che affiancano i 400 col “posto fisso”). Chiaro anche che ci si affida ad una partecipata proprio per dribblare la lunga “liturgia” dei concorsi(sarebbe stato impossibile assegnare la stessa selezione alla “casa madre” Anpal che è un ente pubblico e che quindi deve osservare tutte le regole del comparto statale, comprese quelle su turn over e quote massime di precari).

Leggi qui il servizio integrale di Avvenire

Agi

Governo: Di Maio, reddito di cittadinanza entro quest’anno

"Il reddito di cittadinanza lo vogliamo subito, entro quest'anno, perchè è la nostra priorità, poi essendo io una persona leale, visto che ho firmato un contratto che prevede anche flat tax e la riforma della legge Fornero, lavoreremo giorno e notte per raggiungere anche questi obiettivi". Lo ha affermato il vicepremier Luigi Di Maio all'Intervista su Sky. "I tavoli sull'immigrazione sono solo l'antipasto di quello che avverrà ai tavoli dell'economia" ha detto il vicepremier.
"Con il ministro Savona – ha aggiunto – ci siamo detti che noi non vogliamo arrivare alla fine di quest'anno con una legge di bilancio in cui l'Europa ci ha detto tutto quello che non si può fare. Noi vogliamo dall'Ue un trattamento uguale a tanti altri paesi che in questi anni hanno potuto fare investimenti, riforme strutturali e interventi contro la povertà avendone la possibilità nei margini di bilancio".

Agi News

Sul reddito di cittadinanza Tria ha frenato Di Maio

Si differenziano le posizioni all'interno del governo sul reddito di cittadinanza. Il ministro al Lavoro e allo Sviluppo economico, Luigi Di Maio, non manca di rilanciarlo come cavallo di battaglia del M5s, necessario per lo sviluppo del Paese. Il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, non esprime giudizi ma esclude che possa essere fatto nel 2018, a meno che non sia a costo zero. 

Parlando al congresso della Uil, il vicepremier ha affermato che non arretrerà, cercando anche l'appoggio dei sindacati. "Il reddito di cittadinanza – ha riconosciuto Di Maio – è uno strumento che può muovere tante obiezioni, ma io ci credo molto e dobbiamo farlo insieme. Ci metteremo insieme – ha insistito – come forze politiche e parti sociali, se lo vorrete, perché non ci siano abusi".

Di Maio ha quindi precisato che la misura andrà a chi, perso il lavoro, deve seguire un processo di riqualificazione e in cambio fornirà al Comune 8 ore gratuite lavorative di pubblica utilità ogni settimana.

Il ministro dell'Economia: "Non si è mai entrati nel dettaglio"

Da Lussemburgo, Tria spiega che con Di Maio non si è mai entrati nel dettaglio e quindi non può esprimersi "né a favore né contro". Ma – ha aggiunto – per il 2018 "i giochi sono quasi fatti, dobbiamo concentrarci su quegli interventi di riforme strutturali che non hanno costi, ma che sono importantissimi, come far ripartire gli investimenti pubblici. Per il 2018 gli aggregati di finanza pubblica saranno mantenuti, bisogna vedere quali saranno i provvedimenti che saranno proposti dal ministro competente, come saranno articolate e come sarà distribuito nel tempo". "Uno può anche decidere delle misure oggi che entreranno in vigore nel 2019. Dal mio punto di vista – ha concluso – bisogna vedere qual è l'effetto di spesa o di maggiori entrate, speriamo, quando questo effetto si realizzerà". 

Agi News