Tag Archive: york

Kkr, il fondo Usa  da 200 miliardi di dollari quotato a New York

AGI  – Più di 200 miliardi di dollari amministrati, un ‘team’ composto da quasi 1.500 impiegati e consulenti, oltre 470 analisti capaci di pilotare e consigliare investimenti tramite una rete dislocata in 20 città di 16 diverse nazioni in 4 continenti. Sono i numeri che tracciano il profilo di Kkr, il fondo statunitense in procinto di acquistare una partecipazione nella rete secondaria di Tim per un importo stimato in circa 1,8 miliardi di euro.

Fondato nel 1976 a New York da Jerome Kohlberg Jr. e dai cugini Hwenry e George R. Roberts, in quasi 45 anni di storia Kkr ha effettuato investimenti in oltre 160 società che spaziano dai settori delle infrastrutture (uno dei più gettonati dal fondo) all’energia, dal real estate al credito. Nel suo portafoglio figurano investimenti in società del calibro di Alliance Boots, Del Monte, Kodak, Prosiebensat1 e Axel Springer, il gruppo media tedesco di cui nell’agosto dello scorso anno KKr è diventato il maggiore azionista staccando un assegno di 3,2 miliardi di dollari per una quota del 43,54% del capitale.

Nel 2007, invece, Kkr fu artefice dell’acquisizione di Txu, un’operazione che risultò fino a quel momento il più grande buyout della storia. Dal luglio del 2010 è quotato alla Borsa di New York. 

 

Agi

Uber decolla a New York per vedere dall’alto il futuro dei taxi volanti

Non sono ancora i taxi volanti, ma per la prima volta Uber si stacca da terra. Il 9 luglio ha inaugurato Uber Copter, il servizio che collega Manhattan con l’aeroporto JFK: otto minuti di volo per coprire circa 25 chilometri con un elicottero, prenotato con l’app.

Un servizio “fedeltà”

Il trasporto urbano via cielo non è ancora arrivato a New York. L’elicottero collega solo due punti prestabiliti, attraverso due punti di decollo e atterraggio tradizionali. Tradizionale è anche il mezzo, un elicottero che non ha nulla a che vedere con i velivoli candidati a diventare i taxi del cielo. Quello che Uber Copter fa è appiccicare il proprio marchio sui servizi offerti da una compagnia di voli charter, Heliflite. Che così viene inclusa nell’applicazione accanto alle automobili.

Non tutti gli utenti di Uber, però, possono viaggiare sugli elicotteri. È concesso solo a quelli di “rango” più elevato, cioè quelli che si sono conquistati un profilo “Platinum” e “Diamond”. Come? Lo scorso novembre, la compagnia ha lanciato Uber Rewards: funziona più o meno come una raccolta punti. Solo che anziché regalare pirofile ai clienti, offre incentivi e buoni. Si accumulano punti ogni volta che si usano i servizi di Uber. Uno per ogni dollaro speso in quelli più popolari (le consegne a domicilio di Eats e i viaggi in condivisine di Pool), due per le corse in auto (UberX, UberXL o Select), tre se si scelgono le vetture di pregio (Black e Black Suv). Prima di poter salire sull’elicottero, servono almeno 2500 punti. Non pochi. Vuol dire aver speso, ad esempio, mille dollari su vetture base e 500 dollari in cibo a domicilio.  

Meglio esplorare che incassare

Le tariffe sono di 200-250 dollari a persona. In fondo non molto se si considera che un viaggio in taxi (che dura più di un’ora) costa circa 70 dollari e uno sulle vetture Uber va dai 70 ai 110 dollari. I biglietti non hanno certo prezzi popolari, ma – assieme al meccanismo di selezione all’entrata che passa da Rewards – svelano quale sia l’intenzione di Uber: guadagnare, adesso, non è importante; quello che conta è sollevarsi da terra e guardare New York dall’alto, in attesa che arrivino i taxi volanti.

I test cittadini inizieranno nel 2020 (a Los Angeles, Dallas e Melbourne) e dovranno incasellarsi in un quadro di regole tutto nuovo. Quello degli elicotteri non lo è: ci sono già alcune società che offrono voli charter a Manhattan, come Blade (non a caso conosciuta come “la Uber degli elicotteri”). Fa la stessa cosa di Copter, a prezzi simili: permette agli utenti di cercare e prenotare un posto a bordo, appoggiandosi (come fa Uber con Heliglite) ad altre società.

Ha fatto parlare di sé a maggio, quando un velivolo di un suo partner, Zip Aviation, si è schiantato nell’Hudson. Blade si è affrettato a dire che, in quel momento, l’elicottero non era impiegato in una corsa della compagnia. A bordo c’era solo il pilota, che si è salvato senza riportare ferite gravi. A giugno, però, dopo un altro incidente (questa volta fatale) di un elicottero dell’American Continental Properties, il sindaco di New York Bill de Blasio ha posto il problema del traffico aereo nella città.  

Il futuro in tre dimensioni

L’avvertimento di de Blasio non ha fermato Uber. Né i suoi futuri concorrenti. A giugno Voom, società di proprietà di Airbus con un servizio simile a Copter, ha rivelato che inizierà a operare negli Stati Uniti dal prossimo autunno. Fino a ora ha volato solo in America Latina. Non sono ancora note le città su cui atterrerà, ma Voom sembra agguerrita. Ha spiegato a Fast Company che i prezzi saranno “competitivi con le alternative via terra” e che il programma prevede di toccare 25 città in tutto il mondo entro il 2025.

Nel frattempo, Uber dovrebbe aver già lanciato Air, cioè i suoi taxi volanti veri e propri: elettrici e a decollo verticale, collegheranno diversi punti della città. La compagnia prevede di fornire questo servizio “a prezzi accessibili entro il 2023”. Servirà scegliere e testare i velivoli, costruire stazioni e mediare sulle regole. La strada però è tracciata: il ceo di Uber Dara Khosrowshahi ha più volte ripetuto che entro dieci anni le auto costituiranno meno del 50% del business.

Merito di bici e monopattini elettrici, dei servizi di logistica e (appunto) dei taxi volanti. Perché, come ha detto Khosrowshahi durante la conferenza parigina Viva Tech del 2018, “il trasporto del futuro sarà elettrico, condiviso e tridimensionale”. Avanti, indietro, in alto.  

Agi

Petrolio chiude in forte rialzo, +8,7% a New York sopra 46 dollari

Chiusura in forte rialzo per il petrolio a New York. Al Nymex il Wti guadagna l'8,7%, il più forte rialzo da novembre 2016, a quota 46,22 dollari.  I prezzi del petrolio Usa rimbalzano, dopo essere scesi ai minimi dal 2017, per il timore di un rallentamento dell'economia globale e quindi di un indebolimento della domanda.

Agi News

Il digitale sta salvando i conti del New York Times, e potrebbe mantenere 1.300 giornalisti

Il New York Times digitale cresce e spinge i conti della società, che pure chiude il quarto trimestre del 2017 in perdita. I numeri del servizio di vendite di abbonamenti online (lanciato nel 2011), sono salite del 46% nel 2017 a 340 milioni di dollari, con 2,2 milioni di lettori, in aumento anche le vendite di annunci digitali del 14%. New York Times Company, l'editore, ha però registrato un rosso di 57,84 milioni di dollari contro gli utili per 37,63 milioni di dollari dello stesso periodo dell'anno precedente.

"Il 2017 è stato un anno segnato da crescita e innovazione sia sul fronte giornalistico sia su quello aziendale", ha dichiarato Mark Thompson, presidente e amministratore delegato della compagnia. "Abbiamo registrato la nostra migliore crescita dei ricavi, spinti dalle sottoscrizioni digitali, che sono aumentate di oltre 100 milioni di dollari anno dopo anno – ha aggiunto – un chiaro segnale del fatto che il nostro modello di business basato sull'abbonamento si sta dimostrando un modo efficace per sostenere le nostre grandi ambizioni giornalistiche".

Il Nyt, che ha compiuto 166 anni, nota il tech magazine Recode, sta crescendo come un colosso della Silicon Valley e cita i dati di crescita di Facebook (47%) e Google (30%). L'obiettivo per il quotidiano diretto da Dean Baquet è sviluppare un business digitale da 800 milioni di dollari entro il 2020. Obiettivo alla portata, se si considera che nel 2017 il fatturato online è aumentato del 30% e che la società ha registrato 607 milioni di vendite digitali totali per l'anno, circa 2,5 volte i numeri del 2011.

Ma un business interamente digitale da 800 milioni di dollari è in grado di sostenere una struttura che impegna 1.300 giornalisti, considerati i dati di vendita in calo dei giornali cartacei? Sì, se si elimina proprio il supporto cartaceo, secondo il media observer Felix Salmon, che, intervistato da Recode, mette in evidenza come i costi di un'operazione interamente digitale siano molto più bassi. 

Agi News

norwegian roma new york quanto costa davvero

Da oggi volare fino a New York a un prezzo molto contenuto si può. Merito della Norwegian Airlines che offre voli da Fiumicino allo scalo di Newark, in New Jersey, a 179 euro. La notizia circola da mesi, dopo che la compagnia low-cost norvegese lo aveva annunciato a maggio. Ma il 9 novembre, il sogno di migliaia di patiti della Grande Mela italiani diventa realtà. Il debutto tra le nuvole è previsto alle 17.30 e a bordo del Boeing 787-8 ci sono quasi tutti connazionali così come italiano è anche il pilota. L’11 novembre, invece, verrà varato il Roma-Los Angeles a un prezzo leggermente più alto: 199 euro.

Cosa non è compreso nel prezzo

Il costo del biglietto, che fa già dormire sonni agitati alle compagnie tradizionali, si abbasseranno ulteriormente nelle prossime settimane. Ma scordatevi la comodità. La tariffa che permette la tratta a costi base si chiama LowFare e sostanzialmente prevede il solo costo del posto a sedere e piccolo bagaglio a mano (10 kg misure con 55 x 40 x 23 cm). Nei 179 euro non sono compresi comfort che proprio secondari non sono. A iniziare dal cibo a bordo, il cui costo aggiuntivo è di 35 euro. E passando poi alla coperta (5 euro), al bagaglio in stiva (50 euro in più), fino alle cuffiette (3 euro). Anche la scelta del posto è a pagamento (costa 35 euro).

Addio alla Business

Su questi Boeing 787 di Norwegian – – riporta il Sole24Ore –  dimenticate la business class. La cabina è composta da 291 posti a sedere: 259 in Economy e i rimanenti in Premium. La differenza è ovviamente data dagli spazi a disposizione, con la classe Premium che offre sedili più larghi. Ma qui le tariffe lievitano attorno ai 500 euro per tratta. Va detto che non c'è una vera e propria business class, uguale a quelle offerte dalle compagnie tradizionali. La comodità a bordo, insomma, è decisamente da testare. E se per un viaggio tra amici non sembra così importante, lo stesso non si può dire per un viaggio d'affari.

Attenzione alle trappole

Prima di acquistare un volo è necessario fare alcune valutazioni. Innanzitutto, mette in guardia il Messaggero, dovete verificare se nelle date in cui potete viaggiare c’è quel ancora quel prezzo. Ovviamente, proprio come i voli low cost a breve-medio raggio, i posti con le tariffe migliori finiscono prima. In realtà facendo delle simulazioni in media (non a Natale) si spende comunque meno di 350 euro per l’andata e ritorno.

E’ affidabile?

Il vettore norvegese è stato proclamato – per il terzo anno consecutivo – "miglior compagnia aerea low-cost lungo raggio al mondo” e, per il quinto anno consecutivo, “miglior compagnia aerea low-cost in Europa”. Secondo quanto riportato dal Corriere, Norwegian, che conta su una flotta di 143 aerei e nei prossimi anni ne riceverà altri 200, nei primi dieci mesi del 2017 ha trasportato 28,2 milioni di persone. È padrona del segmento low cost tra Europa e Nord America.

Chi sono le concorrenti?

Attualmente ci sono una ventina di compagnie low-cost al mondo che effettuano voli intercontinentali. Si tratta perlopiù di società nate all’interno di grandi realtà, ma ci sono anche quelle sorte dal nulla. Per tutte, o quasi, il modello di business è lo stesso. Con la tariffa base — che da Regno Unito e Islanda parte in alcuni scali da 65 euro — si può portare soltanto un bagaglio a mano. Tutto il resto è un extra.

Ecco le più importanti:

Jetstar (Qantas)

Scoot (Singapore Airlines)

Eurowings (Lufthansa)

Level (Iag, holding di British Airways, Iberia, Aer Lingus, Vueling)

Joon (Air France)

AirAsia X (Malesia)

Norwegian Air

Wow Air (Islanda)

WestJet (Canada)

Primera Air (Danimarca)

 

 

Agi News