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Ttu coin, moneta virtuale e social spendibile anche al ristorante

AGI – L’idea è semplice e si può riassumere con questa formula: “Un click per poter mangiare”. Ovvero, ottenere un compenso “per il tempo trascorso sulla piattaforma TaTaTu sotto forma di moneta virtuale”.

Cioè, denaro elettronico “spendibile per acquistare prodotti legati al mondo dell’intrattenimento”, come lo possono essere film, serie tv ma oggi anche ristoranti, scrive il Gambero Rosso che spiega trattarsi di un’idea sviluppata in partnership “con la catena di locali giapponesi Basara” e spendibile nelle sedi di Milano, Bologna e Venezia.

La piattaforma social TaTaTu è stata lanciata nel 2020 dall’imprenditore Andrea Iervolino ed è un’applicazione social media e di intrattenimento (una SuperApp) basata sulla “sharing economy del data” che premia gli utenti “per il valore e i contenuti che contribuiscono a generare mentre trascorrono del tempo sulla piattaforma, monetizzando dunque la propria presenza virtuale”.

Insomma, gli utenti “ricevono una piccola ricompensa in TTU Coin per qualsiasi azione sul social” essi compiano, dalla visualizzazione di contenuti alla loro creazione, passando per interazioni, ma anche commenti, like visualizzazioni o condivisioni ricevuti ai propri post, “o ancora invitando amici a iscriversi”, si legge sulla newsletter della rivista gourmet.

E i premi possono essere riscattati sul sito di e-commerce di TaTaTu, facendo offerte alle aste per vincere prodotti ed esperienze esclusive. I contenuti culturali sono originali, in quanto Iervolino è al tempo stesso produttore cinematografico e televisivo.

Tuttavia, secondo il Gambero, “la vera novità è il passaggio dall’online all’offline con la possibilità di usare il proprio credito anche in store fisici per ottenere servizi o prodotti attraverso commercianti affiliati, semplicemente presentando un QR Code alla cassa al momento del conto, che usa i crediti del ‘portafogli’ virtuale dell’utente, come già accade a Londra presso Mercato Metropolitano, dove è già possibile pagare in TTU Coin”.

Da qui, appunto, nasce la partnership tra la piattaforma social e la catena di ristorazione giapponese Basara che consente pertanto “di pagare la propria cena a base di sushi anche con Coin virtuali”.

 


Ttu coin, moneta virtuale e social spendibile anche al ristorante

Effetto ‘virtuale’ del voto, bitcoin vola a 777 dollari

Roma – L'incertezza del voto sul referendum costituzionale in Italia non crea apprensione solo nel mondo dell'economia reale, ma anche in quello virtuale. Come riporta MarketWatch, il prezzo dei bitcoin, la criptovaluta che viene scambiata online e che non ha una banca centrale alle spalle, è schizzato venerdì sera a 777 dollari, il livello più alto dal febbraio 2014 (quando Mt. Gox, società con sede a Tokyo che gestiva quasi il 21% di tutte le transazioni in bitcoin, è scomparsa di fatto dal web senza dare spiegazioni, provocando il panico sui mercati delle contrattazioni online). Secondo Charles Hayter, fondatore e amministratore delegato di Cryptocompare, società che fornisce analisi di mercato sulla moneta digitale, uno dei motivi principali dell'aumento dei prezzi del bitcoin è legato alle preoccupazioni dei mercati per l'incertezza che potrebbe scaturire da un'eventuale affermazione del 'No' al referendum costituzionale italiano.  

I bitcoin circolano solo su Internet secondo regole prestabilite da un gruppo di persone, celate dietro lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, che nel 2008 hanno ideato la criptovaluta (uscita ufficialmente il 3 gennaio 2009) distribuendola come un software da installare in un certo numero di computer per poter poi operare da remoto. La diffusione dei bitcoin è stata rapida e legata a motivi finanziari e ideologici. Si pensava di poter creare una metaeconomia virtuale in cui le banche sarebbero risultate obsolete perché avrebbero permesso transizioni finanziarie tra cittadini senza alcun intermediario.

 
I fautori dei bitcoin facevano un parallelo con Internet che aveva “democratizzato” l'editoria, fornendo una piattaforma che chiunque può usare per pubblicare un articolo, una canzone o un film in tutto il mondo. La forza dei bitcoin è che  l'invio di un pagamento elettronico non ha bisogno di una banca che agisca come intermediario di fiducia. I bitcoin, infatti, usano la matematica per proteggere le transazioni, rendendo di fatto inutile la presenza delle banche.
 
Proprio per queste grandi aspettative, dal 2013 gli investitori hanno iniziato a versare milioni di dollari in start-up Bitcoin per gestire la moneta unica e gli scambi. Un investimento che è cresciuto passando da 95 milioni di dollari nel 2013, a 362 milioni nel 2014 fino agli 866 milioni nel 2015. L’entusiasmo, però, sembra ora essersi raffreddato: nei primi undici mesi del 2016 sono stati investiti poco meno di 380milioni. Il motivo di questo calo significativo, secondo gli esperti, è da ricercare nella frattura ormai insanabile tra i diversi sviluppatori Bitcoin. Satoshi Nakamoto inizialmente aveva progettato la sua moneta per essere scambiata in una rete fatta per elaborare solo poche migliaia di transazioni all'ora. Adesso che i bitcoin sono diventati così popolari, la rete è apparsa  inadeguata. Aumentare la capacità di questa non è difficile da un punto di vista tecnico, ma proposte per affrontare il problema hanno incontrato molta resistenza da parte dei cosiddetti ‘puristi’ Bitcoin che temono che la rete Bitcoin peer-to-peer possa diventare dipendente dalle grandi aziende delle telecomunicazioni. Questo dibattito ha diviso la comunità Bitcoin in due fazioni e rallentato l’azione degli sviluppatori. Come risultato, ci sono stati solo modesti miglioramenti e gli utenti Bitcoin hanno subito ritardi più lunghi nei tempi delle transazioni. Tra i motivi per cui si è registrata una frenata della diffusione del sitema virtuale Bitcoin, c'è il fatto che sia la moneta privilegiata nel mercato illegale e nel cosiddetto 'deep web'. Una evidenza la cui portata, però, è molto meno significativa di quanto si dica
 
Come funziona il sistema Bitcoin
 
Bisogna partire di ‘miner’ e ‘wallet’. Per Miner si intende uno o più computer messi a disposizione del P2P (rete di condivisione di file o, nel caso, di bitcoin) per l’operazione di verifica della correttezza di un’operazione. Per Wallet, invece, si intende il programma che permette di entrare nella rete Bitcoin e contiene indirizzi e chiavi per effettuare le transazioni economiche, cosa che fa del wallet una banca personale per bitcoin. Possono essere installati sullo smartphone per piccoli pagamenti con QR Code e possono essere un servizio web o un software. Per usare i bitcoin è necessario avere una chiave di decrittazione, che si può ottenere nei wallet. Proprio questo è il passaggio più delicato perché è in questi frangenti che si possono intromettere gli hacker che possono rubare i codici. Per poter spendere i bitcoin è necessario avere una chiave personale che porta all’indirizzo presso il quale è possibile effettuare una transazione. Gli indirizzi sono sequenze alfanumeriche della lunghezza di circa 30 caratteri e ogni transazione viene archiviata in un apposito registro denominato “block chain”, utile a verificare che l’intera procedura sia andata a buon fine e che il valore transitato sia stato effettivamente posseduto prima e depositato poi.
 
 
Se qualcuno vuole spedire o ricebere bitcoin, è necessario che chiave e indirizzo collimino. Ovviamente perché ci sia una compravendita bisogna che le due chiavi e i due indirizzi si conoscano. Il peer-to-peer, a questo punto, consente la transazione economica e la registra.
 
Quanto vale un bitcoin, come acquistarlo e quanti ce ne sono
 
Attualmente un bitcoin vale circa 720 euro, anche se per questa moneta è impossibile pensare a una quotazione stabile soprattutto perché si basa sullo scambio di utenti, senza alcuna regolazione. Il modo più semplice per acquistare bitcoin è utilizzare il denaro tradizionale nelle piattaforme di scambio (Bitstamp e altri, un metodo veloce in Italia è quello che sfrutta postePay). Il massimo numero di bitcoin che potranno essere messi in circolazione nel tempo è di 21 milioni. Gli ideatori della moneta virtuale, infatti, ha previsto che la sua circolazione sia limitata a priori. Il motivo è legato alla sua natura molto inflattiva: se gli utenti non conoscessero già la sua circolazione massima, potrebbe essere usata per scopi speculativi. Il sistema prevede, inoltre, che ogni 4 anni si dimezzi la creazione di nuovi bitcoin. Nel 2013 erano già la metà della quantità massima e nel 2017 si toccheranno i 3/4 di questi 21 milioni.
 
Ultimo aggiornamento 3 dicembre ore 13:00
 
Per approfondire:

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