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Petrolio: i motivi del rialzo e perché potrebbe tornare a 80 dollari al barile

I prezzi del petrolio continuano la loro corsa dopo aver toccato ieri i massimi da tre anni. Alcuni analisti sostengono che gli effetti dei tagli decisi dall'Opec Plus (i 14 Paesi produttori del cartello più gli altri 10 con in testa la Russia) all'inizio del 2017 stiano cominciando a dispiegare i loro effetti. In realtà, gli osservatori piu' attenti non condividono appieno tale visione. La gerarchia dei motivi che ha fatto tornare i prezzi di Brent e Wti ai livelli di dicembre 2014 vede al primo posto le tensioni geopolitiche. In particolare, quelle con l'Iran stretta tra contrasti interni e internazionali con lo spettro di nuove sanzioni; c'è poi la ripresa economica globale e solo dopo le decisioni prese a Vienna a novembre 2016.

Secondo l'ultimo report della divisione commodity di Citigroup tra i fattori principali che influenzeranno l'andamento delle quotazioni quest'anno c'è proprio l'Iran. Bisognerà capire cosa succederà, quali saranno le prossime mosse del presidente Usa Donald Trump, in ogni caso la sola incertezza sta contribuendo in maniera determinante all'impennata dei prezzi. Nuove sanzioni, spiega il rapporto di Citi, porrebbero il problema per Teheran di dislocare "almeno 500.000 barili al giorno delle esportazioni di greggio, specialmente quelle dirette in Corea e in Giappone e in alcuni paesi europei". Tale eventualità per la banca d'affari vale 5 dollari in più per il barile.

Ci sono poi le debolezze di cinque produttori Opec – Iran, Iraq, Libia, Nigeria e Venezuela – le cui interruzioni nelle forniture quest'anno potrebbero aumentare rispetto al 2017 quando 'costarono' 2 milioni di barili al giorno. L'instabilità politica ed economica interna di questi paesi, stima Citi, potrebbero togliere dal mercato fino a 3 milioni di barili al giorno. "Se ciò si verificasse nel 2018, e in particolare nella prima metà dell'anno, il petrolio sarebbe molto probabilmente scambiato tra i 70 e gli 80 al barile", evidenzia la banca d'affari americana.

Il ministro dell'Energia degli Emirati Arabi Uniti, Suhail Mohammed Al Mazrouei, che è anche il presidente dell'Opec, ha affermato che "il riequilibrio prosegue, tutti i fattori sono positivi e saremo in grado di realizzare l'equilibrio entro la fine del 2018". Il ministro, parlando alla Cnbc araba, ha precisato che gli stock di petrolio hanno continuato a diminuire, ma che "occorre ancora ridurre le eccedenze di 100 milioni di barili". Secondo il ministro l'accordo Opec e non Opec va applicato e prolungato per tutto il 2018.

Bisognerà vedere se tutti la penseranno così i primi di giugno quando i 24 paesi dell'Opec Plus si rivedranno per un aggiornamento sulla situazione del mercato petrolifero. Soprattutto se si sarà realizzata la previsione di Citigroup e il prezzo del greggio sarà arrivato a 80 dollari al barile. 

Agi News

Energia: morto Leonardo Maugeri, tra massimi esperti petrolio

(AGI) – Roma, 10 lug. – E’ morto all’eta’ di 53 anni Leonardo Maugeri, uno dei massimi esperti mondiali di energia e petrolio. Nato a Firenze nel 1964, consegui’ un dottorato di ricerca in Relazioni internazionali sulla figura di Enrico Mattei. A chiamarlo all’Eni, che viveva il processo di trasformazione da ente pubblico a societa’ quotata in Borsa, fu nel 1995 l’ad Franco Bernabe’, che lo volle al suo fianco come suo giovane assistente.
Maugeri divenne responsabile degli Studi strategici e dei Rapporti internazionali, prima di essere nominato a soli 36 anni, dall’ad Vittorio Mincato, direttore Strategie e sviluppo. Nel 2010 assunse il ruolo di presidente di Polimeri Europa, oggi Versalis, contribuendo al rilancio della societa’ e al varo della chimica verde, con la riconversione dell’impianto di Porto Torres e la nascita di Matrica, la joint venture con Novamont.
Terminato l’incarico in azienda, la sua carriera e’ proseguita a livello accademico con prestigiosi incarichi al Mit e al Belfer Center for Science di Harvard. “Con il suo linguaggio semplice e avvincente ha spiegato le principali sfide del nostro secolo”, lo ricorda il sito istituzionale di Eni. Tra le molte pubblicazioni: “L’era del petrolio”, “Con tutta l’energia possibile” e “The shale oil boom: a Us phenomenon”. (AGI)
Gin/Mau

Agi News

Petrolio: Opec, tutti stanno rispettando accordo su tagli

(AGI) – Parigi, 14 mar. – I paesi Opec e non Opec stanno rispettando l'accordo sui tagli di produzione decisi a novembre dello scorso anno. Lo riferisce il cartello nel suo bollettino mensile spiegando che i prezzi nel mese di febbraio sono saliti del 2% a una media di 53,37 dollari al barile. La ripresa dei prezzi, sottolinea l'organizzazione, e' in ogni caso minacciata dai produttori shale americani che hanno ricominciato a trivellare, incoraggiati proprio dalla risalita delle quotazioni e dall'aumento della produzione canadese. Dopo l'accordo di fine novembre in seno all'organizzazione, a dicembre l'Opec ha raggiunto una seconda intesa con 11 Paesi non membri, compresa la Russia, per un taglio aggiuntivo. Nel bollettino l'organizzazione ha poi rivisto al rialzo le propie stime sulla domanda per il 2017 a 1,26 milioni di barili al giorno, in crescita di 70.000 barili al giorno rispetto al report precedente. L'incremento dovrebbe derivare dall'aumento della domanda in Europa e nella regione dell'Asia Pacifico. I 13 membri dell'Opec producono un terzo della produzione mondiale di petrolio. (AGI)
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