Tveit, vi spiego la mia globalizzazione etica contro paure e populismi

Roma – Il mondo deve incamminarsi verso una 'globalizzazione etica' per far fronte alle sfide del terrorismo, del clima, dei populismi, delle divisioni di genere, razza e religione. E il concetto di 'responsabilita' dei leader deve essere sostituito con quello di una 'mutua garanzia', nel rispetto degli interessi di tutti e nel perseguimento di valori condivisi. A parlare è il pastore luterano, Olav Fykse Tveit, segretario generale del World Council of Churches, il Consiglio che dal 1948 rappresenta 350 chiese nel mondo (protestante, ortodossa, anglicana, etc.) per un totale di 560 milioni di cristiani in 110 paesi.

Tveit parlerà tra pochi giorni a Davos, davanti al gotha della finanza mondiale, di fede, dignitaà umana, rispetto, "le vere soluzioni" per affrontare i temi del terrorismo, del riscaldamento del Pianeta, della fuga dei migranti, della pace. Ingredienti non da poco per cambiare il percorso della globalizzazione e di uno sviluppo economico sempre minacciato dalle crisi.

"Mutua responsabilità e fiducia – ha spiegato il reverendo Tveit in un'intervista all'AGI a qualche giorno dall'inizio del Summit del World Economic Forum che si aprirà nella località svizzera il 17 gennaio – sono punti di svolta essenziali. Sia che si creda nella religione o no".

Ecumenico, Tveit sta da tempo lavorando a un ambizioso evento: fare del 2017 l'anno della "riconciliazione delle memorie". Quest'anno infatti tutti i cristiani celebreranno la Pasqua e la Pentecoste nello stesso giorno. Un'occasione per riunire la famiglia cristiana a Gerusalemme e pregare per la pace del mondo. "Ci stiamo lavorando" ha detto il religioso che non esclude la partecipazione anche dei cattolici all'evento. "Con la Chiesa cattolica abbiamo fatto molte cose negli ultimi anni" ha affermato. "Sulla mia scrivania ho due lettere di Papa Francesco, sono auguri di Natale e un appello alla pace per il nuovo anno. Penso che con i cattolici dobbiamo muoverci insieme con i nostri valori comuni, con il nostro 'gospel' condiviso, per servire insieme il mondo".

"L'ultimo attacco è stato a Baghdad, prima Istanbul. Sono tutti atti che feriscono la dignità di ogni essere umano, di ogni persona di fede. Anche i politici hanno condannato questi attacchi, perché nessuna fede o politica può giustificarli. Sono attacchi inumani e non bastano le parole a condannarli. Sono veri e propri atti criminali" ha affermato il religioso. Eppure, secondo Tveit, in questo la politica ha in un certo senso le sue responsabilità. "Sono atti di disperazione che dimostrano che qualcosa non va se la gente fa questo. Alla base c'è un'insoddisfazione generale. In Medio Oriente, ma anche in altri luoghi, la gente non vede più un futuro, non crede alle promesse di speranza".

Leadership significa sviluppo economico ed etica gobale

"Senza sviluppo economico è difficile trovare il senso del vivere insieme". E' per questo, secondo Tveit, che la politica ha un ruolo importante. Può generare i conflitti e allo stesso tempo può determinarne la fine: "Il denaro usato per le armi può essere usato per lo sviluppo economico e industriale. Bisogna dare alla gente un modo di creare un futuro per loro e le loro famiglie". Si tratta delle responsabilità dei leader ma anche di 'garanzie' che essi devono dare affinché i loro propositi portino dei frutti. Come? "Andando al di là del mero concetto di globalizzazione che, vista solo come l'apertura del commercio può continuare a generare problemi. I leader, i manager devono interagire con gli altri 'attori' sociali, inclusi i religiosi".

"Lo spettro – ha proseguito il luterano – si deve ampliare ai ruoli, alle razze, ai generi e alle differenti religioni del mondo". "Non c'è modo di risolvere i problemi da soli, in un solo gruppo di persone, ma deve esserci una relazione tra tutti noi". "Ognuno deve dare il proprio contributo". Leadership quindi significa prima di tutto "mettere in primo piano gli interessi dell'umanità. E il Summit di Davos sarà un'occasione per tutti di ridisegnare questo percorso economico".

Trump, nazionalismi e populismi, non condannare la paura

"Si tratta della paura delle persone e non va cavalcata, non va condannata. Razzismo, nazionalismo, sono forme di protezione che non risolvono il problema ma lo aggravano e creano altri problemi. Il populismo è un segno di protesta, di insoddisfazione. E' il volto negativo della globalizzazione" ha detto Tveit. "Ma non si può pensare di tornare indietro nella storia, ignorando la realtà internazionale. Bisogna trovare soluzioni di cui tutti possano beneficiare. Quindi andare verso una globalizzazione 'buona', etica. Il concetto di aprire al contributo della religione, ha proseguito Tveit, è perché "noi abbiamo valori da condividere in tutto il mondo". In secondo luogo è necessario capire che "insieme si può fare molto più che separatamente. Trovando soluzioni che includono e che non escludono. Che guardino insieme all'economia, alla storia, alla politica, alla religione".

I giovani vanno coinvolti e resi responsabili

"Loro – ha aggiunto il reverendo – non sono solo il futuro ma sono presente e futuro". "Sono risorse utili per le sfide future". Ma, allo stesso tempo vanno protetti, dalla violenza. "Tutto questo va fatto con l'educazione, con l'assistenza sanitaria: queste sono priorità". Tra i protagonisti di quest'anno a Davos ci saranno un numero di Millennials, i giovani della nuovissima generazione. "Loro hanno una migliore comprensione dei valori umani, della dignità e della pace. Penso che dobbiamo renderli più forti e dare loro più potere per permettere di usare le loro risorse. Non dobbiamo criticarli".


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