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Quanti soldi deve il mondo del calcio alle banche venete?

Tre banche, cinquecento nomi, 10,3 miliardi. Di prestiti andati a male. Sono i numeri da capogiro di una inchiesta condotta da La Stampa sugli elenchi dei grandi debitori delle tre banche – Monte dei Paschi, Popolare di Vicenza e Veneto Banca – per salvare le quali i contribuenti hanno cacciato 10,6 miliardi di euro. Elenchi in cui compaiono  tanti nomi familiari al grande pubblic perché legati al mondo più popolare che c'è: quello del calcio.

Secondo l'inchiesta, tra i grandi debitori delle banche ci sono alcuni campioni dello sport – tra tutti Roberto Bettega, debitore con Veneto Banca, e Sebastian Giovinco e Vincenzo Iaquinta, soci di una partecipata esposta nei confronti di Popolare di Vicenza – ma anche imprenditori del mondo del pallone come la famiglia Sensi e Maurizio Zamparini, proprietario del Palermo, del Venezia e del Pordedone. La Italpetroli, all'epoca in cui apparteneva ai Sensi (ora è di Unicredit) si espose, secondo il quotidiano, per 73 milioni di euro per sostenere la Roma. Due invece le società che fanno capo a Zamparini: la Mare Monte Grado, che deve 60 milioni di euro alla Bpvi, e la Gasda, che deve altri 60 milioni d Monte Paschi. Con la banca senese sono esposti anche i Mezzaroma, costruttori e propietari del Siena quando militava in serie A (per 27 milioni) e Fabrizio Lori, proprietario del Mantova attraverso la Nuova Pansac, che ha lasciato un buco di 31,7 milioni.

Altri debitori che non sono nel pallone

Non sono ovviamente solo le società sportive ad aver affossato i conti delle banche. Secondo l'inchiesta della Stampa ci sono  pezzi di enti locali, come Riscossione Sicilia, che deve a Mps 237 milioni, o la romanissima Atac, esposta per 49,5 milioni. Bazzecole in confronto agli 85 milioni che la società Bagnolifutura – incaricata della riqualificazione dell'area e che fa capo a Comune di Napoli e Regione Campania – deve alla banca senese.

Un discorso a parte merita Sorgenia: pesa sui conti di Mps per 318 (Sorgenia Power), 41 (Sorgenia Spa) e 49,5 milioni (Tirreno Power, al 50% in quota Sorgenia). Ma anche il mondo delle Coop non scherza: grava per 183 milioni tra esposizioni del colosso edile Unieco e quelle della  di Holmo, la holding che controlla Unipol 

Con Veneto Banca sono esposti la Saia di Verbania, che avrebbe dovuto – senza successo – rilanciare il polo industriale piemontese e ora deve all'istituto 5,3 milioni.

Agi News

Le aziende venete offrono 200 posti in azienda per giovani, arrivano 100 curriculum 

In Veneto le offerte di formazione con assunzione vengono snobbate. La denuncia degli imprenditori del nord est oggi è raccontata sulle pagine de Il Giornale. Sembra infatti che di oltre 200 posti offerti per tirocini con ‘quasi assicurata possibilità di assunzione’ sono stati mandati solo 100 curriculum. Un problema tanto grave nella regione da far ipotizzare, scrive il quotidiano, “campagne di marketing per ridare lustro al posto fisso”. La denuncia arriva da Unindustria Treviso. 

Il paradosso dei giovani senza lavoro

Stando alla ricostruzione del Giornale, la Confindustria di Treviso e Pordenone aveva organizzato un tirocinio professionalizzante in collaborazione con la Regione Veneto. Iniziativa destinata al sold out, pensavano gli organizzatori, visto che la disoccupazione giovanile anche nel ricco e produttivo Veneto viaggia sopra il 18%. Ma le cose non sono andate proprio così. 

Le aziende offrono 339mila posti, ma mancano le competenze

Solo la metà dei posti sono stati assegnati, ha scritto il Corriere del Veneto. Il bando era riservato a 200 under 29enni. E se ne sono presentati 100. “Evidentemente i nostri giovani continuano a sognare di diventare cuochi e magari partecipare ai molti programmi televisivi in cui vengono trattati e a volte umiliati in modo inimmaginabile in qualsiasi azienda” ha detto al quotidiano del nordest Maia Cristina Piovesana, capo di Unindustria Treviso. Insomma, il sogno di diventare Masterchef scalza quello di un'occupazione sicura, secondo gli industriali. 

Secondo i dati di Unioncamere in autunno le aziende cercheranno 339mila dipendenti ma saranno in grado di assumerne solo tre su quattro, perché non saranno in grado in trovare competenze richieste. Il problema principale? La lingua inglese, seguita dalla scarsità di ingegneri elettronici e industriali. 

Agi News