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Tria presenta denuncia alla Procura per la diffusione della bozza della lettera all’Ue

“Lunedì il generale Fabrizio Carrarini, vice-capo di gabinetto del ministro e responsabile della sicurezza cibernetica, depositerà alla Procura della Repubblica in nome e per conto del ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, una denuncia per divulgazione di atti secretati e violazione di segreto d’ufficio”: lo si legge in una nota del Mef.

“La decisione – aggiunge la nota – fa seguito alla diffusione a mezzo stampa di una bozza di lettera del ministro in risposta alle richieste di spiegazioni da parte della Commissione europea circa l’evoluzione del debito italiano nel 2018”. 

Agi

La questione dell’aumento dell’Iva e la posizione del ministro Tria

Il segretario del Pd Nicola Zingaretti, parlando il 21 maggio a Pozzuoli – dove chiuderà la campagna per le elezioni europee – ha dichiarato che “Lega e 5 Stelle hanno paura di dire la verità agli Italiani. C’è uno che la dice, ed è il ministro Tria, che ha già detto che aumenterà l’Iva”.

È un’esagerazione, ma con alcuni elementi di verità. Andiamo a vedere i dettagli.

La posizione di Tria sull’Iva

Dell’aumento dell’Iva si discute ormai da settimane. Il ministro dell’Economia Giovanni Tria si è già espresso più volte sul tema: l’ultima volta ad Agorà, su Rai3, il 21 maggio.

“Secondo me è meglio avere più imposte indirette, in altri termini Iva, e meno Irpef”, ha dichiarato (1h 02m 35s) Tria, premettendo però che si tratta di una sua “posizione scientifica” su come debba essere composto il prelievo fiscale, e che questa è una questione diversa rispetto a quanto farà il governo.

La futura condotta del governo, sempre secondo Tria, è scritta chiaramente nel Def, approvato dal governo e dal Parlamento.

Cosa c’è scritto nel Def​

Come abbiamo verificato in passato, è vero che nel Def sia previsto che nel 2020 e nel 2021 l’Iva aumenterà, così come le accise sui carburanti. In particolare, è stabilito un aumento dell’Iva agevolata dal 10% al 13% nel 2020 e dell’Iva ordinaria dal 22% al 25,2% nel 2020 e al 26,5% nel 2021.

Il governo ha approvato il Def il 9 aprile.

La risoluzione approvata dal Parlamento

Qualche settimana fa, il Parlamento ha preso posizione sulla questione con una risoluzione. Il 18 aprile il Parlamento ha approvato una risoluzione, che accompagna il Def, in cui si chiede al governo di “conseguire i saldi programmatici di finanza pubblica in termini di indebitamento netto rispetto al Pil, nonché il rapporto programmatico tra debito e Pil, nei termini e nel periodo di riferimento indicati nel Def”.

Cioè – come avevamo sintetizzato qui – di portare nel 2020 il deficit/Pil dal 2,4% previsto quest’anno al 2,1% – non solo al di sotto del tetto del 3%, ma anche in calo rispetto all’anno in corso – e di far scendere il rapporto debito/Pil dal 132,6% previsto quest’anno al 131,3% nel 2020.

Il secondo punto della risoluzione approvata dal Parlamento chiede però al governo anche di “adottare misure per il disinnesco delle clausole di salvaguardia fiscali del 2020″. Per farlo, come avevamo visto, sarebbero necessari 23,1 miliardi (per disattivare poi la clausola relativa al 2021 servirebbero quasi 30 miliardi).

I punti seguenti della risoluzione parlamentare prevedono la flat tax, il no alla patrimoniale, la spending review, più assunzioni nella ricerca, più risorse per il trasporto locale, più assistenza per i disabili e altro ancora.

Vista anche la crescita vicina allo zero del Pil prevista per il 2019, sembra difficile che il governo possa fare tutto.

Un indizio

Su quanto sia indispensabile l’aumento dell’Iva – o una misura che abbia un impatto economico equivalente – abbiamo avuto un forte indizio di recente, quando la Commissione europea ha pubblicato le sue previsioni economiche (molto negative) per l’Italia a inizio maggio.

Allora Tria aveva risposto che le cifre erano sostanzialmente le stesse del Def, con l’unica eccezione del rapporto deficit/Pil nel 2020 (noi avevamo verificato e Tria aveva in effetti detto una cosa corretta). Secondo la Commissione sarebbe schizzato al 3,5%, ben al di sopra del tetto del 3%, e secondo il Def sarebbe invece sceso al 2,1%.

Per giustificare questa differenza Tria aveva spiegato che “la valutazione Ue è fatta sempre a politiche invariate e non a legislazione invariata come la nostra”. La differenza dunque sta nel fatto che la Commissione Ue non ha previsto l’aumento dell’Iva, mentre il governo sì.

Ancora Tria aveva poi ricordato che “nel Def, approvato dal Governo e dal Parlamento, si chiede di mantenere fermi, aumento dell’Iva o no, gli obiettivi di deficit pubblico”.

Insomma, come aveva già dichiarato in audizione parlamentare ad aprile, Tria ritiene che “in attesa di definire, nei prossimi mesi, misure alternative” l’aumento dell’Iva sia confermato per il 2020.

I limiti non violabili

Come abbiamo visto, Tria ha una sua posizione scientifica” favorevole a spostare la tassazione dai redditi ai consumi. Ma al di là di questo, al momento la legge dello Stato italiano prevede che l’Iva nel 2020 e nel 2021 – insieme alle accise sui carburanti – aumenterà.

Il governo può ovviamente trovare soluzioni alternative ma questo, come ha ricordato spesso il ministro dell’Economia, non può significare che vengano violati i parametri europei su debito e deficit.

Questo, ha spiegato Tria sempre nell’intervista con Agorà, non tanto per evitare sanzioni dell’Unione europea, ma per evitare la reazione negativa dei mercati. “Il problema – sostiene Tria (min. 55.320) – è che deficit significa che qualcuno sia disposto a prestarci del denaro, e sia disposto a prestarlo a un tasso d’interesse sostenibile (…). È inutile pensare di fare un deficit di 2 o 3 miliardi in più quando poi per fare questo dovremmo pagare interessi aggiuntivi di 2 o 3 miliardi”.

Insomma, messo in chiaro che il rapporto deficit/Pil deve rispettare i vincoli europei per evitare che i mercati puniscano l’Italia, secondo Tria (min. 57.20) spetta alla politica decidere quali sono le priorità di spesa e si vedrà con la prossima legge di bilancio come evitare l’aumento dell’Iva.

Non potendo attingere dal deficit le strade sono fondamentalmente due: aumentare altre tasse o tagliare le spese.

Conclusione

Zingaretti semplifica la posizione del ministro Tria. Quest’ultimo infatti non ha mai dato per scontato e inevitabile l’aumento dell’Iva.

È vero che però abbia ammesso che a legislazione vigente è previsto, che toccherà alla politica indicare strade alternative e che queste strade non potranno in nessun caso passare da un aumento del deficit che violi le regole europee e allarmi i mercati.

 

Se avete delle frasi o dei discorsi che volete sottoporre al nostro fact-checking, scrivete a dir@agi.it

Agi

Tria cerca di dissipare i dubbi europei sull’economia italiana

“C’è un Def approvato da governo e Parlamento” e “il governo sta lavorando per attuare quello che c’e’ scritto nel Def”. E quel documento è stato approvato in Consiglio dei ministri anche da Matteo Salvini.

Giovanni Tria arriva a Bruxelles alla riunione dell’Eurogruppo preceduto dalle parole di fuoco del ministro dell’Interno che minaccia di ‘stracciare’ le regole su debito e deficit e dalle tensioni che soffiano sullo spread, e prova a rassicurare i partner europei preoccupati per la tenuta dei conti dell’Italia.

Il debito sarà quello previsto dal Def e Salvini lo ha votato, è il messaggio che il ministro dell’Economia porta al tavolo dei 19 per disinnescare le parole esplosive del capo della Lega.

“Campagna elettorale”

Quello che conta sono i documenti e gli impegni del governo sul debito e deficit sono scritti nero su bianco nel documento di economia e finanza.  
“In campagna elettorale i mercati finanziari sono un po’ in fibrillazione ma bisogna attenersi ai documenti”, ripete Tria, lasciando intendere che altro sono i proclami elettoralistici, altro gli impegni sottoscritti.

Tria bolla come ‘boutade da campagna elettorale’ l’ennesima ipotesi di uscita dell’Italia dalla zona euro e assesta un’altra stoccata al vicepremier quando i giornalisti chiedono se dopo il 26 maggio cambierà tutto come promette il ministro dell’Interno: “La Commissione resterà la stessa, per un po’”. 
L’esame dell’esecutivo all’Italia arriverà a giugno, dopo che la Commissione presenterà il suo ‘Country Report‘ per i vari Paesi. Le premesse non sono buone: le ultime previsioni di primavera hanno dipinto un quadro a tinte molto fosche dei fondamentali macro del Paese.

Dal Pil previsto in calo allo 0,1% nel 2019 al balzo del debito all’impennata del deficit oltre il 3% in caso di mancato aumento dell’Iva. E l’appello dei ministri delle Finanze dell’Eurozona che chiedono all’Italia il rispetto delle regole non lascia presagire molto di buono: dal tedesco Olaf Scholz al francese Bruno Le Maire al commissario Pierre Moscovici (il debito italiano al 140% del Pil? “Il 130% è già molto”, dice il responsabile Ue degli Affari economici) fino ai ‘piccoli’ danesi e lussemburghesi, la richiesta a Roma di tenere a posto i cordoni della borsa è unanime. 

Ma la bordata più pesante arriva dall’austriaco Hartwig Loeger che già alla vigilia dell’Eurogruppo, in una intervista aveva detto che l’Italia rischia di diventare ‘la nuova Grecia’, rilanciando le parole del cancelliere austriaco Sebastian Kurz. “Il collega dovrebbe pensare prima di parlare”, replica Tria. Ma Loeger incalza, “Tria dovrebbe trasmettere questo messaggio di saggezza a Salvini”, invece “ha ceduto”. L’Austria, ripete Loeger, chiederà alla Commissione questa volta di non fare sconti all’Italia e rimetterà sul tavolo la richiesta di sanzioni per chi non rispetta le regole.

Agi

Ue, Tria non sorpreso: previsioni non tengono conto del I trimestre

Non è sorpreso il ministro dell’Economia Giovanni Tria dopo la pubblicazione delle previsioni sul Pil, diffuse dalla Commissione europea. Incontrando la stampa dopo la conferenza “Forum de Paris: Debito sostenibile, una crescita durevole”, svoltasi oggi nella capitale francese, Tria ha detto che le stime di Bruxelles “corrispondono alle previsioni già fatte nel nostro Def, quindi ce l’aspettavamo, mi pare che saranno confermate”.

Il titolare del Mef ha anche spiegato perché, a suo parere, le stime differiscono da quelle del governo italiano. “Sembra ci sia leggermente meno ottimismo per l’anno prossimo ma dal punto di vista delle previsioni, con gli errori di stima, è quasi identico. Tengo anche presente che nelle previsioni della Commissione Ue non si è tenuto conto, perché sono state chiuse prima, dei dati del primo trimestre del Pil italiano che non erano negativi”.

Agi

Manovra bis: Tria, non è una  soluzione per ridurre il debito-Pil

“La correzione della manovra non può essere la soluzione per ridurre il rapporto debito-Pil. Vedremo con l’andamento congiunturale come si declineranno queste variabili e ne discuteremo In Europa. Dobbiamo capire quello che possiamo fare insieme e quello che fa il vicino, come i grandi progetti di investimento che vanno fatti anche indebitandosi a livello europeo. Siamo in una fase storica di tassi molto bassi e quindi in questa situazione è consigliabile investire anche a debito”. Lo ha detto al Board Forum 2019 organizzato da Spencer Stuart a Milano, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, secondo il quale “il sentiero di crescita del debito dipende da poche variabili ed è sul tasso di crescita che bisogna agire. L’obiettivo del governo nella Legge di bilancio era di stare in un sentiero di decrescita del rapporto debito-Pil”. 

Agi

Tav: Tria avverte, se non si rispettano i patti nessuno verrà più a investire in Italia

“Se non si rispettano i patti, come potrebbe succedere per la Tav Torino-Lione, nessuno verrà più a investire in Italia” è l’avvertimento lanciato dal ministro dell’economia, Giovanni Tria, a durante la registrazione di Quarta Repubblica. “Il problema”, ha osservato Tria, “non è la Tav o l’analisi costi-benefici: bisogna capire che nessuno verrà mai a investire in Italia se ogni governo che arriva poi cambia le leggi in maniera retroattiva, cambia i contratti e non sta ai patti”.

“Se si decide di fare un investimento”, ha aggiunto il ministro, “non si può pensare che l’anno dopo cade il governo, ne arriva un altro e si annullano i contratti. Bisogna portare avanti l’economia italiana”. Dura reazione del ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli: “Tria si è dimenticato che c’è un contratto che lo vincola, che dice di ridiscutere tutto il progetto, e a quello il ministro Tria dovrà attenersi”, mentre “per l’instabilità economica, deve guardare ai governi precedenti, non a noi”.

E la manovra bis? “Quasi una fissazione”

Tria ha escluso una manovra correttiva: “Questa storia è quasi una fissazione, non la capisco, noi siamo tra la stagnazione e la recessione, cosa si intende per manovra correttiva? Più tasse e meno spesa. Mi chiedo, in una situazione come quella dell’Italia e dell’Europea è utile? Non bisogna essere keynesiani per capire che non è il momento”.

Tria ha anche escluso un impiego delle riserve d’oro di Bankitalia: “Nessuno può disporre delle riserve d’oro, se non la banca centrale, per motivi di politica monetaria”. Quanto ad Alitalia, per il ministro “non deve essere resa pubblica, deve trovare una soluzione di mercato”. “Una compagnia di bandiera è importante” però, quanto all’ipotesi del Tesoro al 15%, “ho dato la disponibilità del Governo ad aiutare, sotto due forti condizioni: che ci sia un piano industriale che regga il mercato, con partner forti e che vengano rispettate tutte le norme comunitarie”. 

 

Agi

Tria non vede una recessione. Ma una stagnazione sì

"Aspettiamo i dati sull'ultimo trimestre 2018. Non vedo una recessione, vedo una situazione di stagnazione". Lo afferma il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, in un'intervista al Corriere della Sera. Il ministro parla anche dell'iter di approvazione della legge di bilancio. "Credo che alla fine il governo abbia saputo prendere le decisioni giuste nell'interesse dell'Italia. Le scelte non sono mai facili, specie in una fase di forte rallentamento economico", spiega.

"Volevo meno deficit ma il fiscal compact è sbagliato"

"Il problema era che, una volta disinnescati gli aumenti Iva lasciatici dal governo precedente, il deficit 2019 tendeva già quasi al 2% del Pil. Non c'era molto spazio. Ugualmente, prevalse l'idea che si dovesse essere espansivi per sostenere la ripresa. Lì c'è stata una divergenza, io ero più dell'opinione che si dovesse mantenere un deficit più contenuto. Poi la situazione economica è peggiorata in Europa e in Italia. Si è capito che c'era un forte rallentamento", aggiunge 

Alla domanda se il problema dell'Italia con Bruxelles sia risolto o rinviato Tria risponde: "Io dico che, per ora, è risolto. Ovviamente in futuro c'è il tema del debito e della crescita con cui si aggiusta l'economia. Mi auguro che in futuro le regole possano essere cambiate. Non per fare finanza allegra, ma perché credo che il Fiscal compact sia sbagliato". Alla domanda se fosse stato preferibile decidere di evitare la procedura magari a novembre il ministro risponde: "C'è un problema di maturazione delle scelte. Ha richiesto tempo. Ma il governo è stato capace di avviare un processo di conoscenza della realtà". 

"Dimissioni? Non si fanno alla leggera"

Tria risponde anche sulle voci sulle sue dimissioni: "Non c'è mai stata una lettera di dimissioni, neppure nella mia testa. È chiaro che se in futuro il governo impazzisse… Anche Salvini si dimetterebbe se il governo aprisse le strade all'immigrazione (ride, ndr). Ma un ministro dell'Economia non si dimette così alla leggera, c'è un senso di responsabilità". Infine Tria dice che "la disoccupazione" non lo fa dormire la notte: "Non è tollerabile che un governo nella sua proiezione programmatica veda la disoccupazione ancora sopra il 10%. Va rafforzata la crescita e rilanciati gli investimenti". 

Agi News

Tria prova a rassicurare i partner. Ma dal Fmi arriva un nuovo richiamo

L'Italia è determinata "a proseguire sul sentiero della riduzione del rapporto debito/Pil". Il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, a Bali per l'assemblea annuale del Fondo monetario internazionale, tenta di rassicurare i partner sulla stabilità dei conti pubblici italiani. Non è mancato però un nuovo richiamo dell'istituto di Washington secondo cui la manovra italiana va "in direzione opposta" rispetto ai suoi suggerimenti.

I colloqui con Moscovici e Mnuchin

Giornate dense per Tria in Indonesia. Mentre a Roma i tecnici sono al lavoro per definire l'articolato del Dl Fiscale e del Ddl di Bilancio da presentare in consiglio dei Ministri lunedì prossimo, il ministro si è incontrato con il commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici. Un colloquio cordiale, riferiscono le fonti, svoltosi in "un clima sereno" e in "un'atmosfera costruttiva", alla ricerca di una soluzione per allentare le tensioni tra Roma e Bruxelles sulla manovra. 

Un bilaterale Tria lo ha avuto anche con il segretario al Tesoro Usa, Steven Mnuchin. Nel corso dell'incontro, fa sapere una nota del Tesoro, il ministro "ha illustrato lo spirito e i contenuti della manovra di bilancio per il 2019, mirata al rafforzamento della crescita economica italiana. Ha sottolineato la determinazione a proseguire sul sentiero della riduzione del rapporto debito/Pil e ha confermato l'intenzione di continuare il dialogo costruttivo con la Commissione europea e i paesi membri dell'Eurozona. Ha infine ribadito agli Stati Uniti la volontà di avere un ruolo attivo e positivo nel processo di rafforzamento dell'euro e dell'Unione europea". In un tweet, Mnuchin ha definito "costruttivo" il dialogo con Tria e ha confermato che si è discusso dei fondamentali dell'Italia e degli sforzi del suo governo per aumentare la crescita e ridurre il debito. 

Per il Fmi "non è il momento di rilassarsi"

Dall'Fmi è arrivato però un nuovo avvertimento. "Non è il momento di rilassarsi sulle politiche fiscali", ha detto il responsabile del Dipartimento Europa dell'istituto di Washington, Poul Thomsen. "Siamo d'accordo con la Commissione europea, l'Italia deve rispettare le regole", ha sottolineato il funzionario danese, secondo cui "l'Italia avrebbe dovuto fare più aggiustamenti fiscali in passato". La manovra italiana "va in direzione opposta ai suggerimenti del Fondo", ha incalzato Thomsen, ricordando che per l'Italia si prevede una crescita moderata l'anno prossimo, secondo le stime contenute nel World Economic Outlook. Per Thomsen una deviazione dagli obiettivi di riduzione del deficit di una tale ampiezza "non è corretta", ma si è detto convinto che l'Eurozona abbia gli strumenti giusti per evitare un rischio contagio.

E un invito ai Paesi con alto debito, tra cui ovviamente c'è l'Italia, a rispettare il Patto di stabilità europeo è arrivato anche dal presidente della Bce, Mario Draghi. "La crescita ampia e attualmente in corso", ha detto il numero uno dell'Eurotower intervenendo all'Imfc, sorta di direttivo dell'Fmi, "richiede la ricostituzione dei buffer fiscali. Questo", ha aggiunto, "è di fondamentale importanza nei Paesi in cui il debito pubblico è elevato e per i quali la piena adesione al Patto di stabilita' e crescita è fondamentale per avere bilanci sani".

Agi News

Sul reddito di cittadinanza Tria ha frenato Di Maio

Si differenziano le posizioni all'interno del governo sul reddito di cittadinanza. Il ministro al Lavoro e allo Sviluppo economico, Luigi Di Maio, non manca di rilanciarlo come cavallo di battaglia del M5s, necessario per lo sviluppo del Paese. Il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, non esprime giudizi ma esclude che possa essere fatto nel 2018, a meno che non sia a costo zero. 

Parlando al congresso della Uil, il vicepremier ha affermato che non arretrerà, cercando anche l'appoggio dei sindacati. "Il reddito di cittadinanza – ha riconosciuto Di Maio – è uno strumento che può muovere tante obiezioni, ma io ci credo molto e dobbiamo farlo insieme. Ci metteremo insieme – ha insistito – come forze politiche e parti sociali, se lo vorrete, perché non ci siano abusi".

Di Maio ha quindi precisato che la misura andrà a chi, perso il lavoro, deve seguire un processo di riqualificazione e in cambio fornirà al Comune 8 ore gratuite lavorative di pubblica utilità ogni settimana.

Il ministro dell'Economia: "Non si è mai entrati nel dettaglio"

Da Lussemburgo, Tria spiega che con Di Maio non si è mai entrati nel dettaglio e quindi non può esprimersi "né a favore né contro". Ma – ha aggiunto – per il 2018 "i giochi sono quasi fatti, dobbiamo concentrarci su quegli interventi di riforme strutturali che non hanno costi, ma che sono importantissimi, come far ripartire gli investimenti pubblici. Per il 2018 gli aggregati di finanza pubblica saranno mantenuti, bisogna vedere quali saranno i provvedimenti che saranno proposti dal ministro competente, come saranno articolate e come sarà distribuito nel tempo". "Uno può anche decidere delle misure oggi che entreranno in vigore nel 2019. Dal mio punto di vista – ha concluso – bisogna vedere qual è l'effetto di spesa o di maggiori entrate, speriamo, quando questo effetto si realizzerà". 

Agi News