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La Bce ha commissariato Carige. Cosa succede ora

La Bce ha messo in amministrazione straordinaria Carige, primo istituto italiano a subire il commissariamento da quando nel 2014 la Banca centrale europea ha assunto la vigilanza sulle principali banche italiane. Il provvedimento dell'Eurotower arriva dopo la bocciatura da parte dell'assemblea dei soci dell'aumento da 400 milioni con l'astensione della famiglia Malacalza, e la conseguente decadenza del cda, per la seconda volta in un anno, con una raffica di dimissioni di consiglieri.

Dopo gli addii di Raffaele Mincione e Lucrezia Reichlin nelle scorse settimane, stamani hanno lasciato altri 5 componenti del board, fra cui l'ad Fabio Innocenzi e il presidente Pietro Modiano, ora nominati dalla Bce commissari assieme a Raffaele Lener. I tre eserciteranno tutte le funzioni e tutti i poteri spettanti all'organo di amministrazione ai sensi dello statuto della banca e della normativa applicabile. In particolare, adotteranno tutte le decisioni necessarie per la gestione operativa, riferendo periodicamente alla Vigilanza.

I compiti dei commissari

La Bce ha inoltre nominato un Comitato di Sorveglianza composto da Gian Luca Brancadoro, Andrea Guaccero e Alessandro Zanotti. A Innocenzi, Modiano e Lener spetterà l'arduo compito di proseguire le attività di rafforzamento patrimoniale, oltre a lavorare sul rilancio commerciale attraverso recupero delle quote di mercato nei segmenti core, sul derisking attraverso la riduzione dei Non Performing Loans e sulla ricerca di possibili fusioni che mettano in salvo l'istituto da anni in difficoltà. Uno dei primi passi della terna commissariale sarà quello di avviare delle "riflessioni con lo Schema Volontario di Intervento del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi" che ha sottoscritto il bond subordinato da 320 milioni che permette a Carige di rispettare i ratio patrimoniali chiesti dalla Bce, per rivalutare l'operazione alla luce del nuovo quadro. Il tutto sfocerà in un piano industriale la cui predisposizione è già in corso e che avrebbe dovuto essere presentato a febbraio, a valle dei conti del 2018. Lo scopo dell'amministrazione straordinaria, di fatto, è quello di rimettere la banca in sesto con i commissari che non dovranno più confrontarsi con un cda espresso da Malcalza appena lo scorso 20 settembre.

Se la missione fallisse, le strade sarebbero due. Da un lato si potrebbe considerare un intervento in stile ex popolari venete, con la creazione di una bad bank e di una good bank da far rilevare, magari a un prezzo simbolico, a una banca più grande, con i nomi di Unicredit e Ubi che circolano in ambienti finanziari. L'altra ipotesi, ancora più estrema, è la risoluzione di Carige secondo le regole del 'bail-in'. Anche in questo caso si tratterebbe di una prima volta in Italia, e a farsi carico delle perdite sarebbero, oltre gli azionisti, anche gli obbligazionisti e i clienti con oltre 100.000 euro sul conto corrente.

Un primato poco invidiabile

Quanto accaduto oggi con Carige rappresenta quindi una 'prima volta': la Bce, infatti, non aveva mai commissariato una banca italiana e i provvedimenti di questo tipo venivano, fino a pochi anni fa, presi dalla Banca d'Italia. Dal 2014 la supervisione sulle principale banche italiane, tuttavia, è passata da via Nazionale all'Eurotower: spettano alla Banca centrale europea in cooperazione con la Banca d'Italia compiti di vigilanza su banche e gruppi bancari italiani, in misura diversificata in relazione alla loro rilevanza.

È proprio a Francoforte, dunque, che, dopo l'assemblea del 22 dicembre, si sono recati per diversi colloqui i manager della banca e, separatamente, i rappresentanti di Malacalza Investimenti, primo azionista dell'istituto. La scelta della Bce, di fatto, rimuove gli organi di controllo interni al cda e formalmente è arrivata dopo la decadenza del board dovuta alle dimissioni della maggioranza dei membri del cda, compreso l'ad. Per questo, ha sottolineato la Banca centrale europea, era necessario agire: "per stabilizzare la governance e ricercare soluzioni effettive per garantire una stabile sostenibilita'" della banca.

I poteri della Vigilanza

Fra i vari poteri a disposizione della Vigilanza nazionale ed europea c'è quello di prendere misure specifiche, assunte in presenza di aspetti critici nella situazione degli operatori, che comprendono la facoltà di convocare il consiglio di amministrazione o indire l'assemblea dei soci oppure limitare alcune attività, vietare la distribuzione degli utili e disporre la rimozione di singoli esponenti aziendali quando la loro permanenza in carica è di pregiudizio per la sana e prudente gestione. In presenza di un significativo deterioramento della situazione aziendale assumere misure di intervento precoce – come la richiesta di dare attuazione ai piani di risanamento o la rimozione collettiva dei componenti degli organi di amministrazione e controllo e di uno o più componenti dell'alta dirigenza – e, nei casi più gravi, disporre l'amministrazione straordinaria al fine di rimuovere le irregolarità riscontrate e promuovere soluzioni utili nell'interesse dei depositanti, ovvero quanto è stato fatto oggi.

Se la situazione di crisi non appare altrimenti superabile, nei confronti della banca può essere disposta la riduzione del valore delle azioni e degli altri strumenti computabili nel patrimonio di vigilanza o la conversione di questi ultimi in capitale; se ciò non consente di superare la situazione di crisi, può essere avviata la procedura di risoluzione o quella di liquidazione coatta amministrativa. Compito dei commissari nominati oggi dalla Bce è prendere "misure per ripristinare l'adeguatezza dei livelli di capitale" e riportare alla Bce "in maniera continuativa".

Agi News

Spesometro in tilt da venerdì. Che succede all’Agenzia delle Entrate?

Il grande pasticcio della trasmissione telematica delle fatture all’Agenzia delle Entrate. Sfruttando un bug – un difetto nella programmazione di un software – l’infrastruttura informatica, fornita dalla società pubblica Sogei, ha permesso a chiunque avesse le credenziali di accesso al servizio di poter consultare e addirittura scaricare dei dati estremamente riservati. Commercialisti, intermediari abilitati, ma anche semplici cittadini, potevano conoscere le fatture trasmesse telematicamente semplicemente inserendo il codice fiscale del bersaglio e premendo invio, come ricostruito dal Corriere della Sera.

Violata la privacy

Inserendo il codice fiscale di un commercialista era addirittura possibile vedere i dati suoi e dei suoi clienti. La piattaforma è fuori servizio da venerdì e su Internet monta la protesta, a pochi giorni dalla scadenza del 28 settembre per il primo invio dello spesometro semestrale. E dalla Sogei solo un assordante silenzio.

"Ci scusiamo per l'inconveniente"

Avevano detto che il servizio sarebbe stato ripristinato in giornata, ma al momento non è ancora disponibile. Su una grande schermata blu con scritto: “Ci scusiamo per l'inconveniente”, si infrange il malriposto orgoglio della digitalizzazione dei servizi fiscali e tributari. Il presidente della Commissione di Vigilanza sull’Anagrafe Tributaria, Giacomo Portas ha convocato per mercoledì il direttore dell’agenzia delle entrate Ernesto Maria Ruffini e i vertici della Sogei, e si dice sia “furibondo”. Anche il Garante della Privacy, Antonello Soro, ha detto di voler stabilire se ci siano responsabilità e se sono state applicate tutte le misure necessarie per la protezione dei dati personali.

Tributaristi: non sanzionare i ritardatari

Per cercare di ovviare ai disagi causati, il presidente dell’Istituto nazionale tributaristi, Riccardo Alemanno ha inviato una lettera al ministero dell’Economia e all’agenzia delle Entrate per chiedere che non vengano applicate le sanzioni relative al ritardo per l’invio dei dati del primo semestre 2017 in scadenza il prossimo 28 settembre, come riporta il Sole 24 Ore.

Nella lettera Alemanno scrive: “Si comprendono le difficoltà collegate a un adempimento così imponente per numero di dati e utenti, ma in previsione di ulteriori utilizzi dei sistemi informatici per invio dati e documenti, quale la fattura elettronica tra privati, sarebbe opportuno un periodo di prova che coinvolgesse le rappresentanze degli intermediari fiscali”. In ogni caso il sito web, attualmente sottoposto a manutenzione, non è il canale principale di trasmissione dello spesometro, in quanto la gran parte degli studi si sono dotati di software professionali dai quali gestiscono gli invii telematici.

Il precedente del 2016

Ma non è la prima volta che Sogei perde di vista l’aspetto della sicurezza informatica. Già nel 2016 si era scoperta una falla sul sito ‘18app’, dal quale i diciottenni potevano richiedere il bonus di 500 euro per acquisti culturali. Un hacker di soli diciotto anni aveva scoperto che era possibile generare buoni infiniti, modificare le disponibilità residue, o addirittura eliminare i coupon di altri utenti. Fortunatamente per la Sogei, il giovane informatico aveva prontamente avvisato l’azienda della vulnerabilità e, in quell’occasione, l'azienda era riusciti a intervenire prontamente.

Italia al top per la sicurezza sul web

La notizia della vulnerabilità del sistema fornito da Sogei arriva come una doccia fredda proprio il giorno in cui vengono rilasciati i risultati dell’indagine condotta da Kaspersky Lab, la società di antivirus basata in Russia, per verificare i livelli di preparazione delle aziende europee rispetto al Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati, nei quali l’Italia è risultata tra i primi Paesi in Europa. Secondo lo studio il 46% dei responsabili dei sistemi informatici italiani avrebbe una buona consapevolezza degli obblighi necessari a tutelare le informazioni sensibili degli utenti, contro il 47% dei Francesi e il 49% del Regno Unito

Agi News

Mps, cosa succede dopo l’intervento dello Stato

Roma – Con il fallimento dell'aumento di capitale di Mps e il successivo intervento dello Stato, si apre una fase nuova per Monte dei Paschi di Siena. I problemi, però, restano quelli vecchi: un capitale insufficiente e un cumulo di prestiti deteriorati da smaltire. Problemi che spetterà al governo risolvere, sotto l'attenta supervisione della Ue.

La ricapitalizzazione e le garanzie per la liquidità

Il primo passo è la ricapitalizzazione "precauzionale" e "temporanea" dell'istituto tramite denaro pubblico (prevista dall'articolo 32 comma 4 della direttiva comunitaria BRRD) che dovrà avvenire entro il 31 dicembre. Non è ancora noto quanti dei 20 miliardi stanziati dal governo, alle prese con diverse crisi bancarie, verranno utilizzati per Mps. Non è pertanto possibile al momento stimare a quanto salirà la partecipazione dello Stato nell'azionariato della banca, attualmente al 4%. Secondo le stime della banca d'investimento Equita, la ricapitalizzazione pubblica ammonterebbe a 4 miliardi: lo Stato avrebbe una quota del 62% e gli investitori istituzionali controllerebbero il 38%. Nell'immediato, ancora prima della ricapitalizzazione, potrebbero essere inoltre attivate garanzie pubbliche su emissioni di liquidità, per attutire gli effetti della fuga di correntisti. Lo scorso luglio, l'Italia ha avuto l'autorizzazione dalla Ue di attivarne fino a 150 miliardi di euro. 

I prossimi passi

  1. Ricapitalizzazione con il denaro pubblico
  2. Cancellazione della conversioni volontarie delle obbligazioni subordinate 
  3. Conversione di tutte le obbligazioni subordinate
  4. Rimborso 
    • Integrale per i piccoli risparmiatori
    • Burden sharing per gli investitori istituzionali
  5. Nuovo piano industriale redatto dal governo 
  6. Dossier sugli esuberi e delle filiali da chiudere
  7. Cessione delle sofferenze

La conversione dei bond e il nodo del 'misselling'

Una volta avviata la ricapitalizzazione precauzionale, verranno cancellate le conversioni volontarie delle obbligazioni subordinate avvenute durante il tentato aumento di capitale privato. Si procederà quindi alla conversione forzata di tutte le obbligazioni subordinate. Gli investitori istituzionali dovranno sopportare perdite in virtù del criterio del 'burden sharing'. Per i circa 40 mila piccoli risparmiatori ci sarà invece il rimborso integrale sulla base della presunzione che tutti loro abbiano acquistato i bond senza conoscerne i rischi reali. Dovrà essere però la Commissione Europea a suffragare l'ipotesi che si sia trattato di "misselling", ovvero di vendita irregolare, in tutti i casi, così da giustificare il rimborso integrale. Da Bruxelles c'è già stata un'apertura in questo senso.

Il nuovo piano industriale 

Assunto il controllo di fatto di Montepaschi, il governo dovrà stendere un nuovo piano industriale, che dovrà essere sottoposto al vaglio della Bce. Lo Stato dovrà quindi riprendere in esame i dossier sugli esuberi, stimati a quota 2.600 dal precedente piano, e delle filiali da chiudere, al momento 500. Non sono previsti cambi ai vertici (l'ad Marco Morelli ha detto "il mio impegno continua con ancora più energia"), dato che quelli attuali sono stati nominati con il pieno sostegno di Palazzo Chigi e ministreo dell'Economia. I manager guadagneranno però un po' meno, dovendosi adeguare a quanto previsto per le retribuzioni dei dirigenti pubblici.

La cessione delle sofferenze

Il punto cruciale del nuovo piano industriale sarà però la cessione ad altri operatori dei 27,7 miliardi di sofferenze il cui deconsolidamento è stato chiesto dalla Bce. La tabella di marcia indicante tempi e modalità dell'operazione dovrà comunque essere stesa il mese prossimo. Lo Stato interverrebbe con l'emissione di 'Gacs', garanzie sulle cartolarizzazioni delle sofferenze, che verrebbero applicate alle tranche senior, ovvero quelle considerate più sicure. Atlante aveva dichiarato di essere disponibile a realizzare il piano di cartolarizzazione degli npl, peraltro già sostanzialmente definito nel prezzo e in tutte le sue fasi di implementazione, senza senior bridge financing, anche qualora ci fosse un intervento dello Stato nel capitale. Una volta riportati i conti di Mps in linea con i requisiti, si aprirà un altro delicatissimo capitolo: la ricerca di un investitore che rilevi le quote in mano allo Stato.

Agi News