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Il “flash crash” è stato causato da un errore di un trader

AGI – Citigroup ha riconosciuto in ritardo che uno dei suoi trader ha commesso un errore: così si spiega il “flash crash”, ossia l’improvvisa caduta delle azioni europee di ieri mattina. “Uno dei nostri trader ha commesso un errore nell’inserimento di una transazione. In pochi minuti, abbiamo identificato l’errore e lo abbiamo corretto”, ha fatto sapere Citigroup in una dichiarazione. 

Una mezz’oretta di panico, lunedì, tra le 9,45 e le 10,15 ha fatto sprofondare le borse europee. Il tracollo ha interessato in particolare le piazze di Stoccolma, Copenhagen e Oslo, dove gli indici sono scesi fino all’8%. Anche Milano ne è stata travolta, arrivando a cedere fino al 3,8% per poi risalire. La prima seduta di maggio è però proseguita negativa, così come era partita.

Cos’è il “flash crash”

Si tratta di un termine borsistico per indicare un crollo repentino degli indici ed è stato usato per la prima volta il 6 maggio 2010 quando a Wall Street, tra le 14,42 e le 15,07, sprofondo’ l’indice Dow Jones e di conseguenza anche il Nasdaq. Centinaia di miliardi di dollari di valore di mercato delle azioni americane andarono in fumo in 20 minuti dopo che un programma informatico aveva accidentalmente innescato un sell-off.

La causa del “flash crash” 

Secondo l’operatore di borsa Nasdaq Stockholm, non è un errore tecnico e non si è trattato di un attacco ‘hacker’ a un sistema straniero, cosi’ come paventato inizialmente. “è chiaro che la causa del crollo va da ricondursi ad una transazione molto rilevante da parte di un broker”, ha detto un portavoce dell’operatore di scambio.

Tra le ipotesi, anche l’errore di un trader, che ha causato una forte reazione del mercato anche perchè la seduta era già caratterizzata da un volume di scambi molto sottile. La Borsa di Londra era infatti chiusa per festività. Peraltro le borse europee già viaggiavano in netto ribasso, appesantite dalle preoccupazioni per il rallentamento economico in Cina, per la fiammata dell’inflazione e per l’imminente rialzo dei tassi di interesse da parte della Fed e della Boe. 


Il “flash crash” è stato causato da un errore di un trader

Il gas in Europa non è mai stato così caro

AGI – I prezzi del gas in Europa hanno toccato un nuovo massimo storico a causa del fatto che le spedizioni russe verso la Germania attraverso il gasdotto Yamal-Europe sono diminuite. 

Il benchmark Ttf dopo aver toccato oggi il record assoluto superando i 162 euro/MwH ha ora incrementato il rialzo toccando un nuovo massimo a 180,5 euro/Mwh in rialzo del 22%. Impennata anche anche per il benchmark britannico (+21,2%) a 4,5 sterline per therm

Secondo i dati dell’operatore di rete tedesco Gascade, i flussi dalla Russia verso il Vecchio Continente sono in calo da sabato e, dopo essersi fermati, oggi hanno invertito direzione.

Alcuni parlamentari europei ed analisti hanno accusato la Russia di aver trattenuto le consegne di gas all’Europa a causa delle tensioni politiche sull’Ucraina e per i ritardi nella certificazione del gasdotto, Nord Stream 2, pipeline da 10 miliardi di mc.

La Russia nega qualsiasi connessione. “Non c’è assolutamente alcun collegamento, questa è una situazione puramente commerciale”, ha chiarito oggi in una teleconferenza il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.

L’Europa importa dalla Russia circa un terzo del proprio fabbisogno di metano. I tarder hanno affermato che i flussi inversi si aggiungono a una serie di fattori rialzisti come la forte domanda delle centrali elettriche, diverse centrali nucleari francesi chiuse, e le temperature piuù fredde che aumentano la domanda di gas per il riscaldamento.

Il prezzo del gas all’hub olandese ha raggiunto i 162,775 euro per megawattora in aumento di oltre il 10% rispetto a ieri. Anche il benchmark britannico ha toccato il nuovo record di 4 sterline per therm.

Entrambi gli indici hanno battuto i record di ottobre. Attualmente sono circa sette volte maggiori rispetto all’inizio del 2021. I prezzi del gas, insieme ad altre materie prime tra cui il petrolio greggio, stanno alimentando la preoccupazione per l’aumento dell’inflazione in tutto il mondo e hanno determinato l’intervento della Fed e della BoE.

Di solito Gazprom prenota capacità extra alle aste per la consegna via Ucraina in Germania attraverso la rotta Yamal quando ci sono richieste. Oggi non ha prenotato nuova capacità attraverso Yamal.

Il portavoce di Rwe, che insieme a Uniper è tra i principali acquirenti di gas di Gazprom in Germania, ha affermato che la compagnia statale russa sta rispettando i propri obblighi mentre Gascade ha spiegato che trasporta il metano in base alle richieste che arrivano. 


Il gas in Europa non è mai stato così caro

Ogni posto di lavoro creato con il reddito di cittadinanza è costato 52mila euro allo Stato

AGi –  Ogni posto di lavoro “creato” con il reddito di cittadinanza è costato allo Stato almeno 52 mila euro. Oltre il doppio di quanto spende annualmente un imprenditore privato per un operaio a tempo indeterminato full time che, mediamente, costa attorno ai 25 mila euro. E’ quanto emerge da un’analisi realizzata dall’Ufficio studi della Cgia secondo la quale dalla prima metà del 2019 – periodo in cui è entrato in vigore il RdC – fino alla fine di quest’anno, l’investimento dello Stato per questa misura ammonta a 19,6 miliardi.

Per la Cgia, a fronte di poco più di un milione di persone in difficoltà economica che, titolari del reddito di cittadinanza, hanno manifestato la disponibilità a recarsi in ufficio o in fabbrica, gli ultimi dati disponibili ci dicono che solo 152 mila hanno trovato un posto di lavoro grazie al sostegno dei navigator. Ipotizzando che i titolari del RdC lo abbiano ricevuto per almeno un anno prima di entrare nel mercato del lavoro, percependo così quasi 7 mila euro, l’associazione approssimativamente stima che l’Inps abbia sostenuto, per questi 152 mila nuovi occupati, una spesa di 7,9 miliardi di euro, pari a poco più di 52.000 euro se rapportata a ogni singolo neoassunto. Un costo che, afferma la Cgia, “appare eccessivo per un numero così limitato di persone entrate nel mercato del lavoro grazie al RdC”

Secondo la Cgia, “chi è in difficoltà economica va assolutamente aiutato, ma per combattere la disoccupazione il RdC ha dimostrato di non essere uno strumento efficace”. 
 

In 2,5 anni un investimento di 19,6 miliardi

Secondo le stime fornite dall’associazione, dalla prima metà del 2019 – periodo in cui è entrato in vigore il RdC – fino alla fine di quest’anno, l’investimento dello Stato per questa misura ammonta a 19,6 miliardi: 3,8 nel 2019, 7,2 nel 2020 e 8,6 miliardi per l’anno in corso. Per il 2022 è prevista una spesa di 7,7 miliardi. La Cgia sottolinea che per l’anno 2019 e 2020 le cifre si riferiscono a quelle effettivamente spese, mentre per gli anni successivi si fa riferimento alle risorse stanziate.

Solo un terzo ha avuto un’occupazione in passato

Secondo l’Anpal, ricorda ancora l’associazione, le persone che percepiscono il RdC sono difficilmente occupabili. L’Agenzia, infatti, stima che la probabilità di rimanere disoccupato a distanza di 12 mesi sfiora il 90 per cento. Ciò è ascrivibile al fatto che questa platea di soggetti ha una insufficiente esperienza lavorativa alle spalle. L’Inps, infatti, analizzando lo storico contributivo di queste persone nella classe di età tra i 18 e i 64 anni, segnala che solo un terzo ha avuto un’occupazione in passato. Pertanto, spesso ci troviamo di fronte a soggetti a forte rischio di esclusione sociale, ovvero in condizioni di povertà economica e di grave deprivazione materiale. Trovare un lavoro a queste persone, spiega la Cgia, “potrebbe addirittura costituire per loro un problema a causa del precario equilibrio psico-fisico in cui versano”.

Solo 152 mila hanno trovato stabilmente un lavoro

Secondo i dati dell’Inps, riferiti ad agosto 2021, le persone destinatarie del RdC erano 3,5 milioni, pari a poco meno di 1,5 milioni di nuclei famigliari. L’importo medio mensile erogato è di 579 euro. Tra questi 3,5 milioni di percettori del reddito, gli over 18 che hanno sottoscritto il Patto per il Lavoro (ovvero si sono resi disponibili a trovare un’occupazione), sono – secondo l’anpal – 1,15 milioni, mentre la Corte dei Conti sottolinea che coloro che hanno trovato un’occupazione stabile sono poco più di 152 mila.

Il 20% abita nelle province di Caserta e Napoli

I dati a livello provinciale, ricorda la Cgia, dicono che nelle province di Caserta (147.036) e di Napoli (555.646) si concentrano complessivamente quasi 703 mila beneficiari del RdC. Se questi ultimi vengono rapportati al numero totale presente in Italia (3.550.342), in queste 2 province campane si concentra il 20 per cento circa dei percettori totali di questa misura. Altrettanto significativo è il numero di RdC erogati dall’Inps nelle grandi aree metropolitane: a Roma sono 240.065,  a Palermo 212.544, a Catania 169.250, a Milano 122.873, a Torino 104.638 e a Bari 92.233.


Ogni posto di lavoro creato con il reddito di cittadinanza è costato 52mila euro allo Stato

Per salvare Lufthansa lo Stato diventa il primo azionista

Il governo tedesco e Lufthansa hanno raggiunto un “accordo di principio” su un piano da 9 miliardi di euro per evitare il fallimento del colosso del trasporto aereo. L’intesa, riferisce una fonte vicina al dossier, prevede che lo Stato diventi primo azionista della compagnia e garantisca un maxiprestito.

Dovrà ora essere sottoposta all’approvazione del Fondo per la stabilità economica federale (Kfw) e servirà anche il via libera del direttorio e del consiglio di sorveglianza di Lufthansa, oltre che dell’assemblea straordinaria degli azionisti. 

La scorsa settimana Lufthansa aveva confermato la trattativa in corso con Berlino, con la Kfw pronta ad acquistare una quota del 20% del capitale oltre che a emettere un prestito convertibile che potrebbe valere un ulteriore pacchetto del 5% delle azioni.

La convertibilità potrebbe essere esercitata “in caso di offerta pubblica d’acquisto” da parte di un terzo soggetto, fornendo allo Stato una minoranza di blocco. Se si aggiunge un prestito da 3 miliardi di euro, Berlino otterrebbe due posti nel consiglio di sorveglianza della compagnia, cui verrebbe proibito di versare dividendi ai propri azionisti. Per l’esercizio 2019 lo stacco della cedola è comunque già stato sospeso.

Attualmente circa 700 aerei di Lufthansa su un totale di 760 sono fermi a terra. Nel primo trimestre le perdite sono ammontate a 1,2 miliardi di euro e sono destinate a peggiorare nel secondo. Anche le controllate del gruppo hanno chiesto aiuto ai Paesi in cui hanno sede.

Negoziati sono in corso tra la Brussels Airlines e il governo belga, mentre Austrian ha chiesto a Vienna un’iniezione da 767 milioni di euro. La Svizzera garantirà invece 1,2 miliardi di euro di prestiti a Swiss ed Edelweiss.

Agi

È stato rinnovato dopo 10 anni il contratto di medici e dirigenti sanitari

“Firmato dopo oltre 10 anni il contratto dei medici e dei dirigenti del Servizio sanitario nazionale”. Lo ha annunciato la Fp Cgil nazionale, postando la foto della firma del rinnovo del contratto che riguarda 130 mila professionisti della Sanità. L’intesa prevede 200 euro lordi di aumento medio mensile.

“Abbiamo raggiunto, dopo anni, risultati economici e normativi che segnano un solco con anni di assenza contrattuale”. Lo ha sottolineato Andrea Filippi, segretario nazionale FpCgil, commentando l’intesa per il rinnovo del contratto.

‘Abbiamo raggiunto, dopo anni, risultati economici e normativi che segnano un solco con anni di assenza contrattuale’.
Il giudizio positivo di Andrea Filippi, segretario nazionale @FpCgilNazionale Medici e Dirigenti Ssn, sull’intesa per il rinnovo del contratto. #CiSiamo pic.twitter.com/yywPOwPxge

— Fp Cgil Medici (@fpcgilmedici) July 24, 2019

 

“Premiate le carriere gestionali e professionali e valorizzato finalmente il lavoro dei giovani neo assunti che prenderanno una retribuzione di posizione minima di 1.500 euro annue da subito: un fatto storico mai accaduto prima. Così come lo è l’aver previsto la certezza di ottenere un incarico dopo 5 anni di servizio, con una retribuzione che sale di 2.000 euro all’anno”, ha aggiunto il dirigente sindacale.

“Fondamentali – ha osservato Filippi – anche i risultati ottenuti per attenuare il forte disagio che i medici vivono nelle gravi carenze di organico: aumentate le indennità di guardia da 50 a 100 euro, addirittura 120 nei pronto soccorso e, soprattutto, finalmente chi ha piu’ di 62 anni può chiedere di essere esonerato dalle guardie. Con l’istituzione di un organismo paritetico, infine, nuovo strumento di relazioni sindacali, metteremo al centro il benessere dei lavoratori, come sulle questioni di salute e sicurezza, a partire dall’affrontare il tema dell’emergenza aggressioni al personale sanitario”.

L’intesa, firmata nella notte all’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, e’ stata sottoscritta da tutti i sindacati medici tranne che dalla Federazione Cimo, Fesmed e Anpo.

Cosa prevede il rinnovo

Ecco le principali novità contenute nel contratto:

 

  • I medici e dirigenti con più di 5 anni di anzianità avranno la certezza di avere un incarico. Chiarito l’obbligo delle aziende di dare un incarico retribuito a tutti, anche a coloro che hanno lavorato a tempo determinato, con o senza soluzione di continuità.

 

  • La maggior parte dei medici con più di 5 anni di anzianità riceverà un aumento di 2.000 euro sulla retribuzione di posizione. Oltre all’aumento economico previsto per tutti i dipendenti pubblici, circa 30 mila medici passeranno da 3.600 euro a 5.500 euro di posizione.

 

  • Aumenta la parte fissa di tutte le posizioni gestionali e professionali, vengono storicizzati i fondi e le posizioni e aumenta la quota pensionabile.

 

  • I giovani medici neoassunti anche sotto i 5 anni avranno una retribuzione fissa di posizione. Come mai successo prima d’ora, passeranno subito da 0 a 1.500 euro annui.

 

  • Si stabiliscono quattro step di posizioni fisse per gli incarichi professionali, che salgono da un minimo di 5.500 euro a 6.500 fino a un massimo 11.000 o 12.500 annui.

 

  • Una clausola di garanzia assicura a tutti una retribuzione di posizione certa in base all’anzianità ed a prescindere dall’incarico. 5000 euro al passaggio dei 5 anni, 6000 al passaggio dei 15 anni e 7000 al passaggio dei 20 anni.

 

  • L’indennità di guardia notturna sale da 50 a 100 euro per notte, 120 euro per chi lavora in pronto soccorso. Dopo i 62 anni a richiesta si puo’ essere esonerati dalle guardie.

Agi

Gli assegni scaduti li incassa lo Stato. In 9 anni 630 milioni, scrive Repubblica

In 9 anni lo Stato italiano ha portato a casa 634 milioni di euro grazie agli assegni non incassati dai beneficiari. È quanto emerge dalla Relazione diffusa dai magistrati contabili lo scorso 27 giugno. Si tratta di titoli di credito, spesso utilizzati come cauzione o deposito in diverse tipologie di transazione.

Dal 2007, scrive il quotidiano Repubblica, una legge prevede che i conti correnti non movimentati per dieci anni, le polizze vita non riscosse, così come gli assegni circolari non incassati entro tre anni, finiscano nelle casse dello Stato. Stando alla Relazione, 320.346.684 euro – meno della metà del totale – sono entrati da polizze non riscosse dai beneficiari, specialmente famigliari ignari dei contratti di assicurazione stipulati dai loro congiunti.

A prevalere però sono gli assegni circolari in cui ordinante e beneficiario coincidono. È il caso – si spiega – di casi in cui si sceglie di fatto di ritirare dal proprio conto corrente delle somme che non si vuole figurino sul proprio conto, ad esempio per ottenere un Isee più basso, o più generalmente per tenere le somme nascoste e non “aggredibili” ad esempio in caso di riscossione.

Più o meno come ritirare i propri risparmi e nasconderli in banconote sotto il  materasso o in una cassetta di sicurezza. Con la differenza però che le banconote occupano spazio, e quindi richiedono un luogo dove essere nascoste, ma anche però che mantengono inalterato il loro valore. L’assegno circolare invece dopo tre anni “scade”: e così molti, ignari, perdono la disponibilità dei propri fondi.

La legge, spiega ancora Repubblica, imporrebbe agli intermediari, cioè alle banche, entro 180 giorni dallo scattare della “dormienza”, l’obbligo di informare i titolari con una raccomandata all’ultimo indirizzo conosciuto ma a distanza di anni, o in caso di morte, le banche si trincerano dietro la difficoltà tecnica di effettuare la ricerca e spesso la prescrizione finisce per essere disattesa.

Agi

Palazzo Chigi: il condono non era stato verbalizzato in Cdm

"La bozza del decreto fiscale che gli uffici hanno fatto trovare durante il Consiglio dei Ministri non conteneva la dichiarazione integrativa di cui all'articolo 9: questa norma risultava in bianco proprio perché l'accordo politico è stato raggiunto poco prima e gli uffici non hanno fatto in tempo a tradurlo sul piano della formulazione tecnico-giuridica". È quanto si legge in una nota di Palazzo Chigi.

"A ulteriore precisazione si chiarisce che la cosiddetta dichiarazione integrativa (condono: art.9) è stata oggetto di una discussione politica che si è protratta a lungo sino all'inizio dei lavori del Consiglio dei Ministri – precisa la nota di palazzo Chigi – su di essa si è formato un accordo politico e sulla base di esso, riassunto dal Presidente Conte a beneficio dei presenti, si è entrati in consiglio dei ministri".

"A Consiglio avviato – si legge ancora nel comunicato – è stato portato al presidente Conte un foglio contenente una prima traduzione tecnica dell'accordo politico: in pratica l'articolo 9 sulla dichiarazione integrativa". "Il foglio non è stato distribuito a tutti i ministri presenti – precisa la nota di Chigi – e il Presidente si è limitato a riassumere a beneficio di tutti i termini dell'accordo raggiunto sul punto, riservando a un momento successivo la verifica tecnica come è normale che sia per tutte le disposizioni giuridiche".

"Non c'è stata quindi la verbalizzazione specifica del contenuto dell'articolo 9, il cui testo, appena arrivato, andava comunque verificato successivamente nella sua formulazione corretta dagli Uffici della Presidenza", conclude la nota.

Agi News

I titoli di Stato italiani (a breve) valgono o no meno di quelli greci?

Italia come la Grecia, uno spettro che in molti hanno agitato – o temuto – nei giorni apicali della crisi che ha portato alla nascita del governo Conte. Quando cioè si prevedeva quasi da ogni parte un riscorso alle elezioni anticipatissime di agosto, la Borsa cedeva e lo spread schizzava in su come il fiotto di una fontana appena inaugurata.

A dire il vero, anche dopo non tutti si sono tranquillizzati, soprattutto perché anche dopo la nascita del governo lo spread ha continuato a fluttuare su valori attorno, se non oltre, i 200 punti.

Perché la Grecia fa paura

L’accostamento della situazione italiana a quella greca evoca paure quasi ancestrali in tutti i settori della società, perché la crisi deflagrata ad Atene nel 2011 (ma in realtà aperta già nel 1009, con l’ammissione che qualcuno aveva truccato i conti per riuscire ad entrare nell’euro) ha avuto costi finanziari estremamente ingenti, e sociali spaventosi.

Il Paese solo ora sta uscendo dal tunnel, ma il miglioramento dei conti pubblici dopo tre duri piani di salvataggio messi a punto da Fmi e Ue non può nascondere che i costi sociali sono stati altissimi e non ancora superati.

Più deboli della Grecia?

Per questi motivi quando, sul Corriere della Sera, Federico Fubini lancia l’allarme in molti deglutiscono con difficoltà. “Almeno sulle scadenze a breve termine, i titoli di Stato greci hanno iniziato a offrire un rendimento più basso di quelli italiani”, rivela la prima firma del Corriere in materia economica, “Il premio richiesto dagli investitori per il rischio di comprare un Buono ordinario del Tesoro rimborsabile a marzo 2019 era più alto di quello di un governo espulso da anni dal mercato dei capitali come quello di Atene”. Più alto è il rendimento, più alta è la percentuale di rischio; quindi più alto il rendimento, minore è la fiducia dei mercati nel Paese che gli emette (in questo caso l’Italia).

In altre parole, mettiamo paura. Noi, non la Grecia.

C’è chi dice no

Rispondono piccati Claudio Borghi Aquilini e Alberto Bagnai. Il primo è il responsabile economico della Lega e ha insegnato per anni economia prima di abbracciare la politica, il secondo è docente universitario. Entrambi sono parlamentari del Carroccio, nonché molto scettici in materia di euro.

“Peccato non sia vero”, scrivono insieme al Corriere. “Basta aprire un qualsiasi sito di borsa per sincerarsi che né i Bot a 3 mesi né quelli a 6 hanno un prezzo di mercato inferiore a quello degli omologhi greci”.

La controrisposta

Fubini ribatte con lo stesso tono. Elenca numeri e cifre, nota che “il 29 maggio i Bot semestrali sono stati collocati al rendimento di 1,213 percento, mentre la stessa settimana i pari titoli greci allo 0,85 percento”. E prosegue: “Lo mostra un semplice grafico Bloomberg. Forse i due esponenti politici (Borghi Aquilini e Bagnai, ndr) dovrebbero mandare le precisazioni a quell’agenzia”. E aggiunge anche l’indirizzo di New York, prima di concludere: “Il crollo di valore dei titoli italiani dell’ultimo mese si spiega con il timore per le posizioni che i due propugnano: l’uscita dall’euro”.

Il problema è sempre quello

Insomma, se per Borghi e Bagnai il problema non esiste, per Fubini esiste eccome e consiste proprio nell’essere questo governo giallo-verde retto da un sostanziale credo euroscettico.

Ma proprio ieri lo spread è sceso (anche se a quota 236) e, soprattutto, la Borsa ha guadagnato più di tre punti. Con questo governo giallo-verde.

Ma la cosa, nota qualcuno, deve essere messa direttamente in relazione con un’intervista rilasciata sempre al Corriere della Sera da ministri dell’economia, Giovanni Tria. In cui il titolare di via XX Settembre dice due cosa. La prima: l’euro no si tocca. La seconda: massima attenzione ai conti pubblici. E alla fine Milano è la migliore d’Europa. I maligni potrebbero pensare che qualcun altro, al posto di Tria, non sarebbe riuscito allo stesso modo a rassicurare i mercati.

Agi News

Un anno fa in Finlandia è stato introdotto il reddito di cittadinanza. Cos’è e come sta andando

Ad introdurre il reddito di base in Finlandia nel 2017, primo caso in Europa, è stato un governo di centro-destra. Ma il 'Partito di centro finlandese', liberale e piuttosto attento ai temi del rigore dei conti, non voleva spendere ulteriori soldi in favore di una misura di assistenzialismo statale. Semmai il contrario: dimostrare, attraverso un esperimento sociale di due anni, che avrebbe indotto i duemila selezionati, tutti disoccupati tra i 25 e i 58 anni, a cercarsi un lavoro una volta resi liberi dal rischio di perdere il sussidio statale di disoccupazione.

Così, a dicembre del 2016, a duemila finlandesi è arrivata una lettera da parte del governo: dal prossimo mese vi daremo 560 euro al mese, direttamente sul vostro conto corrente, fatene quello che volete, non avrete più il sussidio di disoccupazione, ma nemmeno telefonate da parte dei centri per l’impiego che vi proporranno lavori che se accettate vi farebbero perdere il sussidio, e se vi trovate un lavoro meglio per voi perché nessuno vi toglierà i 560 euro, li incasserete comunque.

Insomma, tenersi quei 560 euro comunque, anche se si trova un lavoro, dovrebbe indurre le persone a cercarselo, o a crearselo. Dando un colpo definitivo al welfare, dimostrandone l’inutilità.

L’esperimento è un caso che ha destato la curiosità in tutta Europa, ma non solo. Ha suscitato l’entusiasmo di Bill Gates (Microsoft), Mark Zuckerberg (Facebook) e Elon Musk (Tesla, SpaceX), che strizzato l’occhio all’iniziativa del governo di Helsinki. In Silicon Valley i campioni della digital economy sono da tempo favorevoli a quello che alcuni vogliono sotto forma di reddito di cittadinanza, altri reddito base universale. Uno dei pionieri ‘teorici’ in California fu Paul Graham, il filosofo delle startup, che ha condotto con i soldi propri un esperimento nel suo Stato. Il motivo è semplice: per molti è uno strumento, forse l’unico strumento per cercare di arginare le disuguaglianze che le nuove tecnologie stanno creando nella società occidentale. Il vaccino del 21esimo secolo.

Reddito di cittadinanza: "il vaccino del 21esimo secolo"

Ecco perché l’esperimento finlandese ha suscitato tanto entusiasmo: per molti potrebbe contribuire a cambiare la politica e i valori dell’occidente. Allo stato finlandese questo esperimento costerà circa 20 milioni. Ma se dovesse essere esteso su scala nazionale costerebbe circa 10 miliardi, e, secondo le stime, far aumentare deficit sul prodotto interno lordo del 5 percento.

I risultati dell’esperimento finlandese saranno pubblicati solo alla fine del 2018, quando il governo tirerà le somme e darà i dati e la posizione lavorativa dei beneficiari del reddito. Il New York Times intanto ha un po' tirato le orecchie al progetto lo scorso luglio: il reddito di cittadinanza dovrebbe essere esteso a tutti i cittadini per essere tale, e per capire se il progetto funziona si dovrebbe allargarlo a tutti, o estenderlo a tutte le categorie di cittadini, non solo i disoccupati.

Ora, il governo questioni di privacy, ma anche per evitare che vengano raccolti dati nel frattempo, ha tenuto segreti i nomi dei disoccupati che l’hanno ottenuto. Ma in rete si possono trovare diverse interviste di persone che raccontano la loro esperienza, e diverse video interviste che permettono di farsi un'idea.

Due casi di persone che in Finlandia ricevono il reddito di cittadinanza

Due in particolare risultano piuttosto significative. Jarvinen è stato intervistato da Vice. Vive in una delle classiche casette rosse col tetto spiovente della campagna finlandese con sei figli, una moglie e un cane che manteneva con il suo sussidio di disoccupazione prima di convertirlo nel reddito di cittadinanza quando ha ricevuto la proposta del governo. Anarchico nella vita e nell’educazione dei figli, confessa che “per vivere con 560 euro al mese devi essere un mago”, perché con quei soldi in Finlandia si può fare ben poco considerato il loro costo della vita. 

Quindi? Ha voluto dare sfogo alla sua creatività e si è messo a costruire dei tamburi che provocano stati di trance che vende nel mondo a 400 euro l’uno. Prima non poteva farlo, il governo se avesse scoperto che aveva un lavoro gli avrebbe tolto il sussidio. Adesso invece è libero di creare e vendere i suoi prodotti: “Credo che sia una misura utile”, ha detto “con questo strumento ognuno può dare sfogo alla sua creatività e magari creare in casa la prossima Facebook o la prossima YouTube”. Lui intanto crea i suoi tamburi.

Mika Ruusunen invece è un altro caso scovato dalla Cnbc su Facebook, tra i pochissimi scoperti finora. Accoglie i giornalisti durante la sua pausa pranzo, perché da quando riceve il reddito si è trovato lavoro in un’azienda informatica di Tampere: “la cosa migliore del reddito base del governo è la totale assenza di complicazioni burocratiche, mentre la più strana è che anche se dovessi cominciare a guadagnare un milione di euro all’anno continuerebbero a darmeli”.

Una battaglia di sinistra, in Finlandia finita a destra

Un caso strano. È dal 1980 che in Finlandia si discute del reddito di cittadinanza, soprattuto a sinistra. È sempre stato una bandiera della sinistra, prima che ad approvarlo (anche se in via sperimentale) è stato il centrodestra. Ma con un’ottica completamente diversa: non vuole combattere le disuguaglianze, ma favorire l’occupazione e la voglia di cercarsi un lavoro: è scritto nero su bianco in un documento del 2016 in cui presenta il programma al parlamento. Alla sinistra finlandese il programma non piace, perché vede la possibilità concreta che si smantelli il welfare statale.

In Italia la proposta del reddito di cittadinanza del Movimento 5 stelle è assai diversa da quella finlandese: si tratterebbe di un sistema misto di reddito condizionato alla formazione e all’accettazione di lavori proposti da enti e istituzioni pubbliche e private. E non potrebbe essere altrimenti, perché chi studia questa misura ripete spesso che un caso non può valere l’altro, e che ogni stato deve immaginare un proprio modello, in relazione alle casse pubbliche e alla situazione sociale.

Perché il reddito di cittadinanza è un bene (o un male)? 

Gli argomenti a favore e contro sono diversi. Li ha sintetizzati Futurism.com in un articolo che ne ripercorre la storia politica e le discussioni che ha generato. Riassumendoli per punti:

Argomenti a favore. Il reddito di cittadinanza potrebbe:

 

  • Aumentare la stabilità e la sicurezza sociale
  • Semplificare il welfare
  • Rendere più redditizio il lavoro occasionale, o le proprie passioni
  • Ridurre la povertà
  • Aumentare la libertà delle persone, che potrebbero scegliere in maniera non condizionata la propria vita e il proprio lavoro
  • Aumentare le possibilità di migliorare la propria condizione
  • Dare maggiore forza in fase di contrattazione quando si ottiene una proposta di lavoro
  • Più libertà nei tempi che si decide di dedicare al lavoro, e al metodo di lavoro
  • Evitare di fare cose che non soddisfano il lavoratore
  • Sostegno alla piccola imprenditorialità, al lavoro autonomo e creativo, che magari non generano grossi volumi di soldi ma che danno soddisfazione personale
  • Ridurre l’esclusione sociale dando, a differenza dei sussidi, la possibilità di fare comunque attività lavorative o creative che reinseriscano nel contesto sociale

     

Argomenti contro. Il reddito di cittadinanza potrebbe:
 

  • Essere troppo costoso per le casse dello stato
  • Non essere adeguato a garantire più equità sociale degli strumenti offerti dal welfare
  • Abolire il welfare
  • Spingere le persone a cercare lavori part-time, indebolendo il potere dei contratti collettivi dei dipendenti
  • Portare ad un aumento delle tasse, e con più tasse abbassare la propensione a creare imprese
  • Dividere la società tra coloro che possono vivere senza un lavoro, e coloro che devono per forza farlo
  • Non considerare i bisogni individuali se un certo reddito è da destinare a tutti
  • Indebolire la posizione delle donne sul mercato del lavoro, perché sarebbero indotte a rimanere a casa e prendersi cura dei figli

 

@arcangeloroc

Agi News

Gas: Mise, cessato stato di emergenza

È tornato regolare da circa 48 ore il flusso del gas proveniente dalla Russia dopo l'interruzione del 12 dicembre scorso causata da un incendio avvenuto in Austria. Lo rende noto il ministero dello Sviluppo economico sottolineando che è stata ripristinata la piena operatività del gasdotto che, attraverso il territorio austriaco, collega il nodo di Baumgarten fino all'ingresso di Tarvisio della rete nazionale italiana.

"Nella giornata del 12 dicembre – si legge in una nota – la fornitura ai consumatori italiani è stata assicurata da una maggiore erogazione di gas dagli stoccaggi nazionali. Nelle successive giornate del 13 e del 14 dicembre, il completo ripristino delle importazioni ha consentito di compensare la maggiore erogazione degli stoccaggi. Pertanto, in base al Piano di emergenza nazionale, il ministero dichiara la cessazione dello stato di emergenza e il ritorno alla normalità. Per favorire il graduale rientro nelle condizioni di normalità, è disposta, sino al 17 dicembre 2017, la non applicazione dei corrispettivi di supero della capacità di trasporto presso i punti di ingresso della rete nazionale gasdotti". 

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