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Avvio positivo per le Borse europee, lo spread apre in lieve flessione 

AGI – Mercati azionarie europei positivi in apertura, proseguendo l’andamento al rialzo, mentre lì’euro apre poco mosso rispetto alla chiusura di mercoledì e lo spread tra Btp decennali e omologhi Bund tedeschi apre in lieve flessione, a 107,5 punti da 108 punti di mercoledì. Le quotazioni del petrolio sono in calo sui mercati asiatici dopo l’aumento inaspettato delle scorte di greggio negli Stati Uniti.

I listini del Vecchio Continente seguono quelli asiatici e americani, che si sono mostrati più ottimisti sui rischi connessi alla diffusione della variante delta del Covid.

L’attenzione degli investitori è rivolta alle decisioni che assumerà la Bce e alla conferenza stampa della presidente Christine Lagarde.

La banca centrale ha recentemente cambiato il suo obiettivo di inflazione e gli investitori cercheranno di vedere se questo muterà il corso della politica monetaria.

Proseguono intanto le pubblicazioni delle trimestrali: bene Abb, Publicis, Givaudan Roche.

Così a Francoforte il Dax guadagna lo 0,75% a 15.37.73 punti, a Parigi il Cac sale dello 0,60% a 6.503,36 punti, a Londra l’indice Ftse 100 avanza dello 0,16% a 7.009,45 punti, a Madrid l’indice Ibex registra +0,63% a 8.621,00 punti. Milano apre  a +0,51%. 

Quotazioni del petrolio in calo sui mercati asiatici dopo l’aumento inaspettato delle scorte di greggio negli Stati Uniti. I prezzi hanno comunque mantenuto la maggior parte dei guadagni della sessione precedente, sulle aspettative che le forniture rimarranno limitate fino alla fine dell’anno. Così il Brent scende di 39 centesimi, pari a -0,54%, a 71,84 dollari al barile, dopo essere cresciuto ieri del 4,2%. Il West Texas Intermediate perde 37 centesimi, pari a -0,53%, tornando sotto quota 70 dollari, a 69,93 dollari al barile, dopo essere aumentato ieri del 4,6%.

Euro poco mosso in avvio, rispetto alla chiusura di ieri. La moneta unica viene scambiata a 1,1794 dollari, contro 1,1785 dollari. Euro/yen in lieve flessione a 129,91; dollaro/yen a 110,14. 

 Lo spread tra Btp decennali e omologhi Bund tedeschi apre in lieve flessione a 107,5 punti da 108 punti di ieri. Scende il tasso sui titoli italiani allo 0,668%. 


Avvio positivo per le Borse europee, lo spread apre in lieve flessione 

Effetto Fitch sullo spread: in calo a 265 punti

Lo spread tra Btp e Bund tedeschi apre in flessione a 265 punti, contro i 275 puti della chiusura di venerdì scorso. Il tasso del decennale è in calo a quota 2,773%. Venerdì scorso l’agenzia Fitch aveva confermato il rating dell’Italia a BBB con l’outlook che resta negativo.

Agi

Borse europee in profondo rosso, spread chiude a oltre 285 punti

Chiusura in netto calo per le Borse europee che dopo un’apertura negativa accentuano le loro perdite in chiusura, sulla scia dei timori per i segnali negativi provenienti dall’Italia, dopo che oggi Bruxelles ha confermato il ribasso delle sue stime sulla crescita del Pil dell’Eurozona e ha previsto per il Paese che nel 2019 il Pil salirà solo dello 0,2%, il minimo da 5 anni. 

Lo spread è schizzato a 285 punti. Londra, che prima era in controtendenza, ha invertito la rotta anche sui timori per la Brexit e ha perso l’1,11% con l’Ftse 100 a 7.093,58 punti. Il Ftse Mib di Milano ha ceduto il 2,59% a 19.478 punti, il Dax di Francoforte a 23.489,62 punti il 2,67% e il Cac 40 di Parigi ha lasciato sul terreno l’1,84% a 4.985,56 punti.

Tornando allo spread, il differenziale ha toccato il top da metà dicembre, dai 269 punti della chiusura di ieri. Il rendimento del decennale è avanzato fino al 2,966%. 

Agi

Borse europee chiudono in calo, Milano in controtendenza; spread a 269 punti

Le Borse europee chiudono in calo, sulla scia dei dati degli ordini tedeschi e dei timori per la Brexit, che indeboliscono l'entusiasmo per il dialogo tra Cina e Usa sui dazi e per la disponibilità mostrata dalla Fed in materia di politica monetaria. Milano è in controtendenza e avanza dello 0,65% a 18.953 punti. Londra arretra dello 0,39% a 6.810 punti, Francoforte dello 0,18% a 10.747 punti e Parigi dello 0,38% a 4.719 punti. Lo spread tra Btp e Bund chiude stabile a 269 punti, poco mosso rispetto all'apertura e alla chiusura di venerdì scorso. Il rendimento del decennale sale al 2,914%.

Agi News

Perché adesso la Banca d’Italia lancia l’allarme sullo spread

"Il rialzo dei tassi di interesse sul debito pubblico registrato da maggio rischia di vanificare l’impulso espansivo atteso dalla politica di bilancio". L'allarme è contenuto nella Rapporto sulla stabilità finanziaria della Banca d'Italia, secondo cui il governo, nel valutare una maggiore crescita tendenziale dello 0,6% nel 2019 grazie all'effetto positivo della legge di bilancio "presuppone" moltiplicatori "piuttosto elevati". In ogni caso, scrivono i tecnici di via Nazionale, "l’effettivo impatto sulla crescita e quindi sul peso del debito dipenderà dalle misure specifiche e dal mantenimento della fiducia degli investitori".

Più interessi, più spread, più debito

Bankitalia calcola che l’incremento dei tassi all’emissione dei titoli di Stato ha determinato negli ultimi sei mesi un’espansione della spesa per interessi di quasi 1,5 miliardi rispetto a quella che si sarebbe avuta con i tassi che i mercati si aspettavano in aprile; costerebbe oltre 5 miliardi nel 2019 e circa 9 nel 2020 se i tassi dovessero restare coerenti con le attuali aspettative dei mercati. Inoltre, sottolinea il rapporto, "un rialzo pronunciato e persistente dei rendimenti, a parità di tassi di crescita nominale dell’economia, aumenta il rischio che la dinamica del debito si collochi su una traiettoria crescente".

"L’incertezza sull’orientamento delle politiche economiche e di bilancio ha determinato forti rialzi dei rendimenti dei titoli pubblici; vi hanno contribuito timori degli investitori riguardo a un’ipotetica ridenominazione del debito in una valuta diversa dall’euro", prosegue il Rapporto, secondo cui "le condizioni di liquidità del mercato secondario dei titoli di Stato sono più tese rispetto ai primi mesi dell’anno ed è aumentata la volatilità infragiornaliera delle quotazioni".

Cosa vorrà dire uno spread più alto

Gli effetti negativi dell'aumento dello spread sono ben elencati nel rapporto. "Incrementi elevati e persistenti dei premi per il rischio sui titoli di Stato", scrivono i tecnici di via Nazionale, "ostacolano il calo del debito pubblico in rapporto al prodotto, incidono sul valore della ricchezza delle famiglie, frenano e rendono più oneroso il credito al settore privato, peggiorano le condizioni di liquidità e la patrimonializzazione di banche e assicurazioni".

In ogni caso, aggiunge Bankitalia, "diversi fattori stanno attenuando le ripercussioni delle turbolenze finanziarie sull’economia. L’indebitamento del settore privato risulta tra i più bassi nell’area dell’euro, l’avanzo commerciale è ampio e la posizione debitoria netta verso l’estero si è pressoché azzerata. L’elevata vita media residua del debito pubblico rallenta la trasmissione dell’aumento dei rendimenti dei titoli di Stato al costo medio del debito".

E tuttavia, non manca di avvertire il documento, "il rialzo dei premi per il rischio sui titoli di Stato, se protratto nel tempo, avrebbe ripercussioni negative sul sistema finanziario e aumenterebbe i rischi per la stabilità". In particolare, "incrementi elevati e persistenti" dello spread "ostacolano il calo del rapporto debito/Pil, riducono il valore della ricchezza delle famiglie, frenano e rendono più oneroso il credito al settore privato, peggiorano le condizioni di liquidità e la patrimonializzazione di banche e assicurazioni".

Anche le banche rischiano

"Nel settore bancario prosegue il miglioramento della qualità del credito e il recupero della redditività, ma anche il processo di rafforzamento dei bilanci delle banche risente negativamente delle tensioni sul mercato del debito sovrano, che hanno determinato un peggioramento degli indicatori di liquidità e di patrimonializzazione”, rileva ancora il documento della Banca d’Italia, secondo cui "la flessione delle quotazioni dei titoli di Stato ha determinato una riduzione delle riserve di capitale e di liquidità e un aumento del costo della provvista all’ingrosso".

Il forte calo dei corsi azionari degli intermediari "ha determinato un marcato aumento del costo del capitale", aggiungono i tecnici di via Nazionale, che avvertono: se le tensioni nel mercato dei titoli di Stato dovessero protrarsi, le ripercussioni sulle banche potrebbero essere rilevanti, soprattutto per alcuni intermediari di media e piccola dimensione".

Sul fronte degli Npl, Bankitalia rileva che il flusso di nuovi crediti deteriorati, valutato in rapporto al totale dei prestiti in bonis, si colloca all’1,7 per cento, dopo aver toccato nel secondo trimestre dell’anno il valore minimo dal 2006. Il calo registrato negli ultimi anni, che ha riguardato sia i prestiti alle famiglie sia quelli alle imprese, afferma Palazzo Koch, è stato favorito dalla crescita economica, dal basso livello del costo del credito e dalla prudenza delle banche nell’assunzione dei rischi.

Nel primo semestre dell’anno le banche italiane hanno ridotto del 13 per cento la consistenza dei crediti deteriorati lordi, a 225 miliardi. La diminuzione, si legge nel rapporto, è in larga parte riconducibile alle cessioni di prestiti in sofferenza (20 miliardi, contro 42 nell’intero 2017).

 

Agi News

Manovra: spread in calo a 310 punti, Milano apre in rialzo

All'indomani del varo della manovra e del Dl fiscale, la Borsa di Milano ha aperto positiva e lo spread  tra Btp e Bund tedeschi è in calo a 301 punti, contro i 305 della chiusura di ieri. Il rendimento del decennale arretra al 3,521%. In avvio di contrattazioni, l'indice Ftse Mib guadagnava lo 0,14%. Tra i titoli, A2A +1,48%, Buzzi Unicem -1,85%, Pirelli -1,21%.

Agi News

Cos’è lo spread e perché è un problema se si alza troppo. Una guida

La crisi politica italiana ha riacceso i riflettori sullo spread. E l’incarico di governo a Carlo Cottarelli non placa i timori dei mercati. Una preoccupazione che ha visto lo spread raggiungere quota 320 punti. Ma cos’è di preciso? Come funziona? E a cosa serve?

Cos’è?

In generale, il termine spread significa una differenza tra due tassi, che viene spesso misurata in punti base. Nel caso del mercato delle obbligazioni secondarie, dove viene scambiato il debito già emesso, è la differenza tra il tasso di rendimento del titolo decennale di un Paese (nel caso dell'Italia, il Btp) rispetto a quello tedesco decennale, il "Bund".

A cosa serve?

Il confronto offre una visione dell'atteggiamento degli investitori nei confronti di un paese rispetto ad un altro, in questo caso dell'Italia rispetto alla Germania. Lo spread consente cioè di misurare la fiducia degli operatori di mercato nelle attività di un Paese e il premio di rischio concesso per i titoli meno richiesti. 

Perché il Bund tedesco serve come riferimento?

Il tasso di finanziamento decennale della Germania serve da punto di riferimento perché è il "più grande mercato" nella zona euro. Ma soprattutto, è stato scelto perché la Germania viene percepita come il Paese più sicuro.

Come si muove lo spread

Lo spread si evolve in base ai movimenti di acquisto e di vendita di attività sul mercato delle obbligazioni secondarie. Quando molti investitori vendono le azioni di un Paese, il suo prezzo diminuisce, il che automaticamente aumenta il suo tasso di rendimento. Se, allo stesso tempo, vi è poco movimento, o se c'è poco da vendere (e quindi gli investitori hanno fiducia), il differenziale rimarrà stabile o diminuirà.

 Cosa succede se lo spread si impenna

Se i timori sulla stabilità di un Paese aumentano, come ora nel caso dell'Italia, ciò significa che le sue obbligazioni sono vendute più sul mercato secondario rispetto a quelle del Paese di riferimento, il che abbassa il loro prezzo e aumenta il tasso di rendimento. Tuttavia, per emettere nuove obbligazioni, il Paese dovrà adeguarsi al tasso di rendimento del mercato secondario. L'aumento dello spread ha quindi "conseguenze di bilancio dal momento che le prossime emissioni obbligazionarie del Paese interessato gli costeranno automaticamente di più come tassi di interesse. 

Se il tasso di rendimento si innalza

Se raggiunge livelli molto elevati, questo significa che il prezzo delle obbligazioni esistenti è stato così svalutato che nessuno le compra e il governo non può quasi più emettere obbligazioni per finanziare gli acquisti.

L'andamento dello spread dal 2011 a oggi 

Il largo pubblico ignorava questa parola prima del 2011, cioè prima che la crisi finanziaria globale, con la crisi greca, colpisse l'Europa e più in particolare i paesi più indebitati, definiti 'periferici', come l'Italia e la Spagna. I livelli di spread si equivalevano. Poi hanno iniziato a differenziarsi e questo 'differenziale' ci ha fortemente penalizzato. Dal record del 9 novembre 2011 quando toccò quota 574 punti base con il rendimento del Btp decennale al 7,47%, e che portò alle dimissioni dell'allora governo Berlusconi, ad oggi. Ecco le principali tappe dell'andamento dello spread. 

2011

  • Luglio: sale oltre i 100 punti. 
  • Agosto: sale oltre 200 punti. 
  • 9 novembre: segna il livello record di 574 punti, con il tasso del Btp al 7,47% (governo Berlusconi). 
  • 16 novembre: 530 punti (passaggio da Berlusconi e Monti). 
  • 30 novembre: scende a 474 punti. 
  • 1 dicembre: va a 447 punti
  • 19 dicembre: risale sopra 500 punti (timori per il rating della Francia)

2012

  • 23 gennaio: a 400 punti (soluzione in vista per la Grecia). 
  • 8 marzo: sotto 300 punti (ristrutturazione del debito greco). 
  • 12 giugno: a 490 punti (crisi delle banche spagnole). 
  • 13 luglio: a 479 punti (downrating di Moody's sull'Italia). 
  • 20 luglio: sopra 500 punti (venerdì nero, paura contagio di Italia e Spagna)

2013

  • 2 gennaio: a 287 punti, minimo dal 2011. 
  • 29 aprile: a 270 punti (debutto del governo Letta). 
  • 20 agosto: a 251 punti. 
  • 22 ottobre: 233 punti. 
  • 31 dicembre: a 215 punti

2014

  • 3 gennaio: spread a 198 punti, sotto quota 200 per la prima volta da luglio 2011. 
  • 3 febbraio: 210 punti. 
  • 14 febbraio: 204 punti. 
  • 21 febbraio: scende a 194 punti (nascita del governo Renzi). 
  • 24 settembre: a 129 punti, minimo da inizio crisi

2015

  • Gennaio: sotto 100 punti. 
  • Luglio: a 164 punti. 
  • Dicembre: a 99 punti 

2016

  • 18 gennaio: a 110 punti 4 febbraio: a 122 punti. 
  • 9 febbraio: risale a 154 punti (rallentamento dell'economia mondiale). 
  • 24 giugno: sale a 177 punti (Sì alla Brexit). 
  • 20 luglio: scende a 125 punti. 
  • 12 agosto: 115 punti. 
  •  2 novembre: sale a 162 punti (per timori sull'esito del referendum costituzionale in Italia). 
  • 14 novembre: sale 180 punti (ancora timori sul referendum). 
  •  28 novembre: sale a 192 punti, top da maggio 2014. 
  •  29 novembre: scende a 180 punti (voci di intervento Bce in caso di vittoria del No). 
  •  5 dicembre: a 167 punti (vittoria del No al referendum e le dimissioni Renzi). 
  •  14 dicembre: scende a 148 punti (fiducia al governo Gentiloni). 
  •  23 dicembre: a 160 punti (timori per Mps e decreto salva-risparmio).

2017

  • 5 gennaio: sale a 178 punti (per timori su banche italiane). 
  • 26 gennaio: sale a 174 punti (timori di voto anticipato dopo la sentenza della Consulta sull'Italicum). 
  • 30 gennaio: sale a 184 punti, top dal 2015 (timori di voto anticipato e contenzioso con Bruxelles sulla manovra aggiuntiva). 
  • 31 gennaio: 188 punti, al top da novembre (voto anticipato e contenzioso Bruxelles). 
  • 6 febbraio: vola a 202 punti, top da febbraio 2104 (voto anticipato, contenzioso con Bruxelles ed effetto 'Frexit', dopo le minacce di Marine Le Pen). 
  • 7 febbraio: a 200 punti. 
  • 22 febbraio: a 199 punti (paura per Le Pen, forte calo del tasso sui Bund considerati beni rifugio). 
  • 12 aprile: a 211 punti, top da gennaio 2014, per incertezze sul voto francese e crisi geopolitiche in Siria e Nord Corea. 
  • 9 giugno: spread scende a 182 punti (mancato accordo sulla riforma elettorale e voto anticipato più lontano). 
  • 22 giugno: scende a 160 punti, minimo da gennaio (vittoria di Macron e fine rischio voto anticipato in Italia). 
  • ottobre 2017: spread a 175 punti (effetto Catalogna)

2018

  • 7 febbraio: scende a 119 punti (accordo di coalizione in Germania, si prevede un'Austerity più morbida)
  • 8 maggio: risale sopra 130 punti per incertezze politiche (timori di voto anticipato a luglio)
  • 18 maggio: sfonda quota 160 punti per timori che il nuovo governo non rispetti gli impegni Ue. 
  • 21 maggio: sfonda quota 180 punti
  • 23 maggio: sfonda quota 190 punti
  • 25 maggio: sfonda quota 200 punti. Nel corso della giornata supera i 207 punti base.
  • 28 maggio: la crisi politica e l’incertezza sulla durata del governo Cottarelli alimentano le preoccupazioni dei mercati. Lo spread tocca i 230 punti in giornata e chiude a 235.
  • 29 maggio: sfonda il muro dei 320 punti, tornando ai livelli di primavera 2013, salvo poi ripiegare fino a quota 277.

 

 

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