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L’Italia è in recessione tecnica. Ma cosa significa recessione tecnica?

Si parla di recessione tecnica quando il Prodotto interno lordo fa segnare una variazione congiunturale negativa per due trimestri consecutivi.

La variazione congiunturale prende a raffronto il trimestre precedente, mentre quella tendenziale, che pure ha un rilievo statisticamente importante per valutare l’andamento economico di un Paese, fa riferimento allo stesso trimestre dell’anno precedente.

La recessione tecnica segnala che il Paese si trova senz’altro in difficoltà economiche, in quanto i livelli dell’attività produttiva risultano inferiori rispetto a quelli che potrebbero essere raggiunti utilizzando completamente e in maniera efficiente tutti i fattori produttivi a disposizione.

Cosa non ci dice la recessione tecnica

Tale indicatore non dà però risposta su durata, gravita’ e implicazioni del rallentamento economico. Per certificare che si tratta di una recessione conclamata e non transitoria, occorre prendere in considerazione l’andamento di tutta una serie di altri indicatori: quindi, oltre al Pil, l’occupazione, il reddito di famiglie e imprese, la produzione industriale, i consumi, ma anche fattori come l’andamento demografico della popolazione. La crescita o la recessione hanno un impatto determinante sulla politica economica di uno Stato e di conseguenza sui suoi cittadini.

Basti pensare che nella manovra economica approvata a fine anno il governo ha previsto per il 2019 una crescita del Pil pari all’1,0%. Nel momento della presentazione alle Camere, in ottobre, la stima era addirittura dell’1,5% poi ridotta dopo le ‘contrattazioni’ dell’esecutivo con la Commissione europea. Certificare che un Paese cresce economicamente oppure no è fondamentale, perché sui livelli di Pil si basano altri fattori, dal debito al deficit. Il Patto di stabilità e crescita dell’Ue, ad esempio, prende in considerazione il rapporto tra debito (o deficit) e il Pil.

Di conseguenza uno Stato può avere un debito pubblico elevato, ma anche un Pil elevato (ad esempio, gli Stati Uniti) senza incorrere in situazioni di pericolo finanziario che porti al rischio di insolvenza: quello che importa è il rapporto e l’andamento reciproco delle due grandezze. Altro effetto di una recessione e’ che puo’ mettere in moto le agenzie di rating che possono tagliare il rating sul debito del Paese con conseguenze negative a cascata sul valore dei titoli di Stato.

Le quattro fasi del ciclo economico

La recessione si inquadra all’interno di quello che e’ definito ‘ciclo economico’, che comprende quattro fasi: prosperità (in cui gli investimenti iniziano ad aumentare), recessione (in cui la crescita economica rallenta), depressione (in cui la crescita dell’economia ristagna), ripresa (in cui investimenti e consumi crescono rapidamente).

Recessione tecnica

L’Italia si trova attualmente in recessione tecnica dopo che oggi l’Istat ha certificato per il quarto trimestre del 2018 una variazione negativa dello 0,2% che va ad aggiungersi al -0,1% del terzo trimestre dello stesso anno. Da tener conto che questi due trimestri negativi fanno seguito a una lunga striscia positiva protrattasi per 14 trimestri consecutivi, vale a dire tre anni e mezzo. –

Recessione economica

Si parla di recessione economica quando si e’ in presenza di una variazione negativa del Pil ‘tendenziale’, vale a dire rispetto all’anno precedente. Se tale variazione  negativa ma di entità non inferiore al -1% si parla di ‘crisi economica’. In questo momento l’Italia quindi non si trova in recessione economica, in quanto la variazione tendenziale del quarto trimestre 2018 (rispetto al quarto trimestre 2017) è risultata pari a +1,0%.

Stagflazione

 Nei periodi di recessione si assiste spesso a una parallela marcata diminuzione della domanda di beni e servizi da parte dei consumatori che a sua volta favorisce un rallentamento del tasso di inflazione. In questo caso si parla di stagflazione. Talvolta, tuttavia, alla recessione può corrispondere un aumento dei prezzi e quindi dell’inflazione.

Perché si va in recessione

Alcune teorie del ciclo economico considerano la recessione un fenomeno ‘endogeno’, non determinato cioè da particolari choc esterni: a ogni fase espansiva segue un periodo recessivo che preluderà a sua volta a una nuova fase di ripresa della crescita economica e coì via. Le fasi di recessione possono tuttavia essere causate anche da choc ‘esogeni’, vale a dire da fattori esterni al sistema economico.

Ne sono un esempio anomali incrementi dei prezzi di una materia prima (come avvenne durante la crisi petrolifera del 1972-73 per quello del petrolio) o la marcata diminuzione dei prezzi di beni dai quali dipende l’economia di un Paese di piccole dimensioni.

Anche alcune decisioni di politica economica tese a evitare il surriscaldamento dell’economia di un Paese possono tuttavia creare le basi per la manifestazione di una recessione.

Che effetti ha la recessione

Nelle fasi recessive si riscontra spesso una contrazione del tasso di crescita della produzione, un aumento della disoccupazione e una diminuzione dei tassi di interesse. Quest’ultima è di solito determinata dalle politiche monetarie espansive usualmente adottate dalle Banche centrali per favorire la ripresa economica, e dalla riduzione della domanda di credito da parte delle imprese.

Agi

Cosa significa che Amazon è un corriere anche in Italia

Amazon diventa anche corriere in Italia: 'Amazon Italia Logistica' e 'Amazon Italia Transport' sono entrate nell'elenco degli operatori postali stilato dal ministero dello Sviluppo economico, aggiornato al 16 novembre. In base all'elenco sono 4.463 i corrieri postali autorizzati dal Mise, molti dei quali però compaiono più volte sotto diversi nomi

. L'Agcom aveva condannato Amazon a pagare una multa di 300 mila euro perché offriva servizi postali senza averne l'autorizzazione e gli aveva intimato di sospendere le attività oppure mettersi in regola. Per questo a ottobre il colosso di Jeff Bezos ha fatto richiesta al Mise, ottenendo l'ok alle due licenze.

Le condotte illecite identificate dall’Autorità riguardavano in particolare, "l’organizzazione di una rete unitaria per svolgere il servizio di consegna dei prodotti di venditori terzi e la gestione dei punti di recapito". Amazon aveva subito replicato: "Consideriamo importante la cooperazione con le autorità e ci impegniamo affinché tutte le osservazioni che ci vengono rivolte siano affrontate il più rapidamente possibile".

"E così è stato: tempo quattro mesi, le due partecipate che si occupano delle consegne sono entrate ufficialmente nell’elenco", si legge sul Corriere, "tra gli obblighi derivanti dal nuovo status di operatore postale, per Amazon ci sarà quello di essere sottoposto alla vigilanza dell’Agcom".

"Non commentiamo i nostri piani futuri"

"Abbiamo ottemperato a quanto disposto da Agcom nella delibera di agosto. Siamo sempre disponibili a cooperare con le autorità al fine di fornire informazioni relative alle nostre attività", è la reazione dell'azienda. Ma come cambieranno i rapporti con i corrieri con i quali già lavora l'azienda? Verranno rilevati? "Non commentiamo i nostri piani futuri", è la replica affidata a una nota, "lavoriamo con una grande varietà di corrieri e ci aspettiamo di continuare a farlo. Il nostro obiettivo è consegnare pacchi ai clienti entro la data di consegna prevista. Valutiamo i corrieri in base a velocità, affidabilità, flessibilità, innovazione e costi. Abbiamo milioni di ordini da consegnare in tutta Europa ogni settimana e valutiamo tutte le opzioni che forniscono i corrieri per assicurarci che le consegne avvengano in tempo per soddisfare o addirittura superare le aspettative dei nostri clienti".

"Dal sito del Mise emerge che le due società che fanno capo ad Amazon hanno ottenuto la cosiddetta "autorizzazione generale", vale a dire la possibilità di consegnare posta sopra i 2 kg e pacchi da 20 a 30 kg, pony express, raccomandate urgenti, consegna con data e ora certa.". spiega Repubblica, "tra le voci autorizzate, si scorge anche quella dei "servizi a valore aggiunto (corriere espresso, consegna nelle mani del destinatario, garanzia di recapito ad una determinata ora, ritiro a domicilio, conferma dell’avvenuta consegna, possibilità di cambio di indirizzo, tracciamento elettronico, ecc.) anche per invii postali fino a 2 kg e pacchi fino a 20 kg".

Agi News

Cosa significa per i greci tornare al prelievo libero al bancomat (dopo 8 anni)

Il primo ottobre, in Grecia, i cittadini torneranno ad assaporare un nuovo scampolo di normalità. Il ministero delle Finanze guidato da Euclid Tsakalotos, scrive Reuters, ha annunciato “la fine delle restrizioni sui prelievi di contante e l’incremento dell’importo massimo di denaro che è possibile trasferire all’estero”. Gli anni peggiori della crisi sembrano ormai alle spalle e la decisione, che rientra nell’ambito di una serie di misure volte a ridurre i controlli sui movimenti di capitale, permetterà ai greci di poter prelevare i propri risparmi in maniera più libera e immediata.

La crisi del debito greco, scoppiata nel 2010, è stata seguita da una serie di pacchetti di austerità adottati dal parlamento e da numerosi aiuti forniti dalla Commissione europea, dalla Banca Centrale Europea e dal Fondo Monetario Internazionale. Lo scorso agosto si è conclusa la terza fase di quest’assistenza finanziaria che ha permesso al paese di riprendere lentamente a camminare. I controlli sui capitali erano stati imposti dal governo di Atene, nel 2015, quando la Grecia si era trovata ad un passo dall’uscita dell’euro. Allora la quantità di soldi che i cittadini potevano prelevare era di appena 420 euro a settimana, una scelta radicale per evitare possibili “assalti“ ai bancomat. Oggi la situazione appare molto diversa. Dal ministero dell’economia fanno sapere che “la decisione è un ulteriore passo nella roadmap che porterà alla graduale ma costante eliminazione delle restrizioni sui trasferimenti di capitale“. Una decisione che Tsipras spera di ottenere nel tempo più breve possibile.

Quanto potranno ritirare e investire i greci?

Le cifre in questo discorso hanno un ruolo di primissimo piano. Il limite mensile di prelievo dai conti bancari nazionali è stato portato a 5 mila euro mentre la cifra che i cittadini ellenici potranno portare al di fuori dei confini del paese è stata aumentata da 3 mila a 10 mila euro. Novità anche per le imprese: il limite giornaliero di trasferimento all’estero è passato da 40 mila a 100 mila euro con le transazioni che potranno essere elaborate all’interno delle filiali bancarie senza ulteriori permessi. La decisione, dice infine Reuters, consente inoltre il trasferimento all'estero di profitti e dividendi sul capitale straniero investito in Grecia, per una cifra pari al 100% dell'importo investito.

I nuovi nodi: pensioni e Macedonia

La decisione di Tsipras, scrive Ettore Livini su Repubblica, è un’ulteriore mossa del premier per convincere il popolo greco del superamento della crisi. I prossimi appuntamenti per il governo, infatti, non saranno affatto semplici: domenica prossima la Macedonia deciderà se adottare un nuovo nome e, se vincerà il sì, toccherà poi al parlamento di Atene ratificare la decisione. I numeri però sembrano non esserci e la situazione politica potrebbe ulteriormente complicarsi. A gennaio, infine, è previsto un nuovo taglio delle pensioni, previsto dagli accordi con Bruxelles, che Tsipras vorrebbe rinviare senza trovare grande disponibilità di ascolto dall’Europa. i prossimi mesi restano delicati e decisivi per il futuro del governo e della Grecia.

Agi News