Il piano di Salvini per fare la Flat Tax ed evitare la procedura di infrazione

Mantenere nella prossima legge di Bilancio solo una quota dei 23 miliardi necessari per la copertura delle clausole di salvaguardia dell’Iva e trasferire il grosso della cifra sugli anni successivi. È uno dei progetti a cui starebbe lavorando il governo. È soprattutto la Lega a spingere su questa prospettiva. Certo, l’ipotesi sarebbe percorribile se la Ue decidesse di concedere come lo scorso anno una quota di flessibilità ma una volta evitata la procedura di infrazione, si potrebbe andare verso questa direzione.

Il punto di caduta nel governo non è solo il modo in cui Roma debba rispondere a Bruxelles sulla procedura di infrazione aperta nei confronti dell’Italia per disavanzo eccessivo. Si sta già discutendo sulla prossima manovra da approntare. Del resto è stato lo stesso presidente del Consiglio a sottolineare che occorre parlarne subito, facendo intendere che non è possibile realizzarla in deficit.

Alle domande dei cronisti in merito Salvini ha glissato. Flat tax in deficit? “Io voglio tagliare le tasse, il piano è pronto. Ne parlerò con gli alleati”, ha tagliato corto il ministro dell’Interno che in serata ha riunito i ministri proprio per discutere sui provvedimenti economici. “Mi aspetto fatti”, ha detto anche in serata al Tg2.

Secondo il partito di via Bellerio la manovra si aggirerebbe intorno ai 35 miliardi. E punterebbe tutta su un piano di investimenti e riduzione delle tasse. “Non si capisce perché l’Europa dovrebbe bocciarla. Su quella dell’anno scorso c’erano delle riserve legate al reddito di cittadinanza, ma su questa non possono dire nulla”, mette le mani avanti un ‘big’ del partito di via Bellerio.

 

Il punto centrale della manovra per Salvini è la flat tax. Il responsabile dell’Economia, Giovanni Tria, non è convinto delle coperture. La priorità ora è scongiurare la procedura d’infrazione e ogni discussione sulle cifre legate a misure fiscali è prematura, a partire dalle coperture per la flat tax, sottolinea fonti del Mef.

Ma dal Carroccio la tesi è diversa: si tratterebbe di reperire 10 miliardi, il resto verrebbe dalla ridefinizione degli sconti fiscali e dagli 80 euro previsti dal governo Renzi. La platea della flat tax – sempre secondo quanto apprende l’Agi – coprirebbe i nuclei familiari sotto i 50 mila euro di reddito e sotto i 26 mila per i redditi singoli. La Lega punta anche sul taglio del cuneo fiscale, prevedendo circa 4 miliardi.

Nel vertice economico a Palazzo Chigi si è deciso di istituire sette tavoli sui vari aspetti della manovra: dalla flat tax al Sud, dalle ‘tax expenditure’ alle privatizzazioni. Salvini vorrebbe usare una parte dei risparmi derivanti dal reddito di cittadinanza e da quota 100 (si parla di circa tre miliardi) anche per la flat tax. Una linea non condivisa nell’esecutivo.

Il titolare dell’Interno ha spiegato di non volere “atteggiamenti alla Monti“. Sia il vicepremier leghista che Di Maio non intendono dare il via libera ad una manovra lacrime e sangue. “Deve essere espansiva, bisogna puntare al taglio delle tasse”, è la posizione sulla quale concordano il ministro dell’Interno e il responsabile dello Sviluppo e del Lavoro. Ma è una posizione che si scontra con la tesi espressa più volte dal ministro dell’Economia e dal premier Conte che non intendono mettere a repentaglio i conti pubblici. 

Agi

Salvini accusa il M5s di aver bloccato una soluzione al problema delle grandi navi a Venezia 

Matteo Salvini ha criticato M5s sulle grandi navi a Venezia, sostenendo che hanno bloccato la possibile soluzione del problema. “Mi risulta che una soluzione” per evitare problemi come quello dell’incidente tra le navi a Venezia “fosse stata elaborata e condivisa già dall’anno scorso”, ha detto il vicepremier leghista in un comizio a Tivoli, “predisponendo l’allargamento di un canale e una parte delle navi a Porto Marghera”. “Ma tutto ciò”, ha aggiunto, “è bloccato da mesi perché è arrivato un ‘no’ da un ministero romano, e non è un ministero della Lega”. “Sono stufo dei no”, aggiunge, “perché con i no l’Italia va a fondo. Facciamo che da giugno ricominciano i sì”.

Il Movimento 5 Stelle intanto assicura che “presto” arriverà una soluzione sul tema dell’attraversamento della laguna di Venezia da parte delle navi da crociera, una delle quali ha oggi investito un battello turistico. E arriverà proprio dai suoi ministeri. “Le grandi navi devono stare alla larga dal canale della Giudecca: lo abbiamo sempre sostenuto e ci stiamo lavorando con i ministri Costa, Bonisoli e Toninelli (titolari, rispettivamente, dei dicasteri Ambiente, Beni culturali e Trasporti, ndr). Presto sarà messa in campo una soluzione in grado di evitare questo enorme e continuo pericolo per i delicati equilibri di Venezia. Non possiamo mettere a rischio un patrimonio culturale e ambientale così importante per assecondare una pratica che può tranquillamente essere modificata senza arrecare alcun danno al turismo”. Lo affermano i deputati e i senatori 5 Stelle in commissione Ambiente.

Agi

Tav, Salvini: “Continuo a tifare per Italia che cresce e va avanti”

"Continuo a tifare per un'Italia che cresce e che va avanti". Lo ha affermato il vicepremier Matteo Salvini in un'intervista con Maria Latella a Radio24. "È curioso che alcuni giornali abbiano i risultati prima dei ministri", ha detto il ministro riferendosi alle indiscrezioni di alcuni quotidiani che stamane parlano di una bocciatura della Tav Torino-Lione riferendosi all'analisi costi-benefici consegnata ieri al Mit dal gruppo di esperti presieduti dal professor Marco Ponti.

"Me lo voglio leggere – ha detto Salvini parlando del documento – non ce l'ho". "Conto  che si riesca anche a finire un'infrastruttura che oltre alle merci riguarda le persone e che ci fa tornare centrali".

Agi News

Manovra: Juncker si dice rassicurato dalle parole di Salvini e Di Maio

La Commissione Europea è "rassicurata" dalle ultime dichiarazioni dei vicepremier Salvini e Di Maio in materia di conti pubblici, più concilianti nei confronti di Bruxelles, anche se rispettare il patto di stabilità "è normale", perché non significa altro che applicare la legge. Lo dice il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, a Bruxelles a margine di un appuntamento istituzionale nella sede del Parlamento Europeo. A chi gli chiede come siano i rapporti con l'Italia ora, viste le ultime dichiarazioni dei due vicepremier, che propendono per un rispetto del Patto di stabilità, Juncker replica che "sì, è normale, è l'applicazione della legge. Io non faccio altro che applicare la legge". All'ulteriore domanda, se le ultime dichiarazioni rassicurino la Commissione, Juncker risponde: "Sì si mi rassicura".

Agi News

Di Maio ha detto che Salvini deve restare ministro anche se indagato 

Il ministro dell'Interno Matteo Salvini è indagato e il lavoro della magistratura va rispettato. Ma Salvini non ha violato il codice etico dei ministri contenuto nel contratto di governo, quindi "deve continuare a fare il ministro in questo momento". è quanto sottolinea il vicepremier Luigi Di Maio, che in un lungo intervento su Facebook dice di "voler fare chiarezza" su "alcuni fatti accaduti negli ultimi giorni".

"Il ministro Salvini è indagato, gli sono contestati alcuni reati dal pubblico ministero e credo che quello sia un atto dovuto in quanto ministro dell'Interno. Come ci si comporta in questi casi? Prima di tutto – osserva Di Maio – ricordiamoci che nel nostro contratto di governo c'è anche il codice etico dei ministri e secondo questo (che è anche il codice del movimento 5 Stelle) il ministro dell'Interno deve continuare a fare il ministro in questo momento". E aggiunge: "C'è comunque pieno rispetto" per l'azione della magistratura. 

Il ministro dell'Interno Matteo Salvini ieri è stato iscritto nel registro degli indagati per sequestro di persona, arresto illegale e abuso d'ufficio, nell'ambito dell'inchiesta sul caso "Diciotti" insieme al capo di gabinetto del ministro. "Essere indagato per difendere i diritti degli italiani è una vergogna", aveva detto ieri il ministro dell'Interno dal palco della festa leghista di Pinzolo. Il vicepremier aveva incassato la solidarietà degli alleati di un centrodestra che, per una volta, si ritrova compatto. Per Giorgia Meloni quello dei pm di Agrigento è "un atto sovversivo", e il governatore della Liguria, l'azzurro Giovanni Toti, chiede addirittura il blocco navale. Ma nessuno dei 5 stelle aveva parlato prima di Di Maio oggi su Facebook. 

La decisione della procura di Agrigento è arrivata al termine della missione romana del procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio che ha trasmesso gli atti alla procura di Palermo per il successivo passaggio "al tribunale dei ministri della stessa città".

 

Agi News

Il duro scontro tra Boeri, Salvini, Di Maio e Tria, spiegato per argomenti

"Se il presidente dell'Inps non è d'accordo su niente delle linee politiche del governo, si dimetta". Erano da poco passate le 15 quando da Mosca il vice premier e ministro dell'Interno, Matteo Salvini, lasciava partire una bordata sul numero uno dell'Istituto nazionale di previdenza. Interrogato in relazione alle polemiche sulle stime di fonte Inps relative agli effetti delle disposizioni relative ai contratti di lavoro contenuti nel Decreto Dignità (8.000 posti di lavoro in meno all'anno), Salvini come suo solito parlava in maniera esplicita: 

"Non so se qualcuno dalla sera alla mattina ha tolto dei numeri o aggiunto dei numeri" – ha detto il vice premier parlando alla stampa prima di andare allo stadio per la finale dei Mondiali – so che è un decreto che mira a creare nuovi posti di lavoro e so per certo che ci sono alcuni organismi, penso all'Inps, con cui non ho da fare polemiche personali, perché non mi interessano, che però hanno una visione della realtà che è assolutamente lontana da quella degli italiani, da quella del mondo del lavoro, del mondo delle pensioni".

Una polemica non nuova

La polemica tra i due non è nuova e anche nelle ultime settimane ha registrato nuovi capitoli. Il tema, come noto, è quello dei migranti. Ma ora si aggiunge la questione contratti a termine legata al Decreto Dignità. Ha detto Salvini nel punto stampa con i giornalisti italiani: "Quando il presidente dell'Inps continua a dire che la legge Fornero non si tocca, gli immigrati ci servono, perché ci pagano le pensioni, questo decreto crea disoccupazione, in un mondo normale se non sei d'accordo con niente delle linee politiche, economiche e culturali di un governo e tu rappresenti politicamente, perché il presidente dell'Inps fa politica, un altro modo di vedere il futuro, ti dimetti". "Così non è, va beh, noi siamo al governo e mi dispiace per chi ha perso le elezioni", ha poi concluso.

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Un attacco frontale, a cui Boeri, tempo due ore, ha subito risposto, apparentemente non rivolgendosi al ministro dell'Interno che ne ha chiesto le dimissioni, ma a quelli del Lavoro e dell'Economia: "Le dichiarazioni contenute nella nota congiunta dei ministri Tria e Di Maio rivolgono un attacco senza precedenti alla credibilità di due istituzioni nevralgiche per la tenuta dei conti pubblici nel nostro paese e in grado di offrire supporto informativo alle scelte del Parlamento e all'opinione pubblica.

Nel mirino l'Inps, reo di avere trasmesso una relazione 'priva di basi scientifiche' e, di fatto, anche la stessa Ragioneria generale dello Stato che ha bollinato una relazione tecnica che riprende in toto le stime dell'Inps".

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"Quanto al merito – chiarisce Boeri – siamo ai limiti del negazionismo economico. Il provvedimento comporta un innalzamento del costo del lavoro per i contratti a tempo determinato e un aumento dei costi in caso di interruzione del rapporto di lavoro per i contratti a tempo indeterminato. In presenza di un inasprimento del costo del lavoro complessivo, l'evidenza empirica e la teoria economica prevedono unanimemente un impatto negativo sulla domanda di lavoro. In un'economia con disoccupazione elevata, questo significa riduzione dell'occupazione. È difficile stabilire l'entità di questo impatto, ma il suo segno negativo è fuori discussione".

Cosa ha risposto Boeri a Tria e Di Maio:

"La stima dell'Inps è relativamente ottimistica. Prevede che il 10% dei contratti a tempo determinato che arrivano a 24 mesi di durata non vengano trasformati in altri contratti, ma diano luogo a flussi verso la disoccupazione riassorbiti al termine della durata della Naspi. Non si contemplano aggravi occupazionali legati alle causali. In termini assoluti l'effetto è trascurabile: si tratta dello 0,05% dell'occupazione alle dipendenze in Italia".

"Da notare che l'effetto, contrariamente a quanto riportato da alcuni quotidiani, non è cumulativo. In altre parole il numero totale non eccede mai le 8.000 unità in ogni anno di orizzonte delle stime. Se l'obiettivo del provvedimento era quello di garantire maggiore stabilità al lavoro e più alta produttività in futuro al prezzo di un piccolo effetto iniziale di riduzione dell'occupazione, queste stime non devono certo spaventare".

"Spaventa questa campagna contro chi cerca di porre su basi oggettive il confronto pubblico. Consapevoli dell'incertezza che circonda le stime svolgeremo, come sempre, il monitoraggio attento, che peraltro la legge ci richiede. Ma sin d'ora, di fronte a questi nuovi attacchi non posso che ribadire che i dati non si fanno intimidire".

Il caso del monitoraggio dell'Inps

In mattinata i due ministri Tria e Di Maio avevano diffuso una nota congiunta: "Il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, non ha mai accusato né il Ministero dell’Economia e delle Finanze né la Ragioneria Generale dello Stato di alcun intervento nella predisposizione della relazione tecnica al dl dignità. Certamente, però, bisogna capire da dove provenga quella 'manina' che, si ribadisce, non va ricercata nell’ambito del Mef.

Quanto al merito della relazione tecnica, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ritiene che le stime di fonte Inps sugli effetti delle disposizioni relative ai contratti di lavoro contenute nel decreto siano prive di basi scientifiche e in quanto tali discutibili".

Sabato Di Maio aveva commentato in un video su Facebook, l'ipotesi di una contrazione dei posti di lavoro con il dl dignità: "Nella relazione" al decreto dignità "c'è scritto che farà perdere 8 mila posti di lavoro in un anno. Quel numero, che per me non ha alcuna validità, è apparso la notte prima che il dl venisse inviato al Quirinale. Non è un numero messo dai miei ministeri o altri ministri". La verità è che "questo decreto dignità ha contro lobby di tutti i tipi". 

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Ogni tre mesi l'Inps monitorerà l'andamento delle nuove norme sul lavoro contenute nel decreto dignità per verificarne l'impatto economico, stabilisce l'articolo 14 del Decreto Dignità relativo alle coperture. Peccato che questo monitoraggio era assente nelle prime bozze del provvedimento ed è stato aggiunto nella versione definitiva rilasciata dalla Ragioneria generale dello Stato.

"Al fine di garantire la neutralità sui saldi di finanza pubblica, l'Istituto nazionale di previdenza sociale provvede al monitoraggio trimestrale delle maggiori spese e delle minori entrate di cui all'articolo 1 e 2 – si legge – e comunica le relative risultanze al ministero del Lavoro e al ministero dell'Economia entro il mese successivo al trimestre di riferimento anche ai fini dell'adozione delle eventuali iniziative da intraprendere".

Certo, la pressione del governo sull'Inps e sul suo presidente non erano mai arrivate a questi livelli. Tre ministri contro di lui su due questioni caldissime, migranti e contratti a termine. Cosa succederà ora? 

Agi News

Il presidente dell’Inps chiede più migranti per pagare le pensioni e Salvini s’arrabbia

C'è chi di migranti in Italia ne vorrebbe forse di più, e comunque auspica una politica di gestione dei flussi che assicuri al nostro Paese ingressi di stranieri sufficienti a sostenere nei prossimi anni le nostre pensioni. È il presidente dell'Inps, Tito Boeri, che ieri da Milano dove è in corso il festival del Lavoro è stato chiarissimo: "Gli scenari più preoccupanti per la spesa pensionistica sono quelli che prevedono la riduzione dei flussi migratori che iniziano a non compensare il calo della popolazione autoctona". Ancora: "È un problema molto serio per il nostro sistema pensionistico che non è in grado di adattarsi al fatto che diminuiscono le coorti dei contribuenti. Chiunque abbia un ruolo istituzionale, la classe dirigente, deve spiegare che c'è un problema demografico ed è immediato non tra dieci anni". Dunque, aggiunge Boeri, "l'immigrazione è qualcosa che può farci gestire questa difficile situazione demografica. Avere migranti regolari ci permette da subito di avere dei flussi significativi". 

Una posizione non nuova, quella del capo dell'Inps, che già un anno fa, durante un’audizione alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema di accoglienza dei migranti, disse:

"Gli immigrati regolari versano ogni anno 8 miliardi in contributi sociali e ne ricevono 3 in termini di pensioni e altre prestazioni sociali, con un saldo netto di circa 5 miliardi per le casse dell’Inps”.

“I lavoratori che sono stati regolarizzati con le sanatorie non hanno sottratto opportunità ai loro colleghi le analisi evidenziano che la probabilità di separarsi da un’impresa per i colleghi degli emersi è pari al 42%, e se il numero di emersi cresce tale probabilità aumenta solo del’1%. L’effetto di spiazzamento è dunque molto piccolo e riguarda unicamente i lavoratori con qualifiche basse. Non ci sono invece effetti per i lavoratori più qualificati, né in termini di opportunità di impiego né di salario”. 

“Mentre i migranti che entrano nel mercato del lavoro italiano sono per la maggior parte dei casi a bassa qualifica, la quota degli italiani non laureati che scelgono di emigrare per motivi economici è dimezzata tra il 2007 e il 2015. Sembra difficile perciò ipotizzare che la fuga dei giovani dal nostro Paese possa essere dovuta alla competizione sul mercato del lavoro con gli immigrati”, aggiunse in quell'occasione il presidente dell’Inps, che pochi giorni prima, nella relazione annuale al Parlamento, aveva anticipato: “Non abbiamo bisogno di chiudere le frontiere. Al contrario, è proprio chiudendo le frontiere che rischiamo di distruggere il nostro sistema di protezione sociale”, spiegava commentando una simulazione che guarda all’ipotesi di azzeramento dei flussi guardando all’evoluzione da qui al 2040 “in entrata di contribuenti extracomunitari“. Questo, ha spiegato Boeri, porterebbe “73 miliardi in meno di entrate contributive e 35 miliardi in meno di prestazioni sociali destinate a immigrati, con un saldo netto negativo di 38 miliardi” per le casse dell’Istituto. Valori che comporterebbero“una manovrina in più da fare ogni anno per tenere i conti sotto controllo”.

Un anno dopo, i flussi di migranti clandestini è calato notevolmente in Italia e Boeri torna al lanciare il suo allarme: ci servono immigrati regolari per pagare le pensioni.

Una posizione che non è piaciuta per niente a Matteo Salvini, ministro dell'Interno, impegnato in questi giorni come non mai a bloccare gli sbarchi di migranti sulle coste italiane, chiudendo i porti e litigando con Francia e Spagna proprio sul tema dell'accoglienza. Scrive su Twitter il leader leghista: "Secondo Boeri, presidente dell'Inps, la 'riduzione dei flussi migratori' e preoccupante, perché sono gli immigrati a pagare le pensioni degli italiani. E la legge Fornero non si tocca. Ma basta".

Si chiede anche un altro leghista, il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli: "Ma come fa il presidente dell'Inps, Tito Boeri, a lanciare un allarme sul possibile calo dei flussi migratori verso l'Italia, sul mancato arrivo di immigrati regolari che, a sua avviso, con il loro lavoro sosterrebbero la tenuta dei nostri conti previdenziali? Ma Boeri lo sa che in Italia abbiamo un tasso di disoccupazione vicino all'11% e una disoccupazione giovanile che sfiora il 40% e che 100 mila nostri ragazzi espatriano ogni anno per cercare lavoro all'estero? Prima di invocare l'arrivo di immigrati, che toglierebbero lavoro ai nostri disoccupati, dobbiamo pensare a dare lavoro ai nostri disoccupati e ai nostri giovani e ci penseranno loro a versare i contributi per tenere in piedi la nostra previdenza".

Leggi anche: Le conclusioni del Consiglio europeo sui migranti (e non solo). Il testo integrale

Calderoli vede rosso: "Forse, già che parliamo di occupazione, all'Italia servirebbe un occupato in più, ovvero un nuovo presidente dell'Inps, e un disoccupato in più, ovvero Tito Boeri, che è meglio se va fare altro che invocare più immigrati Pensiamo prima agli italiani!".

Sulla stessa frequenza la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni: "Il presidente dell'Inps Boeri dichiara che servono più immigrati per 'pagare le pensioni agli italiani'. Ma Boeri lo sa che l'Italia ha un tasso di occupazione del 61% a fronte di una media europea del 72%? Basterebbe avvicinare il tasso di occupazione italiano a quello europeo per non avere problemi a pagare le pensioni di tutti gli italiani, senza bisogno di invocare una immigrazione di massa. Basta propaganda!". 

Ieri a Milano Boeri è tornato anche sul tema delle pensioni d'oro. "Il mio giudizio è che non esistono pensioni d'oro ma pensioni pagate dai contributi e pensioni non pagate dai contributi. Va documentato la deviazione della pensione percepita dai contributi per alcune categorie". Ancora: "I politici con i vitalizi erano una di quelle categorie con deviazioni significative". Secondo Boeri bisogna "ragionare sul fatto che queste fasce di privilegio possono essere ridotte, ovviamente sopra un certo reddito. Noi parlavamo di 5 mila euro", ma solo in caso di "deviazione tra la pensione ricevuta e i contributi versati. è un modo di uniformare i trattamenti".

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Quanto alla Quota 100 (la somma che deve fare l'età anagrafica e gli anni di contributi versati per poter accedere alla pensione), secondo Boeri  "aumenta di molto la spesa pensionistica e ha effetti destinati a trascinarsi nel tempo, peggiora il rapporto tra pensionati e lavoratori". "Avremo un milione di pensionati in più come effetto di queste misure ma avremo anche meno lavoratori perchè aumenterebbero le tasse sul prelievo pensionistico". Secondo "le stime più recenti del Fmi, attualmente abbiamo due pensionati per ogni tre lavoratori, nel giro di venti anni avremo un lavoratore per ogni pensionato".

 

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