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Il capo di Snapchat si regala 637 milioni, ma ai dipendenti niente premio di produzione

“Io so' io, e voi non siete un…”, disse Evan Spiegel. Cosa c'entra il Marchese del Grillo con Snapchat? Questo: il fondatore dell'app si è concesso un super-premio, ma non ha lasciato neppure spiccioli ai dipendenti. I lavoratori, scrive Bloomberg, non avranno alcun bonus produttività perché hanno mancato gli obiettivi fissati dalla società. Quali? È soprattutto questo il problema. Gli obiettivi sarebbero stati vaghi o comunque non esposti chiaramente ai dipendenti.

Spiegel fa il pieno

Certo, è l'impresa che decide. Ma l'assenza di bonus stride con il mega-premio concesso dagli azionisti (Evan Spiegel) al ceo (Evan Spiegel). Nonostante le performance al di sotto delle aspettative, nel 2017 il fondatore dell'app ha incassato 637,8 milioni di dollari. Solo una piccola parte (1,2 milioni) è dovuta a stipendio e compensazioni. Il resto (636,6 milioni) è un ringraziamento sotto forma di titoli. La cifra è ufficiale (scritta nero su bianco su una comunicazione inviata alla Sec, la commissione di controllo statunitense dei mercati). Ma, anche in questo caso, non sono stati indicati con chiarezza gli obiettivi che Spiegel (a differenza dei propri dipendenti) avrebbe raggiunto.

È vero, ha portato la società in borsa. Ma da allora (salvo nell'ultima trimestrale) ha deluso analisti e azionisti, che si attendevano una crescita degli utenti più rapida e un miglioramento dei conti che invece non è arrivato. La perdita netta del primo anno da quotata è stata di 3,4 miliardi di dollari (350 milioni nell'ultimo trimestre).

Il confronto con gli altri ceo

Il bonus di Spiegel, considerando anche l'assenza di quello ai dipendenti, appare così ancora più sproporzionato. Perché rappresenta una cifra record, senza eguali nel pur generoso mondo della tecnologia. È vero che l'anno di quotazione è solitamente ricco, ma la cifra è comunque fuori taglia se si confronta con il valore di Snap, con le sue performance e con quanto incassato da altri ceo.

Secondo Equilar, una società che traccia gli incassi dei top manager, i 637,8 milioni intascati da Spiegel rappresentano “per distacco” il premio più significativo dell'anno. Nel 2017 il ceo di Apple Tim Cook avrebbe infatti guadagnato 12,8 milioni e quello di Google Sundar Pichai circa 200. Con la differenza che Cupertino e Mountain View macinano utili e hanno una capitalizzazione avviata verso i mille miliardi. Mentre Snap ne vale 20.

Il premio vale il rosso di due trimestri

Anche guardando a eventi straordinari, la somma resta ipertrofica: quando Cook prese il testimone da Steve Jobs alla guida della Mela, fu ricompensato con un pacchetto di azioni che allora valeva 376 milioni. Se poi si bada all'andamento del titolo nell'ultimo anno, Apple ha guadagnato il 25% e Google il 30%. Mentre Snap è fermo al prezzo dell'Ipo e ha perso il 36% rispetto ai massimi (registrati alla fine della prima giornata di contrattazioni, un anno fa).

Non è un indice finanziario, ma confrontare la perdita netta del gruppo con quanto incassato dal suo ceo fa impressione. Anche alla luce di una coincidenza: il premio di Spiegel vale quanto perso da Snap nel secondo e nel terzo trimestre (637 milioni).

Agi News

Le tre ragioni per cui Airbus riduce la produzione del suo gigante dei cieli

Il sogno, e non solo commerciale, era che ne volassero nei cieli del mondo 1.300 per il 2030. Sogno infranto invece, perché con l'annuncio di ulteriori tagli alla produzione, gli Airbus A380 si vedranno sempre meno. Il gigante dell'aviazione commerciale non ha resistito a mutamenti così rapidi che solo dieci anni fa, quando il primo modello si alzò da terra coi colori della Singapore Airlines diretto a Sydney, risultavano impensabili.

Solo otto nuovi aerei nel 2019

Sono 317 gli ordini che Airbus ha finora ricevuto per l'A380 e ammontano a 213 quelli finalizzati, ma con una veloce regressione che i numeri fissano meglio: 27 modelli in produzione nel 2015, che diventeranno 12 nel 2018 e appena otto nel 2019.

Un sogno che sfuma. "Dream" è il sostantivo più impiegato nei titoli della stampa estera per spiegare i destini dell'Airbus A380, che potrebbe riecheggiare la fine del mitico – come tutto ciò che se n'è andato – Concorde, l'aereo supersonico la cui epopea s'iniziò nel 1976 e terminò nel 2003. Per il Concorde era il sogno della velocità, la fretta di collegare New York e il Vecchio Continente per gente che non voleva o poteva perdere qualche ora in più. Per l'A380 è stata la mole, il numero di passeggeri – cinquecento sul colosso a due piani – che si sarebbero spostati sulle rotte del Pianeta.

L'assalto delle low-cost, il petrolio e il terrorismo

E invece: ecco l'arrembaggio sempre più aggressivo delle compagnie low-cost, ecco la crescita delle rotte tracciate fra i piccoli aeroporti invece dei grandi hub dove i giganti atterrano e decollano. Ecco le minacce degli attentati terroristici, il calo dei prezzi del petrolio, le restrizioni americane sui viaggi, con effetti che hanno colpito i maggiori clienti degli A380 come la Emirates.

Il ceo di Airbus, Thomas Enders, presentando i conti nei giorni scorsi ha rassicurato circa il futuro dell'A380, spiegando che il calo della produzione sarà una congiuntura utilizzata per rendere il velivolo ancora più attraente per i nuovi clienti. Ci sarà un nuovo boom, nel domani? Ci sarà veramente o finirà come l'atteso – o forse non tanto – rilancio del vecchio Concorde? La cosa certa è che non sarà la prima volta, come ha scritto il "Financial Times", che "l'ingenuità tecnica" dell'industria aeronautica cadrà vittima delle difficoltà economiche del settore".

Agi News

Vendemmia: esperti, qualita’ “decisamente buona” -10% produzione

(AGI) – Roma, 22 giu. – La qualita’ del vino per la vendemmia di quest’anno sara’ “decisamente buona”, anche se caldo e sccita’ in Italia, come sull’intero Vecchio Continente, porta a prevedere una calo della produzioen del 10%.Sono queste le aspettative dei produttori e degli esperti del comparto, che pur mantengono un taglio prudente vista l’importanza del mese di luglio per la vendemmia. Spiega Ruenza Santandrea, coordinatrice vino Alleanza cooperative, “secondo i dati che abiamo ad oggi, che possono essere influenzate da qualche cambiamento metereologico nel mese di luglio, vi sara’ una buona qualita’ ed una minore quantita, che puo’ essere al momento quantificata in un meno 10%”. “Qualita’ decisamente buona”, aggiunge, che “premia un settore impegnato a a ‘fare squadra’. Di fronte ai cambiamenti delle occasioni di utilizzo del bere, diventato sempre di piu’ conviviale, il che ha portato a ricercare vini bianchi e rossi piu’ freschi, il sistema-vino e’ stato in grado di offrire dei prodotti di qualita’ con produzioni sfaccettate che sono state ben recepite dal mercato”. Certo i problemi restano: le prime tre aziende francesi fatturano il 50% del business di Parigi, da noi solo l’8% con diseconomie che pesano sulla parte commerciale e di markting, in quanto “il peso specifico delle imprese – spiega Ruenza Santandrea – nella competizione globale e’ assolutamente importante per questo serve un approccio che dia valore al ‘brand Italia’ nel suo complesso al di la’ della produzione, pur importante, della singola azienda. In questo come Alleanza delle Coperative abbiamo visto una crescita importante del vino di territorio che in modo cooperativo ha permsso a molte aziende di essere protagoniste dell’export”. La raccolta dei grappoli di Chardonnay e Pinot dovrebbe avvenire gia’ prima di Ferragosto, mentre subito a ruota seguiranno le altre uve. Non sara’ un’annata abbondante. Ora deve piovere un po’, ma un aiuto importante e’ venuto – spiegano gli esperti – dalla gelata di aprile. In un focus promosso da Veneto Agricoltura, tenutosi a Conegliano, queste indicazioni sono considerate “assestate”. L’annata vitivinicola 2017 sara’ – e’ stato spiegato – “ricordata per la sua precocita’, che risulta addirittura piu’ marcata rispetto a quella record del 2007. Di conseguenza, stiamo andando incontro ad una vendemmia anticipata di una decina di giorni rispetto alla media”. Sotto il profilo sanitario, il vigneto veneto, “risulta sanissimo, i problemi casomai potrebbero arrivare dalla siccita’ che perdura da troppo tempo. Se entro una decina di giorni non dovesse risolversi questa situazione di carenza idrica, l’attuale “buono stato” del vigneto veneto rischia di peggiorare. Nessun problema per aziende dotate di sistemi di irrigazione artificiale che parlano di possibile ottima vendemmia”. (AGI)
Bru

Agi News

Cina: ridurra’ capacita’ industria carbone ma produzione salira’

Pechino – Il governo cinese ha annunciato che tagliera' la capacita' produttiva della propria industria del carbone di 800 milioni di tonnellate l'anno. Il piano, diffuso dai media statali, punta pero' piu' a un efficientamento del settore che a una riduzione vera e propria dell'utilizzo del combustibile, del quale il Dragone e' il maggior consumatore mondiale. Pechino prevede infatti che la propria produzione di carbone salira' a circa 3,9 miliardi di tonnellate entro il 2020 dagli attuali 3,75 miliardi di tonnellate.
Il programma, scrive l'agenzia ufficiale Xinhua, intende "migliorare la sicurezza e l'efficienza della produzione di carbone, cosi' come alla riduzione dell'impatto ambientale". Appare pertanto probabile che verranno chiuse le miniere in via di esaurimento. Al 2020, scrive ancora Xinhua, la Cina brucera' 4,1 miliardi di tonnellate di carbone l'anno, un incremento modesto rispetto ai 3,96 miliardi di tonnellate dello scorso anno. L'andamento stagnante della domanda non e' pero' legato a una svolta 'green' (che pure e' nei programmi di Pechino) bensi' alla crescita piu' modesta dei consumi energetici (ora al 3% annuo, contro il 10% di pochi anni fa), derivante a sua volta dal rallentamento del Pil del gigante asiatico. La Cina e' ancora largamente dipendente dal carbone, che soddisfa il 60% della sua domanda di elettricita'. (AGI)
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