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Negli stabilimenti di Amazon Italia i ritmi di lavoro sono davvero da attacco di panico?

Il Black Friday è il giorno in cui tradizionalmente Amazon ‘fa il botto’. Durante il “Venerdì Nero” dello scorso anno il sito italiano del colosso di Jeff Bezos ha registrato il maggior numero di vendite di sempre, con più di 1,1 milioni di prodotti ordinati, al ritmo di circa 12 pezzi al secondo. Ma quest’anno, le 24 ore dedicate allo shopping online, favorito da sconti da capogiro- come vuole la tradizione americana –  difficilmente bisseranno il successo del 2016. Nel mega- centro di Amazon Italia a Castel San Giovanni (Piacenza), che impiega 4 mila persone, il Venerdì Nero trascorrerà, infatti, a braccia incrociate per chiedere un miglioramento delle condizioni retributive.

Lo stop delle attività è stato proposto dai rappresentanti del piacentino FISASCAT CISL, FILCAMS CGIL, UGL TERZIARIO e UilTUC UIL. Una decisione – riporta La Stampa –  presa nel corso di due assemblee tenutesi il 20 e il 21 novembre: i dipendenti vogliono condizioni di lavoro più umane e premi economici per gli straordinari che ancora non sono stati loro concessi. E così, per l’intero Black Friday e fino al turno mattutino del 25 novembre, chi si occupa di smistare, rintracciare e preparare gli ordini di milioni di consumatori incrocerà le braccia, con conseguenti potenziali disagi alla ricezione dei pacchi acquistati sul sito.

Per cosa scioperano

La protesta riguarda soprattutto i contratti dei 1600 lavoratori a tempo indeterminato ai quali si applica il contratto nazionale del Commercio. I restanti 2mila, ‘assoldati’ per il solo periodo natalizio con contratto di somministrazione, non parteciperanno allo sciopero. ‘L’astronave’ , come viene chiamato il centro, non si bloccherà del tutto, ma di sicuro i contraccolpi si sentiranno. I magazzinieri di Amazon Italia sono impegnati su tre turni di lavoro (6-14, 14.30-22.30, 23-6), e guadagnano tra i 1.100 e i 1.200 euro netti al mese per 14 mensilità. Il problema, paradossalmente, nasce dal contratto collettivo nazionale di lavoro del settore terziario e del commercio con cui sono inquadrati i dipendenti. “Amazon non riguarda il comparto logistico, ma quello del terziario e la paga prevista dal CCNL è di circa 1200/1250 euro al mese, ma noi chiediamo l’applicazione di un contratto di secondo livello che preveda condizioni economiche più equilibrate e che però l’azienda si rifiuta di applicare perché per legge è tenuta ad applicare solo quello nazionale”, spiega a La Stampa Pino Di Rosa, rappresentante territoriale di UGL TERZIARIO.

Turni disumani?

 E poi ci sono le difficili condizioni di lavoro: “Dentro Amazon si resiste in media 3 anni – racconta Francesca Benedetti rappresentante territoriale FISASCAT CISL – Esistono delle eccezioni, io ho almeno tre delegati sindacali che lavorano da 5 anni in Amazon ma con dei sacrifici fisici enormi”. Di frequente, poi, i dipendenti lamentano polsi infiammati, attacchi di panico, turni di notte per un mese di seguito senza quasi stop. Le fa eco Di Rosa: “In Amazon non c’è un minuto in cui si sta fermi. E durante le feste, i saldi o il Natale questi ritmi aumentano: c’è una richiesta enorme di produttività da parte di Amazon ai suoi dipendenti a cui però non corrisponde una contropartita in termini di premi, bonus o condizioni sostenibili per quanto riguarda i turni”.

La risposta di Amazon

L’accusa dei sindacati è che da parte di Amazon Italia “non c’è stata alcuna apertura concreta all'aumento delle retribuzioni o della contrattazione del premio aziendale, considerando anche la crescita enorme di questi anni. I ritmi lavorativi non conoscono discontinuità, le produttività richieste sono altissime e il sacrificio richiesto non trova incremento retributivo oltre i minimi contrattuali".  Intanto, il colosso americano ha risposto picche sottolineando in una nota che "i salari dei dipendenti di Amazon sono i più alti del settore della logistica e sono inclusi benefit come gli sconti per gli acquisti su Amazon.it, l'assicurazione sanitaria privata e assistenza medica privata". E ancora: “In Italia così come avviene negli altri Paesi in Europa in cui siamo presenti, manteniamo relazioni con le rappresentanze dei lavoratori e le organizzazioni sindacali; allo stesso tempo portiamo avanti la nostra politica di porte aperte che incoraggia i dipendenti a trasferire commenti, domande e preoccupazioni direttamente al proprio management team. Crediamo fermamente che questo rapporto diretto sia il modo più efficace per capire e rispondere alle esigenze del nostro personale”.

 

 

 

 

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