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Così il Covid ha aggravato i problemi strutturali del nostro Paese

AGI – Molti degli attuali problemi strutturali dell’Italia, “sono stati aggravati dalla crisi Covid-19”. È quanto si legge nel nel rapporto dell’Ocse ‘Going for Growth 2021’, nel quale si evidenzia che ora “la priorità fondamentale per la ripresa è migliorare l’efficacia della pubblica amministrazione“, specie per quanto riguarda la “governance degli investimenti pubblici e un migliore coordinamento e attuazione tra i diversi livelli di governo”, e anche per “un utilizzo efficace dei fondi disponibili dallo strumento europeo di ripresa e resilienza (Rrf) e per realizzare i vantaggi delle riforme strutturali”.

Nel suo rapporto l’Ocse mette in evidenza che in Italia molti problemi strutturali, che vanno ancora indirizzati, erano preesistenti alla crisi pandemica. Più nel dettaglio, l’Ocse ricorda che il Pil pro capite degli italiani è inferiore del 26% a quello dei 18 Paesi Ocse più ricchi e che la produttività nel nostro paese è inferiore del 17% rispetto ai migliori risultati dell’Ocse.

Per quanto invece riguarda il tasso di disoccupazione l’organizzazione di Parigi ricorda che esso “è basso ma stava lentamente aumentando prima della crisi del 2020” e che la “diseguaglianza è più alta che nelle altre economie avanzata“.

Secondo l’Ocse in Italia il 20% delle famiglie più povere guadagna il 6,6% del reddito totale. Sul fronte dell’ambiente l’Ocse segnala che il Italia i tre quarti della popolazione “è esposto a livelli dannosi di inquinamento”, anche se le emissioni di gas a effetto serra “sono scese negli ultimi anni”.

“La crisi rischia di aggravare i tassi di occupazione già bassi e di aumentare ulteriormente la disuguaglianza, in particolare nel contesto di scarse competenze e livelli di apprendimento permanente”.  

“Un’efficace fornitura di servizi di istruzione, impiego pubblico e attivazione del mercato del lavoro può aiutare a mitigare le discrepanze nelle competenze e nella ricerca di lavoro, in particolare per i giovani e altri lavoratori vulnerabili”.

“Ciò – aggiunge l’Ocse – richiede il superamento degli ostacoli al coordinamento tra vari livelli e agenzie di governo e la considerazione delle priorità di finanziamento. Allo stesso tempo, la riduzione della complessità del sistema fiscale, l’ampliamento della sua base e gli sforzi continui per migliorare l’amministrazione fiscale migliorerebbero l’efficienza e l’equità della struttura fiscale per sostenere meglio l’occupazione e la crescita”.

Più nel dettaglio, l’Ocse raccomanda di migliorare “la progettazione e l’adozione dei corsi di apprendimento permanente”, di “aumentare la rilevanza della formazione professionale e di altro tipo per le imprese, anche in ambito Stem e digitale, e definire e applicare standard di qualità”.

E ancora di “migliorare i programmi di ricerca e formazione del lavoro e applicare livelli minimi di servizi in tutto il paese, guidati dall’Anpal, attraverso l’aumento del rapporto tra persone in cerca di lavoro e la specializzazione dei consulenti”, di “sostenere un maggiore accesso allo sviluppo della prima infanzia e all’assistenza all’infanzia per i bambini da 0 a 3 anni” e di “garantire che la protezione sociale sostenga l’ingresso dei beneficiari nel mercato del lavoro e l’accesso al reddito da lavoro”.


Così il Covid ha aggravato i problemi strutturali del nostro Paese

Da oggi siamo padroni del nostro 730

Scatta la nuova fase della compilazione del nostro 730: ora lo possiamo accettare, lo possiamo modificare, lo possiamo inviare. Soprattutto, da lunedì potremo inserire nuovi documenti di spesa e stare tranquilli, perché in questo caso un eventuale controllo sarà concentrato solo su quello che abbiamo cambiato. Tutto il resto non finirà sotto alcuna lente d’ingrandimento.

È la nuova compilazione assistita, che pare piaccia molto al contribuente medio. Non a caso la cosiddetta “Fase 1” di quest’anno, quella in cui abbiamo inserito i primi dati fondamentali, si è chiusa con un boom di adesioni: 1 milione e 866.000 accessi, circa il 32,3% in più rispetto all’anno precedente.

Il 730 nelle nostre mani

Da oggi, e fino al prossimo 23 luglio, è possibile accettare, modificare e inviare il 730, come anche il modello Redditi, che però potrà essere trasmesso dal 10 maggio al 31 ottobre. In previsione di quanto potrà accadere, l’Agenzia delle Entrate ha predisposto circa 20 milioni di modelli 730 e 10 milioni di modelli Redditi. Chi accetta la dichiarazione senza modificarla eviterà eventuali controlli sui documenti di spesa; in caso di dichiarazioni inviate, anche con modifiche e integrazioni, tramite Caf e intermediari saranno questi ultimi, in caso di controllo documentale, a dover esibire la documentazione al posto dei cittadini.

Il boom degli accessi

Dallo scorso 16 aprile, quando è stata aperta la piattaforma, gli accessi per la sola visualizzazione della precompilata sono stati oltre 1,8 milioni, circa il 32,3% in più rispetto all’anno precedente. Inoltre, con l’ingresso delle spese per la frequenza agli asili nido e delle erogazioni a favore degli enti del terzo settore, i dati a disposizione quest’anno vanno oltre 925 milioni, con un incremento del 3,5%.

​La nuova compilazione “assistita”

A partire da lunedì 7 maggio chi presenta la dichiarazione precompilata direttamente all’Agenzia delle Entrate potrà, in alternativa alla tradizionale funzionalità di modifica, compilare in modo “assistito” i dati relativi agli oneri detraibili e deducibili da indicare nelle sezioni I e II del quadro E. In particolare, il contribuente che intende modificare la propria dichiarazione 730 potrà inserire nuove spese (ad esempio uno scontrino della farmacia non pervenuto nella banca dati del Sistema Tessera Sanitaria) oppure modificare, integrare o non utilizzare i dati degli oneri comunicati dai soggetti terzi. In questo caso eventuali controlli documentali dell’Agenzia riguarderanno esclusivamente i dati aggiunti o rettificati dal contribuente nella fase di compilazione assistita. Non verrà, quindi, effettuato il controllo sui dati relativi agli oneri indicati nella dichiarazione precompilata che non sono stati modificati.

 

Più trasparenza sull’utilizzo delle imposte versate

Altra novità di quest’anno è rappresentata dalla possibilità, per i cittadini che hanno presentato la dichiarazione dei redditi nel 2017, di conoscere, grazie ai dati elaborati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, come lo Stato ha distribuito le imposte relative al 2016. Accedendo alla dichiarazione precompilata o al cassetto fiscale, ogni contribuente può conoscere nel dettaglio come ha contribuito alle principali voci di spesa: sanità pubblica, previdenza, istruzione, sicurezza, ordine pubblico, trasporti, cultura, protezione del territorio e così via.

​Come fare per accedere alla propria dichiarazione

È possibile accedere direttamente online alla propria dichiarazione precompilata tramite il Sistema pubblico per l’identità digitale (SPID), con le credenziali dei servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate, con il Pin rilasciato dell’Inps, e con le credenziali di tipo dispositivo rilasciate dal Sistema Informativo di gestione e amministrazione del personale della pubblica amministrazione (NoiPA). Infine, i contribuenti possono accedere alla dichiarazione precompilata utilizzando la Carta Nazionale dei Servizi. Inoltre, i contribuenti hanno la possibilità di rivolgersi a un Caf o di delegare un professionista.

In caso di bisogno di aiuto

Anche quest’anno l’Agenzia delle Entrate mette a disposizione dei cittadini un sito internet dedicato dove sono presenti tutte le indicazioni utili, i passi da seguire fino all’invio, le novità di quest’anno, le date e le scadenze da ricordare, oltre alle risposte alle domande più frequenti. Inoltre, sono sempre disponibili i numeri dell’assistenza telefonica: 848.800.444 da rete fissa, 06 966.689.07 da cellulare e +39 06.966.689.33 per chi chiama dall’estero, operativi dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 17 e il sabato dalle 9 alle 13.

Agi News

Il nostro smartphone riconoscerà il nostro volto, ma il rischio per la privacy è enorme

Samsung, Apple e Sony stanno accelerando i tempi per lanciare delle tecnologie che consentano di sbloccare smartphone e tablet tramite il riconoscimento facciale dei proprietari del dispositivo. Niente più password, o impronte digitali, la sicurezza per l'accesso al mobile sarà consentito da queste tecnologie, che sono in grado di ricostruire una faccia, riconoscendo un volto tra milioni e rendendo praticammente impossibile ogni forma di alterazione. Il modo? Secondo il Wall Street Journal le tecnologie a disposizione non sono più futuribili, ma stanno per essere messe a punto.

La gara a chi arriverà prima in un business che promette

Chi arriverà prima e avrà quella più sicura potrà contare su un bel vantagio sulla concorrenza, in quello che è oggi il settore più redditizio dell'economia internazionale. La scannerizzazione facciale, considerata più sicura e più facile da usare, rispetto a quella delle impronte digitali, oltre a sbloccare il sistema di accesso al dispositivo, potrà consentire anche pagamenti online e il lancio sicuro delle app. Apple per i suoi iPhone punta su dei nuovi sensori in 3D, sui quali però mantiene il massimo riserbo.

Come funziona il riconoscimento facciale

La telecamera in 3D è in grado di catturare un'immagine molto ben definita dei volti e anche di fare un test oculare biometrico, effettuando il riconoscimento in un millesimo di secondo, non solo tenendo l'iPhone in verticale ma anche lasciandolo in orizzantale sul tavolo. L'obiettivo di Apple, secondo il WSJ, è quello di sostituire la scannerizzazione delle impronte digitali entro l'anno. Anche Samsung (che ha già introdotto il riconoscimento oculare) e Sony stanno lavorando a un riconoscimento facciale in 3D. La fotocamera, in questi casi, effettua un primo riconoscimento dell'immagine in bianco e nero, poi applica un effetto profondità e infine assicura il tocco finale, inviando sul volto dei punti infrarossi per il riconoscimento finale.

Il problema della privacy e dei nostri dati

Ovviamente l'operazione presuppone un archivio dati in cui immagazzinare le informazioni personali, sulla base delle quali la fotocamera effettuerà il riconoscimento e lo sblocco del dispositivo. Apple sta studiando il modo di custodire i dati personali nel modo più sicuro direttamente nel dispositivo, senza l'invio a un cloud. La privacy sui sistemi di sbloccaggio dei dispositivi costituirà uno dei requisiti essenziali per la vendita degli smartphone e dei tablet. E potrà in futuro essere applicata anche su altri dispositivi. Per esempio Amazon intende montare una telecamera per il riconoscimento facciale su Echo, l'assistente vocale personalizzato, utilizzato soprattutto per ascoltare in casa la musica e per programmare la tv.

Agi News