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La questione dell’aumento dell’Iva e la posizione del ministro Tria

Il segretario del Pd Nicola Zingaretti, parlando il 21 maggio a Pozzuoli – dove chiuderà la campagna per le elezioni europee – ha dichiarato che “Lega e 5 Stelle hanno paura di dire la verità agli Italiani. C’è uno che la dice, ed è il ministro Tria, che ha già detto che aumenterà l’Iva”.

È un’esagerazione, ma con alcuni elementi di verità. Andiamo a vedere i dettagli.

La posizione di Tria sull’Iva

Dell’aumento dell’Iva si discute ormai da settimane. Il ministro dell’Economia Giovanni Tria si è già espresso più volte sul tema: l’ultima volta ad Agorà, su Rai3, il 21 maggio.

“Secondo me è meglio avere più imposte indirette, in altri termini Iva, e meno Irpef”, ha dichiarato (1h 02m 35s) Tria, premettendo però che si tratta di una sua “posizione scientifica” su come debba essere composto il prelievo fiscale, e che questa è una questione diversa rispetto a quanto farà il governo.

La futura condotta del governo, sempre secondo Tria, è scritta chiaramente nel Def, approvato dal governo e dal Parlamento.

Cosa c’è scritto nel Def​

Come abbiamo verificato in passato, è vero che nel Def sia previsto che nel 2020 e nel 2021 l’Iva aumenterà, così come le accise sui carburanti. In particolare, è stabilito un aumento dell’Iva agevolata dal 10% al 13% nel 2020 e dell’Iva ordinaria dal 22% al 25,2% nel 2020 e al 26,5% nel 2021.

Il governo ha approvato il Def il 9 aprile.

La risoluzione approvata dal Parlamento

Qualche settimana fa, il Parlamento ha preso posizione sulla questione con una risoluzione. Il 18 aprile il Parlamento ha approvato una risoluzione, che accompagna il Def, in cui si chiede al governo di “conseguire i saldi programmatici di finanza pubblica in termini di indebitamento netto rispetto al Pil, nonché il rapporto programmatico tra debito e Pil, nei termini e nel periodo di riferimento indicati nel Def”.

Cioè – come avevamo sintetizzato qui – di portare nel 2020 il deficit/Pil dal 2,4% previsto quest’anno al 2,1% – non solo al di sotto del tetto del 3%, ma anche in calo rispetto all’anno in corso – e di far scendere il rapporto debito/Pil dal 132,6% previsto quest’anno al 131,3% nel 2020.

Il secondo punto della risoluzione approvata dal Parlamento chiede però al governo anche di “adottare misure per il disinnesco delle clausole di salvaguardia fiscali del 2020″. Per farlo, come avevamo visto, sarebbero necessari 23,1 miliardi (per disattivare poi la clausola relativa al 2021 servirebbero quasi 30 miliardi).

I punti seguenti della risoluzione parlamentare prevedono la flat tax, il no alla patrimoniale, la spending review, più assunzioni nella ricerca, più risorse per il trasporto locale, più assistenza per i disabili e altro ancora.

Vista anche la crescita vicina allo zero del Pil prevista per il 2019, sembra difficile che il governo possa fare tutto.

Un indizio

Su quanto sia indispensabile l’aumento dell’Iva – o una misura che abbia un impatto economico equivalente – abbiamo avuto un forte indizio di recente, quando la Commissione europea ha pubblicato le sue previsioni economiche (molto negative) per l’Italia a inizio maggio.

Allora Tria aveva risposto che le cifre erano sostanzialmente le stesse del Def, con l’unica eccezione del rapporto deficit/Pil nel 2020 (noi avevamo verificato e Tria aveva in effetti detto una cosa corretta). Secondo la Commissione sarebbe schizzato al 3,5%, ben al di sopra del tetto del 3%, e secondo il Def sarebbe invece sceso al 2,1%.

Per giustificare questa differenza Tria aveva spiegato che “la valutazione Ue è fatta sempre a politiche invariate e non a legislazione invariata come la nostra”. La differenza dunque sta nel fatto che la Commissione Ue non ha previsto l’aumento dell’Iva, mentre il governo sì.

Ancora Tria aveva poi ricordato che “nel Def, approvato dal Governo e dal Parlamento, si chiede di mantenere fermi, aumento dell’Iva o no, gli obiettivi di deficit pubblico”.

Insomma, come aveva già dichiarato in audizione parlamentare ad aprile, Tria ritiene che “in attesa di definire, nei prossimi mesi, misure alternative” l’aumento dell’Iva sia confermato per il 2020.

I limiti non violabili

Come abbiamo visto, Tria ha una sua posizione scientifica” favorevole a spostare la tassazione dai redditi ai consumi. Ma al di là di questo, al momento la legge dello Stato italiano prevede che l’Iva nel 2020 e nel 2021 – insieme alle accise sui carburanti – aumenterà.

Il governo può ovviamente trovare soluzioni alternative ma questo, come ha ricordato spesso il ministro dell’Economia, non può significare che vengano violati i parametri europei su debito e deficit.

Questo, ha spiegato Tria sempre nell’intervista con Agorà, non tanto per evitare sanzioni dell’Unione europea, ma per evitare la reazione negativa dei mercati. “Il problema – sostiene Tria (min. 55.320) – è che deficit significa che qualcuno sia disposto a prestarci del denaro, e sia disposto a prestarlo a un tasso d’interesse sostenibile (…). È inutile pensare di fare un deficit di 2 o 3 miliardi in più quando poi per fare questo dovremmo pagare interessi aggiuntivi di 2 o 3 miliardi”.

Insomma, messo in chiaro che il rapporto deficit/Pil deve rispettare i vincoli europei per evitare che i mercati puniscano l’Italia, secondo Tria (min. 57.20) spetta alla politica decidere quali sono le priorità di spesa e si vedrà con la prossima legge di bilancio come evitare l’aumento dell’Iva.

Non potendo attingere dal deficit le strade sono fondamentalmente due: aumentare altre tasse o tagliare le spese.

Conclusione

Zingaretti semplifica la posizione del ministro Tria. Quest’ultimo infatti non ha mai dato per scontato e inevitabile l’aumento dell’Iva.

È vero che però abbia ammesso che a legislazione vigente è previsto, che toccherà alla politica indicare strade alternative e che queste strade non potranno in nessun caso passare da un aumento del deficit che violi le regole europee e allarmi i mercati.

 

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Agi

Di Maio ha detto che Salvini deve restare ministro anche se indagato 

Il ministro dell'Interno Matteo Salvini è indagato e il lavoro della magistratura va rispettato. Ma Salvini non ha violato il codice etico dei ministri contenuto nel contratto di governo, quindi "deve continuare a fare il ministro in questo momento". è quanto sottolinea il vicepremier Luigi Di Maio, che in un lungo intervento su Facebook dice di "voler fare chiarezza" su "alcuni fatti accaduti negli ultimi giorni".

"Il ministro Salvini è indagato, gli sono contestati alcuni reati dal pubblico ministero e credo che quello sia un atto dovuto in quanto ministro dell'Interno. Come ci si comporta in questi casi? Prima di tutto – osserva Di Maio – ricordiamoci che nel nostro contratto di governo c'è anche il codice etico dei ministri e secondo questo (che è anche il codice del movimento 5 Stelle) il ministro dell'Interno deve continuare a fare il ministro in questo momento". E aggiunge: "C'è comunque pieno rispetto" per l'azione della magistratura. 

Il ministro dell'Interno Matteo Salvini ieri è stato iscritto nel registro degli indagati per sequestro di persona, arresto illegale e abuso d'ufficio, nell'ambito dell'inchiesta sul caso "Diciotti" insieme al capo di gabinetto del ministro. "Essere indagato per difendere i diritti degli italiani è una vergogna", aveva detto ieri il ministro dell'Interno dal palco della festa leghista di Pinzolo. Il vicepremier aveva incassato la solidarietà degli alleati di un centrodestra che, per una volta, si ritrova compatto. Per Giorgia Meloni quello dei pm di Agrigento è "un atto sovversivo", e il governatore della Liguria, l'azzurro Giovanni Toti, chiede addirittura il blocco navale. Ma nessuno dei 5 stelle aveva parlato prima di Di Maio oggi su Facebook. 

La decisione della procura di Agrigento è arrivata al termine della missione romana del procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio che ha trasmesso gli atti alla procura di Palermo per il successivo passaggio "al tribunale dei ministri della stessa città".

 

Agi News

Agricoltura: Zaia incontra ministro serbo a Venezia

Venezia – Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha incontrato oggi, in visita di cortesia, il ministro dell'agricoltura della Repubblica di Serbia, Branislav Nedimovi. Nel corso dell'incontro, che fa seguito alla visita ufficiale a Venezia del primo ministro Aleksandar Vui del 16 dicembre scorso, Zaia e Nedimovi hanno proseguito il confronto sulle opportunità di investimento nella Repubblica serba, in particolare per il settore agroalimentare veneto. 

Agi News

Eni: primo ministro iracheno al-Abadi incontra Descalzi

(AGI) – Roma, 31 gen. – Il primo ministro dell’Iraq, Haydar al-Abadi, assieme al ministro del Petrolio, Jabbar al-Luaibi, ha incontrato oggi a Baghdad l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi. Durante l’incontro, spiega una nota, che segue quello avvenuto nel febbraio scorso a Roma, l’ad di Eni, il primo ministro al-‘Abadi e il ministro al-Luaibi hanno discusso delle prospettive di sviluppo del settore petrolifero in Iraq e in particolare delle attivita’ di sviluppo del giacimento di Zubair, operato da Eni, uno dei giacimenti piu’ grandi e importanti del paese.
A inizio marzo 2016 sono stati infatti avviati tre nuovi impianti di ultima generazione per il trattamento di olio, gas e acqua (Initial production facilities – Ipf) che assieme a quelli gia’ esistenti, ristrutturati e ammodernati, hanno aumentato la capacita’ di trattamento dell’olio e del gas di Zubair a circa 650 mila barili al giorno (boed) e consentiranno anche di massimizzare l’utilizzo del gas associato. Oltre alle operazioni di trattamento, questi impianti hanno una capacita’ di iniezione di acqua in giacimento di 300 mila barili al giorno, che sara’ determinante per aumentare ulteriormente la produzione di idrocarburi di Zubair. Continuano inoltre le attivita’ di costruzione di un ulteriore impianto di trattamento olio con una capacita’ di 200.000 barili di olio al giorno addizionali.
Dall’ingresso nel paese, Eni ha piu’ che raddoppiato la produzione passando da 180 mila boed agli attuali 420 mila boed. Inoltre, l’iniezione di acqua e’ passata da zero a oltre 400 mila boed garantendo la massimizzazione delle riserve e del recupero. Grazie alle competenze distintive di Eni e all’importante formazione effettuata sulle risorse locali, l’efficienza operativa e’ drasticamente migliorata sia in termini di produttivita’ dei pozzi sia in termini di capacita’ di perforazione e gestione impiantistica. I notevoli risultati ottenuti nel miglioramento delle performance tecnico-operative di Zubair sono stati ottenuti con eccellenti performances in termini di sicurezza del lavoro e nel rispetto dell’ambiente. Inoltre, i costi unitari di produzione sono stati piu’ che dimezzati rendendo Eni top performer nel paese, come riconosciuto dalle autorita’ irachene. Eni e’ stata, inoltre, molto attenta alla valorizzazione delle risorse locali sia tramite importanti opportunita’ di formazione sia attraverso con un massiccio impiego di manodopera irachena.
Durante l’incontro, infine, Descalzi ha confermato l’impegno di aumentare ulteriormente gli investimenti di sostenibilita’ nei prossimi anni con particolare attenzione al settore dell’educazione e la ristrutturazione edilizia delle scuole nella provincia di Bassora, nella quale Eni opera, oltre a mantenere alto il livello di performance tecnico-operative di Zubair.
Eni e’ presente in Iraq dal 2009. La produzione e’ fornita dal giacimento di Zubair (Eni operatore con una quota del 41,6%) che nel 2016 ha prodotto 67 mila barili al giorno in quota Eni. Le attivita’ di produzione e sviluppo sono regolate da un Technical service contract. (AGI)
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Usa: ministro Energia designato Perry, cambiamento clima esiste

(AGI) – Roma, 19 gen. – Il segretario all’Energia designato, Rick Perry, non nega ne’ l’esistenza del cambiamento climatico ne’ che parte della responsabilita’ sia del genere umano. Durante la sua audizione di conferma al Senato, l’ex governatore del Texas ha affermato che il clima sta cambiando e che “parte di cio’ e’ dovuto all’attivita’ umana”. “Il problema e’ come affrontarlo in una maniera ragionata che non comprometta la crescita economica”, ha aggiunto.
Perry si e’ poi detto pentito di aver chiesto, anni fa, l’abolizione del dipartimento che e’ ora chiamato a guidare: “Le mie dichiarazioni di oltre cinque anni fa sull’abolizione del dipartimento dell’Energia non riflettono la mia posizione attuale: dopo essere stato informato su molte delle vitali funzioni del dipartimento dell’Energia, mi pento di aver chiesto la sua eliminazione”. (AGI)

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