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Dopo 17 mesi riapre il Salone del Mobile. Mattarella: “Segno di rilancio”

AGI – Dopo quasi un anno e mezzo ha riaperto i battenti il Salone del Mobile di Milano, la kermesse internazionale più importante nel mondo del design, quest’anno ribattezzata Supersalone, alla fiera di Rho. Da oggi per sei giorni, ha aperto a tutti, visitatori e buyer l’evento speciale curato da Stefano Boeri, attesissimo dopo l’annullamento dell’ultima edizione del Salone, a causa della pandemia (erano 17 mesi che il design attendeva questo momento). 

Il taglio del nastro, avvenuto alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha un forte valore simbolico, di ripartenza per l’intero Paese, come hanno più volte sottolineato i vertici della manifestazione e come dimostra la presenza del Capo dello Stato. Era aprile, i giorni delicatissimi in cui la manifestazione rischiava di saltare del tutto, per il venir meno di alcuni grandi brand, quando Mattarella annunciò che avrebbe partecipato all’inaugurazione.

Il settore vale il 5% del Pil

Per ringraziarlo della sua vicinanza, i vertici della manifestazione gli hanno consegnato una riproduzione del manifesto della prima edizione del Salone (1961) in una cornice d’eccezione, progettata dal duo di designer Formafantasma e realizzata dal giovane architetto-artigiano Giacomo Moor e dagli ebanisti Gigi Marelli e Giordano Viganó con il legno degli abeti abbattuti dalla terribile tempesta Vaia del 2018, in val di Fiemme. Il settore pesa il 5% del Pil nazionale, con un valore di produzione di 39 miliardi di euro, di cui 15 destinati all’export e un saldo commerciale attivo di 7,6 miliardi di euro.

“Questa occasione che raccoglie il coraggio di impresa, creatività, fantasia e cultura è di straordinario significato in questo momento del paese per il suo rilancio e la sua ripresa”, ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante il suo intervento all’inaugurazione del Supersalone, l’evento speciale del Salone del Mobile di Milano. “Desidero esprimere apprezzamento e auguri per il Salone e per l’attività della fiera. Questo – ha sottolineato il capo dello Stato – è un appuntamento di grande importanza da tanti anni. Un punto di riferimento mondiale per il settore in cui nostro paese è all’avanguardia”. 

“Il Supersalone è frutto della generosità delle aziende del design in un momento delicato di rilancio dell’economia e della cultura. Grazie a coloro che hanno creduto fino in fondo e mantenuto vivo una appuntamento così importane: avete vinto la sfida”, ha affermato il presidente di Confindustria e di Fiera Milano Carlo Bonomi durante il suo intervento. “Ora – ha aggiunto – è il momento di guardare avanti, aprirsi con più vigore ai mercati internazionali. Noi siamo al servizio delle imprese che vogliono ripartire, la fiera è uno spazio non solo fisico, dove valorizzare e promuovere il potenziale del brand Italia, attraendo imprese e investimenti da tutto mondo”. 

Fontana: ritorno alla normalità

Per il presidente della regione Lombardia Attilio Fontana il Salone del Mobile seppure con un format diverso, è “un bel segnale per il comparto, per la Lombardia, per il Paese”. “È la normalità che sta avanzando, è solo l’inizio” sottolinea aggiungendo “dobbiamo continuare il nostro impegno, dobbiamo continuare nella vaccinazione e così sarà un inizio definitivo. C’è molta emozione per l’idea di ricominciare”. 

Sala: bella prova di ripartenza

“È una bella prova, si sentono tante lingue per le strade di Milano. Può essere una ripartenza”. Così il sindaco di Milano Beppe Sala arrivando all’inaugurazione del Salone del Mobile alla fiera di Rho, la kermesse internazionale dedicata al design. “Credo che il messaggio qui sia la ricerca del bello e del funzionale – ha aggiunto- , perché abbiamo vissuto tanto nelle nostre case e abbiamo bisogno che siano accoglienti, quelle di chi sta meglio ma anche di chi è in difficoltà e naturalmente questi operatori hanno una grande responsabilità. Abbiamo rivalutato le priorità della nostra vita, abbiamo capito che la salute è una parte delicata, abbiamo certamente maturato la consapevolezza di come l’ambiente è importante”.


Dopo 17 mesi riapre il Salone del Mobile. Mattarella: “Segno di rilancio”

Aziende italiane pronte a  produrre il vaccino contro il Covid in 4-6 mesi  

AGI – Le aziende italiane sono pronte a produrre il vaccino contro il Coronavirus in 4-6 mesi. E’ quanto è emerso nel nuovo incontro al Mise con le case farmaceutiche, dove è stata ribadita la volontà di partecipare al progetto europeo per il rafforzamento della produzione di vaccini. 

Il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ha verificato la disponibilità di alcune aziende a produrre i bulk, ossia il principio attivo e gli altri componenti del vaccino anti Covid, perché già dotate, o in grado di farlo a breve, dei necessari bioreattori e fermentatori. 

La produzione potrà avvenire a conclusione dell’iter autorizzativo da parte delle autorità competenti, in un tempo stimato di 4/6 mesi.

È stato anche appurato che ci sono le condizioni immediate per avviare la fase dell’infialamento e finitura. Sono già pronte a partire molte aziende. 

All’incontro è stato dato mandato dal ministro ai diversi rappresentanti competenti di procedere all’individuazione di contoterzisti in grado di produrre vaccini entro autunno del 2021.

Il ministro ha confermato la volontà del governo di realizzare in Italia un polo per la ricerca di farmaci e vaccini con investimenti pubblici e privati.

Durante l’incontro, a cui hanno partecipato il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, il direttore generale Enrica Giorgetti, il direttore centro studi Carlo Riccini,  il presidente dell’Aifa Giorgio Palù, il commissario per l’emergenza Paolo Figliuolo e il sottosegretario alla presidenza Franco Gabrielli, si è deciso infine di mantenere il massimo riserbo sulle aziende che saranno coinvolte nel processo di verifica in corso.(AGI)
 


Aziende italiane pronte a  produrre il vaccino contro il Covid in 4-6 mesi  

“Sei mesi per salvare Alitalia,  va resa attraente”, dice Patuanelli

Alitalia “perde circa 2 milioni al giorno”, “vorrei sapere cosa si può fare di più rispetto a quanto stiamo facendo”: se lo chiede il ministro dello Sviluppo economico, Stafano Patuanelli, in un’intervista al Messaggero in cui ha sottolineato che “l’obiettivo è chiudere entro metà anno, con la scadenza del mandato al commissario, altrimenti si chiude, non ci saranno altri fondi”. “Per Alitalia questo è davvero l’ultimo intervento dello Stato“, ha assicurato. Dopo che Atlantia ha fatto naufragare il consorzio, ha ricordato l’esponente M5s, “avevo di fronte due strade: la liquidazione della compagnia o avviare una nuova procedura”.

Il ministro ha scelto la seconda e ora, spiega, “coltivo la speranza che si possa arrivare ad una soluzione”. Le condizioni del superamento dell’impasse e trovare una soluzione sono affidate all’avvocato Leogrande, che “dovrà rendere più attraente la compagnia”, ha spiegato il ministro, ammettendo che i margini su cui operare “non sono amplissimi ma qualche cambiamento serio si puo’ ancora fare” perché di fatto “non c’è interesse per la compagnia così come è ora”.

Obiettivi possibili, uno spacchettamento – “che non è lo spezzatino”, precisa Patuanelli, “ma una holding” – e qualche taglio si spesa, dove “anche qui c’e’ spazio”. E “proprio ieri sera – rivela il ministro – ho firmato i bonifici” pari a 400 milioni per garantire la continuita’ aziendale della compagnia: “Problema risolto”, annuncia.

Su ArcelorMittal, continua Patuanelli è stato raggiunto “un preaccordo non vincolante” che “contiene elementi importanti per il proseguimento della trattativa. Non è la vittoria, ma fissa dei paletti. Ovvero la revisione del piano industriale, che porta con sé anche quella del piano ambientale”. “La produzione finale è di 8 milioni di tonnellate di acciaio. Non legate però esclusivamente alla produzione con il ciclo integrale a carbone, ma con tre tipologie diverse: elettrico puro, preridotto e carbone”, ha aggiunto Patuanelli, “così potremo eliminare due terzi di Co2 e garantire la salute e i livelli occupazionali attuali”. Patuanelli ha spiegato che “lo Stato entrerà in ArcelorMittal Italia (Ami), ma definire ora la quota è prematuro”.

Quel che è certo, invece, “è che loro saranno in maggioranza assoluta”. Oggi c’è infatti un contratto di affitto di asset aziendali con impegno all’acquisto nel 2023. “Di fatto anticipiamo questa fase”, spiega il ministro, “Ami acquista da Ilva in amministrazione straordinaria i rami d’azienda e versa 1,8 miliardi: detratte alcune poste, come i canoni già versati (circa 300-400 milioni, ndr), serviranno a pagare i fornitori, gli scivoli e i creditori che sono Cdp, Intesa, Unicredit e Banco Popolare”. E per garantire i livelli occupazionali, assicura Patuanelli, basta aumentare “la produzione di 2 milioni di tonnellate e con l’ingresso dello Stato che si fa carico della transizione dal carbone all’elettrico, salvaguarderemo l’occupazione”. Un obiettivo che sarà raggiunto “fra quattro anni, a fine piano”. “Per questo e’ forse giusto aspettare a far festa”, avverte il ministro.

Agi

In tre mesi sono stati persi 60 mila occupati

“Dopo la crescita dell’occupazione registrata nel primo semestre dell’anno e il picco raggiunto a giugno, a partire da luglio i livelli occupazionali risultano in lieve ma costante calo, con la perdita di 60 mila occupati tra luglio e settembre”. E’ quanto spiega l’Istat. Risale a settembre il tasso di disoccupazione, che cresce di 0,3 punti percentuali al 9,9%.

Secondo l’istituto, le persone in cerca di occupazione sono in aumento del 3% e che la crescita della disoccupazione riguarda entrambe le componenti di genere e coinvolge tutte le classi d’età tranne i 25-34enni. In questa fascia, infatti, il tasso di disoccupazione sale di 1,1 punti percentuali a settembre su agosto, portandosi al 28,7%. 

Agi

Come vanno le cose all’Ilva due mesi e mezzo dopo l’arrivo degli indiani

In due giorni, con altrettante mosse, Arcelor Mittal ha disinnescato due “mine” che rischiavano di creare qualche intralcio al cammino della nuova società che dall’1 novembre sta gestendo gli impianti già gruppo Ilva.

La prima riguarda l’aver ottenuto la revoca dello sciopero che Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm e Usb avevano indetto per lunedì prossimo, a partire dalle 7, per 24 ore. E sarebbe stato il primo sciopero per un’azienda da poco subentrata alla guida della più grande acciaieria europea. 

La seconda consiste nell’aver frenato il disagio economico, e le relative proteste, di quanti ieri mattina intorno a mezzogiorno, visualizzando il cedolino della retribuzione di dicembre, accreditata oggi sul conto corrente, hanno trovato un’amara sorpresa: la busta paga dell’ultimo mese dell’anno era decisamente più leggera rispetto a quella di mesi precedenti, colpa dei conguagli fiscali ma, soprattutto, delle addizionali locali, regionale e comunale.

Lo sciopero disinnescato

Lo sciopero di lunedì 14 gennaio era stato proclamato contro la polifunzionalità. Ovvero contro la decisione di Arcelor Mittal di trasferire temporaneamente, previa formazione professionale, un gruppo di lavoratori (una cinquantina dice l’azienda) all’interno della fabbrica, tra le manutenzioni e l’acciaieria, che è poi, quest’ultima, l’area dove gli stessi operano.

I sindacati sono insorti: Arcelor Mittal non può fare questo unilateralmente. Se c’è un problema, una fermata di impianti o un rallentamento di produzione, ne parliamo insieme e insieme troviamo una soluzione condivisa. Oltretutto, avevano detto i sindacati, Arcelor Mittal si ricordi che non ha ancora centrato i numeri relativi alle assunzioni così come previste dall’accordo al Mise: 10.700 assunti da Ilva in amministrazione straordinaria.

La trattativa con l’azienda ha appianato i contrasti. La polifunzionalità chiesta da Arcelor Mittal a fronte di casi specifici anche per non tenere il personale inattivo, resta sul tavolo ma farà parte, da ora in poi, di una procedura concordata e condivisa. Obiettivo delle parti, “poter approdare, sulla scorta di quanto realizzato è verificato, ad una specifica intesa sulla materia”.

Lo strappo tra i sindacati e con l'azienda

Nel frattempo, Arcelor Mittal ha confermato il target dei 10.700 assunti totali. Lo sciopero lunedì 14 gennaio non si farà, quindi, ma è strappo tra le sigle metalmeccaniche e tra l’azienda e l’Usb. Questo sindacato non ha accettato l’accordo, denuncerà l’azienda alla Magistratura per comportamento antisindacale e dichiara che “se Arcelor Mittal pensa che il lavoratore Ilva può ricoprire qualsiasi ruolo e mansione, non solo sminuisce la professionalità del lavoratore ma, cosa più importante, non facilità il reintegro dei lavoratori non assunti”.

Per le addizionali e le tasse che hanno falcidiato la busta paga, invece, i sindacati erano in allarme già da qualche giorno tant’è che avevano chiesto ad Ilva in amministrazione straordinaria – in quanto con dicembre ha erogato l’ultima busta paga, mentre da gennaio la competenza è tutta del nuovo gestore – di effettuare una rateizzazione. Ma la richiesta non si è rivelata possibile per due ragioni.

La prima normativa: una norma prevede che le imposte locali si paghino nell’anno successivo alla maturazione e l’Agenzia delle Entrate  prescrive che il datore di lavoro trattenga le imposte nell’ultimo stipendio in modo che possa subito versarle all’Agenzia delle Entrate. L’altra è oggettiva: nel gruppo si è nel pieno della transizione tra Ilva in amministrazione straordinaria e Arcelor Mittal, che dall’1 gennaio, finiti i due mesi di distacco dall’as, ha assunto il personale che aveva selezionato a fine ottobre.

La questione con il fisco

La soluzione trovata dall’azienda, e proposta ai sindacati, è quindi quella di offrire un anticipo di 500 euro a valere sulla busta paga di gennaio in pagamento il 12 febbraio, la prima dell’era Mittal. L’anticipo sarà fatto su richiesta individuale, riguarderà coloro che hanno percepito oggi meno di 800 euro, e avverrà con un bonifico successivo.

La richiesta dell’anticipo va fatta ad Arcelor Mittal attraverso gli uffici del personale presenti in ogni area dello stabilimento. Chi riceverà l’anticipo di 500 euro se lo vedrà poi detratto nella busta paga di gennaio. Ma quella retribuzione, pur con 500 euro in meno, non avrà – al contrario di quella presa oggi – l’aggravio delle tasse di fine anno e quindi la decurtazione sarà tutto sommato più sostenibile.

Appianati i primi ostacoli di inizio d’anno, Arcelor Mittal può quindi affrontare la partenza del 2019. A giorni è in arrivo a Taranto il primo carico di semilavorati dallo stabilimento francese di Fos. L’aiuto esterno serve a sostenere la produzione del siderurgico, oggi bassa (meno di 5 milioni di tonnellate annue) e al di sotto delle potenzialità dello stabilimento per i vincoli ambientali, in modo che possa “viaggiare” su 6 milioni di tonnellate di acciaio l’anno. Che sono anche la soglia fissata dall’Autorizzazione integrata ambientale sin quando non si completa la bonifica. 

Agi News

Cosa ha fatto il governo nei suoi primi sei mesi

Sei mesi di governo M5s-Lega. A 180 giorni dal giuramento, l'esecutivo di Giuseppe Conte si trova davanti allo scoglio più difficile e delicato, ovvero il percorso che porterà all'approvazione della legge di bilancio.

Nato dall'unione di due partiti con programmi diversi, contrapposti alle scorse elezioni politiche, il "governo del cambiamento" si presenta davanti alla 'prova' della manovra reduce da un percorso a tratti accidentato, spesso costellato da frizioni e tensioni interne che hanno spesso evidenziato le divisioni tra i due azionisti della maggioranza.

Divergenze che hanno riguardato temi più ampi, come la realizzazione delle infrastrutture (Alta velocità Torino-Lione e gasdotto Tap) e la gestione dei rifiuti (M5s e Lega si dividono sull'uso dei termovalorizzatori), ma anche provvedimenti specifici.

Il partito di Matteo Salvini ha inizialmente contestato ai 5 Stelle la parte del decreto emergenze sul condono a Ischia, mentre il capo politico dei pentastellati Luigi Di Maio ha puntato il dito contro la "manina" leghista responsabile di aver cambiato il decreto fiscale.

Altri fronti di scontro sono stati il disegno di legge anticorruzione contenente la riforma della prescrizione voluta dal ministro della Giustizia 5 stelle Alfonso Bonafede e il decreto sicurezza e immigrazione che porta il nome del ministro dell'Interno Salvini, con il governo che ha blindato il testo ponendo la questione della fiducia sia al Senato che alla Camera per superare la contrarietà dei dissidenti 5 stelle.

Diverse le contrapposizioni e gli 'incidenti' parlamentari, il governo però ha retto alle spinte centripete di due partiti i cui leader prima del voto avevano pubblicamente assicurato che non si sarebbero mai alleati.

A volte le tensioni sono state risolte evocando il rispetto del contratto di governo. Spesso grazie al confronto e al buon rapporto tra i due vice premier. Negli ultimi mesi, qualcosa nell'intesa, anche personale, tra Di Maio e Salvini è sembrato incrinarsi. In questo contesto ha assunto maggiore importanza il ruolo di mediazione del presidente del Consiglio, figura 'terza' di professore universitario, anche se indicata dai 5 stelle.

Anche nella fase ultima di confronto e scontro con la commissione europea, che ha bocciato la manovra italiana, Conte – libero dal ruolo di leader di partito con le elezioni europee alle porte – ha messo in campo doti di mediatore che hanno permesso portare avanti il negoziato per un dialogo con l'Ue. Un confronto costruttivo intessuto durante i tre Consigli europei dell'autunno e culminato con la cena con il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker del 24 novembre che ha riaperto la trattativa sulla manovra.

La Manovra

In breve

  • Rapporto Deficit/Pil al 2,4%
  • Apertura del negoziato con l'Ue per evitare la procedura di infrazione

L'accordo è che il rapporto tra deficit e Pil sarà al 2,4% per tre anni (nei giorni successivi si deciderà di farlo scendere al 2,1% nel 2020 e all'1,8% nel 2021). Dieci miliardi per il reddito di cittadinanza, fondo ad hoc di 1,5 miliardi per "i truffati delle banche", superamento della Fornero, pace fiscale, flat tax al 15% per oltre un milione di partire Iva. Da quel giorno si è aperto un conflitto con Bruxelles, con il presidente della Commissione Europea, Juncker, e il commissario Ue agli Affari economici, Moscovici, in prima linea nel chiedere subito modifiche alla manovra sul deficit e la riduzione del debito.

Scambi di accuse tra entrambi e il ministro dell'Interno, un muro contro muro che ha causato l'aumento dello spread (il differenziale di rendimento tra Btp italiani e Bund tedeschi è arrivato a superare i 330 punti), la sofferenza dei titoli bancari con il conseguente richiamo del presidente della Bce, Draghi a rispettare le regole.

Un muro contro muro che si è risolto con la bocciatura della manovra da parte delle istituzioni europee. La svolta l'hanno impressa il presidente del Consiglio, Conte, e il ministro dell'Economia Tria. Entrambi hanno lavorato sotto traccia per trovare una soluzione. Soprattutto il primo, avocando a sé il diritto di trattare con la Ue, ha portato sul tavolo di Juncker un dossier con il piano di investimenti e le riforme che l'esecutivo intende attuare. Con lo scopo di ottenere un segnale di fiducia. "Non siamo in guerra con l'Italia", il messaggio di Juncker. Di Maio e Salvini (pressato da Giorgetti) hanno preso la palla al balzo per dire che "non siamo attaccati ai numerini, noi vogliamo difendere gli italiani, non e' un problema di decimali". I numeri del rapporto deficit/Pil possono cambiare (si parla del 2,2%), si sta studiando come rimodulare le misure – reddito di cittadinanza e 'quota 100' – a cui pero' M5s e Lega non vogliono rinunciare. La missione e' quella di evitare la procedura di infrazione.

Reddito di cittadinanza e Legge Fornero

 

In breve

  • Stanziati 9 miliardi per il reddito di cittadinanza
  • Stanziati 6,7 per Quota 100

Con la legge di bilancio i due soci di maggioranza si giocano la loro credibilità rispetto alle promesse del contratto. I due cavalli di battaglia, ovvero il reddito di cittadinanza dei pentastellati e quota 100 per l'anticipo pensionistico cara alla Lega, non hanno ancora visto la luce.

Nel disegno di legge di Bilancio è stato stanziato un fondo di 9 miliardi l'anno dal 2019 per il reddito e la pensione di cittadinanza, rinviando a uno specifico provvedimento l'attuazione della misura che la Lega vorrebbe trasformare in uno sgravio per le imprese. Per accedere alla pensione anticipata con quota 100, ovvero la somma dell'età anagrafica e contributiva, il governo ha stanziato 6,7 miliardi per il prossimo anno che diventerebbero 7 a regime. Anche in questo caso la definizione della misura è rinviata a un provvedimento attuativo.

I due interventi rischiano però di essere 'sgonfiati', rispetto alle promesse, nel braccio di ferro tra il governo italiano e l'Unione europea. Per far fronte alle richieste di Bruxelles, che ha bocciato la manovra da 37 miliardi di cui 22 in deficit, l'esecutivo gialloverde punta a rimodulare le due misure, agendo, da un lato, sui vincoli per quota 100 in modo da ridurre la platea delle adesioni e, dall'altro, sui tempi di avvio del reddito di cittadinanza che potrebbe essere rinviato ad aprile. Una strada che consentirebbe di risparmiare tra i 3 e i 4 miliardi rispetto ai 16 miliardi stanziati.

Il ponte di Genova, Ischia e i terremotati

In breve

  • Nomina di un commissario per la ricostruzione: Marco Bucci, sindaco di Genova
  • Stanziati 360 milioni per 12 anni

Nei primi sei mesi dell'esecutivo M5s-Lega a guida Giuseppe Conte c'è anche la vicenda, dolorosa, legata al crollo del Ponte Morandi sull'A10 a Genova, avvenuto il 14 agosto. Le misure decise dal governo sono indicate come "decreto Genova", ma in realtà alla città la legge dedica meno di un terzo degli articoli, 16 su 46. Perché gli altri sono relativi a interventi nel centro Italia e sull'isola di Ischia, per i terremoti del 2016 e 2017. Le questioni più contrastate dalle opposizioni con centinaia di emendamenti in commissione e in Aula hanno riguardato la demolizione e ricostruzione del ponte genovese, la gestione delle pratiche di condono pendenti a Ischia e lo smaltimento dei fanghi di depurazione.

C'è un commissario per il Morandi, il sindaco di Genova Marco Bucci, incarico di 12 mesi rinnovabili per 3 anni. I lavori di demolizione dei due monconi del ponte Morandi inizieranno a metà dicembre, la costruzione del nuovo ponte ad aprile. Obiettivo è averlo, o almeno vederlo realizzato e in attesa di via libera all'esercizio, per Natale 2019. A pagare le spese sarà Autostrade in quanto "responsabile del mantenimento in assoluta sicurezza e funzionalità dell'infrastruttura concessa".

E in caso di non pagamento o ritardo, provvederà un meccanismo di anticipazioni da parte dello Stato, complessivamente 360 milioni, pari a 30 milioni annui fino al 2029 come garanzia per l'avvio delle attività. E il ripristino non potrà essere affidato ad Autostrade o sue controllate se prima non sarà chiaro se la società sia stata o meno gravemente inadempiente sulla concessione, rispetto al crollo del ponte. Quanto a Ischia, il condono è rientrato dalla porta principale, l'Aula del Senato, dopo il blitz che in commissione con l'ok bipartisan a un emendamento di FI ne aveva ridotto sensibilmente la portata. Ora, per gli immobili danneggiati dal terremoto in 3 Comuni di Ischia si prevede che entro 6 mesi le amministrazioni dovranno rispondere alle richieste di sanatoria ancora pendenti applicando il condono 'tombale' del 1985 e quelli del '97 e 2003.

Alitalia, Tim e Anas

 

In breve

  • Offerta vincolante di Fs per Alitalia
  • Aggregare Oper Fiber e Tim per una rete unica
  • Cancellazione della fusione tdi Fs e Anas
  • Nuovo vertice all'Agenzia spaziale italiana

Il governo ha intenzione di rilanciare Alitalia e dopo una serie di colloqui con potenziali partner industriali, il via libera è stato dato all'offerta vincolante presentata da Fs. Sarà ora nel prossimo piano industriale della società ferroviaria che si conoscerà nel dettaglio il futuro di Alitalia. Sarà presumibilmente pronto entro fine gennaio, e nel frattempo l'ad di Fs Gianfranco Battisti sta definendo le strategie della compagnia dal 2019 in poi: sembra scontato che nel nuovo piano si prevederanno treni veloci negli aeroporti e prime sinergie sull'orario.

Dopo l'ok dei commissari straordinari all'integrazione, la 'partita' con Fs entra dunque nel vivo: continua intanto il dialogo con diversi soggetti tra cui Easyjet e potrebbe tornare alla ribalta anche un coinvolgimento di Lufthansa. Ad ogni modo, l'obiettivo del Governo e' quello di avviare un progetto integrato di mobilità del Paese e per far questo, ha spiegato Battisti, potrebbe essere creato un sistema che metta in collegamento porti, aeroporti e stazioni.

Altro dossier sul tavolo del governo è la rete unica: si punta a incentivare l'aggregazione fra quella di Tim e quella di Open Fiber, il player pubblico (50% Cdp, 50% Enel). Ancora non si conoscono i dettagli dell'operazione, che potrebbe anche delinearsi nella legge di bilancio. Attualmente ci sono emendamenti presentati che incentivano anche la nascita della newco con un sistema tariffario incentivante sul modello Rab di Terna e Snam. L'obiettivo è quello di varare una rete tlc unica nazionale, ossia di dotare il Paese di una rete infrastrutturale a banda ultralarga. Anche in questa chiave si legge l'avvicendamento ai vertici di Tim dove sulla poltrona di amministratore delegato è stato chiamato Luigi Gubitosi al posto di Amos Genish, fortemente voluto dal primo azionista di Tim, Vivendi, da sempre contraria allo scorporo della rete.

Grande rivoluzione anche all'Anas, con le dimissioni di Armani. Il governo Gentiloni puntava ad una grande fusione tra Fs e Anas, sul quale soprattutto i grillini hanno espresso sempre forti critiche arrivando alla conclusione che tale operazione servisse soltanto ad aumentare lo stipendio dei supermanager statali e a far uscire l'Anas fuori dal perimetro della pubblica amministrazione. Per il Ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, l'Anas deve occuparsi ora "solo della gestione, costruzione, manutenzione e messa in sicurezza delle strade".

Infine, uno scossone è stato dato anche all'Asi, l'Agenzia Spaziale Italiana, che è stata commissariata: l'ex presidente Roberto Battiston ha dovuto cedere il posto all'astrofisico Piero Benvenuti che è entrato come commissario straordinario dell'ente. Come ogni colpo di scena che si rispetti, anche questa decisione ha sollevato un mare di polemiche.

Anticorruzione

In breve

  • Riforma della prescrizione
  • 'Daspo a vita' per i corrotti
  • Agente sotto copertura
  • Utilizzo di trojan per le intercettazioni.

Il disegno di legge anticorruzione, rinominato 'spazzacorrotti' da Luigi Di Maio e Alfonso Bonafede, è uno dei provvedimenti bandiera del Movimento 5 stelle. Oltre alla riforma della prescrizione, prevede il cosiddetto 'Daspo a vita' per i corrotti, la figura dell'agente sotto copertura, l'utilizzo di trojan per le intercettazioni. Sono inoltre previste norme più stringenti su partiti e movimenti politici.

Approvato dalla Camera il 22 novembre dopo un iter travagliato, il ddl è ora all'esame del Senato, dove i pentastellati puntano a ripristinare il testo originario dopo l'incidente che si e' verificato in Aula a Montecitorio, con il governo che e' stato battuto su un emendamento a scrutinio segreto che ammorbidisce di molto il reato di peculato e che ha dato il via a una spaccatura interna alla maggioranza, con accuse e sospetti reciproci tra alleati di governo.

E' stato necessario un vertice a tre, tra i due vicepremier e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, per superare la spaccatura. Ma si è trattato solo dell'ultimo episodio in ordine di tempo: tutta la strada del ddl è stata infatti in salita, sin dall'approvazione del provvedimento in Cdm, dove non è passata inosservata l'assenza del vicepremier e titolare del Viminale, Matteo Salvini. Sono state molteplici le battute di arresto, gli accordi siglati e poi saltati tra M5s e Lega, il necessario e continuo intervento dei leader in persona per recuperare l'intesa, ad esempio sulla riforma della prescrizione.

I 5 stelle hanno infatti voluto inserire in corso d'opera lo stop alla prescrizione dopo il primo grado di giudizio nonostante la ferma contrarietà degli alleati. Contrarietà superata solo dopo un vertice a palazzo Chigi, con i leghisti che hanno ottenuto il rinvio al 2020 dell'entrata in vigore della riforma. Tensioni proseguite fino all'ultimo, con i deputati M5s in piedi in Aula ad applaudire l'approvazione del ddl a cui ha fatto da contraltare la freddezza leghista. Il via libera finale è atteso entro il 2018.

Sicurezza

 

In breve

  • Abolito il permesso umanitario 
  • Nuove misure sulla cittadinanza e la permanenza nei centri di prima accoglienza
  • Stretta alle leggi antiterrorismo
  • Daspo sportivo ai sospetti terroristi
  • Via la cittadinanza italiana in caso di condanna definitiva per terrorismo 
  • Maggiori poteri ai Comuni

Un iter parlamentare complicato e spesso in salita, con tensioni all'interno del governo e fibrillazioni tra i 5 stelle destinate però ad infrangersi contro il muro innalzato da Matteo Salvini, che non ha concesso alcun passo indietro agli alleati di governo. è la cornice che accompagna il via libera definitivo al decreto Sicurezza, provvedimento bandiera della Lega giunto al rush finale in zona Cesarini: diventerà legge a pochissimi giorni dal rischio scadenza. Il decreto segna anche un primato per il governo Conte: è infatti il primo provvedimento che affronta le aule parlamentari blindatissimo, licenziato con una doppio voto di fiducia, prima al Senato e poi alla Camera.

Approvato all'unanimità dal consiglio dei ministri a fine settembre, il decreto modifica la normativa in materia di accoglienza dei profughi, abolendo il permesso umanitario. Introduce nuove misure sulla cittadinanza e la permanenza nei centri di prima accoglienza. Imprime una stretta alle leggi antiterrorismo estendendo il Daspo sportivo anche ai sospetti terroristi. Toglie la cittadinanza italiana in caso di condanna definitiva per terrorismo. E concede maggiori poteri ai Comuni.

Quanto al sistema Sprar, è stato notevolmente ridimensionato. Il decreto rientra in un piu' ampio 'pacchetto sicurezza', dove figura un altro cavallo di battaglia leghista: la legittima difesa. Approvata dal Senato a fine ottobre, anche questa riforma ha creato alcune tensioni nella maggioranza, con i pentastellati che inizialmente hanno tentato di 'attenuarne' le norme per poi 'riallinearsi'. Il provvedimento ha incassato anche i voti di Forza Italia e FdI. La difesa è sempre legittima e non è punibile chi si è difeso in "stato di grave turbamento", sono i punti principali della riforma che ora dovrà essere approvata dalla Camera. Infine, è iniziata i primi di settembre la sperimentazione del taser, la pistola ad impulsi elettrici, in dotazione alla polizia municipale di 12 comuni italiani (Genova, Torino, Milano, Padova, Reggio Emilia, Bologna, Firenze, Caserta, Napoli, Brindisi, Palermo e Catania). La norma e' contenuta nel decreto Sicurezza.

Migranti

In breve

  • Riduzione del numero degli sbarchi
  • Nuovo contratto per la gestione del'accoglienza

"Buon viaggio, possono andare dove vogliono gli amici delle Ong ma in Italia non arrivano". E' il refrain del ministero dell'Interno, Matteo Salvini, che sulla linea dura sui migranti non ha esitato a polemizzare con Malta e con la Francia. Non ha mancato di attaccare Macron per la vicenda dei profughi riportati in territorio italiano dalla gendarmeria francese, come avvenuto a Claviere, oppure di criticare La Valletta, accusata di aver abbandonato un gommone con 150/200 immigrati in mezzo al Mediterraneo e in direzione dell'Italia. "A Bruxelles sono troppo impegnati a scrivere letterine contro l'Italia per occuparsi di questi problemi", ha commentato il titolare del Viminale.

E l'aggiornamento sui flussi migratori registrati dice che "l'anno scorso erano arrivate via mare 117 mila persone, oggi siano fermi a 23 mila". Gli sbarchi sono intorno all'81% in meno rispetto a un anno fa. Dal primo gennaio al primo giugno 2018 ci sono stati 13.589 migranti sbarcati; nello stesso periodo di un anno fa erano stati 60.228, quindi un calo di quasi il 78%. Gli sbarcati dal primo gennaio al 4 novembre scorso sono stati 22.167, contro i 114.356 dello stesso periodo di un anno fa, per l'appunto un calo di quasi l'81%. Se si prende il solo periodo riferito a questo governo, dal primo giugno al 4 novembre si sono registrati 8.468 sbarchi, contro i 54.128 dello stesso periodo di un anno fa.

Nei centri di accoglienza 183.732 ospiti a gennaio, 167.723 a giugno, 148.875 al 15 ottobre. Le domande di asilo sono passate da circa 100.000 a quasi 40.000. A proposito di strutture di accoglienza, ad esempio il primo gennaio 2018 il Cara di Mineo ospitava 2.585 migranti, che oggi sono scesi a 1.726. Il calo è del 33% e si e' accompagnato a una progressiva riduzione dei costi.

Il contratto in vigore il primo di gennaio 2018 prevedeva una spesa da 33,06 euro a testa al giorno per migrante, per un costo quotidiano di 85.460 euro. A ottobre è entrato in vigore un nuovo contratto, con una spesa giornaliera scesa a circa 22 euro per migrante al giorno. Con le presenze attuali, il costo quotidiano è di 37.972 euro. Se ci fosse già in vigore il nuovo capitolato previsto da Salvini, la spesa scenderebbe ulteriormente. La base d'asta, infatti, sarà di 19,33 euro per migrante al giorno, con un esborso complessivo quotidiano massimo (ipotizzando le presenze attuali) da 33.364 euro. Ed è evidente che l'appalto sarà aggiudicato a un costo più basso di 19,33 euro, con ulteriore risparmio.

Rai

 

In breve

  • Nomina di presidente e ad
  • Nomina dei nuovi direttori di testata

La coincidenza ha voluto che andasse in scadenza il Cda scelto con la precedente legge e con il precedente governo a trazione Pd-renziana. E cosi' la nomina del nuovo organismo di gestione del servizio pubblico radiotelevisivo è stato il primo impegno, anche se direttamente il governo ha detto la sua – per legge – solo su due dei sette componenti del Cda: gli altri 5 sono stati scelti dal Parlamento (due per parte da Senato e Camera) e dai dipendenti Rai. I due nomi del governo sono stati quelli di Marcello Foa e, tramite il Tesoro che è l'azionista di riferimento Rai con il 99 e passa per cento, Fabrizio Salini, chiamato ad essere l'amministratore delegato (figura che subentra al direttore generale della precedente governance).

In Parlamento, secondo uno schema legato all'alleanza M5s-Lega, Beatrice Coletti (M5s), Igor De Biasio (Lega Nord), poi c'è Giampaolo Rossi, considerato vicino a Fratelli d'Italia. Formazione questa che ha consentito a Lega e M5s di avere i voti necessari, assieme a quelli di Forza Italia in seconda battuta, per il via libera in commissione di Vigilanza a Marcello Foa (dopo un primo stop perche' mancavano appunto i voti forzisti) alla presidenza di viale Mazzini in seguito all'indicazione in tal senso a maggioranza in Cda. Di questo fanno parte anche Rita Borioni (in quota Pd) e Riccardo Laganà (tecnico del montaggio eletto dai dipendenti Rai).

A cascata, dal Cda ecco le nomine alle direzioni dei tg: Giuseppe Carboni, appoggiato da M5s, al Tg1; Gennaro Sangiuliano, in quota Lega e sostenuto da FI, al Tg2; Giuseppina Paterniti, proposta da M5s, al Tg3. Al Gr e Radio Rai è stato spostato Luca Mazza (dal Tg3 e dato in quota Pd), mentre alla Tgr e' andato Alessandro Casarini, dato come vicino alla Lega. E, nella logica dello spoil system, dopo quelle ai tg, arrivano le nomine alle reti: Teresa De Santis, con il sostegno della Lega a Rai1; Carlo Freccero, molto apprezzato da M5s, che torna – da pensionato e per un anno – a Rai2; conferma invece per Stefano Coletta, considerato vicino alla sinistra.

Vaccini

In breve

  • Obbligo vaccinale su base regionale
  • Piano speciale per il morbillo

L'obbligo vaccinale per i bambini è un'esagerata coercizione o una sacrosanta misura sanitaria di prevenzione? Su questo dilemma si sono consumati i primi sei mesi di governo gialloverde in tema sanità. La ministra Giulia Grillo, che peraltro è un medico, ha dovuto districarsi tra gli appelli unanimi della comunità scientifica a non abolire la legge Lorenzin, che fissa a 10 i vaccini obbligatori pena l'esclusione del bimbo dal nido o, per i più grandi, salate multe per i genitori, e la piccola ma agguerrita frangia no-vax, che si fa sentire sui social ma che trova sponde anche negli stessi 5 stelle.

E se già a giugno persino Matteo Salvini sentenziava che "dieci vaccini obbligatori sono inutili e dannosi", pediatri, medici e infettivologi sottolineavano a gran voce: "Abolire l'obbligo sarebbe irresponsabile, le coperture sono aumentate e la legge ha funzionato". La prima deadline era quella del 10 luglio, data entro la quale, come previsto dalla legge Lorenzin, occorreva presentare i certificati alle Asl. Ma solo in meno della metà delle regioni era partita l'anagrafe vaccinale, indispensabile per i controlli incrociati. Per questo il 5 luglio è stata pubblicata la circolare Grillo-Bussetti, che consentiva ai presidi di "accontentarsi" dell'autocertificazione, sollevando un vespaio di polemiche.

L'obiettivo dichiarato è quello di superare l'obbligo come concepito dalla Lorenzin: la legge incardinata in Senato prevede infatti un obbligo "flessibile", pensato per singoli vaccini e regione per regione, in base alle coperture e ai dati epidemiologici. Proprio tenendo conto dei dati ancora allarmanti (nei primi nove mesi del 2018 quasi 2.300 malati, con due morti), è allo studio in particolare un nuovo piano contro il morbillo, che prevede l'offerta vaccinale per 800 mila giovani e adolescenti, anche attraverso un sistema premiale ancora tutto da studiare (agevolazioni all'università, ad esempio, o nell'iscrizione nei centri sportivi, o persino per i punti della patente).

Sgomberi

 

In breve

  • Accelerazione nelle demolizioni

Un'accelerazione negli sgomberi di alloggi e luoghi anche pubblici occupati abusivamente e nell'esecuzione di provvedimenti di demolizione di costruzioni abusive confiscate e sequestrate o passate nella disponibilità di enti pubblici. C'è anche questo nel primo semestre di attività del governo gialloverde M5s-Lega.

Nel giro di pochi giorni l'attenzione mediatica è stata attirata da quanto avvenuto a Roma. Dapprima il via alle demolizioni da parte del Comune di Roma di una schiera di abitazioni nella zona del Quadraro riconducibili al clan Casamonica, con una mega operazione che ha visto impegnati 600 appartenenti al Corpo della Polizia di Roma Capitale arrivati sul posto all'alba, con il sindaco Virginia Raggi, e dove dopo sia il premier Giuseppe Conte che il ministro dell'Interno Matteo Salvini hanno ribadito il ripristino della legalità. Poi, in territorio di Frascati ai confini con quello della capitale, i bulldozer dell'Esercito hanno ridotto in macerie una villa, disabitata, anche questa appartenente alla famiglia Casamonica. E anche qui il titolare dell'Interno è stato netto nel dichiarare che l'azione del governo non avrà sosta nella lotta all'abusivismo e nell'attacco alle proprietà frutto del malaffare.

Campagna 'plastic free'

 

In breve

  • Riordino delle competenze
  • Messa al bando delle plastiche monouso

Nell'agosto 2018 è diventato legge il decreto per il riordino dei Ministeri. Nel testo, le competenze in materia di Terra dei Fuochi sono passate dal dicastero dell'Agricoltura all'Ambiente, con particolare riferimento a quelle sulle bonifiche delle discariche scoperte che inquinano le falde e il terreno rendendo pericolose le coltivazioni ad uso alimentare. Ancora, con la nuova legge il Ministero assume competenze sull'economia circolare e dissesto idrogeologico. Su quest'ultimo aspetto, passano al ministero dell'Ambiente le competenze sul dissesto che nel 2014 andarono alla struttura di missione di Palazzo Chigi.

E' stata lanciata la campagna "plastic free" per la messa al bando dell'uso della plastica, in particolare la monouso, anche nelle amministrazioni pubbliche a cominciare dal ministero dell'Ambiente. Infine, il ministro Sergio Costa, alla guida del dicastero, ha portato a casa il decreto sulla commissione Via/Vas che ridefinisce i criteri di selezione dei componenti della Commissione Tecnica di Verifica dell'impatto ambientale.

Precari

 

In breve

  • Bonus per le assunzioni stabili degli under 35
  • Stretta sui contratti a terine
  • Stretta sulle delocalizzazioni

Il decreto Dignità è stato approvato in via definitiva dal Senato il 7 agosto scorso sostanzialmente per modificare alcune norme sul mondo del lavoro previste dal Jobs Act. Il provvedimento prevede, tra le altre misure, l'estensione al 2021 del bonus per le assunzioni stabili degli under 35, una stretta sui contratti a termine e sulle delocalizzazioni, nuove disposizioni sui contratti in somministrazione e l'aumento delle indennità in caso di licenziamento illegittimo. Il decreto contiene, inoltre, la disciplina dei nuovi voucher per i piccoli alberghi e il settore agricolo, multe più salate per chi viola il divieto di sponsorizzazioni e pubblicità dei giochi d'azzardo, il messaggio "nuoce gravemente alla salute" apposto su gratta e vinci e slot. 

Agi News

Fisco: +1,9% a 292,188 mld le entrate dei primi 8 mesi, bene Iva +3,7%

Le entrate tributarie erariali accertate in base al criterio della competenza giuridica nei primi otto mesi dell'anno ammontano a 292,188 miliardi di euro, segnando un incremento di 5,441 miliardi rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (+ 1,9%). Al risultato contribuiscono sia le imposte dirette (+1,6%) sia quelle indirette (+2,2%) che hanno beneficiato dell'ottimo andamento del gettito Iva (+2,94 miliardi, +3,7%).
   "Il dato del gettito del periodo considerato", spiega il ministero dell'Economia, "risulta influenzato dallo spostamento, dal mese di maggio al mese di novembre, del pagamento dell'acconto dell'imposta sulle assicurazioni. Tali versamenti a maggio dello scorso anno erano ammontati a circa 1,2 miliardi si euro. Al netto di questo acconto le entrate tributarie erariali del periodo gennaio-agosto 2018 mostrano un incremento del 2,3%". 

Agi News

Autostrade costruirà un nuovo ponte in 8 mesi e ha stanziato mezzo miliardo per le famiglie

La creazione di fondo da mezzo miliardo a disposizione delle famiglie delle vittime e di chi è stato colpito dal crollo di Genova e la costruzione un ponte in acciaio che, entro otto mesi, dovrà sostituire il Morandi. Sono le due iniziative che l'amministratore delegato di Autostrade per l'Italia ha annunciato durante la conferenza stampa sul disastro della vigilia di Ferragosto. 

"Realizzeremo un nuovo ponte. Otto i mesi che, gli studi ci dicono, servono tra demolizione e ricostruzione di una struttura in acciaio meno impattante per la Valpolcevera" ha annunciato Giovanni Castellucci. "Tutte le relazioni che avevamo ci mostravano uno stato di salute buono. Ma questo sarà oggetto di verifiche, perizie e dell'esame della magistratura. Tutti vogliamo sapere cosa è successo".

Come stanno gli altri ponti

Per quanto riguarda i lavori di manutenzione decisi la scorsa primavera "non erano con una procedura d'urgenza, ma ristretta. Perché le imprese che potevano partecipare a un intervento così complesso dovevano essere selezionate. Riguardava anche un altro pilone, non solo quello danneggiato. Era per allungare il tempo della vita utile del ponte. I ponti sulla nostra rete sono sicuri, ma ho chiesto a tutti di fare un'ulteriore analisi critica. Un eccesso di cautela in questo momento mi sembra giusto".

Il fondo

Autostrade ha esso a disposizione delle famiglie di chi è stato colpito dalla tragedia del Ponte Morandi un fondo da 500 milioni di euro che  saranno disponibili da lunedì. Le modalità di erogazione si sta studiando col Comune di Genova. Il costo fondo, ha assicurato, non ricadrà sugli utenti delle autostrade. "Dove si mette a bilancio il mezzo miliardo? E' un costo. Non c'è altro modo" ha detto spiegando che non si interverrà con aumenti sulle tariffe dei pedaggi.  

"Stiamo studiando" ha aggiunto Castellucci, "di liberalizzare il pedaggio per residenti e non, a partire da lunedì, nel tratto da Bolzaneto a Genova Ovest e da Prà a Genova aeroporto".

L'ipotesi dimissioni

Esclusa, al momento, l'ipotesi di una remissione del mandato. "La mia unica preoccupazione è aiutare a superare crisi di Genova e dell'azienda che ha colpito i nostri dipendenti. Il resto si vedrà successivamente" ha detto l'amministratore delegato.

Le scuse

Castellucci ha anche parlato di quelli che sono stati definiti dalla stampa i 'difetti di comunicazione' della società nei giorni del disastro. "Chiediamo scusa perché siamo stati percepiti distanti. Non siamo stati capaci di far sentire la nostra vicinanza alla città. Noi abbiamo lavorato a fianco delle istituzioni per trovare soluzioni per tutti. Noi continueremo a stare vicini a Genova perché sappiamo che dobbiamo dare tanto a questa città per farla uscire dalla situazione in cui si è trovata. Possiamo dare soluzioni veloci: ci faremo in quattro, in otto, in cento se sarà necessario, per dare risposte alle esigenze di Genova".

Agi News

Le startup che si occupano di blockchain e criptovalute hanno raccolto più soldi negli ultimi 5 mesi che in un anno e mezzo

Dopo le discussioni e i picchi speculativi, stanno arrivano gli investimenti. Dall'inizio del 2018, le startup che si occupano di blockchain e criptovalute hanno raccolto 1,3 miliardi di dollari in poco meno di 250 operazioni. La cifra segna un'accelerazione verticale rispetto allo scorso anno: in meno di cinque mesi, infatti, venture capital business angel hanno investito più di quanto non abbiano fatto nei precedenti 18 mesi (tra luglio 2016 e dicembre 2017). Sono i risultati raccolti da TechCrunch attingendo da quell'enorme serbatoio di dati che è Crunchbase.

Quanto corre la blockchain

Si tratta, comunque, di dati parziali. E che con tutta probabilità raccontano solo una parte del mercato. Sono infatti inclusi nel conteggio solo i round di venture capital e business angel, mentre sono escluse le Ico (che raccolgono dollari o criptovalute mature in cambio di monete digitali di nuova emissione), che spesso finanziano progetti legati alla blockchain. TechCrunch ha poi preso in considerazione solo le operazioni con cifre note, escludendo i round con ammontare non chiaro. 

Circle, il terzo crypto-unicorno

La corsa degli investimenti era attesa. A febbraio, Crunchbase aveva previsto il sorpasso del 2018 sul 2017. Ma quello che colpisce sono i tempi stretti in cui si è consumato e la forza dello slancio. Tra i passaggi chiave degli ultimi mesi, c'è il round da 110 milioni incassato da Circle. La startup che applica la blockchain ai pagamenti online, grazie a una valutazione che sfiora i 3 miliardi di dollari, è entrata nel ristretto gruppo dei crypto-unicorni: affianca Coinbase e Robinhood tra le società del settore con una valutazione superiore al miliardo di dollari.

La nuova geografia delle startup

Tra le altre operazioni di peso, TechCrunch ricorda i 118 milioni ottenuti da Orbs: la startup si propone come una “blockchain per i consumatori”. Offre cioè diversi servizi pensati per un mercato di massa. La terza operazione più abbondante riguarda i 75 milioni di dollari incassati da Ledger, società specializzata nello sviluppo di hardware sicuri per blockchain e criptovalute. Tre round che non raccontano solo tre storie di successo ma anche una geografia dell'innovazione fatta di blockchain ma non solo, di vecchie e nuove “startup nation”. Circle ha sede a Boston, Stati Uniti. Orbs a Tel Aviv, Israele. E Ledger a Parigi, in Francia. Forse è solo una coincidenza. Forse.

Agi News

Nei primi 9 mesi del 2017 investiti 93,8 milioni in startup italiane (-31%)

Il rallentamento, questa volta, sa di inchiodata: gli investimenti in startup italiane hanno perso in un anno quasi un terzo del proprio volume. Tra gennaio e settembre 2017, la raccolta è stata di 93,8 milioni di euro: è il 30,9% in meno rispetto ai primi nove mesi del 2016, quando il dato aveva toccato i 135,8 milioni. Dopo il –13% registrato nel primo semestre, l'ecosistema appesantisce ulteriormente il proprio ritardo. Colpa di un secondo trimestre debole e di un terzo ancor meno generoso.

Il peso dei mesi estivi

Luglio e agosto non hanno registrato operazioni di rilievo. E così settembre ha dovuto reggere da solo le sorti dell'intero trimestre. Con sei operazioni chiuse. Se si conta l'intero round chiuso da Satispay (18,3 milioni), il conteggio arriva a 32,6 milioni. In realtà, però, la startup guidata da Alberto Dalmasso aveva già ottenuto già a maggio impegni per oltre 14,5 milioni. Se si considera solo la differenza (3,8 milioni), il totale del trimestre ammonta ad appena 18,1 milioni. Tradotto: una sola startup (Satispay) ha raccolto in un singolo round (per quanto da record per un'italiana) più di tutte le altre in un intero trimestre. Ad ogni modo, al di là della scelta del periodo nel quale includere il fundraising di Satispay, nulla cambia sul dato degli investimenti complessivi ottenuti nei primi nove mesi del 2017.

Tra luglio e settembre spiccano altri due deal superiori al milione: Genenta Science e Clairy. Cui si aggiunge Green Energy Storage, grazie a una campagna di equity crowdfunding. Al conteggio trimestrale, infatti, partecipano anche queste ultime. Sono state 13, hanno apportano 3,3 milioni e rappresentano una delle poche note liete del periodo.

I round oltre il milione

Satispay – 12 milioni attesi, 18,3 raccolti (14,5 dei quali già a maggio): il round di Satispay è uno di quelli che raramente si è visto in Italia. Vi hanno partecipato Banca Etica, Banca Sella Holding (attraverso Sella Ventures), il venture capital Shark Bites e Iccrea Banca. Il sistema di pagamento mobile sviluppato da Satispay porta così la raccolta complessiva a 26,8 milioni e la valutazione a 66 milioni.

Genenta Science – Genenta Science, società che sviluppa terapie geniche per la cura dei tumori, ha ottenuto 7 milioni di euroda investitori italiani (tra i quali, con 580 mila euro, il Club degli Investitori), britannici, svizzeri e membri del board. La raccolta complessiva arriva così a 17 milioni di euro. Le nuove risorse consentiranno a Genenta di aprire un ufficio nel LaunchLabs, incubatore all'interno dell'Alexandria Center for Life Science di New York. E di avviare le sperimentazioni su una seconda indicazione tumorale oltre al mieloma multiplo.

Clairly – Clairy ha ottenuto 2 milioni di grant dal programma Horizon2020 SME2 dell'Unione Europea. La società, fondata nel 2016 da Alessio D'Andrea, Paolo Ganis, Vincenzo Vitiello, è nata all'interno di Talent Garden Pordenone. Ha sviluppato un vaso intelligente capace di combinare tecnologia e piante per migliorare (e monitorare) la qualità dell'aria tra le stanze di casa.

Green Energy Storage – Green Energy Storage ha sviluppato un sistema di accumulo per le energie rinnovabili. La società trentina ha scelto la strada dell'equity crowdfunding, puntando a una raccolta minima di 250 mila euro per una quota del 2,7%. Sulla piattaforma Mamacrowd ha ottenuto 1,2 milioni di euro (un milione dei quali già incassati). Un record per una campagna italiana.  

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