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Morning Bell: si è chiuso il mese peggiore, i mercati sperano in ottobre

AGI – I mercati aprono contrastati la prima settimana di ottobre, dopo un settembre difficile in cui lo S&P e il Dow Jones hanno chiuso il loro mese peggiore dal marzo 2020, ovvero dall’inizio della pandemia. Le Borse asiatiche e i future a Wall Street aprono l’ottava misti, mentre il prezzo del petrolio avanza di oltre il 2%, pur restando sotto i 90 dollari al barile, in attesa della riunione Opec+ di questo mercoledì.

Delle recenti indiscrezioni all’interno dell’organizzazione dei Paesi produttori di greggio emergono pressioni perchè si decida un possibile taglio tra 500.000 e un milione di barili al giorno, pilotato da Mosca, al fine di sostenere le quotazioni del greggio. “L’inflazione continua a pesare negativamente sui mercati – pronostica Keith Lerner, analista di Truist – tuttavia l’ipervenduto rende il mercato vulnerabile a un forte rimbalzo a breve termine, in caso di buone notizie macro”.

L’attenzione sarà prevalentemente rivolta sugli importanti dati macro in arrivo dagli Usa, a partire, lunedì, dall’indice Ism manifatturiero e, mercoledì, da quello dei servizi. Il piatto forte sarà invece, venerdì, quello dei dati sul mercato del lavoro Usa di settembre. Il rapporto mensile sulle paghe degli americani dovrebbe mostrare un altro mese di robusta creazione di posti di lavoro e un tasso di disoccupazione vicino ai minimi da 50 anni.

Su questo fronte sono attese buone indicazioni che rafforzerebbero lo scenario, sgradito ai mercati, di un ulteriore rialzo di 75 punti base da parte della Fed nella prossima riunione di inizio novembre. Al momento il mercato monetario prezza con circa il 90% questa eventualità.

Dall’altra parte dell’Atlantico, in Germania, c’è attesa per la pubblicazione, giovedì, dei dati sugli ordinativi di fabbrica e venerdì per quelli sulla produzione industriale, che serviranno a valutare gli impatti della crisi energetica sul settore industriale tedesco, alla luce della debolezza evidenziata dall’indice Ifo negli ultimi mesi.

In Europa sui tassi i mercati prevedono che la Bce dovrebbe rialzarli al 2,85-3% per la seconda metà del 2023, mentre sui tassi Usa la nuvola dei docs della Fed prezza un 4,5-4,75% per il 2023 e i mercati prezzano i rialzi intorno al 4,50%. Tra due settimane usciranno gli attesi dati sull’inflazione Usa a ottobre, che molti analisti sperano mostrino uno scenario diverso di riduzione dei prezzi, il quale consenta alla Fed di diminuire le sue pressioni sui rialzi dei tassi.

Intanto in Asia la Borsa di Tokyo avanza, mentre il clima di fiducia tra le maggiori aziende manifatturiere del Giappone è peggiorato per il terzo trimestre consecutivo, con l’indice semestrale Tankan, curato dalla BoJ, che ha subito un calo di un punto a settembre, passando da 9 a 8 rispetto ai tre mesi precedenti.

La Borsa di Shanghai resta chiusa tutta la settimana per le festività della Golden Week, mentre quella di Hong Kong, che chiuderà i battenti a partire da domani, arretra di oltre l’1%. Contrastati anche i future a Wall Street, mentre quelli sull’EuroStoxx 50 sono piatti. “Il trend sui mercati resta negativo, ma il fatto che la scorsa settimana le banche centrali siano interventute ha un po’ placato il nervosismo, perchè se, dopo lo tsunami finanziario in Gran Bretagna  non interveniva la Bank of England erano guai” commenta Vincenzo Bova, strategist di MtsCapitalservices.

“Settembre si sapeva che sarebbe stato un mese difficile – aggiunge – Ora inzia una fase laterale. Nell’immediato c’è parecchio invenduto ed è probabile che nelle prossime settimane ci sia qualche rimbalzo, ma sono movimenti temporanei, il trend resta al ribasso.

Da agosto il poi lo S&P ha perso tra il 10% e il 15%. E per invertire il trend attuale a Wall Street dovremmo riuscire a tornare sui livelli di metà agosto”. “Sull’obbligazionario – aggiunge Bova – penso che questa settimana abbiamo toccato I massimi, specie sulla parte lunga delle curva. Anche perchè più le banche centrali alzano i tassi e più i mercati prezzano la recessione. Il 4% sul decennale Usa, il 2% sul Bund e quasi il 5% sul Btp penso che siano livelli che non rivedremo facilmente”.

Oggi il rendimento dei T-Bond a 10 anni è sul 3,8%, quello sui Bund tedeschi al 2,1% e quello sul Btp al 4,5%. “Sul fronte valutario, invece penso che il superdollaro possa perdere qualcosa, ma poco. S’indebolirà veramente solo quando la Fed inizierà ad arrestare il rialzo dei tassi”. Oggi il biglietto verde perde leggermente terreno sull’euro e la sterlina, rispettivamente sotto la parità e sopra quota 1,1, mentre avanza sullo yen quasi a quota 145. Da lunedì inizieranno gli annunci sui vincitori dei premi Nobel, con quello per la Pace in programma per venerdì e quello per l’Economia che verrà proclamato lunedì 10 ottobre. Entro domani l’Italia manderà all’Ue la sua proposta per ridurre il prezzo del gas e l’obiettivo è quello di arrivare al vertice di Praga del 6 e 7 ottobre con “una decina di linee concordate”: lo dice il ministro Cingolani. In Lussemburgo la riunione dell’Eurogruppo. La falla dal gasdotto Nord Stream 1 sembra essersi intanto fermata, secondo la Danimarca.


Morning Bell: si è chiuso il mese peggiore, i mercati sperano in ottobre

Istat: ad aprile produzione industriale -0,7% mese e -1,5% anno; auto giù del 17%

Nuovo calo della produzione industriale ad aprile, il secondo consecutivo. L’indice calcolato dall’Istat ha registrato una contrazione dello 0,7% su base mensile e dell’1,5% su base annua. Il dato di marzo è stato rivisto invece a -1% rispetto al -0,9% comunicato in precedenza. 

Nella media del trimestre febbraio-aprile, riferisce ancora l’Istat, permane una variazione positiva (+0,7%) rispetto al trimestre precedente. L’indice destagionalizzato mensile mostra un aumento congiunturale, di rilievo, solo per l’energia (+3,6%); diminuzioni si registrano, invece, per i beni strumentali (-2,5%) e, in misura più lieve, per i beni intermedi (- 0,7%) e i beni di consumo (-0,5%). Crolla, sempre ad aprile, la produzione di autoveicoli. Il dato, corretto per gli effetti del calendario, segnala una contrazione del 17,1% su base annua. Nei primi 4 mesi dell’anno la riduzione si attesta al 14,7%. 

Agi

Sono più di 400 mila gli italiani con una pensione oltre i tremila euro al mese

In Italia oltre 400 mila persone – 408.598, per la precisione – percepiscono una pensione di oltre 3.000 euro. È quanto si evince dall’ultimo dossier dell’Inps sul sistema previdenziale. Dalle tabelle, emerge che tra questi, oltre 2.000 persone possono disporre di un trattamento previdenziale di oltre 3.500 euro per invalidità e oltre 4.000 come superstiti. La quasi totalità, ossia 396.133, sono pensioni di vecchiaia.

Dal dossier dell’Inps, si evince che nel dettaglio 165.417 persone – ossia lo 0,9% delle 17.927.676 pensioni totali – può disporre di un trattamento tra i 3.000 e i 3.500 euro (158.990 per vecchiaia, 15.10 per invalidità e 4.917 come superstiti). Di questi, 26.872 sono donne e 138.545 uomini. Sono decisamente di più coloro che dispongono di una pensione di 3.500 euro e più: sono 243.181, circa l’1,4% del totale. Di questi, 22.264 sono donne (lo 0,2%) e 220.917 uomini, in pratica la quasi totalità.

In 237.143 percepiscono tale pensione per vecchiaia. Va considerato che nel Paese invece l’importo medio mensile di una pensione di vecchiaia è di 1.196,98 euro. Dalle tabelle emerge che la classe di pensionati più numerosa è quella tra i 500 e i 749 euro: il trattamento viene percepito da 6 milioni e 429.713 persone, di cui la maggior parte donne (4.724.025).

Agi

Zuckerberg ha venduto azioni di Facebook per 500 milioni in un solo mese 

Mark Zuckerberg, 34enne fondatore e amministratore delegato di Facebook, ha venduto circa 500 milioni di dollari di azioni della sua società a febbraio. Lo ha rivelato Reuters. I soldi serviranno al numero uno di Facebook per finanziare il suo veicolo di investimento filantropico, la Czi (Chan Zuckerberg Initiative). Una mossa che non deve sorprendere. Zuckerberg da tempo sta accelerando la vendita delle sue azioni per finanziare la fondazione creata con sua moglie Priscilla Chan nel 2015.

Alcuni documenti che Reuters ha avuto modo di visualizzare giovedì dimostrano che Zuckerberg ha venduto 685.000 azioni per un controvalore di 125,4 milioni negli ultimi tre giorni di febbraio, vendite che hanno portato quelle dell'intero mese a circa 2,7 milioni di azioni per un valore di 482,2 milioni. "Queste vendite sono l'ultimo tassello di un processo che Mark ha cominciato lo scorso settembre per finanziare il lavoro della Chan Zuckerberg Initiative nel campo della scienza, dell'istruzione e delle questioni relative alla giustizia e alle pari opportunità", ha detto a Reuters un portavoce della fondazione.

Zuckerberg aveva già annunciato che avrebbe venduto nei prossimi anni il 99% delle sue azioni di Facebook in favore della Czi. Finora ha venduto 1,6 miliardi di azioni tra il 2016 e il 2017, secondo un calcolo fatto dal sito di informazione tecnologica Recode. La sua fondazione è assai simile a quella di altri miliardari americani, primi tra tutti Bill Gates con sua moglie Melinda e Warren Buffet con la sua Buffet Foundation.

Agi News