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Come investire nel 2023 – Situazione finanziaria dei mercati: Tendenze, prospettive e opportunità

Situazione finanziaria dei mercati nel 2023: Tendenze, prospettive e settori in crescita

La situazione finanziaria dei mercati nel 2023 è caratterizzata da un’evoluzione continua, con nuove opportunità e sfide che emergono in risposta alle dinamiche economiche globali, alle innovazioni tecnologiche e alle tensioni geopolitiche. In questo articolo, esploreremo le principali tendenze e prospettive dei mercati finanziari nel 2023, i settori in crescita e in declino, le opportunità di investimento nei mercati emergenti e le strategie di diversificazione del portafoglio per affrontare la volatilità dei mercati finanziari.

Principali tendenze e prospettive dei mercati finanziari nel 2023

Una delle principali tendenze nel 2023 riguarda l’influenza delle politiche monetarie delle banche centrali sui mercati finanziari. In risposta all’inflazione crescente e alle incertezze economiche, molte banche centrali stanno adottando politiche di stretta monetaria, come l’aumento dei tassi di interesse, per contenere l’inflazione e stabilizzare i mercati finanziari. Queste politiche hanno un impatto diretto sulla liquidità nei mercati e sugli investimenti, influenzando gli investitori a riconsiderare le loro strategie di investimento a lungo termine.

Settori in crescita e in declino nei mercati finanziari del 2023

Tra i settori in crescita, si distinguono quelli legati alle energie rinnovabili, alla tecnologia e alla salute digitale. La crescente consapevolezza dei problemi ambientali e la necessità di ridurre le emissioni di carbonio stanno guidando la crescita nel settore delle energie rinnovabili, mentre l’adozione accelerata delle tecnologie digitali sta alimentando la crescita nel settore tecnologico e della salute digitale. Al contrario, settori come quello energetico tradizionale e alcuni segmenti del commercio al dettaglio stanno affrontando sfide significative e potrebbero essere in declino nel 2023.

Opportunità di investimento nei mercati emergenti nel 2023

I mercati emergenti continuano a offrire interessanti opportunità di investimento nel 2023. Paesi come India, Brasile e Vietnam stanno vivendo una rapida crescita economica e una crescente classe media, il che li rende attraenti per gli investitori. Tuttavia, è importante valutare attentamente i rischi associati a questi investimenti, come l’instabilità politica, la volatilità dei tassi di cambio e le potenziali barriere commerciali.

Impatti delle tensioni geopolitiche sui mercati finanziari nel 2023

Le tensioni geopolitiche hanno un impatto significativo sui mercati finanziari nel 2023. Conflitti commerciali, instabilità politica e incertezze riguardo alle politiche governative possono causare volatilità nei mercati e influenzare gli investimenti a livello globale. Gli investitori devono tenere in considerazione questi fattori e monitorare attentamente gli svililuppi geopolitici per prendere decisioni di investimento informate.

Principali rischi e incertezze nel 2023

Gli investitori devono tenere in considerazione una serie di rischi e incertezze nel 2023. Oltre alle tensioni geopolitiche, altri rischi includono l’inflazione, le politiche monetarie delle banche centrali e le crescenti preoccupazioni per la sostenibilità del debito pubblico e privato. Un altro fattore di rischio è rappresentato dalla crescente polarizzazione tra economie sviluppate e in via di sviluppo, che potrebbe portare a squilibri globali e instabilità finanziaria.

Influenza delle tecnologie emergenti sui mercati finanziari nel 2023

Le tecnologie emergenti, come la blockchain e l’intelligenza artificiale (IA), stanno avendo un impatto significativo sui mercati finanziari nel 2023. La blockchain sta rivoluzionando le infrastrutture finanziarie e facilitando lo sviluppo di nuovi strumenti finanziari, come le criptovalute e gli asset digitali. L’IA sta migliorando le capacità di analisi dei dati, consentendo agli investitori di prendere decisioni più informate e migliorando l’efficienza dei servizi finanziari.

Ruolo delle criptovalute e degli asset digitali nel 2023

Le criptovalute e gli asset digitali stanno assumendo un ruolo sempre più importante nei mercati finanziari nel 2023. Mentre le criptovalute come Bitcoin e Ethereum continuano a guadagnare popolarità come alternative agli investimenti tradizionali, la crescente adozione degli asset digitali sta portando a nuove opportunità di investimento e diversificazione del portafoglio. Tuttavia, gli investitori devono essere consapevoli della volatilità di questi asset e delle potenziali implicazioni fiscali e normative.

Strategie di diversificazione del portafoglio nel 2023

Per affrontare la volatilità dei mercati finanziari nel 2023, gli investitori dovrebbero adottare strategie di diversificazione del portafoglio che includono una combinazione di asset tradizionali, come azioni, obbligazioni e immobili, e asset alternativi, come criptovalute, materie prime e investimenti nei mercati emergenti. La diversificazione aiuta a ridurre il rischio complessivo del portafoglio e può migliorare i rendimenti potenziali a lungo termine.

Evoluzione delle normative e delle leggi nel 2023

Le normative e le leggi riguardanti i mercati finanziari stanno evolvendo rapidamente nel 2023, con nuove regolamentazioni che mirano a migliorare la trasparenza, la stabilità e la sicurezza dei mercati. Gli investitori devono essere consapevoli delle possibili implicazioni di queste normative sulle loro strategie di investimento e sul valore dei loro asset. La crescente regolamentazione delle criptovalute e degli asset digitali è un esempio di questa tendenza, con potenziali conseguenze per gli investitori in questi asset.

La situazione finanziaria dei mercati nel 2023 è dinamica e complessa, con numerose opportunità e sfide che emergono in risposta a vari fattori, tra cui le politiche monetarie, le tensioni geopolitiche e le tecnologie emergenti. Gli investitori devono essere attenti a monitorare e adattarsi a queste tendenze e sviluppi, adottando strategie di diversificazione del portafoglio e considerando i rischi e le incertezze presenti nel panorama finanziario. La consapevolezza delle normative in evoluzione e delle possibili implicazioni per gli investimenti è cruciale per navigare con successo nei mercati finanziari del 2023.



Come investire nel 2023 – Situazione finanziaria dei mercati: Tendenze, prospettive e opportunità

L’Europa meglio degli Usa. Le previsioni sul 2023 dei mercati

AGI – Le aspettative per il 2023 sono poco confortanti per i mercati azionari, ma l’Europa dovrebbe andare meglio rispetto agli Stati Uniti. Lo afferma l’analisi di Generali Insurance Asset Management. “Una probabile recessione globale produrrà un effetto negativo sulla crescita degli utili aziendali, vista in marcato rallentamento in tutti i paesi sviluppati – afferma lo studio – in tale contesto, l‘Europa dovrebbe risentirne maggiormente rispetto agli Stati Uniti che sono in una fase più avanzata nel ciclo di rialzo tassi”.

Tuttavia, una superiore crescita degli utili negli Stati Uniti “non implica necessariamente una migliore performance attesa del mercato americano. Ai livelli correnti esso tratta nell’intorno di 19x gli utili del prossimo anno, evidenziando pertanto una valutazione non consistente con uno scenario recessivo in corso. Qualora la recessione fosse più marcata delle attese o la Federal Reserve fosse costretta a tenere i tassi su livelli più elevati a lungo, il rischio di un’ulteriore compressione delle valutazioni sarebbe materiale”.

In Europa invece – prosegue – le valutazioni sono tuttora molto compresse e sotto la media storica. Inoltre, l’Europa dovrebbe beneficiare maggiormente da una plausibile riapertura dell’economia cinese, compensando in tal modo, almeno in parte, i rischi di una recessione che potrebbe colpire il Vecchio Continente”.

Tornando all’andamento del 2022, “tutte le aree geografiche – ricorda l’analisi di Generali Insurance AM – hanno registrato una performance negativa, sebbene in significativo recupero dai minimi registrati verso fine settembre/inizio ottobre. Il principale fattore che ha pesato sull’andamento dei listini globali è stata un’inflazione più alta e persistente delle attese che ha spinto le Banche Centrali ad attuare una politica monetaria restrittiva, con un conseguente e significativo incremento dei tassi di interesse nominali e reali, comportando una compressione delle valutazioni nonostante la crescita degli utili attesi per il 2022 sia rimasta in territorio positivo”.

In tale contesto, si legge, “il mercato europeo ha mostrato una discreta forza relativa. Infatti, nonostante la guerra in Ucraina ai propri confini e la conseguente crisi del gas visto lo stop dei flussi provenienti dalla Russia, l’Europa è in procinto di chiudere l’anno con una performance, misurata in valuta locale, significativamente superiore a quella registrata da Stati Uniti e Mercati Emergenti”.

“Inoltre – è la conclusione – anche l’andamento degli utili, sempre in valuta locale, nel corso di questo anno si sta rivelando solido, evidenziando un livello di crescita di poco inferiore al 20%, significativamente superiore alle altre aree geografiche e in continuo miglioramento nelle ultime settimane grazie all’eccellente performance operativa del comparto petrolifero, un miglioramento dei risultati nel settore finanziario che beneficia di tassi più elevati (entrambi fra i migliori settori anche in termini di performance) ed un contributo positivo dal rafforzamento del dollaro”.  


L’Europa meglio degli Usa. Le previsioni sul 2023 dei mercati

Morning bell: gli effetti del G20 sui mercati

AGI – Tracciare un bilancio complessivo del G20 di Bali rischia di essere più difficile del previsto. Di certo il vertice dei 20 Paesi più industrializzati del mondo (in rappresentanza del 60% della popolazione mondiale e dell’80% del Pil mondiale) si è chiuso con alcune rassicurazioni sul fronte delle tensioni geopolitiche.

La prima è inserita nella dichiarazione finale del G20, dove i leader hanno deplorato “nei termini più forti” l’aggressione della Russia in Ucraina. Nel testo si legge infatti che “la maggior parte dei Paesi ha condannato con forza la guerra in Ucraina sottolineando che sta causando immense sofferenze umane e sta esacerbando le fragilità esistenti nell’economia globale”.

La seconda arrivata dalla Nato, dopo che per una manciata di ore il mondo si è sentito sull’orlo di una terza guerra mondiale. Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha dichiarato infatti che in merito ai missili caduto in territorio polacco “è in corso un’indagine e dobbiamo attenderne l’esito. Ma non abbiamo alcuna indicazione che sia stato il risultato di un attacco deliberato. E non abbiamo alcuna indicazione che la Russia stia preparando azioni militari offensive contro la Nato”. “La nostra analisi preliminare suggerisce che l’incidente sia stato probabilmente causato da un missile di difesa aerea ucraino lanciato per difendere il territorio ucraino dagli attacchi dei missili russi”, ha spiegato.

La sorpresa americana

Sul fronte macroeconomico uno dei dati più rilevanti della settimana resta il fatto che in Usa i prezzi alla produzione a ottobre sono cresciuti meno delle attese, registrando un aumento dello 0,2% su base mensile a fronte di un atteso +0,4%, e una crescita dell’8% su base annua rispetto al +8,3% stimato.

Un dato che ha rafforzato quello della settimana scorsa che ha mostrato un rallentamento dei prezzi al consumo e che fa ben sperare gli analisti circa un cambio di passo da parte della Fed, alle prese da tempo ormai con una politica di rialzo dei tassi particolarmente aggressiva.

Occhi puntati a maggior ragione quindi sull’intervento del ‘falco’ della Fed, James Bullard, in programma alle 14 (ora italiana) di giovedì. La speranza è di poter intravedere nel suo intervento un atteggiamento più morbido e accomodante nonostante domenica scorsa il governatore della Federal Reserve Christopher Waller abbia giudicato la reazione del mercato ai dati sull’inflazione eccessiva lasciando intuire che la banca centrale Usa probabilmente rallenterà il ritmo dei rialzi dei tassi, ma che “c’è ancora molta strada da fare”.

Ottimisti, ma non troppo

I timori restano, insomma, e lo dimostra la chiusura in negativo di mercoledì di Wall Street che ha registrato il calo del Dow Jones dello 0,11%, del Nasdaq dell’1,54% e dell’S&P 500 dello 0,82%.

Per quanto riguarda la Bce c’è grande attenzione per il discorso della presidente Christine Lagarde in programma venerdì alle 9.30. Fabio Panetta, membro del comitato esecutivo della Bce, ha dichiarato che “le stime ci dicono che la recessione nell’area dell’euro è un fatto ormai probabile tra l’ultimo trimestre di questo anno e il primo del prossimo”.

Quanto alla politica monetaria, “muovendo da tassi molto bassi ha dovuto e forse dovrà ancora fare un intervento per normalizzare i tassi. Ogni ulteriore adeguamento dovrà essere ponderato di volta in volta. Negli Stati Uniti – ha aggiunto – vi siano state dichiarazioni di esponenti importanti che dicono che adesso dobbiamo ragionare sulla velocità. È probabile si debba fare nuovi passi per normalizzare la politica monetaria ma tenendo conto di quello che è stato già fatto”.

Intanto prosegue e accelera la corsa dell’inflazione nel Regno Unito. A ottobre i prezzi al consumo nel Regno Unito sono balzati all’11,1% dal 10,1% di settembre, ben oltre le previsioni del 10,7%. Si tratta del tasso più alto dall’ottobre 1981, con la principale pressione al rialzo che arriva dall’impennata dei prezzi del gas e dell’elettricità.

Gli aumenti dei prezzi, più rapidi del previsto, sono un nuovo colpo per le famiglie britanniche, alle prese con il forte aumento del costo della vita, alla vigilia della presentazione del bilancio che dovrebbe segnare il ritorno dell’austerità nel Paese. La settimana si chiuderà infine, venerdì a mercati chiusi, con la pronuncia dell’agenzia di rating Fitch che, ad ottobre, ha lanciato un monito sui conti italiani.


Morning bell: gli effetti del G20 sui mercati

Morning Bell: l’ottimismo dei mercati dopo i dati sull’inflazione Usa

AGI – I mercati ritrovano l’ottimismo dopo i dati di ieri sull’inflazione americana. Dati che mostrano un rallentamento dell’economia a stelle strisce più marcata del previsto e che quindi allontanano, almeno ora, lo spettro di aumenti consistenti dei tassi di interesse da parte della Fed. Male quindi bene, nell’ottica degli investitori.

L’indice dei prezzi al consumo annuale, aggiornato a ottobre passa infatti dall’8,2 della precedente rilevazione al 7,7%, ben al di sotto dell’8 atteso. Nel frattempo aumenta il numero delle richieste iniziali di sussidi di disoccupazioni, da 218 mila a 225 mila (al di sopra dei 220 mila attesi). E le Borse festeggiano.

A New York ieri le contrattazioni si sono chiuse con il Dow Jones a +3,69%, lo S&P 500 a +5,43% e il Nasdaq addirittura a +7,35%. Lo S&P 500 e il Nasdaq hanno registrato il balzo giornaliero più grande dall’aprile 2020, un vero record. Ottimismo anche in Asia dove tutti i principali indici procedono in netto rialzo con l’Hang Seng di Hong Kong che al momento fa registrare un +7,67%. Future europei e americani ancora in rialzo e future sull’oro in ribasso.

Il market mover della giornata potrebbe essere sicuramente il Pil mensile, trimestrale e annuale della Gran Bretagna, atteso in flessione così come le sua produzione manifatturiera.  L’euforia dei mercati delle ultime ore potrebbe però non durare così a lungo. 

Nel settimo bollettino economico dell’anno la Bce ha scritto che “sebbene si riscontrino alcune circostanze positive per l’economia mondiale” ma che “persistono rischi al ribasso” e che per questo si prevedono “ulteriori incrementi (dei tassi di interesse, ndr) per assicurare che l’inflazione torni tempestivamente in linea con l’obiettivo di medio termine”.

Il Consiglio direttivo della Bce ha aumentato da 150 a 250 miliardi il limite di obbligazioni che può prestare in cambio di contanti. Per Isabel Schnabel, membro del board dell’Eurotower “si tratta di una misura precauzionale volta ad attenuare la scarsità di garanzie e a sostenere il funzionamento del mercato in prossimità della fine dell’anno”.

Con la Bce che detiene migliaia di miliardi di euro di debito pubblico, gli operatori di mercato spesso faticano a trovare obbligazioni ad alto rating, come quelle tedesche, da prendere in prestito e utilizzare come garanzia nelle operazioni finanziarie.

Guardando ai cambi dopo i dati sull’inflazione americana il dollaro è precipitato sui minimi di due mesi nei confronti di sterlina, yen e, in misura minore, dell’euro. Ieri il biglietto verde ha perso il 2,92% a 1,1690 dollari per sterlina, con la valuta britannica che ha raggiunto il top dalla fine di agosto. Per quanto riguarda l’euro in questo momento la valuta unica è tornata nettamente sopra parità col dollaro e avanza di un nuovo 0,12% (dopo il +1,68% di ieri) a 1,0219, ai massimi da metà agosto.

Sullo sfondo c’è ancora l’esito del voto Midterm Usa. Un voto che che ha sorpreso gli analisti in quanto particolarmente incerto. L’attesa “onda rossa” non c’è stata e per capire come sarà composto, e come cambierà il Congresso, sarà necessario attendere ancora qualche giorno.

Non è escluso infatti che per avere un risultato definitivo si debba attendere il ballottaggio del 6 dicembre visto che nel seggio della Georgia è testa a testa tra i due afroamericani in corsa. E dato che una delle cose più temute dagli investitori è proprio l’incertezza non c’è da stupirsi se ieri l’azionario americano ha sofferto.    

Sul fronte geopolitico restano i timori per nuovi rallentamenti dell’economia legati alle politiche di contenimento del Covid in Cina mentre c’è grande attenzione al conflitto russo-ucraino dopo l’annuncio del ministero della Difesa russo del ritiro da Kherson dopo una notte di combattimenti. La notizia è stata però smentita da Kiev che ha precisato di non vedere “alcun segno” del ritiro e teme si possa trattare di una trappola.

L’inflazione americana inizia a frenare

I dati sull’inflazione Usa mettono il turbo alle Borse. I prezzi al consumo a ottobre calano oltre le attese: su base annua si attestano al 7,7% dall’8,2% di settembre.

Le previsioni erano per l’8%. Il dato “core”, ovvero quello depurato dalla componente dei prezzi dei beni alimentari ed energetici, è cresciuto del 6,3%, con le attese per un +6,5%. Su base mensile, i prezzi sono aumentati dello 0,4% come a settembre, più delle stime che erano dello 0,6%.

Il dato “core”, è cresciuto dello 0,3%, contro attese per un +0,5%. Dati che allontanano lo spettro di nuovi consistenti rialzi dei tassi di interesse da parte della Fed. Nella prospettiva di una Fed meno aggressiva, i rendimenti dei Treasury sono crollati, con il tasso dei Treasury a 2 anni sceso ai minimi di due settimane. Balzo per tutti gli indici, i particolare per i titolo del settore tech. Le azioni di Apple, Microsoft e Alphabet sono aumentate di circa il 7%, mentre Meta Platforms ha guadagnato oltre il 10%. Anche i titoli di consumo hanno alzato la testa, con Amazon in rialzo di oltre il 12% sulle scommesse che il rallentamento della pressione inflazionistica allenti la pressione sui consumatori e incoraggi le spese. Su anche Tesla a +7,4%.

Le previsioni fosche della Bce

Pochi prima dell’annuncio della decisone del Consiglio direttivo della Bce di aumentare da 150 a 250 miliardi il limite di obbligazioni che può prestare in cambio di contanti l’Eurotower ha anche diffuso il suo bollettino economico. Un bollettino che, in buona sostanza, mette in guardia per i prossimi mesi.

“Sebbene si riscontrino alcune circostanze positive per l’economia mondiale, legate all’ulteriore allentamento delle pressioni sulle catene di approvvigionamento derivante dai miglioramenti osservati nell’offerta e dalla flessione della domanda, persistono rischi al ribasso” scrive la Bce precisando che “in generale nel terzo trimestre vi è stato un grado relativamente elevato di sincronizzazione tra paesi in termini di indebolimento degli indicatori dell’attività mondiale, a segnalare un deterioramento delle prospettive per la seconda metà di quest’anno”.

Prospettive fosche per l’inflazione (“spinte inflazionistiche a livello mondiale rimangono molto elevate”), per il mercato del gas (“fragile”), per il mercato del lavoro (“solido, ma registra una lieve perdita di slancio”), per le famiglie (“un maggior numero di persone si attende di non essere in grado di pagare entro la scadenza le bollette dei servizi di pubblica utilità”). Uno scenario che in sintesi vede la Bce pronta ad ulteriori incrementi dei tassi di interesse “per assicurare che l’inflazione torni tempestivamente in linea con l’obiettivo di medio termine”.


Morning Bell: l’ottimismo dei mercati dopo i dati sull’inflazione Usa

Morning Bell: si è chiuso il mese peggiore, i mercati sperano in ottobre

AGI – I mercati aprono contrastati la prima settimana di ottobre, dopo un settembre difficile in cui lo S&P e il Dow Jones hanno chiuso il loro mese peggiore dal marzo 2020, ovvero dall’inizio della pandemia. Le Borse asiatiche e i future a Wall Street aprono l’ottava misti, mentre il prezzo del petrolio avanza di oltre il 2%, pur restando sotto i 90 dollari al barile, in attesa della riunione Opec+ di questo mercoledì.

Delle recenti indiscrezioni all’interno dell’organizzazione dei Paesi produttori di greggio emergono pressioni perchè si decida un possibile taglio tra 500.000 e un milione di barili al giorno, pilotato da Mosca, al fine di sostenere le quotazioni del greggio. “L’inflazione continua a pesare negativamente sui mercati – pronostica Keith Lerner, analista di Truist – tuttavia l’ipervenduto rende il mercato vulnerabile a un forte rimbalzo a breve termine, in caso di buone notizie macro”.

L’attenzione sarà prevalentemente rivolta sugli importanti dati macro in arrivo dagli Usa, a partire, lunedì, dall’indice Ism manifatturiero e, mercoledì, da quello dei servizi. Il piatto forte sarà invece, venerdì, quello dei dati sul mercato del lavoro Usa di settembre. Il rapporto mensile sulle paghe degli americani dovrebbe mostrare un altro mese di robusta creazione di posti di lavoro e un tasso di disoccupazione vicino ai minimi da 50 anni.

Su questo fronte sono attese buone indicazioni che rafforzerebbero lo scenario, sgradito ai mercati, di un ulteriore rialzo di 75 punti base da parte della Fed nella prossima riunione di inizio novembre. Al momento il mercato monetario prezza con circa il 90% questa eventualità.

Dall’altra parte dell’Atlantico, in Germania, c’è attesa per la pubblicazione, giovedì, dei dati sugli ordinativi di fabbrica e venerdì per quelli sulla produzione industriale, che serviranno a valutare gli impatti della crisi energetica sul settore industriale tedesco, alla luce della debolezza evidenziata dall’indice Ifo negli ultimi mesi.

In Europa sui tassi i mercati prevedono che la Bce dovrebbe rialzarli al 2,85-3% per la seconda metà del 2023, mentre sui tassi Usa la nuvola dei docs della Fed prezza un 4,5-4,75% per il 2023 e i mercati prezzano i rialzi intorno al 4,50%. Tra due settimane usciranno gli attesi dati sull’inflazione Usa a ottobre, che molti analisti sperano mostrino uno scenario diverso di riduzione dei prezzi, il quale consenta alla Fed di diminuire le sue pressioni sui rialzi dei tassi.

Intanto in Asia la Borsa di Tokyo avanza, mentre il clima di fiducia tra le maggiori aziende manifatturiere del Giappone è peggiorato per il terzo trimestre consecutivo, con l’indice semestrale Tankan, curato dalla BoJ, che ha subito un calo di un punto a settembre, passando da 9 a 8 rispetto ai tre mesi precedenti.

La Borsa di Shanghai resta chiusa tutta la settimana per le festività della Golden Week, mentre quella di Hong Kong, che chiuderà i battenti a partire da domani, arretra di oltre l’1%. Contrastati anche i future a Wall Street, mentre quelli sull’EuroStoxx 50 sono piatti. “Il trend sui mercati resta negativo, ma il fatto che la scorsa settimana le banche centrali siano interventute ha un po’ placato il nervosismo, perchè se, dopo lo tsunami finanziario in Gran Bretagna  non interveniva la Bank of England erano guai” commenta Vincenzo Bova, strategist di MtsCapitalservices.

“Settembre si sapeva che sarebbe stato un mese difficile – aggiunge – Ora inzia una fase laterale. Nell’immediato c’è parecchio invenduto ed è probabile che nelle prossime settimane ci sia qualche rimbalzo, ma sono movimenti temporanei, il trend resta al ribasso.

Da agosto il poi lo S&P ha perso tra il 10% e il 15%. E per invertire il trend attuale a Wall Street dovremmo riuscire a tornare sui livelli di metà agosto”. “Sull’obbligazionario – aggiunge Bova – penso che questa settimana abbiamo toccato I massimi, specie sulla parte lunga delle curva. Anche perchè più le banche centrali alzano i tassi e più i mercati prezzano la recessione. Il 4% sul decennale Usa, il 2% sul Bund e quasi il 5% sul Btp penso che siano livelli che non rivedremo facilmente”.

Oggi il rendimento dei T-Bond a 10 anni è sul 3,8%, quello sui Bund tedeschi al 2,1% e quello sul Btp al 4,5%. “Sul fronte valutario, invece penso che il superdollaro possa perdere qualcosa, ma poco. S’indebolirà veramente solo quando la Fed inizierà ad arrestare il rialzo dei tassi”. Oggi il biglietto verde perde leggermente terreno sull’euro e la sterlina, rispettivamente sotto la parità e sopra quota 1,1, mentre avanza sullo yen quasi a quota 145. Da lunedì inizieranno gli annunci sui vincitori dei premi Nobel, con quello per la Pace in programma per venerdì e quello per l’Economia che verrà proclamato lunedì 10 ottobre. Entro domani l’Italia manderà all’Ue la sua proposta per ridurre il prezzo del gas e l’obiettivo è quello di arrivare al vertice di Praga del 6 e 7 ottobre con “una decina di linee concordate”: lo dice il ministro Cingolani. In Lussemburgo la riunione dell’Eurogruppo. La falla dal gasdotto Nord Stream 1 sembra essersi intanto fermata, secondo la Danimarca.


Morning Bell: si è chiuso il mese peggiore, i mercati sperano in ottobre

Morning Bell: cosa si aspettano i mercati

AGI – Avvio di settimana difficile e in calo per i mercati dopo un’ottava molto turbolenta. I listini asiatici sono in rosso, i future a Wall Street e in Europa arretrano e i rendimenti dei T-Bond a 10 anni salgono al 3,14%, al top dal novembre 2018. A spaventare i mercati è il crescente timore di una stagflazione in arrivo, alimentato dal rallentamento della crescita globale, dall’alta inflazione, dai persistenti lockdown in Cina e dall’aggressività delle banche centrali.

Il ‘focus’ questa settimana sarà sull’inflazione ‘bollente’, in attesa dell’uscita dei dati  sui prezzi al consumo negli Usa e in Cina di mercoledì prossimo e poi su quelli in Germania, in India, in Messico e in Brasile. Oggi in Asia, Tokyo e Hong Kong calano a picco, mentre Shanghai arretra molto meno dopo dei positivi dati sull’export ad aprile in Cina. Intanto però Pechino non molla sulla politica del ‘Covid zero’ e Shanghai stringe i lockdown, rafforzando I timori di un rallentamento dell’economia del Dragone.

A Wall Street I future sono in calo intorno all’1% e lo stesso fanno i future sull’EuroStoxx 50.  “E’ difficile prevedere cosa possa succedere – commenta Vincenzo Bova, strategist di Mts Capitalservice – dire che questa settmana e le prossime i mercati saranno turbolenti e volatili è scontato. Non è escluso che possano esserci rimbalzi temporanei, comunque i minimi, che per lo S&P 500  sono a 4.000 punti, non sono stati ancora rotti e se questo dovesse accadere, ci saranno vendite a pioggia”.

Il consuntivo della settimana scorsa ha mostrato un andamento contrastato per Wall Street, con l’indice S&P 500 che è sceso solo dello 0,21%, mentre il Nasdaq, che ha perso l’1,54%, è stato molto più penalizzato. “L’attuale contesto – spiega Bova – che vede un rallentamento della crescita economica, alta inflazione e banche centrali aggressive è il peggiore possibile per i mercati e in particolare per gli asset più rischiosi come l’azionario e l’obbligazionario. La parte a lungo dei Treasury sta continuando a salire. Prevedo una settimana difficile. Il contesto non è favorevole e i mercati continueranno a essere sotto pressione”.

Intanto prosegue l’impennata dei T-bond Usa. Il 10 anni è al top da oltre tre anni. Anche il 2 anni sale ma con minor forza, attestandosi al 2,73%, mentre la curva dei rendimenti tra il 2 e il 10 anni s’irripidisce, il che non è un bene, visto che per i mercati l’intensificarsi del rialzo del decennale, dopo un’inversione, che c’è stata non molto tempo fa, rappresenta un pericoloso segnale di recessione in arrivo.

E il tasso del Treasury a 30 anni è al 3,23%, il top dal marzo 2019. Anche dal mercato valutario arrivano cattive notizie: lo yuan ha superato quota 6,75 dollari, arretrando ai minimi dal novembre 2020, l’euro è poco sopra 1,05 dollari, lo yen a 130,94, non lontano dal minimo da 20 anni e la sterlina si è rialzata appena al di sotto dei minimi di due anni toccati la scorsa settimana dopo che la Banca d’Inghilterra aveva avvertito che l’economia britannica stava affrontando la recessione. Intanto slitta ancora a Bruxelles l’embargo sul petriolio russo, mentre al G7 ieri sera Occidente e Giappone si impegnano a mettere al bando il petrolio russo, sebbene con gradualità, e si preparano ulteriori sanzioni, dal Regno Unito anche nei confronti della Bielorussia.

Il prezzo del greggio in Asia è inm lieve calo, con il Wti sopra 109 dollari e il Brent oltre 112 dollari al barile. Intanto inizierà tra poche ore a Mosca la parata per il Giorno della Vittoria in ricordo della fine della Seconda Guerra mondiale. E il timore è che Vladimir Putin dichiari ufficialmente guerra all’Ucraina, dopo che dall’inizio dell’invasione ha sempre parlato di “operazione speciale” nei confronti di Kiev. Alla vigilia della parata di Mosca Joe Biden ha tenuto un G7 in teleconferenza alla presenza del presidente ucraino Zelensky, il quale ha chiesto che i russi si ritirino “da tutta l’Ucraina”.

I leader del G7 hanno riaffermato che Putin “non deve vincere” perchè “ha violato l’ordine internazionale basato sulle regole, in particolare la Carta delle nazioni Unite, concepita dopo la Seconda Guerra Mondiale per risparmiare alle successive generazioni la piaga della guerra”. Mario Draghi domani va a Washington, dove incontrerà Joe Biden.

Cina: surplus commerciale aprile a 51,12 mld, +3,9% export

La Cina registra ad aprile un surplus commerciale di 51,12 miliardi di dollari, in rialzo sui 47,38 miliardi di marzo e sui 50,56 miliardi attesi dagli analisti. Secondo i dati diffusi dalle Dogane, l’export sale del 3,9% annuo, battendo le stime dei mercato di +3,2% e dopo il +14,7% di marzo: si tratta della prima crescita a singola cifra degli ultimi 18 mesi, nel mezzo delle incertezze legate alla guerra tra Ucraina e Russia e alle misure draconiane per frenare la diffusione del Covid-19. L’import, invece, è rimasto invariato ad aprile, contro il -0,1% di marzo e il -3% atteso alla vigilia.

Macron in Germania

Sempre oggi poi il presidente francese, Emmanuel Macron, si recherà in Germania per incontrare il cancelliere tedesco Olaf Scholz, in quella che è la sua prima visita ufficiale dopo la rielezione. In agenda due temi caldi: difesa e politica energetica. A questo proposito c’è attesa per i negoziati sull’embargo Ue al petrolio russo che andranno avanti per tutto il weekend.

E progressi sono attesi in settimana anche per gli sforzi della Finlandia e della Svezia di aderire alla Nato. Stoccolma prevede di pubblicare un rapporto il 13 maggio con le conclusioni dei colloqui interni sulla politica di sicurezza. E la Finlandia potrebbe annunciare una decisione sulla sua intenzione di aderire all’Alleanza militare atlantica.

Insomma, dopo una settimana da infarto per i mercati, quella che comincia oggi non sarà certo di routine. I mercati sono molto nervosi.

“È difficile prevedere cosa possa succedere – commenta Vincenzo Bova – dire che nelle prossime settimane i mercati saranno turbolenti e volatili è scontato. Non è escluso che possano esserci rimbalzi temporanei; comunque i minimi, che per lo S&P 500 sono a 4.000 punti, non sono stati ancora rotti e se questo dovesse accadere, ci saranno vendite a pioggia”.

L’ultimo consuntivo ha mostrato un andamento contrastato per Wall Street, con l’indice S&P 500 che è sceso solo dello 0,21%, mentre il Nasdaq, che ha perso l’1,54%, è stato molto più penalizzato. “L’attuale contesto – spiega Bova – che vede un rallentamento della crescita economica, alta inflazione e banche centrali aggressive è il peggiore possibile per i mercati e in particolare per gli asset più rischiosi come l’azionario e l’obbligazionario. La parte a lungo dei Treasury sta continuando a salire. Prevedo una settimana difficile. Il contesto non è favorevole e i mercati continueranno a essere sotto pressione“.

Mercoledì escono dati sull’inflazione Usa

Mercoledì escono i dati sull’inflazione Usa, che a marzo ha toccato i massimi dal 1981 raggiungendo l’8,5% annuo e l’1,2% rispetto al mese precedente. Ad aprile si prevede una discesa all’8,1%. Se questa stima dovesse essere confermata sarebbe una boccata d’ossigeno per l’economia americana. In questo momento un dato favorevole è particolarmente atteso dai mercati, che si trovano con le spalle al muro.

In pratica in questa fase in cui Wall Street è in calo e i Treasury salgono gli investitori ci perdono sia a comprare i bond sia a comprare azioni. “Sono in confusione, non sanno cosa fare – spiega Bova – Normalmente se l’azionario perde il 4% compri i Treasury e stai tranquillo. Ora anche i Treasury perdono valore. E il mercato rischia di finire in preda al panico“.

Per tranquillazzarli “servirebbe un messaggio più moderato da parte delle banche centrali, ma questo al momento non sta arrivando”.

Lagarde parla al Parlamento europeo

Mercoledì Christine Lagarde parla al Parlamento europeo e bisognerà vedere se riuscirà a stemperare quello che sta succedendo sui mercati. In Italia il tasso del Btp è tornato sopra il 3% e il Bund tedesco è sopra l’1%. Questi movimenti più forti sono dipesi in gran parte dalle attese che si sono create sulle prossime mosse della Bce.

Il francese Villeroy, una delle ‘colombe’ del board, ha detto venerdi’ scorso che “è plausibile avere i tassi in positivo a fine anno”. Questo vuol dire che quest’anno la Bce farà almeno 3 rialzi dei tassi. I mercati se ne aspettavano circa 4, ma se a dire che i tassi europei torneranno in positivo a fine anno è uno dei piu’ ‘dovish’ di Francoforte inevitabilmente l’asticella dei mercati è destinata a salire.

Villeroy in pratica ha detto quello che finora chiedevano i ‘falchi’ tedeschi e olandesi. Il risultato è che adesso l’aspettativa dei mercati sui tassi di interesse è salita a 92 punti base, il che significa che i rialzi attesi sono quasi 4. E questo “inevitabilmente preoccupa i mercati” dice Bova. Finora Christine Lagarde è stata vaga, si è limitata a dire che la banca centrale è pronta a tutto e sarà flessibile.

Se anche lei mercoledì dovesse aprire la porta a un rialzo dei tassi a luglio, per i mercati potrebbe mettersi male. “Il problema è che più salgono i tassi, più peggiorano le condizioni finanziarie in Eurozona. L’aumento dei tassi in Europa indirettamente accelera il processo di frenata dell’economia”.

La stagflazione si sta avvicinando

L’Italia è quella che rischia di più di entrare in recessione, ma anche la Germania ci è vicina. E la Francia è in stagnazione. Insomma, la stagflazione si sta avvicinando, a grandi passi. Ma quando potrebbe avere inizio? “In Europa – prevede Bova – nel secondo trimestre, negli Stati Uniti nella seconda parte dell’anno. In Europa nel secondo trimestre c’è già il rischio di aver un Pil negativo, come ha già segnalato l’indice Ifo. Negli Stati Uniti invece è il settore immobiliare quello più a rischio e penso che dall’estate in poi cominceremo a verdere dati economici veramente negativi”.

“Questo significa – aggiunge – che la Fed potrebbe iniziare a moderare l’aspettativa sui tassi da settembre e che la Bce, se dovesse rialzare I tassi a luglio, bisognerà vedere come reagirà davanti a un Pil negativo”.

Ue: sullo stop al petrolio russo negoziati per tutto il weekend

Sull’embargo europeo al petrolio russo i negoziati andranno avanti per tutto il weekend. Gli ambasciatori dei Ventisette Paesi dell’Ue si riuniranno di nuovo con l’intento di arrivare a un accordo sull’embargo al petrolio. A bloccare il sesto pacchetto delle sanzioni, presentato dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, è ancora una volta l’Ungheria. Per il premier Viktor Orban con questo pacchetto “l’Ue ha superato la linea rossa” sganciando “una bomba atomica” sull’economia del suo Paese.

Orban ha chiesto quindi una deroga, insieme alla Slovacchia, e anche alla Repubblica Ceca. Per soddisfarla la Commissione aveva concesso un anno in più (l’embargo per tutti entro sei mesi, per Ungheria e Slovecchia entro fine 2023) ma non è bastato.

Quindi i tecnici di Bruxelles si sono presentati al tavolo del Coreper con una nuova proposta: deroga per Ungheria e Slovacchia fino a fine 2024 e per la Repubblica Ceca fino a giugno 2024. Ma nemmeno questa concessione sembra essere sufficiente.

Le resistenze, spiega una fonte europea, permangono sulla durata delle deroghe e sulle compensazioni economiche per i Paesi che si troveranno a dover “adattare” le proprie raffinerie al momento “tarate” sul petrolio russo. Investimenti importanti che gli Stati non vogliono sostenere dai propri bilanci nazionali.

Resta sul tavolo anche l’ostacolo del divieto del trasporto del petrolio russo per le navi battenti bandiera degli Stati membri dell’Unione. Una preoccupazione non di poco conto per Grecia, Malta e Cipro. “Le prossime ore saranno dedicate alla soluzione di questi problemi attraverso contatti bilaterali fra Commissione, presidenza e Stati membri interessati”, spiega un diplomatico.

“Sono fiduciosa che riusciremo a portare questo pacchetto in carreggiata – se ci vuole un giorno in più, ci vuole un giorno in più – ma ci stiamo muovendo nella giusta direzione”, ha detto von der Leyen al quotidiano tedesco Faz. Anche l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell, riconosce le difficoltà per l’Ungheria.

Nelle prossime ore si continuerà a lavorare a quella soluzione richiesta. E se non ci riusciranno gli ambasciatori, Borrell ha già avvertito che la discussione si svolgerà a livello di ministri.

Oggi parla Putin sulla piazza rossa

Vladimir Putin, in occasione delle celebrazioni per la vittoria sul nazismo il 9 maggio, invierà un messaggio da “giorno del giudizio” all’Occidente. Putin parlerà sulla Piazza Rossa davanti a una parata di truppe, carri armati, razzi e missili balistici intercontinentali.

Durante la parata i caccia supersonici e i bombardieri strategici Tu-160 effettueranno un sorvolo sulla Cattedrale di San Basilio. E per la prima volta dal 2010, ha fatto sapere il ministero della Difesa russo, sarà schierato l’aereo Il-80 ‘Doomsday’, che trasporterebbe i vertici russi in caso di guerra nucleare, diventando il centro di comando di Putin. Il Cremlino non ha fatto sapere cosa potrebbe dire Putin nel suo discorso. Lo scorso anno il leader del Cremlino in questa ricorrenza ha parlato di ascesa del neonazismo e della russofobia.


Morning Bell: cosa si aspettano i mercati

Morning bell: Cosa si aspettano i mercati

AGI – I mercati sono in calo, appesantiti dai timori di una caduta dell’economia globale, mentre proseguono i lockdown in Cina, cresce la prospettiva di mosse aggressive delle banche centrali, scende la fiducia degli investitori e Mosca chiude i rubinetti a del gas a Polonia e Bulgaria che si sono rifiutate di pagare in rubli.

In Asia i listini sono misti e i future a Wall Street e in Europa sono in rialzo, dopo una giornata in profondo rosso a New York, dove il Nasdaq è crollato quasi del 4%, registrando il nuovo minimo da 52 settimane, senza nemmeno la scusante di un rialzo dei rendimenti sui T-bond, scesi al 2,72%, il livello più basso da 2 settimane a questa parte. Tokyo arretra di oltre un punto e mezzo percentuale e lo stesso fa Seul, Hong Kong, Shanghai e Shenzhen salgono. In rialzo i future a Wall Street, che ieri e’ crollata sotto il ‘peso’ delle aspettative per le trimestrali delle megacap e dei colossi tech in arrivo questa settimana.

Gli investitori sono preoccupati per le stime prudenti delle società Usa, che accreditano la tesi di un rallentamento dell’economia in arrivo. Il Nasdaq ha perso il 3,95%, il Dow Jones il 2,38% e lo S&P 500 il 2,84% . C’era cautela per i risultati di Alphabet e Microsoft, usciti a listini chiusi, che hanno mostrato un andamento misto. Alphabet e Microsoft hanno chiuso in calo rispettivamente a -3,04% e -3,74%, per poi divaricarsi dopo le trimestrali, con la holding di Google giù di oltre il 2% e Microsoft che sale sopra il 4% nell’after hour, avendo chiuso meglio delle attese.

Sono stati proprio questi risultati a raddrizzare i future, in vista delle prossime trimestrali, in particolare quella di oggi di Meta (Facebook), che ieri ha lasciato sul terreno il 3,23%, e quelle di domani di Apple e Amazon di domani, che ieri hanno perso rispettivamente il 3,73%) e il 4,58%. Da sole queste cinque società pesano il 21% dell’S&P 500. 


Morning bell: Cosa si aspettano i mercati

Morning bell: cosa si aspettano i mercati

AGI – Si preannuncia una seduta negativa per i mercati globali, dopo che ieri Wall Street ha chiuso in deciso calo. Gli investitori si preparano alla stretta della Federal Reserve, pronta ad agire velocemente e in modo più aggressivo per frenare l’inflazione, e attendono di conoscere le indicazioni che proverranno dalle minute della banca centrale che verranno pubblicate nel pomeriggio. Sullo sfondo restano le preoccupazioni per l’evoluzione della guerra in Ucraina.

Oggi, 42esimo giorno del conflitto, si guardano agli effetti delle nuove dure sanzioni e azioni politiche internazionali nei confronti di Mosca come la “cacciata” del personale diplomatico russo da molte capitali, in risposta agli orrori di Bucha. Secondo il sindaco Vadym Boichenko, la situazione è diventata invivibile. “Siamo oltre la catastrofe umanitaria”, ha detto. Di questa pagina oscura del conflitto si è parlato anche al Consiglio di sicurezza Onu, dove ieri è intervenuto anche il presidente Zelensky e dove la Russia ha continuato a respingere le accuse; ma è allarme anche a Mariupol, sotto assedio da circa 40 giorni, e dove la situazione umanitaria è sempre peggiore anche dopo le pause concesse nei giorni scorsi per l’evacuazione di migliaia di civili; in città restano 120 mila persone.

Intanto tutta l’attenzione sul terreno dell’azione militare resta concentrata sull’Est del Paese: la linea del fronte del Donbass resta stabile ma gli osservatori internazionali e la difesa ucraina continuano ad essere in attesa di un’imminente offensiva russa, suggerita dai preparativi in corso e dallo spostamento delle forze dal Nord del Paese, cominciata da diversi giorni. Gli osservatori militari internazionali concordano sul fatto che la battaglia a Est sarà decisiva per l’esito della guerra. La stabilità di una delle principali linee del fronte nel Donbass, la regione dell’Est dell’Ucraina da cui è partito il conflitto, è stata constatata dai giornalisti sul posto che rilevano anche la forte pressione legata alla prospettiva di un’offensiva imminente.

In particolare, le forze ucraine tengono le posizioni difensive attorno al centro di Krasnopilia, sulla strada che collega Izyum (città conquistata dai russi) alle città di Sloviansk e Kramatorsk, che restano sotto il controllo ucraino ma sono il prossimo obiettivo, tanto che agli abitanti di Sloviansk le autorità locali hanno suggerito di lasciare le proprie abitazioni.

Secondo l’intelligence Britannica, gli ucraini hanno riconquistato una gran parte del Nord del Paese, forzando i russi a lasciare le aree di Chernihiv e del nord di Kiev. Anche nelle zone riconquistate, pero’, continuano i combattimenti anche se secondo la Difesa sono di intensità inferiore rispetto ai giorni scorsi. Nella regione di Kharkiv, l’istituto americano degli studi sulla guerra prevede che i russi si ritireranno da Sumy nel giro di pochi giorni. Restano salde le posizioni russe a Kherson, anche se le truppe di Mosca hanno subito perdite e gli ucraini hanno guadagnato terreno in qualche parte della regione.

Le attenzioni degli investitori sono quindi puntate alla riunione dei ministri Nato prevista per oggi, che potrebbe dare il via anche ad un inasprimento delle sanzioni: la stessa von der Leyen, ieri ha fatto sapere che si sta studiando anche un divieto sull’import del petrolio russo. Il presidente ucraino invece interverrà al parlamento irlandese. Conflitto a parte, il focus dei mercati di oggi è puntato agli Usa.

Minute della Fed

Oggi i verbali della riunione di marzo, quando i tassi sono stati rialzati dello 0,25%, dovrebbero dare indicazioni su quanto verrà deciso a maggio. Sono rafforzate intanto le aspettative su una mossa più vigorosa, e quindi in un ritocco all’insù dello 0,50%. Lo estesso componente del Consiglio dei governatori della Federal Reserve, Lael Brainard – che è in attesa di un voto di conferma come vicepresidente della Fed e viene generalmente annoverata tra le “colombe”, ossia tra coloro che sono più propensi a mantenere una politica accomodante – ha affermato che la banca centrale è “pronta a intraprendere un’azione più forte, se gli indicatori dell’inflazione indicano che tale azione è giustificata”. Brainaird ha anche affermato che la Fed potrebbe iniziare a “ridurre il bilancio a un ritmo rapido già nella riunione di maggio”

Rendimenti treasury

Dopo Brainard, i rendimenti dei Treasury sono schizzati, con il rendimento a 10 anni che è salito al di sopra del 2,5%, raggiungendo il massimo da quasi tre anni. BORSE ASIATICHE. Il Nikkei giapponese perde l’1,45%, mentre l’indice MSCI più ampio delle azioni dell’Asia-Pacifico al di fuori del Giappone è sceso dell’1,4%. Hong Kong cede l’1,31%, Shanghai è sotto la parità a -0,03%, e quello sulla Cina continentale perde lo 0,61%. Pesa su Shanghai anche il fatto che il lockdown proseguirà senza un termine ben definito per colpa dell’aumento dei contagi da Covid.

Borse europee

Le Borse europee si avviano ad un inizio di seduta negativa, con i future dell’Eurostoxx 50 che viaggiano in rosso cedendo lo 0,18%. Quelli sull’Ftse 100 perdono invece lo 0,04% mentre quelli sul Dax lasciano sul terreno lo 0,24%.

Petrolio

Procedono misti e contrastati i futures del petrolio, dopo che le nuove sanzioni sulla Russia hanno sollevato le preoccupazioni dell’offerta, alimentando i timori di una domanda più debole. Quelli sul Brent sono in rialzo dello 0,23% a 106,88 dollari al barile mentre quelli sul WTI cedono lo 0,06% a 101,90 dollari al barile, ma prima erano scesi fino a 100 dollari. Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno preparato nuove sanzioni su Mosca per le uccisioni di civili nel nord dell’Ucraina, che il presidente Volodymyr Zelenskiy ha descritto come “crimini di guerra”. La Russia ha negato di aver preso di mira i civili.

Secondo gli analisti, le preoccupazioni sono alimentate dalla rigidità dell’offerta, dato che gli Stati Uniti e l’Europa stanno intensificando le sanzioni sulla Russia. E sono montate anche dopo i lockdown a Shanghai, nonchè dal dollaro più forte e dall’aumento delle scorte di greggio degli Stati Uniti. Secondo gli analisti, i prezzi del petrolio rimarranno probabilmente intorno ai 100 dollari al barile per un po’ di tempo per i timori circa la domanda e le aspettative di una tregua in Medio Oriente durante il mese del Ramadan, ma potrebbero salire di nuovo dopo il Ramadan e appena l’alta stagione turistica degli Stati Uniti prenderà il via.

Wall Street

I future sono ora misti, dopo la chiusura di ieri in deciso calo, con l’indice S&P 500 e il Nasdaq appesantiti dai titoli tech per l’impennata dei rendimenti dei Treasury seguita alle dichiarazioni da ‘falco’ della ‘colombà della Fed Lael Brainard. Il Dow Jones è sceso dello 0,80% a 34.642,36 punti, lo S&P 500 ha perso l’1,19% a 4.528 punti e il Nasdaq è crollato del 2,26% a 14.204,17 punti. Allo stesso tempo, le preoccupazioni per ulteriori sanzioni contro la Russia hanno continuato a pesare sul sentiment degli investitori, dopo che l’Europa si è impegnata a vietare le importazioni di carbone russo dopo le atrocità commesse alla periferia di Kiev.

Effetti sanzioni

Ieri la Commissione europea ha presentato un quinto pacchetto di sanzioni, che comprendono il divieto di importazioni di carbone, legno, prodotti chimici e altri prodotti per un valore di circa 9 miliardi di euro all’anno. Inoltre è stato proposto un divieto di esportazione verso la Russia per un valore di altri 10 miliardi di euro l’anno per semiconduttori, computer, tecnologia per il gas Gnl e altre apparecchiature elettriche e di trasporto. Gli Stati Uniti hanno annunciato che la Russia non potrà ripagare il suo debito con i dollari detenuti nelle banche statunitensi. La Borsa di Mosca ieri ha reagito cedendo a picco, di oltre il 3%. 


Morning bell: cosa si aspettano i mercati

I mercati restano instabili ma si riprendono dallo choc del lunedì nero

AGI – I mercati restano instabili, ma si riprendono dal terremoto del lunedì nero, anche perchè, dopo le dure sanzioni alla Russia e l’allerta nucleare, le truppe russe non sfondano in Ucraina, si comincia a intravedere qualche spiraglio diplomatico e l’esclusione di Mosca dallo Swift è allentata dalle deroghe al settore energetico, introdotte per proteggere gli acquisti di gas.

In Asia i listini salgono, con Tokyo che avanza dell’1,2%, Sydney dell’1,3%, Shanghai dello 0,4% e Hong Kong giù dello 0,1%. I future a Wall Street sono misti e poco mossi, dopo che ieri New York ha chiuso ancora volatile, anche se il Nasdaq è salito a +0,4%, grazie alla frenata del rendimento sui Treasury, sceso all’1,83%. A febbraio comunque Wall Street ha perso complessivamente il 3% a causa dell’invasione in Ucraina.

In Europa i future sull’EuroStoxx salgono dello 0,6%, dopo una chiusura in calo ma sopra i minimi di giornata. Intanto il peso della guerra comincia a farsi sentire soprattutto in Russia: code ai bancomat, carenza di dollari e rublo a picco. Il valore della moneta russa oggi si stabilizza, dopo aver chiuso ieri in calo del 22% e aver perso in precedenza circa un quarto del suo valore. Intanto la Banca Centrale è stata costretta a raddoppiare il tasso d’interesse dal 9,5% al 20% e ha chiudere la Borsa di Mosca.

Domani giornata clou, con Powell, Opec+ e inflazione Ue

Al di là della crisi ucraina i riflettori dei mercati restano puntati sulla giornata di domani, in cui si concentreranno i maggiori eventi della settimana. Nel pomeriggio, nel giro di poche ore, interverranno il ‘falco’ della Fed, James Bullard, il numero uno della Federal Reserve, Jerome Powell e il capo economista della Bce, Philip Lane. Poi avremo il comunicato finale della riunione dell’Opec+, che lascerà invariati gli aumenti di 400 mila barili al mese, anche se la Russia, vista la situazione, farà probabilmente solo finta di aderire a questi aumenti produttivi, continuando a estrarre greggio a suo piacimento. Inoltre usciranno i dati sull’inflazione preliminare dell’area euro, che a febbraio è attesa salire dal 5,1% al 5,3% annuale.  

 A guidare i prossimi passi dei mercati sarà soprattutto la Federal Reserve, la quale in qualche modo dovrà tener conto del conflitto in Ucraina, anche se con meno urgenza della Bce, visto che l’Europa risente dell’impatto economico della guerra più degli Stati Uniti. Il 16 marzo la Fed rialzerà i tassi e probabilmente lo farà di 25 punti base e non di mezzo punto percentuale, anche se ieri il presidente della Fed di Atlanta Raphael Bostic ha detto che, se l’alta inflazione persiste, la Federal Reserve potrebbe aver bisogno di rialzare i tassi di interesse di mezzo punto percentuale nella sua prossima riunione. “Oggi – ha detto Bostic – mentre parliamo, sono ancora a favore di una mossa di 25 punti base a marzo, ma le cose stanno cambiando in fretta, specie riguardo all’inflazione”. I mercati si apettano che nel 2022 la Fed rialzi i tassi almeno sei volte. Sui tagli del bilancio invece, che attualmente pesano circa il 40% del Pil Usa, c’è meno chiarezza. Domani, nella sua audizione davanti al Congresso, Powell qualcosa in proposito dovrà dirla. E qualcosa dovrà dirla anche sulla guerra, anche se per la Fed non rappresenta un problema grave come quello dell’inflazione, il quale resta il ‘nemico pubblico numero uno’. Intanto ieri Christine Lagarde ha ribadito il suo mantra che la Bce farà tutto ciò che “è necessario per garantire la stabilità dei prezzi e quella finanziaria nella zona euro“. Che significa? Di fatto, spiega Antonio Cesarano, global strategist di Intermonte Partners, la Bce “apre a un’ipotesi, che è ancora da definire, di fare qualcosa di straordinario in nome dell’emergenza. In altre parole la Bce, a causa della crisi ucraina, ammorbidirà il processo di normalizzazione monetaria”. Come ancora non si sa, lo sapremo alla riunione del prossimo 10 marzo. I mercati comunque danno per scontato che la Bce continuerà a comprare titoli del debito pubblico e non stabilirà una scadenza precisa agli acquisti. Lo dimostra la discesa dello spread, che ieri è sceso sotto i 160 punti.

Tuttavia Sberbank, Lukoil e Vtb quotate a Londra, hanno paurosamente sbandato. Sberbank è crollata di oltre il 75%, Gazprom ha dimezzato il suo valore e le azioni di Vtb a Londra verranno sospese se la banca russa resterà nella lista statunitense delle società sanzionate.
    Intanto il prezzo del petrolio vola, con il Brent intorno a quota 101 dollari, dopo aver toccato un nuovo massimo da 7 anni sopra 105 dollari. Si sgonfiano invece le quotazioni del gas, che ieri ha chiuso in rialzo del 5% dopo un’impennata a +37% in avvio di contrattazioni. Sempre alle stelle i prezzi di grano, mais e soia, i cui rialzi però rallentano a +1-2%. Cala dello 0,3% il prezzo dell’oro dopo il rally di ieri.

I russi cominciano a pagare il costo della guerra ed è salato

I russi cominciano a pagare i costi dell’invasione in Ucraina, un conflitto che finora il Cremlino aveva perfino evitato di chiamare ‘guerra’. E scoprono che i conti sono molto salati, sia quelli economici, sia quelli sociali. Il rublo è crollato, ieri in poche ore ha perso un quarto del suo valore. La gente è corsa a ritirare i contanti ai bancomat. I dollari sono scomparsi dalle principali banche del Paese. Aeroflot, la compagnia aerea nazionale, ha cancellato tutti i suoi voli verso l’Europa, dopo che decine di Paesi hanno chiuso il loro spazio aereo ai voli dalla Russia, isolando il Paese. Ad aggravare queste sofferenze è arrivata la decisione della Banca centrale russa, che ha più che raddoppiato il suo tasso di interesse chiave per ammorbidire l’impatto di potenziali sanzioni e rendendo difficile per la banca sostenere il rublo.

Inoltre l’istituto ha vietato agli stranieri di vendere titoli russi, ha ordinato agli esportatori di convertire in rubli la maggior parte delle loro entrate in valuta estera e ha chiuso la Borsa di Mosca per un giorno a causa della “situazione in via di sviluppo”. Come se non bastase, Shell, una società che per anni ha aiutato la Russia a trarre profitto dalle sue ricchezze energetiche, ha annunciato l’uscita da tutte le sue joint venture con Gazprom, la più grande società di gas naturale di proprietà statale della Russia, dopo che BP nel weekend ha fatto sapere di essere pronta a vendere la sua partecipazione nel gigante del petrolio Rosneft. Volvo ha reso noto che avrebbe interrotto la produzione presso la sua fabbrica di camion in Russia, e Mercedes-Benz l’ha imitata abbandonando la sua partnership con un produttore di camion russo.

Perfino Walt Disney, Sony e Warner Bros hanno bloccato le loro future uscite cinematografiche in Russia. “La realtà economica è cambiata”, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ai giornalisti, annunciando che Putin aveva indetto una riunione di emergenza con i suoi alti funzionari finanziari. Tutte queste mosse frenetiche sono il segno che le sanzioni imposte alla Russia dall’Occidente nel fine settimana stanno scuotendo le fondamenta dell’economia russa. Le decisioni degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e dell’Unione europea che limitano l’accesso della Banca centrale russa a gran parte dei suoi 643 miliardi di dollari di riserve in valuta estera hanno vanificato gli sforzi del Cremlino per attenuare l’impatto di potenziali sanzioni. Di fronte alle difficoltà che le sue armate trovano ad avanzare vittoriosamente in Ucraina e all’instabilità economica, alcuni analisti temono che Putin, che ha già alzato i toni ordinando l’allerta nucleare, possa intensificare il conflitto con l’Occidente utilizzando nuove minacce militari, o altri mezzi, come gli attacchi informatici.


I mercati restano instabili ma si riprendono dallo choc del lunedì nero

Perché i mercati hanno fiducia in Mattarella e Draghi

AGI – Nelle cancellerie europee tirano un sospiro di sollievo. Così come ai piani alti delle grandi istituzioni finanziarie che detengono gran parte del debito pubblico italiano. La conferma del ticket Mattarella-Draghi, infatti, è garanzia di stabilità e continuità. E soprattutto di fiducia. “La fiducia in finanza è praticamente tutto”, spiega un analista.

E l’incertezza nell’ultimo periodo si cominciava ad avvertire. Perché la partita del Quirinale, questa volta, era strettamente legata a quella del governo. Lo sapevano i cittadini comuni così come ne erano consapevoli gli investitori dei grandi fondi e delle banche d’affari che ogni giorno fanno muovere la finanza globale.

Lo spread, termometro della fiducia 

Per l’Italia lo spread rappresenta il termometro di questa fiducia. E nell’ultimo mese qualche linea di febbre si era registrata, con il differenziale passato dai 130 punti base di inizio mese fin quasi ai 150 punti base (148 pp) di giovedì 27 gennaio.

Certo ci sono in gioco anche altri fattori. Primo tra tutti la fine del programma pandemico della Bce (il Pepp, Pandemic emergency purchase programme, da 1.850 miliardi di euro), il prossimo mese di marzo. Ma nelle “stanze dei bottoni” sono pronti a scommettere che la stabilita’ politica porta anche stabilità finanziaria.

In un anno per ftse mib +21% 

A ulteriore dimostrazione di ciò – da quando  in carica il governo Draghi, l’indice principale di Piazza Affari, l’Ftse Mib ha guadagnato il 21,72%. Certo non è solo merito di mister ‘whatever it takes’. Nell’ultimo anno, il rimbalzo economico e finanziario si è registrato in tutto il mondo di pari passo con le riaperture delle attività, le vaccinazioni e la ripresa di una vita quasi ‘normale’.

La partita del Pnrr

C’è poi la partita del Recovery fund. La gara a tappe in cui l’Italia è impegnata per non perdere i 191,5 miliardi (68,88 miliardi in sovvenzioni e 122,6 miliardi in prestiti). Nel 2021 l’Italia ha raggiunto i 51 obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) concordati con la Commissione Europea con scadenza il 31 dicembre 2021. Nel corso della conferenza stampa di fine anno, Draghi sottolineò come “occorre dimostrare che la fiducia degli altri Paesi europei, mostrata dando all’Italia questi fondi, è stata ben riposta”.

La fiducia che l’Europa dovrà avere nell’Italia. Nel 2022 infatti andranno centrati altri 102 obiettivi per assicurarsi la seconda e la terza tranche dei fondi europei, in tutto 40 miliardi.

Tagliando al governo?

Certo non tutto è definito. Nella maggioranza di governo, uno dei partiti ‘di peso’ come la Lega ha chiesto a Draghi una nuova fase di governo perché l’ultimo anno di legislatura non si trasformi in una campagna elettorale permanente. “Per affrontare questa nuova fase serve una messa a punto: il Governo con la sua maggioranza dovrebbe adottare un nuovo tipo di metodo di lavoro che ci permetta di affrontare in maniera costruttiva i tanti dossier, anche divisi, per non trasformare quest’anno in una lunghissima, dannosa campagna elettorale che non serve al paese”, ha detto il ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti al termine di un incontro con il segretario della Lega Matteo Salvini. A dimostrazione che, pur se nella stabilità, quest’ultima settimana di votazioni per il Quirinale, qualche novità nel governo la porterà. E lunedì i mercati ricominceranno a giudicarci per vedere se la fiducia concessa è ben riposta. 


Perché i mercati hanno fiducia in Mattarella e Draghi