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Fca: Manley, sempre pronti a discutere di nozze con Renault

Dopo il ‘naufragio’ delle nozze di due mesi fa, il capo di Fca Mike Manley lascia la porta aperta ad ulteriori discussioni con Renault per un possibile matrimonio tra le due case automobilistiche. Lo rivela in un’intervista pubblicata lunedì sul Financial Times. “La logica industriale che prevaleva prima esiste ancora”, ha assicurato il manager britannico della Fiat Chrysler Automobile (FCA). “Se le circostanze dovessero cambiare, allora forse i sogni potrebbero unirsi e le cose potrebbero accadere”, e in quel caso, “saremmo interessati ad avere novità loro (di Renault, ndr)”, ha aggiunto.

Dopo diversi mesi di discussioni tra i due gruppi, all’inizio di giugno è fallito un progetto di fusione per formare la terza azienda automobilistica più grande del mondo. I leader della Fiat incolpano il governo francese per questo fallimento, il cui ‘placet’ è essenziale. Secondo il Wall Street Journal, tuttavia, il produttore francese sta negoziando una revisione completa della sua alleanza con Nissan, con al centro delle discussioni il riequilibrio delle partecipazioni incrociate delle due società attualmente a favore del marchio del diamante.

Lo scopo di questi negoziati è proprio quello di allentare alcune tensioni e quindi eliminare la riluttanza di Nissan a fondersi con FCA in un momento in cui il partenariato franco-giapponese è già stato messo alla prova dallo sfratto del suo costruttore Carlos Ghosn arrestato alla fine del 2018 per presunta cattiva condotta finanziaria. Tuttavia, una fonte vicina al file assicurava all’AFP che “queste sono solo ipotesi. “Per il momento non ci sono contatti, non ci sono negoziati.” In un’altra intervista pubblicata lunedì scorso, concessa all’agenzia Bloomberg, Manley aveva fatto sapere che Renault non è l’unico attore con il quale le discussioni possono essere impegnate: “Rappresentano l’unica opportunità? La risposta a questa domanda è sicuramente no”, aveva risposto.

Agi

L’uomo che ha rilanciato Jeep ora è alla guida di Fiat Chrysler. Chi è Mike Manley

Sergio Marchionne non è più l'amministratore delegato di Fiat Chrysler. Al suo posto è stato designato Mike Manley, responsabile del marchio Jeep e membro del Group executive council (Gec) dal primo settembre scorso. La guida della Ferrari va invece a Louis Camilleri, attuale numero uno di Philip Morris e già membro del cda della Rossa.

Peggiorano le condizioni di Marchionne

L'era Marchionne termina quindi con un anno di anticipo rispetto alle previsioni. Il manager italo-canadese è ricoverato, secondo le informazioni ufficiali, in una clinica svizzera per un intervento chirurgico e la sua degenza sembra protrarsi più delle previsioni.

Dopo che in settimana "sono sopraggiunte " complicazioni inattese durante la convalescenza post – operatoria, "si sono ulteriormente aggravate nelle ultime ore" le condizioni del manager, comunica "con profonda tristezza" una nota di Fca in cui si dice che "il dottor Marchionne non potrà riprendere la sua attività lavorativa".

Il Consiglio di Amministrazione di Fca ha espresso "innanzitutto la sua vicinanza a Sergio Marchionne e alla sua famiglia sottolineando lo straordinario contributo umano e professionale che ha dato alla società in questi anni".

Chi è il nuovo ad

Responsabile dal 2009 del marchio Jeep e, dall'ottobre del 2015, del brand Ram, Manley, 54 anni, nato in Gran Bretagna, è anche membro del Group Executive Council (GEC) di Fca dal primo settembre 2011.

In precedenza, ha ricoperto il ruolo di Chief operating officer Asia (Apac) e ha diretto diretto le attività internazionali di Chrysler fuori dell'area Area Nafta con la responsabilità di implementare gli accordi di cooperazione per la distribuzione dei prodotti del gruppo Chrysler attraverso il network internazionale di Fiat. Da dicembre 2008, inoltre, è stato Executive vice president – International sales e global product planning operations: in questa posizione, è stato responsabile della pianificazione prodotto e di tutte le attività di vendita al di fuori del Nord America. 
Ha un Master of Business administration (Mba) conseguito presso l'Ashridge Management College. 

La svolta della carriera di Manley, sottolinea il Corriere, arriva proprio quando viene nominato presidente e ad del marchio Jeep: "Lo aveva ammesso anche lui in una recente intervista: «La vera svolta della mia carriera c’è stata quando mi hanno dato l’incarico di guidare Jeep». Il marchio, aveva spiegato, «aveva grandi potenzialità di crescita e le abbiamo sfruttate bene, in meno di un decennio siamo passati da poco più di 300 mila veicoli venduti l’anno a 1,4 milioni e l’obiettivo è di salire ancora». Il merito del rilancio, insomma, in parte va proprio a lui".

"Tanto che nel 2011 gli viene offerto di entrare a far parte del Group executive council, l’organismo decisionale responsabile della supervisione dell’andamento operativo del business e delle decisioni su alcune scelte operative", prosegue il quotidiano, "si tratta del più alto organo decisione dopo il consiglio di amministrazione di FCA. Dal 2015 è anche a capo del marchio Ram, brand specializzato nella produzione di pickup e van. E anche qui Manley ha consolidato i buoni risultati: come ha spiegato qualche mese fa, dal 2009 il brand ha registrato una crescita del 163%".

Elkann: Marchionne un mentore e soprattutto un amico

L'amministratore delegato uscente di Fiat Chrysler, Sergio Marchionne, "per me è stato una persona con cui confrontarsi e di cui fidarsi, un mentore e soprattutto un amico. Ci ha insegnato a pensare diversamente e ad avere il coraggio di cambiare, spesso anche in modo non convenzionale, agendo sempre con senso di responsabilità per le aziende e per le persone che ci lavorano". Così il presidente del gruppo, John Elkann, nella nota in cui il Lingotto ha ufficializzato la sostituzione del manager italo-canadese con Michael Manley.

Marchionne "ci ha insegnato che l’unica domanda che vale davvero la pensa farsi, alla fine di ogni giornata, è se siamo stati in grado di cambiare qualcosa in meglio, se siamo stati capaci di fare una differenza. E Sergio ha sempre fatto la differenza, dovunque si sia trovato a lavorare e nella vita di così tante persone. Oggi, quella differenza continua a farla la cultura che ha introdotto in tutte le aziende che ha gestito e ne è diventata parte integrante. Le transizioni che abbiamo appena annunciato, anche se dal punto di vista personale non saranno prive di dolore, ci permettono di garantire alle nostre aziende la massima continuità possibile e preservarne la cultura. Per me – ha concluso Elkann – è stato un privilegio poter avere Sergio al mio fianco per tutti questi anni. Chiedo a tutti di comprendere l’attuale situazione, rispettando la privacy di Sergio e delle persone che gli sono più vicine".

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