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Manovra: Juncker si dice rassicurato dalle parole di Salvini e Di Maio

La Commissione Europea è "rassicurata" dalle ultime dichiarazioni dei vicepremier Salvini e Di Maio in materia di conti pubblici, più concilianti nei confronti di Bruxelles, anche se rispettare il patto di stabilità "è normale", perché non significa altro che applicare la legge. Lo dice il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, a Bruxelles a margine di un appuntamento istituzionale nella sede del Parlamento Europeo. A chi gli chiede come siano i rapporti con l'Italia ora, viste le ultime dichiarazioni dei due vicepremier, che propendono per un rispetto del Patto di stabilità, Juncker replica che "sì, è normale, è l'applicazione della legge. Io non faccio altro che applicare la legge". All'ulteriore domanda, se le ultime dichiarazioni rassicurino la Commissione, Juncker risponde: "Sì si mi rassicura".

Agi News

Di Maio ha detto che Salvini deve restare ministro anche se indagato 

Il ministro dell'Interno Matteo Salvini è indagato e il lavoro della magistratura va rispettato. Ma Salvini non ha violato il codice etico dei ministri contenuto nel contratto di governo, quindi "deve continuare a fare il ministro in questo momento". è quanto sottolinea il vicepremier Luigi Di Maio, che in un lungo intervento su Facebook dice di "voler fare chiarezza" su "alcuni fatti accaduti negli ultimi giorni".

"Il ministro Salvini è indagato, gli sono contestati alcuni reati dal pubblico ministero e credo che quello sia un atto dovuto in quanto ministro dell'Interno. Come ci si comporta in questi casi? Prima di tutto – osserva Di Maio – ricordiamoci che nel nostro contratto di governo c'è anche il codice etico dei ministri e secondo questo (che è anche il codice del movimento 5 Stelle) il ministro dell'Interno deve continuare a fare il ministro in questo momento". E aggiunge: "C'è comunque pieno rispetto" per l'azione della magistratura. 

Il ministro dell'Interno Matteo Salvini ieri è stato iscritto nel registro degli indagati per sequestro di persona, arresto illegale e abuso d'ufficio, nell'ambito dell'inchiesta sul caso "Diciotti" insieme al capo di gabinetto del ministro. "Essere indagato per difendere i diritti degli italiani è una vergogna", aveva detto ieri il ministro dell'Interno dal palco della festa leghista di Pinzolo. Il vicepremier aveva incassato la solidarietà degli alleati di un centrodestra che, per una volta, si ritrova compatto. Per Giorgia Meloni quello dei pm di Agrigento è "un atto sovversivo", e il governatore della Liguria, l'azzurro Giovanni Toti, chiede addirittura il blocco navale. Ma nessuno dei 5 stelle aveva parlato prima di Di Maio oggi su Facebook. 

La decisione della procura di Agrigento è arrivata al termine della missione romana del procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio che ha trasmesso gli atti alla procura di Palermo per il successivo passaggio "al tribunale dei ministri della stessa città".

 

Agi News

Stallo sull’Ilva, Di Maio: nessun passo in avanti sull’occupazione

Vertenza Ilva in pieno stallo. Il tavolo al Mise, ha detto il vicepremier dopo l'incontro al ministero con azienda e sindacati, è stato convocato "per cercare di far ripartire il dialogo” ma "il piano di ArcelorMittal non è soddisfacente e i sindacati hanno sempre detto che non ci sono le condizioni per proseguire la trattativa se l’azienda non batte un colpo. Am – ha aggiunto Di Maio – batta un colpo, si sposti da quei numeri e possiamo cominciare a riduscutere". Il ministro ha sottolineato che quello di oggi “èstato un primo  tentativo di ripartenza ma è sempre chiaro ed evidente che questo piano occupazionale non può soddisfare le nostre esigenze”. Di Maio ha quindi annunciato che domani sarà inviato "all’avvocatura dello Stato la richiesta di parere per quanto riguarda l’annullamento in autotutela della gara di ArcelorMittal che entra in Ilva".

Agi News

Foodora va via dall’Italia: colpa di Di Maio o del mercato? 

La decisione Delivery Hero di vendere Foodora Italia arrivata il giorno in cui la Camera ha approvato il Decreto Dignità voluto dal ministro Di Maio ha indotto molti a pensare che le due cose fossero in qualche modo collegate. Ma non è proprio così.

Di Maio ha parlato per la prima volta del Decreto Dignità all’indomani del primo incontro ufficiale fatto al ministero del Lavoro con i fattorini delle società che consegnano il cibo a domicilio (14 giugno). Ha detto poi ai cronisti che avrebbe ridato dignità al lavoro dei fattorini attraverso una serie di tutele che oggi molti di loro non hanno. E che avrebbe cercato un accordo con le aziende.

Il manager italiano di Foodora, Gianluca Cocco, due giorni dopo rilascia un’intervista al Corriere della sera in cui dice che con una misura troppo restrittiva la società sarebbe stata costretta a chiudere in Italia. 

A stretto giro arriva la risposta di Di Maio, via Facebook:

“Oggi il managing director di Foodora Italia ha criticato alcuni punti della bozza del Decreto Dignità che riguarda proprio i riders. È giusto che su questo tema ci si confronti pubblicamente e infatti dopo aver incontrato i ragazzi, domani alle 14 al Ministero del Lavoro incontrerò anche i rappresentanti delle aziende, compresa Foodora”.

Società che ha incontrato qualche giorno dopo, al ministero dello Sviluppo economico (18 giugno). Incontro andato bene, dicono, ma che non ha portato ad alcun accordo. E nessun accordo è arrivato dall’ultimo incontro, quello del 27 luglio scorso in cui si sono sentite le proposte delle società, ma ogni decisione è stata rimandata a settembre. Nel decreto approvato il 2 agosto alla Camera infatti non c’è traccia di fattorini né di società di consegna di cibo a domicilio.

Le difficoltà del mercato delle società di food delivey

Ma quali sono le difficoltà di queste aziende? Un elemento lo ha fornito lo stesso amministratore di Foodora. Intervistato da Agi, il 27 luglio Gianluca Cocco aveva ribadito la principale differenza a quel tavolo tra la sua società e le altre: al tavolo infatti le aziende si sono presentate separate in due fazioni:

"La differenza è che noi somministriamo contratti co.co.co. e abbiamo optato per le tutele pubbliche dei riders, come Inail per gli infortuni e Inps per le pensioni. Molte altre società hanno contratti a partita Iva o a prestazione e hanno scelto coperture e fondi privati per la pensione. Noi siamo per le tutele pubbliche, che riteniamo garantiscano meglio i nostri dipendenti". 

È in questa differenza di contratti che si gioca buona parte della partita. I costi per Foodora sono alti. E il mercato in Italia è piccolo e pieno di società che se lo contendono, alcune grandi e ben finanziate dalla finanza, altre piccole che cercano di sopravvire (Glogo, Just Eat, Deliveroo, Movenda, Uber Eat, Social Food, per citarne alcune delle 20 presenti).

Tanti attori in un mercato giovane e non ancora esploso. Quello del digitale vale circa il 10% del mercato delle consegne a domicilio in Italia (stiamo parlando infatti solo delle società che fanno lavorare i fattorini tramite app, dati Deutch Bank), mentre il 90% è in mano alle pizzerie tradizionali. Foodora, insieme a tutte le altre società di food delivery, non genera utili. Sono tutte in perdita, come ha ammesso lo stesso Cocco, e continuano a ‘bruciare’ i soldi delle case madri, che siano a Londra, a Barcellona o a Berlino.

Margini bassi, numeri bassi: aziende in difficoltà

I margini sono molto bassi: circa un euro vanno nelle casse della società su una cena da 30 euro ordinata sulle loro piattaforme, di cui 21 vanno al ristorante, 4 al fattorino, 4 in spese e marketing. Un mercato che potrebbe valere un miliardo di euro (è una delle cifre più ottimistiche) ma con tanti player che fanno pochi margini e senza raggiungere grandi numeri alla lunga la casa madre chiude i rubinetti.

L’Italia è un mercato difficile, ha comunicato la controllante di Foodora, Delivery Hero. Ma non perché in Italia le cose sono difficili a priori, ma perché è difficile scalare un mercato che cresce poco e con troppi attori a contendersi una torta ancora piccina. Foodora fa un passo indietro in Italia, e lo fa anche in Francia e in Olanda, dove ci sono situazioni assai simili spiegano dalla società. Nella lotta per le influenze dei giganti del food delivery, qualcuno prima o poi avrebbe dovuto fare un passo indietro a favore di una società rivale, a cui venderà tutto il pacchetto: clienti, fattorini e zone. 

E questa volta la politica forse c’entra poco, ma tutto sembra riconducibile alle particolari dinamiche del mercato digitale.

Twitter: @arcangeloroc

Agi News

Il duro scontro tra Boeri, Salvini, Di Maio e Tria, spiegato per argomenti

"Se il presidente dell'Inps non è d'accordo su niente delle linee politiche del governo, si dimetta". Erano da poco passate le 15 quando da Mosca il vice premier e ministro dell'Interno, Matteo Salvini, lasciava partire una bordata sul numero uno dell'Istituto nazionale di previdenza. Interrogato in relazione alle polemiche sulle stime di fonte Inps relative agli effetti delle disposizioni relative ai contratti di lavoro contenuti nel Decreto Dignità (8.000 posti di lavoro in meno all'anno), Salvini come suo solito parlava in maniera esplicita: 

"Non so se qualcuno dalla sera alla mattina ha tolto dei numeri o aggiunto dei numeri" – ha detto il vice premier parlando alla stampa prima di andare allo stadio per la finale dei Mondiali – so che è un decreto che mira a creare nuovi posti di lavoro e so per certo che ci sono alcuni organismi, penso all'Inps, con cui non ho da fare polemiche personali, perché non mi interessano, che però hanno una visione della realtà che è assolutamente lontana da quella degli italiani, da quella del mondo del lavoro, del mondo delle pensioni".

Una polemica non nuova

La polemica tra i due non è nuova e anche nelle ultime settimane ha registrato nuovi capitoli. Il tema, come noto, è quello dei migranti. Ma ora si aggiunge la questione contratti a termine legata al Decreto Dignità. Ha detto Salvini nel punto stampa con i giornalisti italiani: "Quando il presidente dell'Inps continua a dire che la legge Fornero non si tocca, gli immigrati ci servono, perché ci pagano le pensioni, questo decreto crea disoccupazione, in un mondo normale se non sei d'accordo con niente delle linee politiche, economiche e culturali di un governo e tu rappresenti politicamente, perché il presidente dell'Inps fa politica, un altro modo di vedere il futuro, ti dimetti". "Così non è, va beh, noi siamo al governo e mi dispiace per chi ha perso le elezioni", ha poi concluso.

Leggi anche: Davvero gli immigrati sono così cruciali per garantire le pensioni?

Un attacco frontale, a cui Boeri, tempo due ore, ha subito risposto, apparentemente non rivolgendosi al ministro dell'Interno che ne ha chiesto le dimissioni, ma a quelli del Lavoro e dell'Economia: "Le dichiarazioni contenute nella nota congiunta dei ministri Tria e Di Maio rivolgono un attacco senza precedenti alla credibilità di due istituzioni nevralgiche per la tenuta dei conti pubblici nel nostro paese e in grado di offrire supporto informativo alle scelte del Parlamento e all'opinione pubblica.

Nel mirino l'Inps, reo di avere trasmesso una relazione 'priva di basi scientifiche' e, di fatto, anche la stessa Ragioneria generale dello Stato che ha bollinato una relazione tecnica che riprende in toto le stime dell'Inps".

Leggi anche: Quanti sono esattamente gli immigrati regolari di cui avrebbe bisogno l'Italia

"Quanto al merito – chiarisce Boeri – siamo ai limiti del negazionismo economico. Il provvedimento comporta un innalzamento del costo del lavoro per i contratti a tempo determinato e un aumento dei costi in caso di interruzione del rapporto di lavoro per i contratti a tempo indeterminato. In presenza di un inasprimento del costo del lavoro complessivo, l'evidenza empirica e la teoria economica prevedono unanimemente un impatto negativo sulla domanda di lavoro. In un'economia con disoccupazione elevata, questo significa riduzione dell'occupazione. È difficile stabilire l'entità di questo impatto, ma il suo segno negativo è fuori discussione".

Cosa ha risposto Boeri a Tria e Di Maio:

"La stima dell'Inps è relativamente ottimistica. Prevede che il 10% dei contratti a tempo determinato che arrivano a 24 mesi di durata non vengano trasformati in altri contratti, ma diano luogo a flussi verso la disoccupazione riassorbiti al termine della durata della Naspi. Non si contemplano aggravi occupazionali legati alle causali. In termini assoluti l'effetto è trascurabile: si tratta dello 0,05% dell'occupazione alle dipendenze in Italia".

"Da notare che l'effetto, contrariamente a quanto riportato da alcuni quotidiani, non è cumulativo. In altre parole il numero totale non eccede mai le 8.000 unità in ogni anno di orizzonte delle stime. Se l'obiettivo del provvedimento era quello di garantire maggiore stabilità al lavoro e più alta produttività in futuro al prezzo di un piccolo effetto iniziale di riduzione dell'occupazione, queste stime non devono certo spaventare".

"Spaventa questa campagna contro chi cerca di porre su basi oggettive il confronto pubblico. Consapevoli dell'incertezza che circonda le stime svolgeremo, come sempre, il monitoraggio attento, che peraltro la legge ci richiede. Ma sin d'ora, di fronte a questi nuovi attacchi non posso che ribadire che i dati non si fanno intimidire".

Il caso del monitoraggio dell'Inps

In mattinata i due ministri Tria e Di Maio avevano diffuso una nota congiunta: "Il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, non ha mai accusato né il Ministero dell’Economia e delle Finanze né la Ragioneria Generale dello Stato di alcun intervento nella predisposizione della relazione tecnica al dl dignità. Certamente, però, bisogna capire da dove provenga quella 'manina' che, si ribadisce, non va ricercata nell’ambito del Mef.

Quanto al merito della relazione tecnica, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ritiene che le stime di fonte Inps sugli effetti delle disposizioni relative ai contratti di lavoro contenute nel decreto siano prive di basi scientifiche e in quanto tali discutibili".

Sabato Di Maio aveva commentato in un video su Facebook, l'ipotesi di una contrazione dei posti di lavoro con il dl dignità: "Nella relazione" al decreto dignità "c'è scritto che farà perdere 8 mila posti di lavoro in un anno. Quel numero, che per me non ha alcuna validità, è apparso la notte prima che il dl venisse inviato al Quirinale. Non è un numero messo dai miei ministeri o altri ministri". La verità è che "questo decreto dignità ha contro lobby di tutti i tipi". 

Leggi sul Sole 24 Ore: Su Boeri si accende lo scontro fra politica e burocrazia dei numeri

Ogni tre mesi l'Inps monitorerà l'andamento delle nuove norme sul lavoro contenute nel decreto dignità per verificarne l'impatto economico, stabilisce l'articolo 14 del Decreto Dignità relativo alle coperture. Peccato che questo monitoraggio era assente nelle prime bozze del provvedimento ed è stato aggiunto nella versione definitiva rilasciata dalla Ragioneria generale dello Stato.

"Al fine di garantire la neutralità sui saldi di finanza pubblica, l'Istituto nazionale di previdenza sociale provvede al monitoraggio trimestrale delle maggiori spese e delle minori entrate di cui all'articolo 1 e 2 – si legge – e comunica le relative risultanze al ministero del Lavoro e al ministero dell'Economia entro il mese successivo al trimestre di riferimento anche ai fini dell'adozione delle eventuali iniziative da intraprendere".

Certo, la pressione del governo sull'Inps e sul suo presidente non erano mai arrivate a questi livelli. Tre ministri contro di lui su due questioni caldissime, migranti e contratti a termine. Cosa succederà ora? 

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Dl dignità: Di Maio, tra oggi e domani testo definitivo

"Tra oggi e domani" ci sarà il testo definitivo del dl Dignità. Lo ha detto il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, in audizione nelle commissioni Industria, commercio, turismo e Lavoro, previdenza sociale in Senato. Anche il ministro dlel'Interno, Matteo Salvini in precedenza aveva detto che il provvedimento sarebbe stato  'rapidamente' pubblicato in Gazzetta ufficiale.

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Governo: Di Maio, reddito di cittadinanza entro quest’anno

"Il reddito di cittadinanza lo vogliamo subito, entro quest'anno, perchè è la nostra priorità, poi essendo io una persona leale, visto che ho firmato un contratto che prevede anche flat tax e la riforma della legge Fornero, lavoreremo giorno e notte per raggiungere anche questi obiettivi". Lo ha affermato il vicepremier Luigi Di Maio all'Intervista su Sky. "I tavoli sull'immigrazione sono solo l'antipasto di quello che avverrà ai tavoli dell'economia" ha detto il vicepremier.
"Con il ministro Savona – ha aggiunto – ci siamo detti che noi non vogliamo arrivare alla fine di quest'anno con una legge di bilancio in cui l'Europa ci ha detto tutto quello che non si può fare. Noi vogliamo dall'Ue un trattamento uguale a tanti altri paesi che in questi anni hanno potuto fare investimenti, riforme strutturali e interventi contro la povertà avendone la possibilità nei margini di bilancio".

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Sul reddito di cittadinanza Tria ha frenato Di Maio

Si differenziano le posizioni all'interno del governo sul reddito di cittadinanza. Il ministro al Lavoro e allo Sviluppo economico, Luigi Di Maio, non manca di rilanciarlo come cavallo di battaglia del M5s, necessario per lo sviluppo del Paese. Il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, non esprime giudizi ma esclude che possa essere fatto nel 2018, a meno che non sia a costo zero. 

Parlando al congresso della Uil, il vicepremier ha affermato che non arretrerà, cercando anche l'appoggio dei sindacati. "Il reddito di cittadinanza – ha riconosciuto Di Maio – è uno strumento che può muovere tante obiezioni, ma io ci credo molto e dobbiamo farlo insieme. Ci metteremo insieme – ha insistito – come forze politiche e parti sociali, se lo vorrete, perché non ci siano abusi".

Di Maio ha quindi precisato che la misura andrà a chi, perso il lavoro, deve seguire un processo di riqualificazione e in cambio fornirà al Comune 8 ore gratuite lavorative di pubblica utilità ogni settimana.

Il ministro dell'Economia: "Non si è mai entrati nel dettaglio"

Da Lussemburgo, Tria spiega che con Di Maio non si è mai entrati nel dettaglio e quindi non può esprimersi "né a favore né contro". Ma – ha aggiunto – per il 2018 "i giochi sono quasi fatti, dobbiamo concentrarci su quegli interventi di riforme strutturali che non hanno costi, ma che sono importantissimi, come far ripartire gli investimenti pubblici. Per il 2018 gli aggregati di finanza pubblica saranno mantenuti, bisogna vedere quali saranno i provvedimenti che saranno proposti dal ministro competente, come saranno articolate e come sarà distribuito nel tempo". "Uno può anche decidere delle misure oggi che entreranno in vigore nel 2019. Dal mio punto di vista – ha concluso – bisogna vedere qual è l'effetto di spesa o di maggiori entrate, speriamo, quando questo effetto si realizzerà". 

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