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Amazon deve 250 milioni al Lussemburgo, ma la cosa interessa anche noi

Dopo GoogleApple​ e Facebook, il martello della giustizia di Margrethe Vestager, Commissario Ue alla Concorrenza, si abbatte su un altro gigante della Silicon Valley. L'antitrust di Bruxelles ha chiesto ad Amazon​ di restituire i 250 milioni di euro di vantaggi fiscali illegali concessi a Lussemburgo, il piccolo Stato che, dal 1995 al 2013, fu governato dall'attuale presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker. E ad attivarsi per recuperare la somma dovrà essere lo stesso granducato.

"Tre quarti degli utili non sono tassati"

"Grazie ai vantaggi fiscali concessi dal Lussemburgo ad Amazon", ha spiegato in conferenza stampa Vestager, circa tre quarti degli utili di Amazon non sono tassati. In altri termini, Amazon ha potuto pagare 4 volte meno tasse rispetto alle altre società locali sottoposte alle stesse regole fiscali nazionali.È una pratica illegale rispetto alle regole Ue in materia di aiuti di Stato: gli Stati Ue non possono accordare alle multinazionali dei vantaggi fiscali selettivi a cui le altre società non hanno accesso".

La replica dell'azienda

L'inchiesta era stata aperta dalla Commissione nell'ottobre del 2014. L'agevolazione, varata nel 2003 e riconfermata nel 2011, consentiva al gruppo di trasferire la maggior parte degli utili realizzati dalla sua divisione locali, soggetta alle regole nazionali (Amazon Eu), a una che non lo era (Amazon Europe Holding Technologies). L'inchiesta dell'Antitrust Ue ha dimostrato che i trasferimenti erano eccessivi e privi di valide giustificazioni.  "Non abbiamo ricevuto nessun trattamento speciale dal Lussemburgo e abbiamo pagato tutto il dovuto, in accordo con il Lussemburgo e con le leggi internazionali", replica Amazon che, prevedibilmente, farà appello.

Oxfam: "Questi favori li pagano cittadini e Pmi"

"Il trattamento privilegiato, sancito da accordi fiscali segreti, riservato alle multinazionali dai governi di tutto il mondo, permette un alleggerimento inaccettabile delle imposte a beneficio dei grandi colossi internazionali", commenta Aurore Chardonnet, policy advisor di Oxfam, "a pagarne il prezzo sono i cittadini, privati di risorse erariali necessarie a potenziare i servizi pubblici come sanità ed istruzione, di misure di sostegno al lavoro e lotta alla povertà, e le piccole e medie imprese nazionali, vittime di una concorrenza sleale da parte delle imprese multinazionali'.

"Dobbiamo ristabilire nella pratica il principio che le imposte vanno versate laddove gli utili d'impresa sono generati e pretendere dai governi una battuta d'arresto alla corsa globale al ribasso sulla fiscalità d'impresa", conclude la Chardonnet, "va introdotto al più presto, a partire dalla proposta votata a luglio al Parlamento Europeo, l'obbligo di rendicontazione pubblica Paese per Paese (country-by-country reporting) per tutte le multinazionali che operano nell'area economica europea. Va inoltre adeguata ai nostri tempi la tassazione delle imprese digitali e più in generale promosso un modello di tassazione unitaria dei grandi colossi multinazionali'".

Agi News