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Per il gas la Lombardia dipende dall’estero per il 54%. La media nazionale è del 40% 

AGI – La Lombardia dipende dall’energia estera più della media del resto delle regioni italiane. Secondo i dati forniti all’AGI dall’assessorato lombardo all’Ambiente, infatti, la quota di energia importata è dell’85%, mentre per quanto riguarda l’Italia è del 77%. Ed è soprattutto l’esposizione sul gas che è molto sbilanciata: il 54% del fabbisogno regionale, rispetto al 40% a livello nazionale.

“La maggiore dipendenza dal gas – dichiara all’AGI l’assessore lombardo all’Ambiente e Clima, Raffaele Cattaneo – è legata a due fattori: innanzitutto abbiamo già metanizzato tutte le centrali termoelettriche, che non vanno più a carbone e quindi inquinano meno; la seconda ragione è che abbiamo ‘metanizzato’ il territorio regionale e quindi aumentato consumo gas sia per usi civili che industriali”.

Questo “potenzialmente crea al momento una situazione di maggiore debolezza: se si bloccano i rubinetti dalla Russia, in Lombardia sono a rischio circa 6,5 miliardi di metri cubi di gas sul totale di 16,3 miliardi del nostro fabbisogno”. Dunque, secondo Cattaneo, “dobbiamo spingere verso una maggiore autonomia energetica, che in Lombardia vuol dire innanzitutto investire sulle fonti rinnovabili”. Un’operazione che “serve per ragioni ambientali e serve anche per ragioni geopolitiche, per ridurre la dipendenza dall’estero. Questa è la politica su cui vogliamo investire di più, ovviamente con un equilibrio necessario nel mix energetico”. 

In Italia, nel 2020, la domanda primaria di energia (prodotti energetici estratti o ricavati direttamente da risorse naturali), è stata pari a 143,5 Mtep, di cui circa i 3/4 oggetto di importazione. La domanda di gas naturale è stata pari a 71,3 miliardi di metri cubi, di cui il 40% di importazione russa (pari a circa 28,5 miliardi di mc). In totale la domanda primaria di gas copriva il 40% del fabbisogno, il petrolio il 33% e le rinnovabili il 20%.

In Lombardia, invece, la domanda primaria di gas naturale era pari al 54% del fabbisogno totale regionale (pari a 24,5 Mtep), superiore al livello medio nazionale. Seguivano il petrolio al 21% e le rinnovabili al 15%. 

Gli ambiti di utilizzo del gas naturale in Lombardia, la cui domanda primaria nel 2020 è stata pari a 16,3 miliardi di metri cubi (pari a circa il 23% del valore nazionale), riguardano: per 8,2 miliardi di mc (50,4%) la rete di distribuzione (utenze civili e piccola industria); per 5,6 miliardi (34,3%) l’industria (grandi utenze industriali e impianti di produzione energetica industriali per autoconsumo; per 2,5 miliardi (15,3%) il termoelettrico (parco impiantistico di produzione energia elettrica).


Per il gas la Lombardia dipende dall’estero per il 54%. La media nazionale è del 40% 

Il lockdown è costato alla Lombardia 35 miliardi. Uno studio

L’analisi dell’osservatorio Covid Analysis, con una elaborazione basata sul peso delle diverse attivita’ economiche usando come fonte l’Istat e rielaborando i dati in base alle proiezioni nei territori italiani sino al livello comunale, ha stimato le perdite economiche della fase uno: la Lombardia arriva a oltre 35 miliardi di mancato fatturato, di cui -16,291 miliardi dell’industria e – 19,430 per i servizi.

Il dato viene stimato anche incrociando il numero di imprese che hanno chiuso nel periodo dal 22 marzo al 27 aprile. Il risultato che emerge, ad esempio, per Brescia e provincia e’ un “conto” da 4,948 miliardi di mancato fatturato, di cui 3,327 nell’industria e 1,621 miliardi del mondo dei servizi. Secondo Covid Analysis nel comparto dell’industria si sono fermate 19445 imprese (8670 sono rimaste attive), per un totale di 136 mila addetti, mentre nei servizi lo stop ha riguardato 38.058 attivita’ produttive (42.034 hanno continuato a lavorare) e oltre 93 mila addetti. Brescia e’ seconda nell’impatto economico del lockdown: conseguenze piu’ critiche si sono avute a Milano (15,737 miliardi di mancato fatturato, di cui ben 11,7 nei servizi), poi seguono Monza (2,9 miliardi di euro), Varese (2,1 miliardi). A Bergamo e provincia si sono persi 3 miliardi e 615 milioni di euro. Como (1,4 miliardi), Mantova (1,2 miliardi), Lecco (1,2 miliardi), Cremona (973 milioni), Pavia (752 milioni), Sondrio (346 milioni) e Lodi (339 milioni) chiudono la classifica lombarda.

Agi

Confagricoltura: Boselli nuovo presidente della Lombardia

(AGI) – Roma, 4 mag. – L’Assemblea di Confagricoltura Lombardia ha eletto il suo nuovo presidente, Antonio Boselli, Presidente di Confagricoltura Milano Lodi Monza e Brianza. Sempre nella stessa sede, e’ stato eletto vice-presidente Giovanni Garbelli, gia’ vice-presidente di Confagricoltura Brescia.
Anche grazie alla sua solida esperienza (era gia’ stato eletto per lo stesso ruolo nel 2013), Boselli ha indicato quelle che lui stesso ha definito le parole d’ordine del suo nuovo mandato: efficienza, orgoglio, consapevolezza dei propri mezzi e aiuto alle imprese.
Chiari anche gli obiettivi che ci si vuole dare: “Mi sento di assicurare che nei prossimi anni, al centro del lavoro di Confagricoltura Lombardia ci sara’ l’azienda agricola che e’ nostra associata, con i suoi problemi, le sue esigenze, e le sue aspettative. Per questo e’ importante – ha sottolineato il neo-presidente – concentrarci su alcuni punti che rappresentano le fondamenta del rapporto tra Unioni provinciali e Federazione regionale”.
Alla base, c’e’ infatti la ferma convinzione da parte di Boselli che la Federazione debba essere l’interlocutrice privilegiata sia per la Regione e quindi le istituzioni, sia per le Unioni, in modo tale da svolgere appieno il ruolo di cerniera tra questi soggetti. “Solo cosi’ e’ possibile portare all’attenzione della parte politica le reali esigenze delle imprese e trovare soluzioni efficaci, che e’ poi il nostro obiettivo primario”.
Infine, Antonio Boselli ha voluto ringraziare per il lavoro fatto il presidente uscente, Matteo Lasagna, appena eletto nella Giunta nazionale.(AGI)
Bru

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