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In Italia Amazon ha raggiunto la parità di genere

AGI – Amazon è la prima azienda in Italia del settore e-commerce a ottenere la certificazione per la parità di genere. Si tratta di una parte integrante delle priorità strategiche della Missione 5 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza decisa per incentivare una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e ridurre i gap di retribuzione basati sul genere.

Un “traguardo importante, ma ancora più importante in un’azienda che si fonda sulla logistica e le tecnologia, due settori che tradizionalmente non sono molto aperti alle donne” dice Mariangela Marseglia, country manager di Amazon in Italia, che spiega anche in cosa si sostanzia il raggiungimento della parità di genere.

“Negli uffici l’abbiamo superata con il 53% di componente femminile e anche nel settore della logistica abbiamo una quota pari al 35%, superiore alla media”. All’obiezione che perseguire la parità di genere comporti il rischio di ottenere un effetto opposto – ossia discriminare un genere che fino a quel momento è stato considerato svantaggiato, Marseglia replica che “non si stratta di penalizzare, ma di promuovere; di rimuovere barriere, non di creare una discriminazione al contrario”.

“Il lavoro che facciamo è di creare un ambiente in cui il talento venga fuori ed emerga a prescindere dalle diversità” aggiunge, “non solo in termini di remunerazione. è un problema che va affrontato alla radice, con il raggiungimento della parità all’interno delle università, dove ancora nelle facoltà scientifiche ci sono meno donne che uomini. I dati dimostrano che le donne laureate in ingegneria sono brave tanto quanto gli uomini, se non di più: è un problema culturale perché alle ragazzine non si dice fin da subito che possono essere ottime informatiche e ottimi ingegneri. Da parte nostra promuoviamo le discipline stem con borse di studio per le ragazze e facciamo tutoring nelle scuole perché si appassionino al coding”.

La certificazione arriva al momento giusto, mentre il Pnrr inserisce proprio la parità di genere tra i suoi obiettivi. “La nostra azienda da anni lavora su queste politiche” dice Marseglia, “per creare un ambiente di lavoro inclusivo. Ora molte altre saranno spinte ad adeguersi”.

La parità di genere può anche essere un modo per fidelizzare i dipendenti. “è anche una strategia in questo senso” riconosce la manager, “ma il vero tema è di tenere i migliori e le migliori con la motivazione più alta possibile”. La parità di genere tiene conto anche nella neutralità, ossia di quanti non si riconoscono nella binarietà uomo/donna. “

Cerchiamo di utilizzare un linguaggio inclusivo non soltanto per quanto riguarda il genere ma altri tipi di diversità” dice Marseglia, “in modo da non dare l’idea che alcuni posti siano riservati solo a un certo tipo di figure e questo è più importante di quanto si immagini. Il fatto di usare gli asterischi invece di generi maschile e femminile non è un dettaglio perché ci sono persone che non si identificano in nessun genere. Io stessa ho imparato che per le persone che vivono quel tipo di esperienza è un segno di attenzione che conta e che distingue un tipo di annuncio di lavoro da un altro e fa capire come si lavora all’interno di un’azienda, che c’è attenzione anche a quei temi”. 


In Italia Amazon ha raggiunto la parità di genere

Rinnovabili, la cinese Zonergy sbarca in Italia: nel mirino il mercato europeo  

AGI –  Zonergy, fornitore cinese di soluzioni per le energie rinnovabili, è sbarcata in Italia, più esattamente a Milano, dove ha aperto una nuova sede e dove lavorerà in collaborazione con Desasolar, unità di Desa (società specializzata nella distribuzione di prodotti elettronici con un fatturato di 130 milioni di euro), sotto il coordinamento del Gruppo Obor. Per Zonergy l’obiettivo poi è entrare nel settore europeo delle energie rinnovabili offrendo soluzioni in fatto di pannelli solari, moduli fotovoltaici e soluzioni di accumulo di energia ai professionisti del settore dell’energia attivi nel settore residenziale e commerciale. 

“Le fonti di energia rinnovabile sono il futuro – ha dichiarato Kevin Changbin Qiu, vicepresidente esecutivo di Zonergy, in occasione della presentazione dell’accordo, il 26 luglio – dopo anni di ricerca e sviluppo, siamo più che pronti per entrare nel mercato europeo. In effetti, questo settore acquisirà più trazione nel tempo con un fabbisogno energetico sempre crescente, motivo per cui intendiamo ospitare un ambizioso piano di crescita per l’Europa che sarà lanciato nei prossimi mesi”.

Dello stesso avviso Francesco Desantis, CFO di Desasolar- “Quello dell’energia – ha detto – è uno dei più importanti temi dei nostri tempi. I valori a cui Desa Srl si ispira impongono di fare la nostra parte nel tentativo di consegnare, alle future generazioni, un mondo migliore rispetto a quello ricevuto. Siamo onorati di poter collaborare con Zonergy e siamo certi di poter dare un grandissimo contributo, stanziando le necessarie risorse, affinché la partnership possa decollare in tempi rapidissimi creando valore, oltre che per gli stakeholders, anche per l’Italia intera oggi alle prese con grandi difficoltà energetiche”.

Fondata nel 2007, Zonergy è un’impresa high-tech internazionale specializzata in soluzioni integrate di microgrid intelligenti. L’azienda si è impegnata nel fornire ai clienti soluzioni di microgrid intelligenti di prima classe, realizzati grazie ai propri team che operano nella ricerca e sviluppo, produzione, vendita e commercio, progettazione e implementazione di progetti, gestione dell’energia e ottimizzazione dell’utilizzo complementare dell’energia in varie forme (energia eolica, energia solare, idroelettrica, così come accumulo di energia e ricarica). Nel settore dello stoccaggio e della distribuzione di energia solare, 

Zonergy ha realizzato un importante impianto fotovoltaico a terra della capacità di 9*100 MW in Punjab, Pakistan. In questo impianto, il progetto On-grid commissionato nel 2016 da 3*100 MW di potenza è diventato il Produttore di Potenza Indipendente (PPI) di maggiori dimensioni nel settore del fotovoltaico in Pakistan.


Rinnovabili, la cinese Zonergy sbarca in Italia: nel mirino il mercato europeo  

Il piano di Amazon per assumere 3.000 persone in Italia entro l’anno

AGI – Amazon assumerà tremila persone a tempo indeterminario in Italia entro l’anno. Il ‘Piano Italia’ del colosso dell’ecommerce porterà così la forza lavoro complessiva dai 14.000 dipendenti del 2021 a oltre 17.000, in più di 50 sedi in tutta Italia.

“Sono orgogliosa di confermare il nostro impegno nel supportare l’economia italiana”, dichiara Mariangela Marseglia, VP Country Manager di Amazon.it e Amazon.es. “Amazon è diventata una delle più grandi creatrici di posti di lavoro in Italia, offrendo all’interno dell’azienda, in tutto il Paese, opportunità professionali stabili e ben remunerate. È particolarmente importante sottolineare che si tratta di lavori di qualità, come certificato nel 2021 e confermato nel 2022 dal Top Employers Institute, che premia la qualità dei luoghi di lavoro, le opportunità formative e i piani di carriera offerti ai lavoratori in Italia”.

Secondo uno studio di The European House – Ambrosetti che analizza le grandi aziende in Italia, Amazon è la realtà privata che ha creato più posti di lavoro in Italia negli ultimi 10 anni. In media, dall’avvio delle attività in Italia nel 2010, ogni settimana Amazon ha creato più di 26 posti di lavoro a tempo indeterminato. 5.000 contratti a tempo indeterminato sono nel Centro e Sud Italia.

Nel 2021 la retribuzione iniziale ammontava a 1.680 euro al mese, l’8% in più rispetto alla retribuzione standard fissata dal Contratto nazionale per il settore dei trasporti e della logistica, inoltre i dipendenti ricevono un pacchetto di benefit tra cui sconti su Amazon.it e un’assicurazione integrativa contro gli infortuni e il programma Career Choice, che fornisce ai dipendenti finanziamenti gratuiti per la formazione professionale e le tasse scolastiche fino a un valore di 8.000 euro.

“Dal 2010 Amazon ha investito oltre 8,7 miliardi di euro in Italia per la propria crescita e per supportare la digitalizzazione del Paese” aggiunge Lorenzo Barbo, responsabile di Amazon Italia Logistica. “Investimenti che hanno generato nuovi posti di lavoro di qualità che stanno contribuendo alla crescita dell’Italia. L’aumento dei posti di lavoro va di pari passo con la crescita della nostra rete logistica: poche settimane fa è infatti entrato in attività un nuovo centro di distribuzione ad Ardea, area metropolitana di Roma, in cui creeremo 200 posti di lavoro entro tre anni. Inoltre, sempre entro l’anno apriremo il nostro primo centro di distribuzione in Abruzzo, a San Salvo, in cui saranno creati 1.000 nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato entro tre anni dall’avvio dell’operatività”

L’azienda è alla ricerca di lavoratori nello sviluppo di software, nel marketing, nella finanza o nell’attività di ricerca sulle tecnologie del futuro, così come nel prelievo e nella spedizione delle merci. La gamma delle qualifiche vanno da Hardware Integration Engineer – Advanced Technologies a Product Support Engineer all’interno del team Amazon Robotics Global Safety and Support (GSS).


Il piano di Amazon per assumere 3.000 persone in Italia entro l’anno

L’Ue stringe sul salario minimo, polemiche in Italia

AGI – S’infiamma in Italia il dibattito sul salario minimo, mentre l’Ue stringe sulla direttiva e arriverà a un accordo politico probabilmente nella notte tra lunedì e martedì.

“Il salario minimo per legge non va bene perché è contro la nostra storia culturale di relazione industriali”, taglia corto il ministro per la Pubblica amministrazione ed esponente di Forza Italia, Renato Brunetta, dal palco del Festival dell’Economia di Trento. 

“Non buttiamo il bambino con l’acqua sporca e valorizziamo le nostre relazioni industriali – insiste – il salario non può essere moderato ma deve corrispondere alla produttività”.

Di ben altra opinione il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, che partecipando all’altro Festival dell’economia, quello di Torino, qualche ora dopo risponde indirettamente al ministro: “Se ben studiato è una buona cosa, ci sono vari effetti positivi. Il rischio è se il livello è eccessivo. Non bisogna legare al salario minimo automatismi che possono costare”.

Spiega il numero uno di Palazzo Koch: “Diversi studi statunitensi dicono che il salario minimo in certe condizioni è favorevole all’occupazione. In Francia ad esempio è stato introdotto di recente. Il rischio sta nel livello, perché se è eccessivo può portare a non occupare persone che potrebbero invece voler lavorare al di sotto di quel livello e che hanno una produttività sostanzialmente in grado di non arrivare a quel livello lì, ma credo non sia una cosa così importante. Quello che è importante è non legare al salario minimo automatismi che poi ci possono costare, per esempio un salario minimo che ha piena indicizzazione ai prezzi al consumo se diventa il modello di riferimento per tutti i salari, tutte le contrattazioni, incorpora direttamente quel meccanismo automatico”. 

A difendere a spada tratta la misura, la viceministra dell’Economia ed esponente del Movimento 5 stelle, Laura Castelli, che incalza: “Il salario minimo è un percorso obbligato per chi decide di stare in un’Europa che si dà paletti sociali ed etici. È indispensabile e non può aspettare”. E osserva: “Ci vogliono risorse ma non sarà difficile trovarle”.

Favorevole anche Enrico Letta, che pone il tema in cima all’agenda del Pd: “Noi vogliamo abolire stage e tirocini gratuiti e vogliamo rivedere le tipologie di lavoro che purtroppo tengono alto il tasso di precarietà – afferma a margine dell’inaugurazione della nuova sede Pd Abruzzo – inoltre la questione salariale è fondamentale, c’è l’impegno ad arrivare al salario minimo, come fanno in Germania e come fanno in Australia”, dov’è fissato un minimo per legge.

Per il segretario nazionale di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, “Brunetta che se la prende con il salario minimo in nome della difesa del sindacato fa ridere. E’ arrivato il momento di introdurre una norma che insieme tuteli il ruolo fondamentale della contrattazione collettiva e del sindacato – dice – ma che garantisca anche un livello di dignità ai salari e alle retribuzioni, che troppo spesso sono scandalosamente basse”. 

Sulla stessa lunghezza d’onda il deputato FI Elio Vito: “Brunetta sbaglia – scrive su Twitter – in Italia, dove ci sono salari bassi e un’alta percentuale di lavoratori poveri, il salario minimo serve, è una misura giusta e necessaria, che riduce le diseguaglianze e dà dignità al lavoro. E va previsto per legge, perché è un diritto non una concessione”.

 

Brunetta sbaglia, in Italia dove ci sono salari bassi ed una alta percentuale di lavoratori poveri, il salario minimo serve, è una misura giusta e necessaria, che riduce le diseguaglianze e dà dignità al lavoro.
E va previsto per legge, perché è un diritto non una concessione.

— Elio Vito ️‍ (@elio_vito) June 4, 2022

 

E il leader di Azione, Carlo Calenda, guarda anche oltre: “Il salario minimo è fondamentale per coprire i lavori che non hanno contratti nazionali di riferimento ma non basta perché i giovani hanno degli stipendi mediamente inferiori del 30% alla media nazionale – afferma – per questo chiediamo di concentrare il taglio del cuneo fiscale e contributivo sulla fascia fino ai 30 anni: costa 5 mld di euro”. 

Intanto lunedì sera a Strasburgo prende il via il round decisivo di negoziati tra le istituzioni europee (Commissione, Parlamento e Consiglio Ue).

È stata già calendarizzata una conferenza stampa per martedì mattina in previsione dell’atteso accordo. La proposta del Parlamento Ue (approvata il 25 novembre 2021 con 443 voti a favore, 192 contro e 58 astensioni) mira a stabilire dei requisiti di base per garantire un reddito che permetta un livello di vita dignitoso per i lavoratori e le loro famiglie.

I deputati propongono due possibilità per raggiungere l’obbiettivo: un salario minimo legale (il livello salariale più basso consentito dalla legge) o la contrattazione collettiva fra i lavoratori e i loro datori di lavoro. Inoltre, il Parlamento vuole rafforzare ed estendere la copertura della contrattazione collettiva obbligando i Paesi Ue con meno dell’80% dei lavoratori coperti da questi accordi a prendere misure efficaci per promuovere questo strumento. 


L’Ue stringe sul salario minimo, polemiche in Italia

Pagamenti e prelievi con il bancomat bloccati in tutta Italia

AGI – Sono stati segnalati problemi per i pagamenti e i prelievi con carte bancomat in tutta Italia. Molti cittadini hanno lamentato sui social malfunzionamenti: non hanno potuto effettuare pagamenti sui Pos presso gli esercizi, con carte bancomat o carte di credito di numerosi istituti di credito.

Il gruppo Nexi, contattato dall’Agi, fa sapere che si è trattato di un malfunzionamento tecnico dovuto a un problema del fornitore Ibm. Problema che ha provocato blocchi per circa mezz’ora. Il servizio, assicura il gruppo, è ora regolare ed è stato garantito il massimo impegno “per fare ripartire il prima possibile” il sistema.

(Aggiornato alle ore 13.34)


Pagamenti e prelievi con il bancomat bloccati in tutta Italia

I videogiochi in Italia valgono 2,2 miliardi di euro

AGI – Il settore dei videogiochi in Italia vale 2 miliardi e 243 milioni di euro, in crescita del 2,9% rispetto al 2020. L’avanzamento non era scontato, visto il confronto con un’ annata – causa pandemia – da record. Sono i dati dell’IIDEA, l’Associazione che rappresenta l’industria dei videogiochi in Italia.

Software e hardware

Il segmento software si riconferma il più forte del mercato, con un valore di 1,8 miliardi di euro, ossia l’80% del totale. Rispetto al 2020 è rimasto sostanzialmente piatto, a causa – ha spiegato Juan Insausti Alonso De Celada, account manager Iberia & Italy di Sparkers – di un leggero calo nelle vendite. La flessione non è dovuta tanto alla disaffezione dei giocatori quanto alla mancanza di nuove uscite. “Da un lato gli editori sono in attesa di un maggior numero di console distribuite sul mercato, dall’altro si sono accumulati ritardi dovuti alla pandemia”.

A sorreggere il segmento sono stati i giochi per smartphone e tablet. Con una crescita dell’8,7%, le app valgono 762 milioni di euro, a un soffio dal valore combinato dei software per pc e console (771 milioni). Restano invece ancora una nicchia le piattaforme di streaming.

L’hardware, con 442 milioni di euro, costituisce il 20% del mercato. ma nel 2021 ha registrato una crescita a doppia cifra (+12,1%). Merito soprattutto dell’ultima generazione di console. Positivo anche l’andamento degli accessori (+3,3%). Lo scorso anno, ad esempio, i videogiocatori italiani hanno speso quasi 58 milioni in gamepad, poco meno di 20 per gadget audio, circa 12 per volanti e altrettanti per sedute e postazioni.

Meno giocatori, più tempo di gioco

Il numero dei videogiocatori è leggermente diminuito. Probabile che alcuni si siano avvicinati durante il lockdown a un mondo che hanno abbandonato poco dopo. I videogiocatori restano comunque 15,5 milioni, più di una persona su tre fra i 6 e i 64 anni.

Se la platea si è ristretta, è aumentato il suo coinvolgimento: ogni utente ha giocato, in media, per 8,7 ore a settimana, mezz’ora in più rispetto al 2020. Chi ha una console ci ha giocato in media per 8 ore (con un picco di 9 sulla Nintendo Switch). Più contenuto il tempo dedicato alle app (oltre 5 ore), che comunque supera quello speso davanti ai pc (quasi 4 ore e mezza).

I dispositivi mobili sono però i più utilizzati, con 9 milioni di videogiocatori italiani. Seguono pc e console domestiche, con 6,9 milioni di utenti. Resiste il segmento delle console portatili, utilizzate da 1,4 milioni di persone.

Donne e trentenni: dove crescere

Il 56% dei giocatori è composto da uomini e il 44% da donne. La differenza di genere resta pronunciata per quanto riguarda l’uso di console e pc (i maschi sfiorano il 60%). C’è invece molto più equilibrio nei giochi per smartphone e tablet, dove il 47% degli utenti è donna.

Il “fattore D” potrebbe non solo aumentare la platea ma anche cambiare la geografia dei titoli di maggior successo. Nelle console, infatti, i videogiochi più venduti sono tipicamente maschili: azione e sport, con Fifa 2022, Grand Theft Auto V e Fifa 21 in cima alle vendite.

Sulle app, per ragioni di utilizzo ma anche di pubblico, il quadro cambia. Il riequilibrio di genere è quindi uno degli spazi di crescita. L’altro riguarda l’età. C’è infatti una forte polarizzazione in due fasce: 15-24 e 45-64 anni si spartiscono – praticamente alla pari – quasi la metà dei videogiocatori italiani.

È l’ennesima conferma (se mai ce ne fosse bisogno) che i videogame non sono un passatempo per ragazzini ma, come afferma Marco Saletta, Presidente di IIDEA, “uno dei più interessanti e innovativi media di intrattenimento”. LA polarizzazione conferma anche, come sottolineato da Eduardo Mena, research director di Ipsos MORI, che c’è grande margine, soprattutto tra i 25 e i 44 anni.  


I videogiochi in Italia valgono 2,2 miliardi di euro

In Italia il tasso di disoccupazione al 9%, è tornato ai liveli pre Covid 

AGI – A dicembre il tasso di disoccupazione mensile nell’area Ocse è sceso per l’ottavo mese consecutivo al 5,4% a dicembre 2021, in calo dal 5,5% di novembre, portandolo ad appena 0,1 punti percentuali sopra il tasso pre-pandemico registrato a febbraio 2020.

Anche il numero di lavoratori disoccupati in tutta l’area OCSE ha continuato a scendere (di 0,7 milioni) raggiungendo 36,1 milioni, ancora 0,5 milioni sopra il livello pre-pandemico.

A dicembre (o nell’ultimo periodo disponibile), il tasso di disoccupazione è risultato sotto il livello pre-pandemico in Australia, Cile, Francia, Islanda, Italia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Portogallo, Spagna e Turchia

In particolare, nel nostro Paese il tasso è sceso al 9% dal 9,1% di novembre. 

Il tasso di disoccupazione nell’area Ocse è diminuito sia tra le donne (al 5,6%, dal 5,7% di novembre) che tra gli uomini (al 5,2%, dal 5,3%). È sceso a un ritmo più veloce tra i giovani tra i 15 e i 24 anni (all’11,5%, dall’11,8% di novembre), rispetto ai lavoratori in prima età e più anziani dai 25 anni in su (al 4,6%, dal 4,7%).

Nell’area dell’euro, il tasso di disoccupazione è anche diminuito per l’ottavo mese consecutivo a dicembre (al 7,0%, dal 7,1% di novembre), scendendo di 0,3 punti percentuali o più in Austria (al 4,9%, dal 5,2%), Grecia (al 12,7%, dal 13,3%), Lituania (al 5,6%, dal 6,0%), Portogallo (al 5,9%, dal 6,3%) e Spagna (al 13,0%, dal 13,4%), ma in aumento di 0,4 punti percentuali in Finlandia (al 7,2%, dal 6,8%).

Durante lo stesso mese, il tasso di disoccupazione tra i giovani nella zona euro è sceso di 0,5 punti percentuali (al 14,9%, dal 15,4%).

A dicembre, il tasso di disoccupazione è sceso di 0,3 punti percentuali o più in Australia (al 4,2%, dal 4,6% di novembre), Colombia (al 12,6%, dal 13,0%) e Stati Uniti (al 3,9%, dal 4,2%).

È diminuito di 0,1 punti percentuali in Canada (al 6,0%) e in Giappone (al 2,7%), ma è aumentato di 0,1 punti percentuali in Messico (al 3,9%) e di 0,7 punti percentuali in Corea (al 3,8%).

Dati più recenti mostrano che il tasso di disoccupazione è aumentato di 0,5 punti percentuali in Canada (al 6,5%) nel gennaio 2022 e di 0,1 punti percentuali negli Stati Uniti (al 4,0%).


In Italia il tasso di disoccupazione al 9%, è tornato ai liveli pre Covid 

Il numero di partite Iva in Italia è al minimo storico

AGI – Sono le partite Iva, i lavoratori autonomi, artigiani, esercenti, piccoli commercianti e liberi professionisti iscritti agli ordini o alle casse la categoria professionale che è stata la più colpita dal Covid. In questi ultimi due anni questo popolo di microimprenditori, il mondo del lavoro indipendente, si è decisamente assottigliato: all’appello, infatti, mancano 321 mila lavoratori.

Se a febbraio 2020 (mese pre-pandemia) lo stock complessivo ammontava a 5.194.000, lo scorso mese di dicembre (ultimo dato disponibile) è sceso a 4.873.000 unità (-6,2%). A dirlo è l’Ufficio studi della Cgia che ha elaborato i dati occupazionali presentati nei giorni scorsi dall’Istat.

In questo periodo di pandemia, invece, l’andamento del numero dei lavoratori dipendenti è migliorato. Sempre nello stesso arco temporale, la platea è aumentata di 34 mila unità (+0,2%), anche se va segnalato che le persone con un contratto a tempo indeterminato sono diminuite di 98 mila unità (-0,6%), mentre quelle con un rapporto di lavoro a termine sono cresciute di 133 mila (+4,5%).

Va comunque segnalato, afferma una nota, che la contrazione del numero dei lavoratori autonomi inizia ben prima dall’avvento del Covid. Dal 2015, infatti, il picco massimo di numerosità era stato toccato nel giugno del 2016, quando questi microimprenditori avevano raggiunto quota 5.428.000. Successivamente c’è stato un tendenziale declino fino a raggiungere il minimo storico toccato nel dicembre scorso: 4.873.000 unità. Va anche notato che, con l’avvento del Covid, nei primi sei mesi del 2020 il numero di lavoratori autonomi e dei dipendenti è crollato.

Successivamente, i dipendenti sono risaliti, fino a raggiungere lo stesso livello antecedente l’inizio della pandemia, gli autonomi, invece, a partire dall’estate sono risaliti per poi scendere in misura molto preoccupante fino alla fine dell’anno. Se, quindi, nella prima parte del 2021 c’è stato un leggero recupero, nel proseguo c’è stato un andamento sinusoidale che, a dicembre, ha portato il numero degli autonomi ad attestarsi al livello più basso mai raggiunto prima.

La crisi pandemica e le conseguenti limitazioni alla mobilità, il calo dei consumi, le tasse e l’impennata del costo degli affitti sono le principali cause che hanno costretto molte partite Iva a chiudere definitivamente l’attività. Negli ultimi mesi, inoltre, si è fatto sentire anche il caro energia. Le bollette di luce e gas, infatti, hanno subito forti rincari.

Inoltre, sostiene la Cgia, dopo che negli ultimi 10 anni le politiche commerciali della grande distribuzione organizzata e il boom delle vendite on line sono diventate sempre più mirate ed aggressive, per molti artigiani e altrettanti piccoli commercianti non c’è stata via di scampo, l’unica soluzione è stata quella di gettare definitivamente la spugna.

Cgia chiede sia al Premier Draghi che ai governatori di aprire un tavolo di crisi permanente a livello nazionale e locale. È inoltre necessario, si afferma, coinvolgere il Ministero dell’Istruzione affinche’ attivi quanto prima una importante azione informativa/formativa nei confronti degli studenti delle scuole medie superiori che li sensibilizzi sull’importanza del lavoro autonomo.


Il numero di partite Iva in Italia è al minimo storico

Accelera l’inflazione in Italia: è al 4,8%, livelli top dal 1996

AGI – Accelera l’inflazione a gennaio: secondo i dati Istat, registra un aumento dell’1,6% su base mensile e del 4,8% su base annua (da +3,9% del mese precedente), al top dal marzo 1996. Per l’Istat, il dato tendenziale mostra una crescita “mai registrata”. La fiammata è dovuta in particolare ai beni energetici regolamentati che passano da +41,9% a al +93,5%.

Secondo l’Istituto, l’ulteriore e marcata accelerazione dell’inflazione su base tendenziale è dovuta prevalentemente ai prezzi dei Beni energetici (la cui crescita passa da +29,1% di dicembre a +38,6%), in particolare a quelli della componente regolamentata (da +41,9% a +93,5%), e in misura minore ai prezzi dei Beni energetici non regolamentati (da +22,0% a +23,1%), dei Beni alimentari, sia lavorati (da +2,0% a +2,4%) sia non lavorati (da +3,6% a +5,4%) e a quelli dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +2,3% a +3,5%); da segnalare, invece, il rallentamento dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da +3,6% a +1,4%).

L’inflazione “di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, rimane stabile a +1,5% e, secondo ‘Istat, “conferma il dato di dicembre grazie anche al rallentamento dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti i cui andamenti tendenziali sono ancora condizionati dalle limitazioni alla mobilità dovute alla pandemia”.

In forte crescita sia i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +2,4% di dicembre a +3,2%) sia quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +4,0% a +4,3%), il cosiddetto ‘carrello della spesa’. Lo rileva l’Istat. L’inflazione acquisita per il 2022 e’ pari a +3,4% per l’indice generale e a +1,0% per la componente di fondo.

Il mese di febbraio è iniziato positivamente per i mercati globali, e in particolare quelli europei: nella giornata di giovedì si riunirà il direttivo della Bce e l’atttenzione degli investitori sarà rivolta all’ipotesi di rialzi dei tassi e alle prospettive dei prossimi mesi in tema di politica monetaria. Secondo gli analisti, però, non ci si aspettano sorprese da Francoforte nonostante la svolta ‘falco’ della Fed, che potrebbe rialzare i tassi cinque volte quest’anno, e l’interventismo della Boe che, a breve, annuncerà con ogni probabilità un nuovo incremento dei tassi, il secondo in due mesi.

Per Annalisa Piazza, Fixed-Income Research Analyst, MFS Investment Management, la Bce non è disposta a “inasprire le condizioni di finanziamento” e intende aspettare ulteriori evidenze in merito all’inflazione prima di iniziare a rimuovere le condizioni favorevoli in corso in modo cosi brusco come il mercato sta prezzando. Proprio per questo, i mercati non sembrano preoccupati per il dato di oggi sull’inflazione dell’Eurozona, che dopo esser saltata al 5% a dicembre, a gennaio vola al 5,1%.


Accelera l’inflazione in Italia: è al 4,8%, livelli top dal 1996

In Italia raddoppiano su Telegram i gruppi di porno non consensuale

AGI – In un anno sono raddoppiati i canali Telegram che condividono pornografia non consensuale in Italia e aumentano di quasi tre milioni gli utenti di questi canali. E’ quanto emerge dai dati pubblicati dal report ‘Stato dell’arte del revenge’, di Permesso Negato Aps, associazione no-profit di promozione sociale nata a novembre 2019, diventata una delle principali realtà a livello europeo con quasi 4.000 vittime assistite.

A novembre 2021 l’associazione, che si è specializzata sul supporto tecnologico alle vittime di pornografia non consensuale (Ncp) e di altre forme di violenza e attacchi di odio online, attraverso il suo osservatorio permanente ha rilevato la presenza sulla rete di: 190 gruppi/canali Telegram attivi nella condivisione di Ncp destinati ad un pubblico italiano; 8.934.900 utenti non unici registrati ai suddetti gruppi/canali; 380.000 utenti unici nel canale piu’ grande preso in esame.

Un trend di crescita è particolarmente preoccupante: nei 12 mesi trascorsi dall’ultima indagine l’osservatorio di Permesso Negato ha infatti registrato: il raddoppio dei gruppi Telegram che condividono/ricondividono contenuti di Ncp destinati ad un pubblico italiano, che passano da 89 a 190 dal Novembre 2020 al Novembre 2021; i n aumento di 2.921.212 utenti non unici dei gruppi/canali Telegram in 12 mesi unici. Nel rapporto si cita anche la circolazione di materiale pedopornografico, l’aumento della richiesta di materiale per prnografia non consensuale correlato ai casi di cronaca e il crescente scambio abusivo di contenuti provenienti da Onlyfans.


In Italia raddoppiano su Telegram i gruppi di porno non consensuale