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La battaglia per il 5G è una faccenda molto più grossa della vendita di Qualcomm

Qualcomm a San Diego, la seconda città più grande della California, è una specie di istituzione. Produce i microchip che fanno funzionare gli smartphone, che sono forse i prodotti di maggior valore attualmente sul mercato, sfuggiti di mano ai due dominatori del tech più tradizionale e cioè Microsoft per il software e Intel per i processori.

Qualcomm, con la decisione di Donald Trump di opporsi alla scalata ostile da 117 miliardi di dollari di Broadcom, è diventata una sorta di campione del made in Usa, non solo perché quella della Casa Bianca è stata una decisione inusuale ma soprattutto per la motivazione con cui è stata presa: la difesa dell'interesse nazionale.

Per la prima volta un presidente Usa ha fatto saltare una scalata, lasciando trapelare il sospetto che dietro Broadcom, una società Usa con sede a Singapore, potrebbero nascondersi interessi anti-americani, magari legati alla Cina. Qualcomm è un gigante che sta al crocevia della svolta dal 4G al 5G, cioè al centro di una svolta epocale nelle tlc.

Il 5G è la nuova tecnologia di comunicazione wireless, sulla quale si baseranno i dispositivi e in particolare gli smartphone del futuro, quelli di quinta generazione. Con il 5G si passerà dalla tecnologia dei megabite a quella dei gigabite. E Qualcomm rappresenta un ingranaggio chiave di questa trasformazione perché la nuova rete Gigabite Lte, che utilizza i chip e i modem di Qualcomm, può trasferire dati a una velocità 10 volte superiore a quella normale.

E' un importante passo avanti, ma non è il 5G, la cui tecnologia avrà una velocità di navigazione su Internet molto superiore, almeno 100-1000 volte maggiore di quella consentita dal 4G. In pratica con il 5G si potrà scaricare un film per intero in pochi secondi.

Facebook ha già scommesso sullo sviluppo delle trasmissioni virtuali, che il 5G renderà possibili. Inoltre il 5G renderà possibile applicare il cosiddetto Internet per le cose, o IoT (Internet of Things), anche alle auto che si guidano da sole, alle case intelligenti, oppure al monitoraggio della salute, ai pagamenti smart della spesa direttamente alle casse, all'installazione di sensori che rilevano il riempimento dei bidoni della spazzatura.

Insomma, Qualcomm è all'avanguardia nel superamento del 4G ma non è ancora il campione del 5G, un settore in cui tutti sono in lizza, compresa Intel, che avrebbe manifestato l'intenzione di entrare in concorrenza con Broadcom per prendersi Qualcomm e compresi i cinesi, in particolare Huawei Technologies, che sta investendo un bel po' di soldi e di ricerche in questa direzione. Qualcomm, dopo la mossa a sorpresa di Trump è diventata Qualcomm il campione nazionale della battaglia tecnologica di Washington con Pechino.

Tuttavia, come nota il Wall Street Journal, la stessa Qualcomm è divisa: deve guardarsi dalla Cina ma, al tempo stesso, dipende dal Paese asiatico, che rappresenta il più grande mercato degli smartphone del mondo, soprattutto rappresenta il mercato a più alta velocità di crescita, quello del futuro e assorbe, nota il WSJ, quasi i due terzi dei ricavi di Qualcomm. "Il business cinese sta diventando sempre più strategico per Qualcomm" nota sul WSJ Charlie Dai, analista di Forrester, il quale cita l'"esplosiva crescita" degli smartphone e lo sviluppo di nuove attività basate sull'intelligenza artificiale, che richiedono chip di silicio avanzati, cioè quelli in cui è specializzata Qualcomm, il quale rifornisce i maggiori produttori di smartphone in Cina ed è un investitore del produttore Xiaomi, in procinto di lanciare un'Ipo quest'anno.

Inoltre Qualcomm Ventures è anche strettamente legata al settore delle startup locali, con ben 35 iniziative in via di sviluppo, tra cui una partnership strategica con SenseTime, una startup per il riconoscimento facciale. Qualcomm ha anche joint venture chip-making in Cina, comprese quelle con il governo del Guizhou sud-occidentale e con la fonderia Semiconductor Manufacturing International Corp.

Difficile districarsi in questo groviglio di cointeressenze commerciali, finanziarie, tecnologiche e produttive tra Usa e Cina, che interessano direttamente la stessa Qualcomm. Il WSJ ricorda che Pechino dispone di numerose leve che interessano direttamente l'azienda di san Diego, indipendentemente dalla scalata di Braoadcom. Tra queste c'è anche l'autorizzazione della Cina per un accordo a parte: un'offerta di Qualcomm per un'acquisizione da 44 miliardi di dollari della rivale olandese NXP Semiconductors NV. 

Agi News

“Le Ico delle startup sono la più grossa truffa finanziaria di sempre”

"Le Ico sono la più grande truffa di sempre". Parola di Jordan Belfort. L'uomo che ha ispirato The Wolf of Wall Street, film di Martin Scorsese con Leonardo Di Caprio, punta il dito contro le "Initial coin offering". Si tratta di un metodo di finanziamento che le startup stanno usando sempre di più: raccolgono moneta virtuale (come bitcoin) e in cambio offrono dei "gettoni digitali" (detti token) che si apprezzano o perdono valore in base al successo della società.

Su BlogItalia: "I venditori di sogni, e di bolle. Occhio alle ICO"

Il mercato delle Ico cresce. In pochi giorni, alcuni progetti hanno raccolto milioni, ingolosendo nuove imprese a fare lo stesso. Dall'inizio dell'anno, scrive il Financial Times, 202 operazioni hanno ottenuto 3 miliardi di dollari. Con o senza un progetto compiuto. Sì, perché le Ico non hanno una regolamentazione e, di conseguenza, permettono alle società di incassare anche in assenza di un prodotto concreto (e talvolta anche senza un'idea precisa). Dall'altra parte, gli investitori sono privi di tutele. Se la startup fallisce, non produce nulla o perde valore, l'investimento va perduto senza possibilità di rivalsa. Per questo Belfort parla di una bolla che prima o poi "scoppierà in faccia alle persone".

Per approfondire: Le Ico come strumento per finanziare una startup

Non tutte le startup usano le Ico solo per spillare soldi. Anzi, sottolinea, "probabilmente l'85% non ha cattive intenzione. Ma basta un 5-10% di persone che provi a farlo perchè tutto diventi un disastro".

Belfort, condannato a 22 mesi di carcere per frode e riciclaggio a causa delle sue disinibite condotte finanziarie, di "cattive intenzioni" se ne intende. Ma dice che le Ico "sono peggio di qualsiasi cosa abbia mai fatto". E non è il solo a criticarle. La Cina le ha vietate, mentre le autorità britanniche, per ora, si sono limitate a mettere in guardia gli investitori. Ad avallare le convinzioni dei critici c'è, in questi giorni, il caso Tezos. La startup, nata per costruire "una nuova blockchain" (la tecnologia su cui viaggiano le monete digitali), ha raccolto 232 milioni in bitcoin (una cifra cresciuta fino a 400 milioni grazie all'apprezzamento della criptovaluta).

Ma i suoi fondatori stanno già bisticciando sulla spartizione dei fondi e al momento il progetto si è arenato. Risultato: il valore dei titoli che scommettono sul futuro della compagnia è crollato del 75% e due studi statunitensi stanno raccogliendo adesioni per avviare un'azione legale collettiva. "Adesso tutti vogliono entrare in questo mercato", spiega The Wolf of Wall Street, oggi autore e conferenziere di successo. "Non dico che le criptovalute siano una cattiva idea. Il problema sono le persone che la 'bastardizzanò". 

Agi News