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Come funziona la Blockchain: la tecnologia che rivoluziona il futuro

La Blockchain è una delle tecnologie più innovative degli ultimi anni, in grado di rivoluzionare diversi settori, dall’industria finanziaria alle applicazioni in campo medico e scientifico. Ma cos’è esattamente la Blockchain e come funziona?

Cos’è esattamente la Blockchain e come funziona?

La Blockchain è una tecnologia di registro distribuito che consente la memorizzazione e la condivisione sicura di informazioni tra più parti senza la necessità di un intermediario centrale. La Blockchain si basa sulla decentralizzazione, cioè sulla presenza di numerosi nodi (computer) che mantengono una copia identica della catena di blocchi (Blockchain) e che collaborano per validare le transazioni e garantire la sicurezza del sistema.

Ogni blocco della catena contiene informazioni su una o più transazioni, insieme a un hash (una stringa di caratteri univoca) che identifica il blocco stesso. Questo hash viene utilizzato come una sorta di “firma digitale” per garantire l’immutabilità del blocco: una volta che un blocco viene aggiunto alla catena, non può essere modificato o cancellato.

La validazione delle transazioni avviene attraverso un processo di mining, che consiste nel risolvere un complesso problema matematico per creare un nuovo blocco e confermare le transazioni in esso contenute. Questo processo richiede l’utilizzo di risorse informatiche considerevoli, ma garantisce la sicurezza e l’integrità della catena di blocchi.

Quali sono le principali applicazioni della Blockchain al di fuori delle criptovalute?

Pur essendo nata come tecnologia alla base delle criptovalute, la Blockchain sta trovando sempre più applicazioni anche in altri settori. Ad esempio, la Blockchain può essere utilizzata per la gestione sicura e trasparente delle informazioni mediche, per la tracciabilità delle materie prime e dei prodotti alimentari, per la gestione degli archivi pubblici e delle identità digitali.

Inoltre, la Blockchain può essere utilizzata per la creazione di smart contract, cioè di contratti digitali che si eseguono automaticamente sulla base di determinate condizioni. Gli smart contract possono essere utilizzati in numerosi settori, dalla gestione dei diritti d’autore alla gestione delle transazioni finanziarie.

Quali sono le differenze tra una Blockchain pubblica e una privata?

Esistono due tipi principali di Blockchain: quella pubblica e quella privata.

La Blockchain pubblica, come quella alla base delle criptovalute, è aperta a tutti e non prevede alcun tipo di controllo centrale. Chiunque può diventare un nodo della rete e partecipare alla validazione delle transazioni. La Blockchain pubblica garantisce la massima decentralizzazione e trasparenza, ma può essere meno efficiente e scalabile rispetto a quella privata.

La Blockchain privata, invece, è gestita da un gruppo ristretto di nodi (ad esempio, da un’azienda o da un consorzio di aziende) e prevede un controllo centrale sulla validazione delle transazioni. La Blockchain privata garantisce maggiore efficienza e scalabilità, ma riduce la trasparenza e la decentralizzazione.

Quali sono i vantaggi della Blockchain rispetto alle tecnologie di registro tradizionali?

La Blockchain offre numerosi vantaggi rispetto alle tecnologie di registro tradizionali. In primo luogo, la Blockchain garantisce un alto livello di sicurezza, grazie alla criptografia dei dati e alla validazione distribuita delle transazioni.

Inoltre, la Blockchain offre una maggiore trasparenza e tracciabilità, grazie alla registrazione di tutte le transazioni in una catena di blocchi immutabile e condivisa tra tutti i nodi.

Infine, la Blockchain offre la possibilità di eliminare gli intermediari e ridurre i costi di transazione, grazie alla creazione di smart contract che eseguono automaticamente le operazioni previste dai contratti.

Come si garantisce la sicurezza dei dati in una Blockchain?

La sicurezza dei dati in una Blockchain viene garantita attraverso l’utilizzo di algoritmi di criptografia avanzati e la validazione distribuita delle transazioni. In una Blockchain pubblica, la sicurezza viene garantita dalla presenza di un elevato numero di nodi indipendenti che collaborano per validare le transazioni e garantire l’integrità della catena di blocchi.

Inoltre, ogni blocco della catena viene criptato con un hash univoco che funge da “firma digitale” e garantisce l’immutabilità dei dati. Qualsiasi tentativo di modificare un blocco già registrato nella catena verrebbe rilevato e annullato dalle operazioni di validazione distribuita dei nodi.

Quali sono le possibili applicazioni della Blockchain nel settore finanziario?

La Blockchain offre numerose possibilità di applicazione nel settore finanziario, grazie alla creazione di criptovalute, smart contract e tecnologie di pagamento digitali sicure e efficienti. La Blockchain può essere utilizzata per la creazione di monete digitali, per la gestione dei titoli azionari, per la tracciabilità dei pagamenti e per la creazione di sistemi di identificazione e autenticazione sicuri.

Inoltre, la Blockchain può essere utilizzata per eliminare gli intermediari e ridurre i costi di transazione, favorendo la creazione di nuovi modelli di business e la riduzione delle disuguaglianze.

Quali sono i limiti attuali della tecnologia Blockchain?

Nonostante le numerose potenzialità della Blockchain, esistono ancora alcuni limiti tecnologici e pratici che ne ostacolano la diffusione su larga scala. Uno dei principali limiti della Blockchain è la sua scalabilità: il processo di validazione distribuita delle transazioni richiede un notevole consumo di energia e risorse informatiche, rendendo difficile l’adozione su larga scala della tecnologia.

Inoltre, la Blockchain presenta ancora alcune limitazioni in termini di velocità di transazione e di compatibilità con le infrastrutture esistenti, che ne limitano l’utilizzo in alcuni settori.

Quali sono le implicazioni etiche della Blockchain, ad esempio per la privacy e la sicurezza dei dati personali?

La Blockchain presenta alcune implicazioni etiche importanti, in particolare per quanto riguarda la privacy e la sicurezza dei dati personali. La registrazione pubblica e immutabile delle transazioni potrebbe rappresentare una minaccia per la privacy, soprattutto se si considera che alcune informazioni sensibili potrebbero essere registrate in forma criptata ma comunque accessibile.

Tuttavia, la Blockchain offre anche la possibilità di creare sistemi di autenticazione e di identificazione sicuri e trasparenti, che potrebbero contribuire a ridurre la diffusione di frodi e di pratiche illegali.

Quali sono le possibili conseguenze della diffusione della Blockchain sull’economia globale?

La diffusione della Blockchain potrebbe avere un impatto significativo sull’economia globale, favorendo l’eliminazione di intermediari e la riduzione dei costi di transazione. Inoltre, la creazione di nuovi modelli di business basati sulla Blockchain potrebbe favorire l’innovazione e la creazione di posti di lavoro.

Tuttavia, la diffusione della Blockchain potrebbe anche comportare la scomparsa di alcune professioni e l’emergere di nuove disuguaglianze economiche, oltre a rappresentare una sfida per i sistemi regolatori e di governance esistenti.

Quali sono i progetti più interessanti basati sulla tecnologia Blockchain che stanno emergendo in questo momento?

Attualmente, esistono numerose startup e progetti che stanno sperimentando nuove applicazioni della Blockchain in diversi settori. Ad esempio, esistono progetti che utilizzano la Blockchain per la gestione delle informazioni mediche, per la tracciabilità delle materie prime e dei prodotti alimentari, per la creazione di identità digitali sicure e per la gestione delle transazioni immobiliari.

Inoltre, esistono anche progetti che utilizzano la Blockchain per la creazione di piattaforme di crowdfunding, per la gestione dei diritti d’autore e per la creazione di mercati decentralizzati.

Conclusioni

La Blockchain rappresenta una delle tecnologie più innovative e promettenti degli ultimi anni, in grado di rivoluzionare diversi settori e di favorire l’eliminazione degli intermediari e la riduzione dei costi di transazione. Tuttavia, la diffusione su larga scala della tecnologia richiederà ancora numerosi progressi tecnologici e regolamentari, oltre a una maggiore consapevolezza delle possibili implicazioni etiche e sociali della tecnologia.

Nonostante ciò, la Blockchain rappresenta un’opportunità unica per la creazione di un futuro più sicuro, trasparente e decentralizzato, in cui la fiducia tra le parti può essere garantita senza la necessità di intermediari centrali.



Come funziona la Blockchain: la tecnologia che rivoluziona il futuro

Bonus Psicologico 2023: cos’è e come funziona

Il bonus psicologico 2023 è una nuova agevolazione prevista dallo Stato italiano per sostenere la salute mentale e il benessere psicologico della popolazione. Questo bonus prevede un sostegno economico per accedere ai servizi e alle cure psicologiche, così come a interventi di supporto per situazioni di crisi o stress. In questo articolo, cercheremo di approfondire le caratteristiche del bonus psicologico 2023, rispondendo alle domande più comuni e analizzando i suoi potenziali benefici.

Cos’è il bonus psicologico 2023?

Il bonus psicologico 2023 è un’agevolazione economica prevista dal Governo italiano per sostenere la salute mentale e il benessere psicologico della popolazione. L’obiettivo è quello di incentivare l’accesso ai servizi e alle cure psicologiche, così come a interventi di supporto per situazioni di crisi o stress, fornendo un sostegno economico alle persone che ne hanno bisogno.

Chi può richiedere il bonus psicologico?

Tutti i cittadini italiani maggiorenni che hanno bisogno di supporto psicologico possono richiedere il bonus psicologico 2023. Non ci sono restrizioni di reddito o di stato di salute, quindi chiunque abbia bisogno di supporto psicologico può fare richiesta per ottenere il bonus.

Come si fa a richiedere il bonus psicologico?

Per richiedere il bonus psicologico 2023, sarà necessario presentare una domanda online, attraverso il portale dedicato che sarà messo a disposizione dal Ministero della Salute. La procedura di richiesta è semplice e veloce, e richiede solo pochi minuti per essere completata. Sarà necessario fornire alcune informazioni personali, come il proprio nome, cognome, codice fiscale e indirizzo di residenza, così come una descrizione delle proprie esigenze psicologiche.

Qual è l’importo del bonus psicologico?

L’importo del bonus psicologico 2023 non è ancora stato comunicato ufficialmente dal Governo italiano. Tuttavia, si prevede che il bonus avrà un valore significativo, in modo da coprire completamente o parzialmente i costi delle cure psicologiche o dei servizi di supporto richiesti.

Quali sono i requisiti per ottenere il bonus psicologico?

Non ci sono requisiti particolari per ottenere il bonus psicologico 2023, se non quello di essere un cittadino italiano maggiorenne e di avere bisogno di supporto psicologico. Non ci sono restrizioni di reddito o di stato di salute, quindi chiunque abbia bisogno di supporto psicologico può fare richiesta per ottenere il bonus.

Quali servizi o interventi sono coperti dal bonus psicologico?

Il bonus psicologico 2023 copre una vasta gamma di servizi e interventi per la salute mentale e il benessere psicologico. In particolare, il bonus può essere utilizzato per accedere a servizi di psicoterapia, counseling, supporto psicologico online, interventi di supporto per situazioni di crisi o stress, e molto altro ancora. Saranno fornite ulteriori informazioni sui servizi specifici che possono essere coperti dal bonus una volta che il Ministero della Salute avrà comunicato i dettagli dell’agevolazione.

C’è una scadenza per richiedere il bonus psicologico?

Al momento non ci sono informazioni ufficiali riguardo ad una possibile scadenza per la richiesta del bonus psicologico 2023. Tuttavia, è possibile che il bonus abbia una scadenza per la richiesta o che sia a disponibilità limitata, pertanto è consigliabile fare richiesta il prima possibile una volta che la procedura di richiesta sarà aperta.

Posso richiedere il bonus psicologico se sono già in cura psicologica?

Sì, è possibile richiedere il bonus psicologico 2023 anche se si sta già seguendo un percorso di cura psicologica. Il bonus può essere utilizzato per coprire parzialmente o completamente i costi delle cure psicologiche o dei servizi di supporto richiesti, anche se si è già in cura.

Il bonus psicologico è cumulabile con altri bonus o agevolazioni?

Al momento non ci sono informazioni ufficiali riguardo alla cumulabilità del bonus psicologico 2023 con altre agevolazioni o bonus previsti dallo Stato italiano. Tuttavia, è possibile che il bonus possa essere cumulato con altre agevolazioni o bonus, in base alle eventuali disposizioni che saranno comunicate dal Governo italiano.

Quali sono i potenziali benefici del bonus psicologico per la salute mentale delle persone?

Il bonus psicologico 2023 potrebbe avere molti potenziali benefici per la salute mentale delle persone. In particolare, l’agevolazione potrebbe aumentare l’accesso alle cure psicologiche, ridurre i costi delle cure psicologiche e dell’assistenza sanitaria, migliorare l’inclusione sociale e la lotta alla discriminazione, fornire supporto psicologico per le persone in situazioni di crisi, prevenire il burnout e la sindrome da stress lavorativo, sostenere i lavoratori impegnati in attività stressanti, migliorare la produttività e il benessere sul lavoro, e avere un impatto positivo sulle relazioni interpersonali e familiari.

Argomenti correlati

Oltre alle domande già affrontate, ci sono molti altri argomenti correlati al bonus psicologico 2023 che potrebbero essere di interesse per la salute mentale e il benessere psicologico. Ad esempio, si potrebbe approfondire il tema dell’accesso alle cure psicologiche, discutere della copertura assicurativa per i servizi psicologici, analizzare i costi delle cure psicologiche e dell’assistenza sanitaria, esplorare l’inclusione sociale e la lotta alla discriminazione, analizzare il sostegno psicologico per le persone in situazioni di crisi, approfondire la prevenzione del burnout e della sindrome da stress lavorativo, discutere del supporto ai lavoratori impegnati in attività stressanti, analizzare i potenziali benefici del supporto psicologico per la produttività e il benessere sul lavoro, e esplorare l’impatto del sostegno psicologico sulle relazioni interpersonali e familiari.

Conclusioni

Il bonus psicologico 2023 è un’agevolazione molto importante per sostenere la salute mentale e il benessere psicologico della popolazione italiana. Grazie a questa agevolazione, sarà possibile accedere a servizi e cure psicologiche a prezzi accessibili, così come a interventi di supporto per situazioni di crisi o stress. La procedura di richiesta è semplice e veloce, e non ci sono restrizioni di reddito o di stato di salute. Non appena saranno comunicati i dettagli dell’agevolazione dal Ministero della Salute, sarà possibile fare richiesta per ottenere il bonus psicologico 2023 e accedere al supporto psicologico di cui si ha bisogno.



Bonus Psicologico 2023: cos’è e come funziona

Assegno Unico Gennaio 2023: Cos’è e Come Funziona

Assegno Unico Gennaio 2023: Cos’è e Come Funziona

L’assegno unico gennaio 2023 è un’agevolazione prevista dal Governo italiano per sostenere le famiglie italiane che hanno bisogno di sostegno economico. Questo assegno sostituisce il precedente sistema di detrazioni fiscali per i figli a carico e prevede un importo che varia in base al numero e all’età dei figli. In questo articolo, cercheremo di approfondire le caratteristiche dell’assegno unico gennaio 2023, rispondendo alle domande più comuni e analizzando i suoi potenziali benefici.

Cos’è l’Assegno Unico Gennaio 2023?

L’assegno unico gennaio 2023 è un’agevolazione prevista dal Governo italiano per sostenere le famiglie italiane che hanno bisogno di sostegno economico. Questo assegno sostituisce il precedente sistema di detrazioni fiscali per i figli a carico e prevede un importo che varia in base al numero e all’età dei figli.

Quali Famiglie Possono Beneficiare dell’Assegno Unico?

Tutte le famiglie italiane con figli a carico possono beneficiare dell’assegno unico gennaio 2023. Non ci sono restrizioni di reddito o di condizione lavorativa, pertanto qualsiasi famiglia con figli a carico può fare richiesta per ottenere l’assegno unico.

Qual è l’Importo dell’Assegno Unico Gennaio 2023?

L’importo dell’assegno unico gennaio 2023 varia in base al numero e all’età dei figli a carico. In particolare, l’assegno prevede un importo di 400 euro al mese per il primo figlio fino a 3 anni, 300 euro al mese per il secondo figlio fino a 3 anni, e 150 euro al mese per il terzo figlio e successivi fino a 3 anni. Inoltre, l’assegno prevede un importo di 280 euro al mese per ogni figlio di età compresa tra i 3 e i 18 anni, e di 400 euro al mese per ogni figlio con disabilità grave e certificata.

Quali Sono i Requisiti per Ricevere l’Assegno Unico?

Per ricevere l’assegno unico gennaio 2023, sarà necessario essere residenti in Italia e avere figli a carico. Non ci sono restrizioni di reddito o di condizione lavorativa, pertanto qualsiasi famiglia con figli a carico può fare richiesta per ottenere l’assegno unico.

Come Si Fa a Richiedere l’Assegno Unico?

Per richiedere l’assegno unico gennaio 2023, sarà necessario presentare una domanda online attraverso il portale dell’INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale). La procedura di richiesta sarà resa disponibile dal 1° gennaio 2023 e potrà essere effettuata sia dai genitori che dai tutelati legali dei figli a carico.

C’è una Scadenza per la Richiesta dell’Assegno Unico Gennaio 2023?

Al momento non ci sono informazioni ufficiali riguardo ad una possibile scadenza per la richiesta dell’assegno unico gennaio 2023. Tuttavia, è possibile che l’agevolazione abbia una scadenza per la richiesta o che sia a disponibilità limitata, pertanto è consigliabile fare richiesta il prima possibile una volta che la procedura di richiesta sarà aperta.

L’Assegno Unico è Cumulabile con Altri Bonus o Agevolazioni?

Al momento non ci sono informazioni ufficiali riguardo alla cumulabilità dell’assegno unico gennaio 2023 con altre agevolazioni o bonus previsti dallo Stato italiano. Tuttavia, è possibile che l’assegno unico possa essere cumulato con altre agevolazioni o bonus, in base alle eventuali disposizioni che saranno comunicate dal Governo italiano.

L’Assegno Unico Gennaio 2023 è Destinato Solo ai Figli Minori?

L’assegno unico gennaio 2023 è destinato a sostenere le famiglie italiane con figli a carico di qualsiasi età. L’importo dell’assegno varia in base all’età dei figli, pertanto anche i figli maggiorenni possono essere considerati a carico e contribuire alla determinazione dell’importo dell’assegno.

L’Assegno Unico Gennaio 2023 è Erogato Solo una Volta o Viene Erogato Mensilmente?

L’assegno unico gennaio 2023 è erogato mensilmente. L’importo dell’assegno viene suddiviso in dodicesimi e viene erogato mensilmente per tutta la durata dell’anno.

Quali Sono i Potenziali Benefici dell’Assegno Unico per le Famiglie Italiane?

L’assegno unico gennaio 2023 potrebbe avere molti potenziali benefici per le famiglie italiane. In particolare, l’agevolazione potrebbe migliorare il sostegno economico alle famiglie con figli a carico, ridurre la povertà infantile, aumentare l’inclusione sociale, migliorare le politiche familiari, fornire un sostegno economico per le famiglie a basso reddito, migliorare la qualità della vita delle famiglie italiane, aumentare la disponibilità di servizi e di tutele sociali, e migliorare il benessere dei minori e dei loro genitori.

Argomenti Correlati

Oltre alle domande già affrontate, ci sono molti altri argomenti correlati all’assegno unico gennaio 2023 che potrebbero essere di interesse per le famiglie italiane. Ad esempio, si potrebbe discutere dell’importanza dell’assegno unico per il sostegno economico alle famiglie, dell’impatto dell’assegno unico sulla riduzione della povertà infantile, dell’importanza dell’inclusione sociale e delle politiche familiari, delle possibili agevolazioni fiscali per le famiglie italiane, dei diritti dei minori e della protezione sociale, delle tutele sociali e dell’importanza del welfare state.

Inoltre, si potrebbe approfondire il tema del reddito di cittadinanza e delle politiche sociali per il sostegno alle famiglie a basso reddito, dell’importanza della parità di genere e dell’inclusione delle famiglie monoparentali, del ruolo della scuola e dei servizi sociali nella protezione dei minori e delle loro famiglie, e delle sfide legate alla gestione del sostegno economico alle famiglie italiane.

Conclusioni

L’assegno unico gennaio 2023 rappresenta un’importante agevolazione per le famiglie italiane con figli a carico. Grazie a questa agevolazione, sarà possibile avere un sostegno economico per sostenere i propri figli, migliorare la qualità della vita e avere accesso a tutele sociali e servizi per le famiglie a basso reddito. La procedura di richiesta dell’assegno unico sarà resa disponibile dal 1° gennaio 2023 e sarà possibile effettuare la richiesta online attraverso il portale dell’INPS. Non ci sono restrizioni di reddito o di condizione lavorativa per accedere all’assegno unico, pertanto qualsiasi famiglia con figli a carico può fare richiesta per ottenere questa importante agevolazione.



Assegno Unico Gennaio 2023: Cos’è e Come Funziona

Come funziona e quanto costa un soccorso sull’Himalaya

Francesco Cassardo, l’alpinista torinese rimasto ferito mentre scendeva il Gasherbrum VII, in Pakistan, è in ospedale, ha qualche costola rotta ma nel complesso sta bene. La sua avventura sarebbe finita molto male se non fosse stato per l’aiuto del suo compagno di cordata – Cala Cimenti – e per i soccorsi tempestivi in un Paese molto complesso.

Ne è convinto Michele Cucchi, tecnico soccorso alpino e guida alpina di Alagna Valsesia, esperto di soccorso in aree extra-europee. “Sulle Alpi, siano esse italiane, svizzere, austriache, abbiamo un livello di servizio mostruosamente alto che ormai diamo per scontato”, ha commentato Cucchi all’Agi. “Ci si rompe una caviglia e nel giro di un’ora si è nel migliore ospedale del Nord Italia, grazie a un elitrasporto che costa migliaia di euro. E spesso chi viene soccorso non pronuncia nemmeno un grazie, tanta è l’assuefazione da servizi di alto livello. Ma nel resto del mondo, in Asia non è così. Quando si parte per una spedizione internazionale bisogna considerare non solo la complessità della vetta, ma anche il Paese e il livello di soccorsi”.

Ogni Paese le cui vette fanno parte della catena Himalayana – Cina, Nepal, Pakistan e India – “è a sé, ha le sue caratteristiche e le sue problematiche. In Cina, ad esempio – spiega Cucchi –  è tutto molto controllato, chiuso, militarizzato. Dei soccorsi in alta quota si occupa il governo e le skill che hanno i soccorritori sono quasi ridicole”.

In India, invece, “esiste l’aviazione civile, così come i gruppi di civili radunati in club, come quelli alpini per intenderci. Ma si tratta di soccorritori ancora poco preparati. Buona la preparazione dei gruppi di militari specializzati in soccorso in montagna. I cieli, invece, sono gestiti dall’esercito perché i confini tra India e Pakistan sono ad altissima tensione”.

Tra tutti, il Nepal è il Paese più preparato nel soccorso in alta quota. “Perlopiù è gestito a terra dagli sherpa assoldati per le spedizioni, che sono diventati molto bravi in alta quota e vantano un’esperienza molto importante. Nei cieli, invece, il soccorso è gestito principalmente dai militari ma da alcuni anni le rotte aeree sono state aperte anche ad aziende elicotteristiche civili. Sono stati molto furbi: per sviluppare questo business – perché lo è – hanno assunto piloti occidentali in grado di andare molto in alto. E negli ultimi anni sono sempre di più i piloti nepalesi che acquisiscono tecnica ed esperienza per andare molto in alto (dai 5 mila metri in su)”.

Il Pakistan, prosegue la guida, è “un discorso a parte. Sulle vette del Paese, tra le quali domina il K2, salgono qualche centinaio di scalatori in ogni stagione, contro le migliaia del Nepal”. I motivi sono diversi ma soprattutto “ce n’è uno politico: la percezione che gli occidentali hanno del Pakistan è di un Paese instabile. Si è quindi più restii a esplorare quelle vette. A ciò si aggiungono montagne più selvagge e una logistica più complessa e impegnativa”.

Quanto ai soccorsi, “se ne occupano gruppi di “portatori d’alta quota”: persone in grado di salire con una spedizione internazionale fino a 8.000 metri. Anche qui il rapporto è di 10 a 100: ce ne sono centinaia contro le migliaia del Nepal”. Pochi portatori, dunque, e molto poco preparati a livello tecnico”. Del soccorso aereo se ne occupa invece “Askari Aviation: un distaccamento dell’aviazione militare in cui lavorano piloti con anni di carriera”.

Ma quanto costa un salvataggio?

Dipende da molti fattori, spiega Michele Cucchi. “I costi di un’assicurazione oscillano anche di molto a seconda del Paese, del tipo di soccorso, del tempo impiegato, della visibilità che rallenta le operazioni”.

Le assicurazioni – spiega e raccomanda la guida italiana – vanno stipulate sempre. In tutti questi posti ci sono moltissime agenzie specializzate che sbrigano le pratiche. Il rischio di non farle è quello di dover pagare tutto di tasca propria o – come nel caso del Pakistan – di non ricevere affatto un servizio di soccorso”.

La spesa non è trascurabile: “In Nepal il costo medio è di 12 mila dollari per un soccorso di routine: sono al campo 2 dell’Everest e devo essere evacuato a causa del mal di montagna acuto. Se non sono al campo 2 e l’elicottero impiega due giorni per trovarmi il pezzo sale”.

In Pakistan i costi sono altissimi, almeno il doppio: “Si parte da 20 mila dollari per un servizio base e si sale di decine e decine di migliaia di dollari per un soccorso più complesso. In più, i piloti prima di partire per un’operazione di soccorso si accertano che la persona da salvare abbia stipulato un’assicurazione altrimenti non decollano”.

Senza gli elicotteri “per trasportare una persona che non cammina all’ospedale più vicino ci si impiegherebbe una settimana”. Nel caso di Cassardo, “trasportarlo giù da 6.000 metri sarebbe stata un’impresa epica, durata 5 giorni, con tutti i rischi che questo comporta”.

In linea generale – conclude Cucchi – “chi va a fare spedizioni dovrebbe avere una preparazione tecnica molto alta per cavarsela da solo finché può. E poi sarebbe auspicabile che parte del lavoro di cooperazione internazionale sia rivolto alla formazione tecnica di persone del posto e all’apertura al turismo internazionale per permettere loro di rimanere sulla montagna”.

Agi

Come sarà la web tax italiana e come funziona nel resto d’Europa

La web tax è la tassazione sui giganti delle multinazionali del mercato digitale. Punta a raggiungere un maggiore equilibrio tra profitti (enormi) e tassazione (fino a ora minima grazie all'esistenza di regimi fiscali di favore in alcuni Stati).

L'Italia ha già una propria web tax, che però non è mai entrata in vigore per la mancanza dei decreti attuativi. Una lacuna dovuta in parte all'avvicendamento dei governi (da Gentiloni a Conte), in parte a un precisa volontà politica. La norma, nonostante l'approvazione, non ha mai avuto larghi consensi, né l'appoggio delle associazioni di categoria.

Il governo ha inoltre rallentato in prospettiva di una web tax europea, trattata a lungo, ma naufragata definitivamente all'Ecofin del 4 dicembre. Ecco il punto dell'iter della normativa in Italia e in Europa. 

Dalla proposta Mucchetti alla web tax

La proposta originaria era firmata dall'ex senatore del Partito Democratico Massimo Mucchetti. L'imposta sui servizi "effettuati tramite mezzi elettronici" aveva un'aliquota del 6%. Gli effetti potenzialmente negativi sulle società che pagano le tasse in Italia erano sterilizzati da un credito d'imposta pari a quanto versato.

La norma è però stata modificata, abbassando l'aliquota al 3% ed eliminando il credito d'imposta. La formulazione attuale (che è stata sostituita con un emendamento nella legge di Bilancio) prevede che la tassa sia applicata come ritenuta alla fonte sulle transazioni e colpisca esclusivamente i soggetti che effettuano oltre 3.000 transazioni nell'anno solare.

Secondo Iab Italia, l'associazione che raggruppa oltre 170 aziende della pubblicità digitale, l'effetto sarebbe un ulteriore aggravio, sommato alla tassazione ordinaria, penalizzando ulteriormente le imprese locali nei confronti dei giganti esteri.

Le mosse del governo

La Lega si è dimostrata aperta alla revisione della web tax, presentando anche un emendamento a firma Giulio Centemero, poi ritirato in vista dell'Ecofin. Nei mesi scorsi, infatti, l'iter delle web tax nazionali è stato sospeso per la negoziazione di una tassa europea.

La Francia si era detta favorevole. Davanti alla resistenze dei Paesi del Nord, assieme alla Germania aveva anche proposto un compromesso: il 3% da applicare solo sulle vendite pubblicitarie e non sull'intero fatturato. Sul fronte dei favorevoli anche Austria, Spagna e Italia. A bloccare la norma (che per essere approvata richiede l'unanimità dei 28 membri) è stata soprattutto l'Irlanda, ufficialmente preoccupata che potesse acuire le tensioni commerciali tra Ue e Stati Uniti.

Dublino è parte molto interessata, perché le condizioni fiscali vantaggiose offerte alle grandi imprese hanno attirato le multinazionali, come Apple e Facebook. Dopo l'Ecofin di inizio dicembre, però, lo scenario è cambiato. In assenza di un accordo europeo, la Francia ha confermato una web tax nazionale dal primo gennaio.

Una mossa che ha spinto anche l'Italia (che già a novembre si era detta favorevole a una legge nazionale in caso di mancato accordo Ue) a riprendere in mano la tassa sul digitale. Che adesso il governo Conte ha deciso di reintrodurre, superando la formulazione attuale.

La proposta dello Iab

Lo Iab spinge perché ci sia un'aliquota del 6% sull'ammontare dei servizi. Da applicare alle imprese che superano questi due limiti: 500 milioni di euro di fatturato globale nel periodo d'imposta; 50 milioni di euro in servizi realizzati in Italia. Lo Iab ha proposto poi che ulteriori dettagli siano definiti da un decreto: il suo compito sarebbe indicare alcuni parametri che definiscano se la compagnia sia già soggetta altrove a un "livello congruo di tassazione". 

Agi News

Conto corrente cointestato: come funziona. Una guida di facile.it

Per esigenze di varia natura, molto spesso capita di trovarsi di fronte alla necessità di cointestare un conto corrente, che solitamente prevede invece la presenza di un solo titolare, il quale dispone dello stesso dall’apertura fino alla sua chiusura. Questa decisione viene presa con frequenza soprattutto da coppie e famiglie, che sentono ad un certo punto il bisogno di trovare un metodo alternativo al tradizionale conto corrente per gestire i propri risparmi in modo congiunto: da qui, la scelta di aprire un conto bancario cointestato, che consente ai titolari di depositare il proprio denaro nello stesso conto, risparmiando notevolmente su spese di apertura e di gestione che vengono pagate una volta soltanto.

La cointestazione permette a tutti i titolari del conto di accedere alle somme versate e di disporne secondo il proprio giudizio ma, sulla base del tipo di conto corrente che si decide di aprire, esistono delle limitazioni sulla libertà di movimentazione di cui è bene tener conto. Come viene dettagliatamente illustrato nella guida sul conto corrente cointestato di Facile.it, al momento dell’apertura è necessario che i futuri titolari decidano quale tipologia di conto meglio si adatti alle proprie esigenze, familiari o di società: una volta presa coscienza di questo, si potrà scegliere tra la cointestazione congiunta o disgiunta.

Due forme di cointestazione

Tra le due forme di cointestazione, il conto bancario con firma disgiunta garantisce ai due intestatari di godere di maggiore autonomia: ogni titolare del conto può disporre del denaro depositato in maniera indipendente, prendendo le proprie decisioni liberamente, senza dover rendere conto dei singoli spostamenti delle somme versate agli altri titolari e senza dover ottenere la loro autorizzazione per i vari movimenti. Dall’altro lato, invece, il conto bancario con firma congiunta non solo permette a tutti i titolari del conto di accedere al denaro presente sullo stesso ma ciò che è di fondamentale importanza è che permette agli intestatari di mettere in atto un sistema di controfirma. In questa casistica, tutte le varie movimentazioni devono infatti essere autorizzate dalla totalità dei titolari del conto cointestato: per avvallare l’operazione, deve quindi esserci l’approvazione di tutti coloro che hanno posto la propria firma al momento dell’apertura del conto.

Se i vantaggi di un conto corrente cointestato sono indubbiamente molti, è chiaro che la cotitolarità di tale conto dà spazio ad un’ambiguità che, in certe situazioni, potrebbe portare a svariate problematiche. Tra le evenienze causa di criticità, una su tutte è quella legata a situazioni debitorie pendenti, in particolare al pignoramento presso terzi. Infatti, quando l’espropriazione riguarda crediti che il debitore ha verso istituti bancari (come nel caso dei conti correnti), è solitamente possibile procedere con il pignoramento delle somme che il titolare ha depositato presso il proprio istituto bancario di riferimento. Ovviamente, salta immediatamente all’occhio quanto la situazione diventi decisamente più complicata nel caso si tratti di conti correnti cointestati: a questo punto, nasce il problema di individuare il limite della quota su cui va ad incidere il pignoramento.

I conti dell'Agenzia delle Entrate

Se inizialmente la posizione dei titolari e delle loro relative quote presenti sul conto venivano ripartite in egual misura, successivi aggiornamenti hanno sottolineato quanto questa decisione portasse alla completa confusione del patrimonio dei cointestatari. Come viene esaustivamente spiegato nella sezione dedicata al diritto bancario di diritto.it, infatti, il Collegio di Coordinamento dell’Arbitro Bancario finanziario ha affermato che in ogni caso il pignoramento di conto corrente poteva riguardare solamente la quota relativa al debitore, rimettendo direttamente al giudice la decisione di risolvere i problemi relativi alle quote di spettanza degli altri titolari.

Data la poca chiarezza di certe situazioni relativamente al patrimonio depositato sui conti correnti cointestati e vista la semplicità con cui è possibile generare confusione sull’argomento, in tempi recenti tali conti bancari sono stati spesso soggetto di controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate. Con la sentenza numero 9362 dell’8 maggio 2015, infatti, la Cassazione ha sancito il diritto dell’Agenzia delle Entrate di fare controlli sui conti correnti dei famigliari dei soggetti a rischio di evasione: sono, infatti, proprio questi strumenti di denaro, il modo in cui molti cercano di farsi beffa del Fisco, utilizzando i conti correnti cointestati in modo improprio.

Agi News