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“Il giudizio di Fitch era atteso. Fare più attenzione a quelli di Moody e S&P”

Ci sono vari fattori che muoveranno il mercato finanziario italiano nei prossimi mesi. Legge di Bilancio, evoluzione della crisi politica, guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina e le decisioni della Bce che a settembre dovrebbe varare un nuovo piano di quantitative easing. Lo afferma Antonio Cesarano Chief Global Strategist di Intermonte Sim.

Sulla decisione di Fitch di venerdì l’analista spiega che era tutto previsto: “Fitch ha lasciato invariato rating e outlook sull’Italia, tagliando le previsioni sul Pil 2019 dallo 0,4% allo 0,1%” mentre lo scenario futuro “dipenderà molto dalla evoluzione della crisi politica ovvero da quanto stabile sarà il governo in prospettiva”.

La decisione era attesa, evidenzia Cesarano in un colloquio con l’Agi, perché “ancora non sono stati avviati i lavori sulla legge di bilancio. Da tenere molto più sotto osservazione i giudizi delle altre due agenzie di rating. La più severa, Moody’s, che si esprimerà il 6 settembre e ci tiene all’ultimo livello dell’investment grade (Baa3), con outlook stabile e ancora di più Standard & Poor il cui rating sull’Italia è BBB, come Fitch, due livelli sopra l’investment grade, con outlook negativo che si esprimerà il prossimo 25 ottobre in una fase molto più avanzata della legge di bilancio e anche della fase politica italiana potendosi esprimere in maniera piu’ compiuta”.

Sull’apertura e sull’andamento di Piazza Affari lunedì prossimo, quindi, la decisione di ieri di Fitch avrà “un impatto limitato. La conferma era attesa. Sarebbe stata una notizia se avesse fatto una modifica. È andato come era il consensus. Bisognerà vedere il quadro di incertezza politica che oggi è alto. Bisognerà valutare l’esito finale della crisi di governo e questo potrebbe dare adito a un ulteriore allargamento dello spread“, ovvero tra Btp e Bund.

Per l’analista di Intermonte Sim c’è un aspetto positivo a favore dell’Italia: “Tutto questo si sta verificando mentre a livello internazionale la tensione tra Usa e Cina prosegue, con colpi a ripetizione da una parte e dall’altra, e questo sta provocando acquisti di Treasury e Bund, ovvero l’altra parte dello spread”. Tutto questo, “da un lato aggrava l’allargamento dello spread, perché il Bund tedesco resta molto forte, dall’altro tende a spingere i tassi in giù e quindi, rende quelli italiani difficili da lasciare, da vendere. Perché nel mondo non ci sono rendimenti apprezzabili per tutto quello che sta accadendo”.  

Agi