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Per i pagamenti elettronici l’Italia guarda al modello portoghese

A Lisbona, chiedere la fattura elettronica permette di ottenere una detrazione del 15% dell’importo pagato. La detrazione, l’anno successivo, potrà essere utilizzata al momento della dichiarazione dei redditi. Ed è proprio al modello portoghese, a quanto risulta dalla nota di aggiornamento al Def, che guarda il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. 

Dal documento che disegna la cornice di una manovra da circa 29 miliardi, approvato il 30 settembre,  emerge che il governo giallo-rosso si sta quindi ispirando a un sistema che, introdotto nel 2013, ha consentito allo stato che si affaccia sull’Atlantico di far crescere in un anno il gettito Iva del 13%.

Si tratta di una procedura sperimentata anche in Italia con i bonifici per le spese di ristrutturazione edilizia, riqualificazione energetica degli edifici o per l’acquisto di mobili per ottenere detrazioni in seguito alla dichiarazione dei redditi.

Con l’approvazione della nota di aggiornamento, il campo d’azione potrebbe allargarsi e riconoscere detrazioni o deduzioni di spese mediche, canoni di locazione prima casa, istruzione, spese funebri e spese per addetti all’assistenza personale o per le attività sportive dei giovani. E questo a patto che il pagamento sia tracciabile, quindi emesso con moneta elettronica o bonifico.

Scongiurare il rischio di evasione

L’idea di base è quella di limitare l’utilizzo del contante per abbassare il rischio di evasione, favorendo i metodi di pagamento tracciabili e stimolando l’uso delle carte di credito e debito. Su queste ultime attualmente grava il peso delle commissioni, che agiscono anche sui piccoli pagamenti.

Per risolvere questo problema, l’abbattimento dei costi, è stato proposto di sottoscrivere con l’Associazione delle banche italiane (ABI) un protocollo a cui dovrebbero aderire, su base volontaria, i principali circuiti di pagamento e di emittenti carte di debito/credito.

L’idea del ministro Gualtieri

Il ministro dell’economia suggerisce l’introduzione di uno stimolo, per chi paga con strumenti elettronici, garantendo un rimborso di una percentuale dell’importo speso. Si tratta del “cashback”. Una sorta di sconto in base al quale, anziché far pagare un prodotto il 10% o il 20% in meno, questa stessa medesima percentuale viene restituita una volta effettuato l’acquisto.  A pagare questo rimborso sarebbe il governo stesso, disposto a concedere uno sconto fiscale ai clienti che acquistano servendosi di bancomat o carta di credito.

Si tratta di uno sconto, di cui si beneficerà in sede di dichiarazione dei redditi, che il governo conta di recuperare con il maggior gettito fiscale generato da questa emersione dei pagamenti. La digitalizzazione dei pagamenti viene proposta anche come strumento per contrastare il riciclaggio, le mafie e la criminalità organizzata. 

Come incentivare la moneta elettronica

S tratta di una misura che non può prescindere da altre due azioni mirate e imprescindibili per incentivare l’uso della moneta elettronica. Da una parte l’eliminazione delle commissioni per gli esercenti per i pagamenti al di sotto di determinate soglie e dall’altra l’introduzione di sanzioni mirate per chi non accetta pagamenti elettronici e non attiva il Pos.

Pur esistendo già l’obbligo per tutti gli esercenti di dotarsi di Pos e quindi di accettare pagamenti con carte di credito e debito, al momento non esiste l’importo della sanzione: è stato bocciato dal Consiglio di Stato in quanto privo di una norma specifica.

Infine, per incentivare la moneta elettronica potrebbe essere reso obbligatorio, per la pubblica amministrazione, accettare solo pagamenti elettronici. Una pratica in realtà già attiva preso alcuni sportelli dell’anagrafe in molte città italiane. Un obbligo, questo, che potrebbe essere esteso anche alle società che forniscono servizi pubblici.

Agi

Cosa cambia da oggi per i pagamenti elettronici (online, bancomat e carte)

È entrata in vigore il 13 gennaio la Psd2 (Payment service direttive 2), un provvedimento che prevede nuove regole per la protezione dei pagamenti online effettuati da device mobili e non, e con bancomat e carte di credito. A fine dicembre il Consiglio dei ministri italiano aveva recepito la direttiva europea, anche su pressione delle associazioni dei consumatori, direttiva che ha come obiettivo finale quello di aumentare la trasparenza e la sicurezza dei pagamenti su Internet. La normativa non riguarda soltanto i pagamenti effettuati da singoli cittadini, ma anche quelli delle aziende.

Tra le novità introdotte dal decreto legislativo con cui è stata recepita la normativa europea c’è l’impiego del credito telefonico come mezzo di pagamento per alcune tipologie di beni e servizi e la rimodulazione del perimetro di deroga per gli strumenti cosiddetti “a spendibilità limitata. Allo scopo di favorire i pagamenti digitali viene confermato e generalizzato il divieto di applicare il sovrapprezzo per l’uso di un certo strumento di pagamento (divieto di surcharge). 

Per i pagamenti tramite carta di debito e prepagata la commissione interbancaria per ogni operazione di pagamento non può essere superiore allo 0,2% del valore dell’operazione stessa; per le operazioni tramite carta di credito la commissione interbancaria per operazione non può essere superiore allo 0,3% del valore dell’operazione.

Bancomat e carte di credito. In caso di furto o frodi con carte o bancomat, il cliente fino ad oggi era tenuto a pagare 150 euro per operazioni che non riconosceva, effettuate prima della sua denuncia. Lo scrive La Stampa. “Ora tale franchigia scende a 50 euro. Aumenterà anche la trasparenza dei costi di commissione quando si acquista in una valuta europea diversa dall’euro. Fino ad oggi, alla transazione veniva applicato un tasso di cambio poco chiaro. Aumenta poi la protezione della privacy di chi utilizza il Fintech – la tecnologia applicata ai servizi finanziari – e che creano un legame tra il conto del cliente e quello del venditore: da ora anche questi dovranno rispettare standard molto rigidi di protezione dei dati finanziari, e dovranno dotarsi di una sicurezza ulteriore per assicurare le transazioni”.

Ha dichiarato Valdis Dombrovskis, vicepresidente responsabile per la stabilità finanziaria e i servizi finanziari: “Questa legislazione è un altro passo verso un mercato unico digitale nell’UE. Promuoverà lo sviluppo di pagamenti innovativi online e mobili, a vantaggio dell’economia e della crescita. Con l’entrata in vigore della PSD2, stiamo mettendo al bando il sovrapprezzo per pagamenti con carte di debito e di credito. Questo potrebbe portare un risparmio di oltre 550 milioni l’anno per i consumatori della Ue. I consumatori saranno inoltre più protetti quando effettueranno i pagamenti”.

Le disposizioni sui pagamenti elettronici piacciono al Movimento Difesa del Cittadino. “Finalmente il nostro Paese si mette al passo con l’Europa sui pagamenti elettronici recependo una norma che introduce nuove tutele e garanzie per i consumatori, riduce al minimo il rischio di frode per chi acquista online e taglia le commissioni sulle transazioni con carta”. 

In occasione dell’entrata in vigore della direttiva, Accenture ha condotto un’indagine intervistando circa 80 executive responsabili dei servizi di pagamento presso grandi società di vendita al dettaglio e banche di tutta Europa. Indagine riportata da Fasi.biz.

Quasi un terzo degli intervistati ha dichiarato che sarà in grado di collegarsi direttamente alle banche per acquisire le informazioni relative ai clienti e gestire disposizioni di pagamento, mentre circa il 90% sarà in grado di farlo entro il 2019.

Se è evidente il fatto che la direttiva rappresenta una grande opportunità per le società Fintech, è altrettanto chiaro che i retailer non intendono lasciarsi sfuggire l’opportunità di accettare pagamenti bypassando intermediazioni e garantendo procedure di rimborso più rapide, migliorando così la customer experience.

Quelli coinvolti nello studio hanno infatti dichiarato che intendono utilizzare le interfacce di programmazione di un’applicazione (API) per avere accesso alle informazioni finanziarie dei clienti, in modo da poter personalizzare i propri prodotti (74% dei retailer intervistati), gestire le disposizioni di pagamento direttamente con le banche per negoziare tariffe più vantaggiose per le transazioni(53%), ridurre le frodi (53%) e generare offerte rilevanti presso i punti vendita esconti basati sulle abitudini di acquisto dei consumatori (51%).

 

 

 

 

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