Tag Archive: domande

Lavoro da Casa e Produttività: 10 Domande e Consigli per Mantenere l’Equilibrio tra Vita Lavorativa e Personale

Il lavoro da casa è diventato una realtà sempre più comune negli ultimi anni, specialmente a seguito della pandemia globale. Sebbene possa offrire flessibilità e comodità, il lavoro da casa può anche presentare sfide in termini di produttività e bilanciamento tra vita lavorativa e personale. In questo post, risponderemo a 10 domande comuni sul lavoro da casa e forniremo consigli pratici su come lavorare in modo efficiente e mantenere l’equilibrio tra vita lavorativa e personale.

1. Come posso creare un ambiente di lavoro adatto a casa?

Creare un’area di lavoro dedicata è fondamentale per mantenere la produttività mentre si lavora da casa. Cerca di scegliere uno spazio tranquillo, lontano dalle distrazioni e preferibilmente separato dalle aree di relax e svago. Assicurati di avere una sedia ergonomica, una scrivania adatta e una buona illuminazione.

2. Come posso evitare le distrazioni mentre lavoro da casa?

Per evitare le distrazioni, stabilisci delle regole chiare con i membri della famiglia o i coinquilini riguardo al tuo orario di lavoro e alle interruzioni. Inoltre, disattiva le notifiche dai social media e dai dispositivi mobili durante le ore lavorative. Se necessario, utilizza cuffie con cancellazione del rumore per isolarti dalle distrazioni esterne.

3. Quali sono le tecniche più efficaci per gestire il tempo mentre si lavora da casa?

Tra le tecniche più efficaci per gestire il tempo vi sono la tecnica Pomodoro, che consiste nel suddividere il lavoro in intervalli di tempo chiamati pomodori (solitamente 25 minuti), seguiti da una breve pausa; e la regola dei 2 minuti, che suggerisce di completare immediatamente qualsiasi compito che richieda meno di 2 minuti. Sperimenta diverse tecniche per trovare quella che funziona meglio per te.

4. Come posso stabilire e mantenere una routine lavorativa mentre lavoro da casa?

Stabilire una routine lavorativa ti aiuterà a separare la vita lavorativa dalla vita personale e a mantenere un equilibrio sano. Inizia la giornata con una routine mattutina che includa esercizio fisico, colazione e tempo per pianificare la giornata. Poi, stabilisci orari regolari per le pause, il pranzo e la fine della giornata lavorativa. Cerca di attenerti a questa routine il più possibile.

5. Come posso mantenere una comunicazione efficace con i colleghi mentre lavoro da casa?

La comunicazione efficace è essenziale per lavorare da casa. Utilizza strumenti di comunicazione online come e-mail, chat e videoconferenze per rimanere in contatto con i colleghi e aggiornato sui progetti. Assicurati di partecipare regolarmente a riunioni virtuali e di condividere i tuoi progressi con il tuo team. Ricorda che la comunicazione non verbale può essere persa nella comunicazione online, quindi fai uno sforzo per essere chiaro e conciso nei tuoi messaggi.

6. Come posso gestire lo stress e prevenire il burnout mentre lavoro da casa?

Per gestire lo stress e prevenire il burnout, è importante prendersi cura di sé sia fisicamente che mentalmente. Ecco alcuni suggerimenti:

  • Fai regolarmente esercizio fisico per migliorare l’umore e ridurre lo stress
  • Pianifica momenti di pausa e relax durante la giornata
  • Dormi abbastanza e mantieni una routine regolare del sonno
  • Impara tecniche di rilassamento, come la meditazione o il respiro profondo

7. Come posso mantenere l’equilibrio tra vita lavorativa e personale mentre lavoro da casa?

Per mantenere l’equilibrio tra vita lavorativa e personale, segui questi consigli:

  • Stabilisci confini chiari tra il lavoro e la vita personale, come un orario di lavoro fisso e un’area di lavoro separata
  • Evita di lavorare nelle ore di riposo o durante il tempo libero
  • Pianifica del tempo di qualità con la famiglia e gli amici, anche se virtuale
  • Dedica tempo a te stesso per coltivare hobby e interessi personali

8. Come posso rimanere motivato mentre lavoro da casa?

Rimanere motivato può essere difficile quando si lavora da casa. Ecco alcuni suggerimenti per mantenere alta la motivazione:

  • Stabilisci obiettivi chiari e ragionevoli, sia a breve che a lungo termine
  • Celebra i tuoi successi e riconosci i tuoi progressi
  • Mantieni una mentalità di crescita e cerca di imparare continuamente
  • Connettiti con i colleghi per condividere sfide e successi, e per incoraggiarvi a vicenda

9. Come posso migliorare la mia produttività mentre lavoro da casa?

Per migliorare la produttività, prova questi consigli:

  • Pianifica la tua giornata in anticipo, suddividendo i compiti in piccole attività gestibili
  • Utilizza strumenti di gestione del tempo e delle attività, come liste di cose da fare o applicazioni di pianificazione
  • Imposta priorità per i compiti più importanti e urgenti
  • Elimina le distrazioni e crea un ambiente di lavoro favorevole alla concentrazione

10. Quali strumenti tecnologici posso utilizzare per migliorare la mia esperienza di lavoro da casa?

Ci sono molti strumenti tecnologici disponibili per migliorare la tua esperienza di lavoro da casa. Ecco alcuni dei più popolari:

  • Piattaforme di comunicazione e collaborazione, come Slack, Microsoft Teams o Google Workspace
  • Software di videoconferenza, come Zoom, Google Meet o Skype
  • Applicazioni di gestione del tempo e delle attività, come Trello, Asana o Todoist
  • Software di condivisione e archiviazione di file, come Dropbox, Google Drive o Microsoft OneDrive



Lavoro da Casa e Produttività: 10 Domande e Consigli per Mantenere l’Equilibrio tra Vita Lavorativa e Personale

Cessione del Credito 2023: Ristrutturazioni Edilizie, Domande e Risposte

La cessione del credito 2023 è un argomento fondamentale per chiunque stia pianificando una ristrutturazione edilizia. In questo articolo, esploreremo in dettaglio questa pratica e risponderemo alle domande più comuni riguardo alle dinamiche fiscali e ai vantaggi connessi.

Cos’è la cessione del credito?

La cessione del credito è una procedura che permette al contribuente di cedere il proprio credito d’imposta a un terzo soggetto, come una banca o un’intermediazione finanziaria. Questo meccanismo consente di ottenere un immediato vantaggio economico, evitando di attendere la compensazione fiscale.

Cessione del credito e ristrutturazioni edilizie nel 2023

Nel 2023, la cessione del credito si applica alle ristrutturazioni edilizie grazie a specifici incentivi fiscali. Tali incentivi prevedono un’agevolazione sotto forma di detrazione fiscale per lavori di ristrutturazione, con l’obiettivo di favorire il miglioramento energetico degli edifici e la riqualificazione degli spazi urbani.

Ecobonus e Sismabonus

Due dei principali incentivi fiscali legati alle ristrutturazioni edilizie nel 2023 sono l’Ecobonus e il Sismabonus. L’Ecobonus offre una detrazione fiscale per interventi di miglioramento energetico, mentre il Sismabonus riguarda interventi di prevenzione del rischio sismico.

Superbonus 110%

Il Superbonus 110% è un incentivo fiscale particolarmente vantaggioso, introdotto per favorire la transizione energetica e la riduzione delle emissioni di gas serra. Prevede una detrazione fiscale del 110% per specifici interventi di ristrutturazione edilizia, come l’isolamento termico, l’installazione di impianti fotovoltaici e la sostituzione degli infissi.

10 Domande e risposte sulla cessione del credito e ristrutturazioni edilizie

  1. Chi può beneficiare della cessione del credito per le ristrutturazioni edilizie?

Tutti i contribuenti residenti in Italia che effettuano lavori di ristrutturazione edilizia possono beneficiare della cessione del credito, sia essi privati cittadini, imprese, professionisti o enti pubblici.

  1. Quali interventi di ristrutturazione edilizia sono ammessi alla cessione del credito?

Gli interventi ammessi alla cessione del credito includono quelli previsti dagli incentivi fiscali come Ecobonus, Sismabonus e Superbonus 110%. Tra questi, si annoverano l’isolamento termico, la sostituzione degli infissisti, l’installazione di impianti fotovoltaici, la riqualificazione energetica e gli interventi per la prevenzione del rischio sismico.

  1. Come si calcola l’importo della detrazione fiscale?

L’importo della detrazione fiscale varia in base al tipo di intervento e all’incentivo fiscale applicato. Ad esempio, per il Superbonus 110%, la detrazione è pari al 110% delle spese sostenute, mentre per l’Ecobonus e il Sismabonus, le percentuali di detrazione possono variare tra il 50% e il 85%.

  1. Quali sono i vantaggi della cessione del credito?

La cessione del credito permette di ottenere un vantaggio economico immediato, evitando di attendere la compensazione fiscale. Inoltre, favorisce la realizzazione di interventi di ristrutturazione edilizia, contribuendo al miglioramento energetico degli edifici e alla riqualificazione degli spazi urbani.

  1. A chi posso cedere il mio credito d’imposta?

Il credito d’imposta può essere ceduto a terzi soggetti, come banche, intermediari finanziari o fornitori di servizi, che a loro volta possono utilizzarlo per compensare i propri debiti tributari.

  1. Quali sono i requisiti per accedere al Superbonus 110%?

Per accedere al Superbonus 110%, è necessario effettuare interventi di ristrutturazione edilizia che rientrano nelle tipologie previste dalla normativa, come l’isolamento termico, la sostituzione degli infissi e l’installazione di impianti fotovoltaici. Inoltre, è importante rispettare i requisiti tecnici e i limiti di spesa previsti per ciascun intervento.

  1. È possibile cumulare l’Ecobonus e il Sismabonus?

Sì, è possibile cumulare l’Ecobonus e il Sismabonus nel caso in cui si effettuino interventi di ristrutturazione edilizia che rientrano contemporaneamente nelle tipologie previste da entrambi gli incentivi fiscali.

  1. Qual è la durata delle detrazioni fiscali?

Le detrazioni fiscali sono ripartite in quote annuali, solitamente per un periodo di 5 o 10 anni, a seconda del tipo di incentivo fiscale e delle specifiche disposizioni normative.

  1. Come si richiede la cessione del credito?

Per richiedere la cessione del credito, è necessario presentare una comunicazione all’Agenzia delle Entrate, indicando l’importo del credito d’imposta, il soggetto cessionario e le informazioni relative agli interventi di ristrutturazione edilizia effettuati.

  1. Quali documenti sono necessari per accedere agli incentivi fiscali?

Per accedere agli incentivi fiscali, è necessario conservare la documentazione relativa agli interventi di ristrutturazione edilizia effettuati, come fatture, ricevute fiscali, bonifici bancari e certificazioni tecniche. Inoltre, è importante rispettare gli eventuali termini di presentazione delle domande e delle comunicazioni previsti dalla normativa.

La cessione del credito nel 2023 rappresenta un’opportunità significativa per coloro che desiderano intraprendere lavori di ristrutturazione edilizia. Grazie agli incentivi fiscali come l’Ecobonus, il Sismabonus e il Superbonus 110%, è possibile ottenere detrazioni fiscali vantaggiose e contribuire al miglioramento energetico degli edifici e alla riqualificazione degli spazi urbani.

Per sfruttare al meglio questi incentivi, è fondamentale informarsi sulle specifiche disposizioni normative, i requisiti tecnici e i limiti di spesa previsti per ciascun intervento. Inoltre, è importante conservare la documentazione relativa ai lavori effettuati e seguire le procedure previste per la richiesta della cessione del credito e la fruizione delle detrazioni fiscali.



Cessione del Credito 2023: Ristrutturazioni Edilizie, Domande e Risposte

Riforma Pensioni 2023: Novità, Domande e Risposte

Riforma Pensioni 2023: Novità, Domande e Risposte

Nel 2023, il governo italiano ha introdotto una riforma pensionistica significativa che influisce sulla vita di milioni di lavoratori. In questo articolo, esploreremo le principali novità della riforma, le sue conseguenze per i lavoratori italiani e risponderemo alle 10 domande più comuni riguardo alla riforma pensioni 2023.

Le novità della riforma pensioni 2023

La riforma pensionistica del 2023 introduce diverse modifiche al sistema pensionistico italiano, tra cui:

  • Introduzione di un’età pensionabile flessibile: La riforma permette ai lavoratori di scegliere tra una pensione anticipata e una pensione di vecchiaia, a seconda delle loro esigenze e preferenze.
  • Modifica dei requisiti contributivi: I requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia e alla pensione anticipata sono stati modificati, con un aumento dell’età minima e dei contributi richiesti.
  • Revisione del calcolo delle pensioni: Il metodo di calcolo delle pensioni è stato rivisto per garantire una maggiore equità tra le diverse generazioni di lavoratori.

Conseguenze per i lavoratori italiani

La riforma pensionistica del 2023 avrà un impatto significativo sui lavoratori italiani. Le principali conseguenze includono:

  • Aumento dell’età pensionabile: Molti lavoratori dovranno lavorare più a lungo prima di poter accedere alla pensione.
  • Adattamento dei piani di pensionamento: I lavoratori dovranno rivedere i loro piani di pensionamento e adattarli alle nuove regole.
  • Maggiore flessibilità nelle scelte pensionistiche: La riforma offre ai lavoratori maggiori opzioni per decidere quando e come andare in pensione.

10 domande e risposte sulla riforma pensioni 2023

1. Qual è l’età pensionabile prevista dalla riforma?

L’età pensionabile varia a seconda del tipo di pensione scelta (anticipata o di vecchiaia) e dei requisiti contributivi del lavoratore. In generale, l’età pensionabile è aumentata rispetto al sistema precedente.

2. Quali sono i requisiti contributivi per accedere alla pensione anticipata e alla pensione di vecchiaia?

Per la pensione anticipata, i requisiti contributivi sono di almeno 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Per la pensione di vecchiaia, i requisiti contributivi sono di almeno 20 anni, ma l’età pensionabile dipende dall’anno di nascita del lavoratore e dall’aspettativa di vita.

3. Come funziona il calcolo delle pensioni con la nuova riforma?

Il calcolo delle pensioni avviene attraverso un sistema misto che tiene conto sia del metodo retributivo che di quello contributivo, garantendo una maggiore equità tra le diverse generazioni di lavoratori.

4. La riforma pensionistica del 2023 influisce sui lavoratori autonomi?

Sì, la riforma pensionistica del 2023 riguarda anche i lavoratori autonomi, che dovranno adeguarsi alle nuove regole in termini di età pensionabile e requisiti contributivi.

5. Posso andare in pensione prima dell’età pensionabile stabilita dalla riforma?

È possibile accedere alla pensione prima dell’età pensionabile stabilita dalla riforma solo in caso di particolari condizioni, come invalidità o altre situazioni specifiche previste dalla legge.

6. La riforma prevede incentivi per lavorare oltre l’età pensionabile?

Sì, la riforma pensionistica del 2023 prevede incentivi per coloro che scelgono di lavorare oltre l’età pensionabile, come ad esempio un aumento dell’importo della pensione.

7. La riforma influisce sulle pensioni di reversibilità?

La riforma pensionistica del 2023 prevede alcune modifiche anche per le pensioni di reversibilità, come ad esempio l’introduzione di nuovi requisiti per accedervi.

8. È previsto un periodo di transizione per adeguarsi alle nuove regole pensionistiche?

La riforma prevede un periodo di transizione durante il quale i lavoratori potranno adeguarsi gradualmente alle nuove regole, con l’obiettivo di evitare situazioni di disagio e incertezza.

9. Come posso sapere se la riforma pensionistica del 2023 mi riguarda?

Per sapere se la riforma pensionistica del 2023 ti riguarda, è consigliabile consultare un esperto previdenziale o accedere al sito dell’INPS per verificare la tua situazione personale e i requisiti richiesti.

10. La riforma pensionistica del 2023 è definitiva o potrebbe essere modificata in futuro ?

La riforma pensionistica del 2023 rappresenta un importante cambiamento nel sistema previdenziale italiano, ma come tutte le leggi, potrebbe essere soggetta a modifiche in futuro. Il governo e gli enti previdenziali potrebbero introdurre ulteriori aggiustamenti in base all’evoluzione delle condizioni economiche e sociali del Paese.

La riforma pensioni 2023 porta con sé significative novità per i lavoratori italiani. È fondamentale essere informati sui cambiamenti introdotti dalla riforma e valutare attentamente le proprie scelte pensionistiche. Per ulteriori informazioni e consulenza personalizzata, è sempre consigliabile rivolgersi a un esperto previdenziale o consultare il sito dell’INPS.



Riforma Pensioni 2023: Novità, Domande e Risposte

In tre regioni il numero di domande di reddito di cittadinanza è molto alto

Sono oltre 960 mila le domande accolte pari alla metà dei nuclei familiari in Italia in condizione di povertà assoluta. Il maggiore livello di copertura al Sud, con in testa Campania, Calabria e Sicilia, realtà che presentano, però, anche la più elevata presenza di occupati non regolari.

È quanto emerge da un’anticipazione del Rapporto BCC Mediocrati sull’economia regionale realizzato da Demoskopika. La misura bandiera del Movimento 5 stelle – si legge – ha raggiunto in questi primi mesi esattamente 1 famiglia su 2 della platea potenzialmente più bisognosa. Su circa 1,8 milioni di famiglie stimate dall’Istat in condizione di povertà assoluta in Italia nel 2018, il numero dei nuclei percettori del reddito di cittadinanza, ossia le domande accolte, secondo gli ultimi dati disponibili aggiornati allo scorso 4 settembre, sono stati circa 960mila, coinvolgendo oltre 2,3 milioni di individui.

In Campania, Calabria e Sicilia il reddito ha raggiunto l’80%

Un maggiore successo si è generato principalmente nel Mezzogiorno con in vetta Campania, Calabria e Sicilia dove il livello di copertura del Reddito di cittadinanza ha raggiunto mediamente oltre l’80% dei nuclei familiari in povertà assoluta, incapaci di poter acquisire un paniere di beni necessari per vivere.

A fare da contrappeso al tasso di successo il possibile “condizionamento” del lavoro irregolare al crescere del quale sembrerebbe aumentare anche il numero delle domande per il reddito di cittadinanza. Non è un caso che, ancora una volta, Calabria, Sicilia e Campania si posizionino sul podio delle realtà regionali anche con il più elevato tasso di irregolarità generato dalla presenza di ben 817 mila occupati non regolari.

Al 4 settembre 2019 risultano pervenute all’Inps 1,5 milioni di domande di cui 960 mila sono state accolte, 90 mila sono in lavorazione e 410 mila sono state respinte o cancellate. Delle 960 mila domande accolte, 843 mila riguardano nuclei percettori del Reddito di cittadinanza con 2,2 milioni di persone coinvolte, e le restanti 117mila sono nuclei percettori di Pensione di cittadinanza con 134 mila persone coinvolte.

La classifica delle regioni: Calabria prima

Al primo posto nella classifica regionale, ottenuta analizzando il peso percentuale sulla popolazione residente e consentendo in tal modo un confronto omogeneo, si colloca la Calabria con un valore pari a 33,45 domande accolte per ogni 1.000 residenti e con 65.458 nuclei percettori in valore assoluto. Seguono, per incidenza delle domande accolte, altre due realtà del Mezzogiorno: Sicilia con 32,88 domande accolte e Campania con 31,21 domande accolte. Una minore attenzione, in rapporto alla popolazione residente, si è verificata principalmente nelle regioni del Nord-est: Trentino Alto Adige con 2,76 domande accolte, Veneto con 6,00 domande accolte e, infine, Emilia Romagna con 7,69 domande accolte.

La povertà assoluta in Italia

Nel 2018, l’Istat stima oltre 1,8 milioni di famiglie in povertà assoluta per un totale di 5 milioni di individui. Non si rilevano variazioni significative rispetto al 2017 nonostante il quadro di diminuzione della spesa complessiva delle famiglie in termini reali. In gran parte questo si deve al fatto che soltanto le famiglie con minore capacità di spesa, a maggiore rischio di povertà, mostrano una tenuta dei propri livelli di spesa, con un conseguente miglioramento in termini relativi rispetto alle altre.

Nel tentativo, infine, di comprendere una reale, seppur preliminare, risposta delle regioni italiane al reddito di cittadinanza – si legge nell’anticipazione del rapporto BCC Mediocrati – si è pensato di rapportare i valori assoluti delle domande di reddito di cittadinanza accolte, nel periodo di riferimento, alla quota delle famiglie stimata per regione in condizione di povertà assoluta.

Le domande accolte al 4 settembre 2019 consentirebbero, già in questa prima fase il raggiungimento della metà (52,7%) dei nuclei familiari in Italia stimati da Istat in condizione di povertà assoluta. Nel solo Mezzogiorno, inoltre, la misura riguarderebbe ben 7 famiglie povere su 10: 579 mila domande accolte su un universo di 824 mila famiglie in povertà assoluta con un coinvolgimento di ben 1,5 milioni di individui.

In questo caso sul podio, come era prevedibile, si collocano tre regioni meridionali. E, in particolare, in Campania sarebbe pari all’86,9% il livello di copertura del reddito di cittadinanza sulle 209 mila famiglie stimate in povertà, immediatamente seguita da Calabria con un’incidenza dell’84,7% sulle 77 mila famiglie povere e la Sicilia con una copertura pari al 76,4% sui 216 mila nuclei in condizione di grave disagio economico. Un risultato sul versante del contrasto al disagio economico, ancora più evidente se si considera che soltanto nelle tre realtà regionali, appena menzionate, il numero delle persone coinvolte dalla misura – secondo i dati più recenti dell’Inps – è pari a oltre un milione di individui, circa la metà dell’intero universo ad oggi interessato dal provvedimento.

Sul versante opposto, un minor livello di copertura si verificherebbe in quasi tutte le realtà del nord dell’Italia con Trentino Alto Adige (12,2%), Veneto (26,8%), Valle d’Aosta (28,7%) e Lombardia (29,6%) a guidare la tendenza. Nel 2016 – secondo i dati dell’Istat richiamati nello studio – i lavoratori irregolari in Italia hanno registrato un incremento di oltre 188 mila unità, passando dai circa 3,1 milioni di lavoratori irregolari del 2011 ai 3,3 milioni del 2016.

Se si sposta l’analisi sul livello regionale si scopre che, con il 22,3%, a presentare il tasso di irregolarità più alto, calcolato per occupati e unità di lavoro come rapporto tra la tipologia di occupazione non regolare e la corrispondente occupazione totale, moltiplicato per cento, è la Calabria generando circa 141 mila occupati non regolari. A seguire, con quote rilevanti di lavoratori irregolari in percentuale sul totale dei lavoratori, altre tre realtà territoriali del Mezzogiorno: Campania con un tasso di irregolarità pari al 20,1% (373 mila occupati non regolari), Sicilia con un tasso di irregolarità pari al 19,8% (304 mila occupati non regolari) e, infine, Puglia con un tasso di irregolarità pari al 16,7% (227 mila occupati non regolari).

Sul versante opposto, sono tutte al Nord le realtà meno esposte al fenomeno: Veneto con un tasso di irregolarità pari all’ 8,9% (198 mila occupati non regolari), Trentino-Alto Adige con un tasso di irregolarità pari al 9,6% (52mila occupati non regolari) e, infine, Emilia-Romagna con un tasso di irregolarità pari al 10,0% (208 mila occupati non regolari). A questo punto, l’interesse dello studio è centrato a comprendere se la diffusione del fenomeno del lavoro irregolare può, in qualche modo, condizionare l’ammontare delle domande inoltrate per il reddito di cittadinanza.

Lo studio evidenzia il modo in cui agiscono le due variabili prese in considerazione, ossia il tasso di irregolarità e il numero delle domande per il reddito di cittadinanza, su un insieme di elementi, nel caso specifico le regioni.

La ricerca indica l’esistenza di una “correlazione lineare significativamente positiva”: al crescere del tasso di irregolarità aumenta il numero delle domande per il reddito di cittadinanza. A presentare una numerosità maggiore delle richieste di reddito di cittadinanza sono tutte le realtà territoriali del Mezzogiorno che, presentano anche i tassi di irregolarità più elevati.

In testa, in assoluto, la Calabria che il cui elevato tasso irregolarità, pari al 22,3% sembra condizionare anche il maggiore numero di domande presentate: 47,57 richieste di reddito di cittadinanza per ogni 1.000 residenti. A seguire la Sicilia e Campania rispettivamente con 44,72 e 43,13 domande presentate. In tutt’altra direzione, si posiziona, di fatto, l’intero Nord collocato nella parte bassa del diagramma di dispersione, nel quale, a tassi di irregolarità bassi ,corrispondono anche minori richieste presentate per l’ottenimento del reddito di cittadinanza. 

Agi