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Caro bollette: gli italiani prelevano dai conti 50 miliardi dopo tre anni di risparmi

AGI – L’onda lunga della crisi economica causata dalla pandemia e, soprattutto, l’aumento delle bollette energetiche si fanno sentire sui risparmi di aziende e cittadini: i ‘salvadanai’ degli italiani, dopo quasi tre anni di crescita costante, invertono la tendenza alla crescita e fanno segnare una riduzione di oltre 50 miliardi di euro. Si tratta di una diminuzione del 2,4% in appena tre mesi: a luglio, infatti, l’ammontare delle riserve delle famiglie e delle imprese depositate nelle banche del Paese era a quota 2.097 miliardi, mentre a ottobre è calato a 2.047 miliardi.

È quanto emerge da una analisi del Centro studi di Unimpresa, secondo la quale il deflusso improvviso potrebbe avere qualche ripercussione sulla raccolta degli istituti di credito, perché potrebbe diventare più costosa, e, quindi, in prospettiva, taluni effetti negativi sugli impieghi, in particolare sui tassi di interesse praticati sui prestiti concessi alla clientela.

“Quella che abbiamo sotto gli occhi – commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara – è la fotografia di una situazione drammatica, che noi, purtroppo, avevamo prospettato da tempo. Stanno venendo meno le forze e la liquidità, sia per le famiglie sia per le imprese, specie quelle più piccole. I costi sono insostenibili, le bollette energetiche non più gestibili. Ecco perché, chi ha la possibilità attinge alle proprie riserve. Al governo riconosciamo l’impresa di aver confezionato una legge di bilancio comunque positiva e in tempi brevissimi, tuttavia segnaliamo l’urgenza di avviare un piano straordinario di interventi pubblici e di sostegni a partire da gennaio”.

Secondo il Centro studi di Unimpresa, che ha analizzato i dati della Banca d’Italia relativi, il totale delle riserve delle famiglie e delle imprese, si è attestato a 2.047 miliardi di euro a ottobre scorso, in calo di 50 miliardi (-2,4%) rispetto ai 2.097 miliardi di luglio.

Fino a quel momento, da oltre due anni si era registrata una crescita costante: 1.823 miliardi a dicembre 2019, 1.956 miliardi a dicembre 2020, 2.050 miliardi a ottobre 2021, 2.075 miliardi a dicembre 2021. Una tendenza all’accumulo che è proseguita per tutto l’anno in corso, salvo invertire la rotta da agosto in poi per calare fino ai 2047 miliardi di ottobre. Su base annua, da ottobre 2021 a ottobre 2022, la diminuzione è di 3 miliardi (-0,1%), mentre la variazione complessiva del periodo osservato, da dicembre 2019 a oggi, rivela una crescita di 252 miliardi (+13,8%).

Sono soprattutto i conti correnti, la forma di accumulo più utilizzata da aziende e cittadini, sia durante la fase di accumulo sia come fonte a cui attingere in caso di liquidità necessaria in tempi rapidi: il saldo totale era pari a 1.182 miliardi a fine 2019, a 1.349 miliardi a fine 2020, a 1.449 miliardi a ottobre 2021 e a 1.480 miliardi a dicembre 2021; e ancora in aumento fino a 1.497 miliardi fino a luglio 2022, poi la discesa di 45 miliardi (-3,0%) a 1.452 miliardi toccati a ottobre scorso; la variazione annuale, da ottobre 2021 a ottobre 2022, fa emergere un aumento lieve di 3 miliardi (+0,2%), quella complessiva del periodo osservato porta alla luce una crescita rilevante di 298 miliardi (+25,2%).

Più lineare l’andamento dei saldi totali delle altre forme di deposito e accumulo di liquidità: per quanto riguarda i depositi con durata prestabilita, il saldo era 216 miliardi a dicembre 2019, a 207 miliardi a dicembre 2020, a 186 miliardi a ottobre 2021, a 188 miliardi a dicembre 2021, a 175 miliardi a luglio 2022 e a ottobre scorso; se non si registra alcuna variazione tra luglio e ottobre, su base annuale, la diminuzione è di 11 miliardi (-5,9%) e quella complessiva del periodo osservato è di 28 miliardi (-13,0%). Per quanto riguarda i depositi rimborsabili con preavviso, il saldo era 306 miliardi a dicembre 2019, a 313 miliardi a dicembre 2020, a 316 miliardi a ottobre 2021, a 315 miliardi a dicembre 2021, a 319 miliardi a luglio 2022 e a ottobre scorso; se non si registra alcuna variazione tra luglio e ottobre, su base annuale, la crescita è di 3 miliardi (+0,9%) e quella complessiva del periodo osservato è di 9 miliardi (+2,9%). Per quanto riguarda i pronti contro termine, il saldo era 119 miliardi a dicembre 2019, a 87 miliardi a dicembre 2020, a 99 miliardi a ottobre 2021, a 92 miliardi a dicembre 2021, a 106 miliardi a luglio 2022 e a 101 miliardi a ottobre scorso; è un calo di 5 miliardi (-4,7%) la variazione tra luglio e ottobre, su base annuale, invece, c’è una la crescita è di 2 miliardi (+2,0%); complessivamente, nel periodo osservato si è registrato un calo di 27 miliardi (-22,7%).


Caro bollette: gli italiani prelevano dai conti 50 miliardi dopo tre anni di risparmi

Il piano Cingolani contro il caro bollette

AGI – Il ministero della Transizione ecologica ha presentato il piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale.

Le stime dell’impatto di tutte le misure prese portano ad un potenziale di circa 5,3 miliardi di smc di gas, considerando la massimizzazione della produzione di energia elettrica da combustibili diversi dal gas (circa 2,1 miliardi di Smc di gas) e i risparmi connessi al contenimento del riscaldamento (circa 3,2 miliardi di Smc di gas), cui si aggiungono le misure comportamentali da promuovere attraverso campagne di sensibilizzazione degli utenti ai fini di un comportamento più virtuoso nei consumi. 

Obiettivo riempimento stoccaggi in linea con target

L’insieme degli interventi, normativi e regolatori, e la risposta degli operatori coinvolti hanno consentito di raggiungere al primo settembre 2022 un livello di riempimento degli stoccaggi di circa 83%. Tale valore, in linea con l’obiettivo di riempimento del 90% e anche superiore, è fondamentale per disporre di margini di sicurezza del sistema gas e affrontare il prossimo inverno.

Diversificazione fonti approvvigionamento

Per quanto riguarda le misure per diversificare la provenienza del gas importato, ricorda il Mite, è stato siglato un accordo per il graduale aumento delle forniture di gas dall’Algeria, che consentirà di sfruttare al massimo le attuali capacità disponibili di trasporto del gasdotto che approda in Sicilia, fornendo volumi crescenti di gas già a partire dal 2022.

Sono state anche incrementate nel breve termine le importazioni dal gasdotto Tap, la cui società ha inoltre avviato le interlocuzioni per realizzare il raddoppio della capacità di trasporto, che non necessita di interventi tecnici sul tratto italiano del gasdotto. Inoltre il Governo, in coordinamento con Eni e con Snam, si è attivato per garantire approvvigionamenti di Gnl da nuove rotte, in particolare: sino a 3,5 miliardi di Smc dall’Egitto, sino a 1,4 miliardi di Smc dal Qatar, sino a 4,6 miliardi di Smc progressivamente dal Congo, e circa 3,0-3,5 miliardi di Smc da forniture in fase di negoziazione da atri Paesi quali Angola, Nigeria, Mozambico, Indonesia e Libia.

Entro primi mesi del 2023 primo rigassificatore in esercizio

L’obiettivo del Governo è quello di arrivare ad avere in esercizio al più presto, entro i primi mesi del 2023, il primo rigassificatore galleggiante e, successivamente e comunque entro il 2024, anche il secondo impianto. Ciò, sottolinea il Mite, è fondamentale soprattutto per poter affrontare l’inverno 2023 – 2024, considerato che con molta probabilità gli stoccaggi saranno pienamente utilizzati nella stagione invernale 2022-2023 e dunque occorrerà ricostituire adeguatamente le riserve. 

L’insieme delle iniziative messe in campo consente di sostituire entro il 2025 circa 30 miliardi di Smc di gas russo con circa 25 miliardi di Smc di gas di diversa provenienza, colmando la differenza con fonti rinnovabili e con politiche di efficienza energetica.

Sviluppo fonti rinnovabili fattore strategico

Nei piani del Governo lo sviluppo delle fonti rinnovabili rimane infatti un fattore strategico, in quanto consente di ridurre in modo strutturale la domanda di gas (nella misura di circa 2 miliardi di Smc ogni 10 TWh circa installati) oltre che le emissioni di CO2. Pertanto, il Governo continua a confermare gli impegni di decarbonizzazione per il 2030, che anzi assumono in questa fase un’ulteriore rilevanza ai fini strategici dell’aumento della indipendenza energetica.
Si prevede pertanto lo sviluppo di impianti per la produzione di energia elettrica rinnovabile offshore e onshore, per circa 8 GW l’anno a regime dal 2023.

L’andamento risulta in linea con le previsioni, comunque nettamente in crescita rispetto agli ultimi anni. In particolare, secondo gli ultimi dati relativi alla potenza rinnovabile neo autorizzata e/o vincitrice di asta con il Gse, sono attesi in esercizio + 9,3 GW tra 2022 e 2023 di cui 7 GW tra gennaio 2022 e marzo 2023, a fronte di meno di 1 GW/anno degli anni precedenti. E nel frattempo si continueranno ad autorizzare nuovi impianti, per l’autoproduzione o per la vendita dell’energia sul mercato. 

Riduzione orario e temperatura riscaldamento

La riduzione dei consumi promossa regolamentando il funzionamento degli impianti di riscaldamento sarà attuata entro il mese di settembre modificando la vigente regolamentazione della temperatura e dell’orario di accensione invernale attraverso un decreto del Ministro della Transizione Ecologica. 

In particolare, è prevista la riduzione di un grado del riscaldamento degli edifici, da 17 con più o meno 2 gradi di tolleranza per gli edifici adibiti ad attività industriali, artigianali e assimilabili, da 19 con più o meno 2 gradi di tolleranza per tutti gli altri edifici. L’accensione del riscaldamento viene ridotta di 15 giorni (posticipando di 8 giorni la data di inizio e anticipando di 7 giorni la data di fine esercizio) e di 1 ora per quanto attiene la durata giornaliera di accensione. Sono fatte salve le utenze sensibili ovvero ospedali, case diricovero ecc.


Il piano Cingolani contro il caro bollette

Inflazione e caro bollette frenano gli acquisti di Natale, per i regali si spenderà l’8% in meno 

AGI – Dicembre si conferma il mese più importante dell’anno per i consumi. Quest’anno, stima l’Ufficio studi Confcommercio, si attesteranno a circa 110 miliardi di euro, in leggera crescita rispetto al 2020 caratterizzato dal lockdown ma ancora sotto di 10 miliardi rispetto al 2019 pre-Covid.

A preoccupare tuttavia è il calo del clima di fiducia delle famiglie: la forte ripresa dell’inflazione e i rincari delle bollette, avverte lo studio, rischiano di ridurre la quota di tredicesima tradizionalmente destinata alla spesa per i regali di Natale che quest’anno si confermerà intorno ai 160 euro pro capite sostanzialmente in linea con l’anno scorso. Considerando anche i consumi di chi non incasserà la tredicesima, cioè l’area del lavoro autonomo, complessivamente la spesa media per famiglia a dicembre – inclusi affitti, bollette e utenze – si posiziona a 1.645 euro, lo 0,5% in più rispetto all’anno scorso, ma ancora molto al di sotto rispetto al 2019 (-7,5%). 

Per le sole spese commercializzabili (beni e servizi) cioè alimentari, abbigliamento, mobili, elettrodomestici bianchi e bruni, computer, cellulari e comunicazioni, libri, ricreazione, spettacoli e cultura, giocattoli e cura del sé, alberghi, bar e ristoranti, la stima è di 76 miliardi. Nel 2020, questa spesa, fortemente correlata al benessere economico delle famiglie, era scesa a circa 66 miliardi di euro correnti. Al di là della situazione sanitaria, avverte Confcommercio, qualche spunto di preoccupazione emerge tuttavia dal versante economico. A novembre, il clima di fiducia delle famiglie, pur attestandosi a livelli storicamente elevati, ha ripiegato per il secondo mese consecutivo.

A rischio le spese di Natale

Questa situazione, se confermata nei prossimi mesi, sottolinea il rapporto, rischia di avere ripercussioni nella parte iniziale del 2022 oltre che comprimere, seppure marginalmente, le spese di dicembre e per i regali di Natale.

Il deterioramento, spiega l’ufficio studi, è correlato in buona parte al riemergere dell’inflazione la quale, per la parte inattesa, cioè quella eccedente l’1,5%-2%, potrebbe comprimere il potere d’acquisto delle famiglie, riverberandosi principalmente in una contrazione degli acquisti di beni e servizi commercializzabili. Infatti, la ripresa dell’inflazione sta colpendo in prevalenza e almeno per adesso, quei beni e servizi a cui le famiglie non possono rinunciare, cioè i cosiddetti consumi obbligati.

Nell’arco di dodici mesi si è passati da un contesto di deflazione a una variazione dei prezzi al consumo superiore al 3% (3,8% a novembre 2021). Il nuovo scenario non ha intaccato orientamenti e propensioni delle famiglie fino a modificarne i comportamenti, ma il suo protrarsi non potrà non incidere sulle scelte di consumo. 


Inflazione e caro bollette frenano gli acquisti di Natale, per i regali si spenderà l’8% in meno 

Perchè l’Antitrust ha bloccato gli aumenti delle bollette telefoniche

L'Antitrust dà ragione, almeno "in prima lettura", alle associazioni dei consumatori, che avevano denunciato a fine gennaio un aumento delle bollette telefoniche pari all'8,6%, in coincidenza con il ritorno dell'obbligo della fatturazione mensile in luogo di quella a 28 giorni. Un aumento generalizzato che aveva fatto sospettare un accordo in questo senso tra Tim, Vodafone, Fastweb e Wind Tre. E sembrerebbe sia avvenuto esattamente questo, a quanto risulta dall'istruttoria avviata a febbraio dall'Autorità, che ha intimato una "sospensione cautelare" dei rialzi e ordinato alle aziende di "definire la propria offerta in modo autonomo rispetto ai propri concorrenti". Un pronunciamento accolto con soddisfazione dall'Unione Nazionale Consumatori, che parla di "vittoria".

"Un danno grave e irreparabile per i consumatori"

Il Garante ha ritenuto che la documentazione acquisita durante le ispezioni "confermi prima facie l'ipotesi istruttoria secondo cui le parti avrebbero comunicato, quasi contestualmente, ai propri clienti che la fatturazione delle offerte e dei servizi sarebbe stata effettuata su base mensile anziché su quattro settimane, prevedendo, al contempo, una variazione in aumento del canone mensile per distribuire la spesa annuale complessiva su 12 mesi, invece che 13". Pertanto, "al fine di evitare il prodursi, nelle more della conclusione del procedimento, di un danno grave e irreparabile per la concorrenza e, in ultima istanza, per i consumatori, l'Autorità ha adottato misure cautelari urgenti intimando agli operatori di sospendere l'attuazione dell'intesa oggetto di indagine e di definire la propria offerta di servizi in modo autonomo rispetto ai propri concorrenti". 

"Continua, dunque, il pressing dei Garanti sulle società della telefonia e di Internet", sottolinea Repubblica, "solo pochi giorni fa, l'Autorità per le Comunicazioni ha ordinato che queste società restituiscano quanto hanno sottratto ai clienti attraverso la fatturazione illegittima, anticipata ogni 28 giorni. La restituzione dovrà avvenire sotto forma di sconto sul canone delle connessioni fisse".

La replica di Fastweb: "Sempre agito correttamente"

La prima azienda a replicare è Fastweb, che rivendica di aver "sempre agito correttamente" e di aver "costantemente perseguito politiche commerciali assolutamente indipendenti rispetto a quelle dei propri concorrenti"."Anche in relazione al tema della tempistica di fatturazione, rispetto alla quale l'Agcm ravvisa l'ipotesi di intese", si legge in un comunicato, "Fastweb sottolinea come la posizione dell'azienda sia sempre stata nettamente distinta da quella degli altri operatori sul mercato. Fastweb, infatti, è passata alla fatturazione a quattro settimane più di due anni dopo i propri concorrenti, quando tale approccio commerciale si era ormai affermato come prassi nel mercato ed al quale ha dovuto necessariamente adeguarsi. Rispetto, invece, al ritorno alla fatturazione mensile, Fastweb si è attenuta rigorosamente alla tempistica dettata dalla normativa rilevante ed alle indicazioni fornite da AgCom in merito alle modalità di comunicazione. Soprattutto Fastweb – a differenza dei propri concorrenti – in concomitanza con il ritorno alla fatturazione mensile, ha avviato una serie di elementi migliorativi dell'offerta, quali ad esempio l'abolizione di tutti i costi addizionali solitamente applicati dagli operatori sia per componenti fisiologiche – quali ad esempio il costo di attivazione o il costo per il piano tariffario – che per servizi ancillari pre-attivati – quali la segreteria telefonica o il servizio richiamami".

Agi News

Bollette telefoniche e costi nascosti: cosa gli operatori (spesso) non dicono 

Dopo che le compagnie telefoniche sono state costrette a tornare alle 12 bollette annuali, anziché 13, per gli utenti sembrava essere arrivato il momento di abbassare la guardia. Nulla di più sbagliato. Lo assicura un’inchiesta dell'associazione di consumatori Altroconsumo condotta in 50 punti vendita Tim, Vodafone, Wind, Tre e Fastweb di 5 città: Milano, Torino, Bologna, Roma e Napoli. Innanzitutto se è vero che a fine anno le bollette saranno 12, è vero pure che il singolo importo viene aumentato dell’8,6% che in totale diventa un +17,2%. Il tutto senza un corrispondente aumento dei servizi offerti, assicura l'associazione.

Il rovescio della medaglia delle bollette mensili

E così, ad esempio, chi aveva per esempio un contratto che includeva 500 minuti di chiamate ogni quattro settimane, usufruiva di 6.500 minuti complessivi all'anno. Ora che i 500 minuti tornano ad essere accreditati ogni mese (quindi due o tre giorni dopo), i minuti annuali disponibili per le chiamate diventano 6.000. Con la conseguenza che il costo del singolo minuto diventa maggiore. Non solo: poiché la quantità di minuti, messaggi e giga inclusi nell'offerta non viene aumentata, bisognerà farsela bastare per un maggior numero di giorni, così diventa più facile per l'utente sforare. È a questo punto che arriva il salasso perché, osserva Altroconsumo, “telefonare quando si è esaurito il traffico voce incluso nel proprio piano tariffario può costare fino a 29 centesimi al minuto (Wind e Tre), e perfino prevedere uno scatto alla risposta di 20 centesimi (Vodafone e Tim)”. Mentre per navigare si arriva al costo supplementare di 2 euro ogni 20 megabyte (come per Wind, Tre e Vodafone).

Le verifiche (a pagamento)

L’unica soluzione è controllare spesso il credito residuo. "Ma se siete clienti Vodafone questa operazione è un servizio a pagamento". Per sapere quanto credito è rimasto si pagano 19 centesimi al minuto, con un scatto alla risposta di altri 20 centesimi. E lo si scopre solo una volta che si è effettuata la chiamata.

Ma non è finita: Per Altroconsumo gli operatori disseminano coti aggiuntivi per l’ascolto della segreteria telefonica, per i servizi “ti ho cercato”, per attivare o rinnovare il proprio piano tariffario, per l'antivirus e per le penali da pagare in caso di recesso anticipato. Si tratta di servizi non richiesti, che l'utente trova già attivati sulla sim al momento della sottoscrizione del contratto. “Alcuni possono essere successivamente bloccati, è il caso del servizio "ti ho cercato" o della segreteria telefonica, ma le disattivazioni sono rese spesso macchinose. Vanno effettuate al telefono con il servizio clienti, mai nei negozi, oppure attraverso il sito Internet. Soprattutto prevedono che l'utente abbia consapevolezza che si tratti di servizi a pagamento, e non sempre è così”.

Quello che gli operatori non sempre dicono

Non è un caso, osserva Altroconsumo, “che nei cinquanta punti vendita in cui siamo andati per realizzare questa inchiesta, la consegna del silenzio sui costi nascosti è una costante. Gli addetti alla vendita sono molto loquaci quando si tratta di spiegare ciò che è scritto a caratteri cubitali sulle tariffe in promozione, ma diventano stranamente laconici quando si chiede loro se esistono servizi a pagamento già attivi sulla sim. Costi che naturalmente sono imboscati nelle lunghe pagine del contratto, scritte fitto fitto. Contratti che non vengono mai consegnati anticipatamente al cliente per una valutazione, ma solo sottoposti alla firma all'ultimo momento”.

Agi News

Bollette, autostrade e poste, le brutte ‘sorprese’ del 2017

Roma – Bollette di luce e gas, pedaggi autostradali, tariffe postali: una raffica di aumenti è già in conto per il 2017 e altre brutte sorprese potrebbero arrivare nel corso dell'anno. A parziale compensazione, risparmi sono invece attesi dall'abolizione del roaming europeo per i telefonini, e dal canone Rai. Complessivamente, il Codacons ha stimato una maggiore spesa media a famiglia di 986 euro, mentre altre associazioni dei consumatori si fermano 771. Ecco nel dettaglio come cambieranno le nostre spese.

  • Pedaggi autostradali: Dal primo gennaio l'incremento medio delle tariffe di pedaggio sull'intera rete autostradale (calcolato sulla base dei veicoli-km che si prevede saranno percorsi nell'anno 2017) risulta pari a +0,77%.
  • Tariffe postali: Spedire raccomandate costerà 50 centesimi di più, mentre per le assicurate ci sarà un rincaro di 35 centesimi sulle nazionali e di 60 centesimi sulle internazionali. Per missive, plichi e pacchi si dovranno spendere dai 10 ai 65 centesimi in più.
  • Bollette: Quelle di luce e gas aumenteranno da gennaio rispettivamente +0,9% e +4,7%. Ma l'Authority per l'Energia prevede che in un anno (tra il 1 aprile 2016 e il 31 marzo 2017) spenderemo 8 euro in meno per la luce e 71 euro in meno per il gas.

Autorità per l'Energia: ecco perché le famiglie risparmieranno 79 euro

  • Rc Auto: I premi sono fermi da 4 anni. Ora si prevede un rincaro di +0,6%, ossia all'incirca 10 euro in più.
  • Cellulari: Dal 15 giugno 2017 scatterà la tariffa unica europea con l'abolizione del roaming. Finiranno così i costi salatissimi se si usa il cellulare viggiando in Europa.
  • Canone Rai: Dal 2017 ci costerà all'incirca 10 euro in meno.
  • Treni: Non ci sono aumenti in vista per i Frecciarossa o gli Intercity ma le tariffe dei pendolari sono fissate tramite delibere regionali, quindi potrebbero esserci variazioni per i residenti di alcune Regioni.
  • Scuola: Per l'istruzione (libri, rette scolastiche, cancelleria) il Codacons prevede un aumento di circa 45 euro.
  • Servizi bancari: Eventuali rincari sono di competenza dei diversi istituti di credito, ma i consumatori ritengono che sia in arrivo una spesa di circa 16 euro in più a famiglia.

Perché aumentano le bollette?

Per quanto riguarda la luce, si avvertono gli effetti legati al mercato elettrico europeo dove si sno verificati forti rialzi. In particolare, come spiega Repubblica, da un paio di mesi la Francia ha fermato più di un terzo delle sue centrali atomiche (21 su 58) per controlli alle strutture che proteggono il nocciolo dei reattori. Parigi ha cominciato così a importare energia dai paesi confinanti, tra cui l'Italia, facendo salire i prezzi. Come precisa l'Authority, gli aumenti sono compensati dal calo costi di dispacciamento.

La variazione nel gas è sostanzialmente legata alla crescita della componente 'materia prima', ovvero all'aumento delle quotazioni del gas attese nei mercati all'ingrosso nel prossimo trimestre, anche per effetto della maggiore domanda dei mesi invernali (le quotazioni forward per il prossimo trimestre sul mercato all'ingrosso di riferimento per la sola materia prima segnano prezzi in aumento del +19,1% rispetto al quarto trimestre 2016); leggero incremento anche per la componente relativa al trasporto. 

Termosifoni, tempo fino al 30 giugno per installare le valvole termostatiche

Il Consiglio dei ministri ha prorogato fino al 30 giugno il termine (precedentemente fissato al 31 dicembre) per installare nei condomini i sistemi di termoregolazione e contabilizzazione del calore.

Codacons: raffica di rincari per le famiglie italiane

"Ancora una volta l'allarme lanciato dal Codacons sui rincari di prezzi e tariffe per il 2017 si sono rivelati corretti". Lo sostiene il presidente Carlo Rienzi che poi avverte: "Ma gli aumenti non si limitano a quelli entrati in vigore oggi: nel corso dell'anno ci sarà un incremento generalizzato di listini e tariffe che determinerà una stangata stimata, al momento, in 986 euro a famiglia. Il rischio concreto è che le famiglie reagiscano ai rincari dei prezzi contraendo ulteriormente i consumi, rimasti sostanzialmente fermi nel 2016, con ulteriori danni per l'intera economia italiana", conclude Rienzi.

Adusef e Federconsumatori: aumenti delle tariffe influiranno sul potere di acquisto

A lamentare l'aumento dei costi per i consumatori sono anche Adusbef e Federconsumatori. "Non abbiamo fatto in tempo a fare le previsioni del 2017 (stangata pari a 771 euro annui)", si legge in una nota, che puntualmente sono arrivati aumenti tariffari che incideranno fortemente sul potere di acquisto già esausto delle famiglie italiane. Infatti sono stati comunicati da parte dell'Autorità dell'Energia aumenti tariffarti per luce e gas che scatteranno dal primo di gennaio per una ricaduta totale di 58 euro ( 53 per il Gas e 5 per la Luce) annui sulle bollette. E' di queste ore la decisione dei ministeri competenti di aumenti tariffari sulle autostrade italiane pari a +0,77% e che avranno ricadute in termini diretti per le tasche delle famiglie di 41 euro annui e con la certezza che queste tariffe si riverbereranno su altri costi come ad esempio il trasporto merci portando tale ricaduta complessiva a 57 euro annui complessivi. Nel giro di due giorni le nostre previsioni sulla stangata annua cominciano a essere sottostimate se solo per luce, gas e autostrade il dato complessivo degli aumenti è di 115 euro".

Per approfondire:

 

Agi News