Ttu coin, moneta virtuale e social spendibile anche al ristorante

AGI – L’idea è semplice e si può riassumere con questa formula: “Un click per poter mangiare”. Ovvero, ottenere un compenso “per il tempo trascorso sulla piattaforma TaTaTu sotto forma di moneta virtuale”.

Cioè, denaro elettronico “spendibile per acquistare prodotti legati al mondo dell’intrattenimento”, come lo possono essere film, serie tv ma oggi anche ristoranti, scrive il Gambero Rosso che spiega trattarsi di un’idea sviluppata in partnership “con la catena di locali giapponesi Basara” e spendibile nelle sedi di Milano, Bologna e Venezia.

La piattaforma social TaTaTu è stata lanciata nel 2020 dall’imprenditore Andrea Iervolino ed è un’applicazione social media e di intrattenimento (una SuperApp) basata sulla “sharing economy del data” che premia gli utenti “per il valore e i contenuti che contribuiscono a generare mentre trascorrono del tempo sulla piattaforma, monetizzando dunque la propria presenza virtuale”.

Insomma, gli utenti “ricevono una piccola ricompensa in TTU Coin per qualsiasi azione sul social” essi compiano, dalla visualizzazione di contenuti alla loro creazione, passando per interazioni, ma anche commenti, like visualizzazioni o condivisioni ricevuti ai propri post, “o ancora invitando amici a iscriversi”, si legge sulla newsletter della rivista gourmet.

E i premi possono essere riscattati sul sito di e-commerce di TaTaTu, facendo offerte alle aste per vincere prodotti ed esperienze esclusive. I contenuti culturali sono originali, in quanto Iervolino è al tempo stesso produttore cinematografico e televisivo.

Tuttavia, secondo il Gambero, “la vera novità è il passaggio dall’online all’offline con la possibilità di usare il proprio credito anche in store fisici per ottenere servizi o prodotti attraverso commercianti affiliati, semplicemente presentando un QR Code alla cassa al momento del conto, che usa i crediti del ‘portafogli’ virtuale dell’utente, come già accade a Londra presso Mercato Metropolitano, dove è già possibile pagare in TTU Coin”.

Da qui, appunto, nasce la partnership tra la piattaforma social e la catena di ristorazione giapponese Basara che consente pertanto “di pagare la propria cena a base di sushi anche con Coin virtuali”.

 


Ttu coin, moneta virtuale e social spendibile anche al ristorante

Ora anche gli influencer hanno il loro sindacato

AGI – Sono fluidi, come fluido è il loro lavoro. Si occupano di contenuti sulla Rete ma non in modo generico, utilizzano competenze e strumenti specifici. È complicato inserirli nelle caselle tradizionali del mondo del lavoro. Eppure del mondo del lavoro fanno parte, eccome: creano valore e attraggono valore (si legge investimenti).

Stiamo parlando dei professionisti dell’influencer marketing: un esercito di 350 mila influencer e content creator, che va dagli youtuber ai podcaster, dagli streamer agli instagrammer fino ai cyber atleti. Tutti protagonisti di un mercato che a oggi, solo in Italia, vale 280 milioni di euro. E che cresce: siamo a +15% rispetto al 2020 (secondo i dati di DeRev Lab). Nel mondo l’influencer marketing vale 14 miliardi  e in 5 anni la sua stima è triplicata.

Le aziende stanno investendo molti soldi sull’influencer marketing. Secondo i dati presentati nel report “Brand & Marketer” dell’Osservatorio Nazionale Influencer Marketing (Onim), oltre il 50% delle aziende italiane ha attivato campagne di influencer marketing nel 2021. E, se ancora una parte di queste non si è spinta oltre l’attivazione di 3 progetti nell’arco dei 12 mesi presi in esame, sempre nello stesso periodo si è vista una crescita del 15% delle imprese che hanno investito in 10 progetti di influencer marketing o più (più del 37%).

La professionalizzazione  

Il settore cresce e si accompagna a una sempre maggiore professionalizzazione di questa figura: il 53% degli intervistati nella ricerca dell’Osservatorio Nazionale Influencer Marketing ha dichiarato l’intenzione di aumentare la voce di budget dedicata al settore. Sempre di più le aziende sono consapevoli del valore portato da queste figure. Influencer e content creator sono di fatto una nuova categoria imprenditoriale. Di fatto molto, di diritto un po’ meno.

Il fatto che le aziende si rivolgano con sempre più frequenza a questi utenti per la realizzazione dei propri contenuti di brand è dimostrazione di come sia ormai riconosciuta agli influencer non solo la capacità di intercettare gusti e bisogni delle proprie community, ma anche e soprattutto di creare contenuti testuali, fotografici, video di qualità.

È un obiettivo in vista del quale gli influencer, almeno quelli che intendono trasformare in “mestiere” seguito e credibilità di cui godono online, spesso investono non solo in formazione ma anche in attrezzatura ad hoc (come smartphone di ultima generazione, luci, applicazioni di montaggio ed editing).

Lavoratori autonomi

Chi sono gli influencer per la legge? Lavoratori autonomi, di cui le istituzioni si sono occupate ben poco. Se escludiamo infinite tavole di discussione e il riconoscimento nel 2021 della figura del creatore di contenuti digitali da parte del Parlamento nell’emendamento Creators nella Legge sulla Concorrenza 2021, c’è poco altro.  In questo quadro giuridico poco chiaro: fisco, formazione, compensi, rappresentanza istituzionale è tutto demandato a normative preesistenti e alla contrattazione privata.

Per essere ancora più chiari per l’Amministrazione finanziaria l’attività di gestione di ecommerce, di affiliazione commerciale o di vendita di post a pagamento, all’interno di un sito web o di un social network è considerata un’attività economica di tipo abituale: è necessaria l’apertura di una partita IVA. Più o meno siamo all’anno zero. Sotto il profilo della tutela sindacale poi risulta una sola associazione: Assoinfluencer.

“Quella dell’influencer è una figura nuova e che cambia tanto rapidamente quanto il mondo dei media – ha spiegato Jacopo Ierussi, founder e presidente di Assoinfluencer – i creator possono essere artisti e imprenditori, atleti e divulgatori, ma sono sempre professionisti, capaci di produrre valore attraverso competenze e strumenti specifici”.

Che rapporto hanno con le aziende

Scambio di prodotti. La più tradizionale forma di collaborazione tra influencer e aziende è lo scambio di prodotti: le aziende inviano gratuitamente a quelli che individuano come trend setter (persone in grado di orientare il gusto) di settore all’interno di una determinata nicchia di consumatori nuovi prodotti in fase di lancio e campioni omaggio oppure li invitano a provare gratuitamente i loro servizi perché li presentino, ne parlino e li raccontino alle proprie community, procurando ai servizi e ai prodotti dell’azienda visibilità o contribuendo ad aumentare la presenza del marchio a seconda di quali siano gli obiettivi della campagna. In questo caso non c’è un guadagno economico effettivo per l’influencer, che però può guadagnarne a propria volta in visibilità e in numero di nuovi follower se l’azienda decide di ripostare o suoi contenuti sui propri canali social.

Coupon. A volte, insieme al prodotto omaggio, l’azienda fornisce all’influencer coupon e codici sconto da condividere con la propria community. In qualche occasione, poi, l’influencer può ricevere in omaggio dalle aziende prodotti e campioni con l’obbligo che li metta in palio durante contest. 

Rapporti sporadici. Le aziende possono coinvolgere sporadicamente gli influencer nella creazione di contenuti aziendali da postare su canali nuovi con linee che i team di comunicazione non padroneggiano del tutto e alla perfezione oppure coinvolgerli per intere campagne.

Eventi. Spesso brand e aziende lasciano il controllo degli account ufficiali agli influencer con cui collaborano soprattutto in occasione di presentazioni ed eventi aziendali a cui dare particolare visibilità e risonanza mediatica o una copertura in diretta altrimenti difficile da garantire. Anche a prescindere dalla necessità di creare contenuti per l’azienda o sponsorizzati dal brand, gli influencer sono spesso invitati a presenziare a eventi e occasioni aziendali, soprattutto se ormai noti anche al di fuori della Rete, perché la loro semplice presenza può far notizia e dare visibilità.

Volto delle aziende. Se la collaborazione tra influencer e azienda è di lungo corso, i primi possono trasformarsi in veri e propri testimonial del marchio e rappresentarne il volto più riconoscibile. Molte aziende nel tempo hanno investito proprio nello scegliere, tra personaggi famosi della Rete e più piccoli micro influencer e nano influencer ma con una grande credibilità presso le proprie community, i propri brand ambassador o i brand ambassador dei propri progetti, nell’ultimo caso soprattutto di responsabilità sociale o di natura green.

In qualche caso riconoscibilità, popolarità e affetto di cui godono gli influencer hanno fatto sì che le aziende li coinvolgessero anche nella creazione di merchandise o nel lancio di prodotti in edizione speciale e limitata. Per ognuna di queste azioni, almeno per quelle che non prevedono la semplice cessione gratuita di prodotti o servizi, l’influencer guadagna tramite un contratto firmato con l’azienda, previo apposito preventivo. Spesso a fare da intermediario in questa fase di contrattazione sono agenzie di influencer marketing che a propria volta guadagnano su commissione.

La regola. Se le collaborazioni con le aziende sono solo sporadiche e occasionali non ci sono in Italia precisi obblighi fiscali per gli influencer, a parte rilasciare al committente non privato una ricevuta con ritenuta d’acconto al 20% sul compenso lordo o in alternativa firmare un contratto di collaborazione occasionale. Se si intende lavorare come influencer o svolgere la professione di content creator in maniera sistematica serve invece aprire una partita IVA.

Quanto si guadagna

Sui guadagni degli influencer, ci sono le stime 2021 di DeRev. Un post su Facebook di un nano influencer (nella fascia tra i 10 mila e i 50 mila follower) può valere al massimo 150 euro, che diventano 750 se sei un Mid-Ter influencer (nella fascia tra i 300 mila e un milione di follower) e cinquemila se sei una celebrity (oltre 3 milioni di follower).

Un post su Youtube di un nano influencer (nella fascia tra i 3 mila e i 10 mila follower) può valere fino a 1.500 euro, che diventano 10 mila se sei un Mid-Ter influencer (nella fascia tra i 50 e i 100 mila follower) e fino a 80 mila se sei una celebrity (oltre 1 milione di follower).

Un post su Instagram e TikTok può valere fino a 250 euro (uguale per entrambe le piattaforme) se sei un nano influencer (nella fascia tra i 5 mila e i 10 mila follower). Che diventano rispettivamente 3.500 e 3mila euro se sei un Mid-Ter influencer (nella fascia tra i 50 e i 300 mila follower). Il post di una celebrity può valere fino a 75 mila euro su Instagram e 65 mila su TikTok.

Il caso Onlyfans

OnlyFans è un sito web di intrattenimento per adulti, sul quale i creatori possono vendere contenuti ai propri fan. A differenza dei social network tradizionali, questo sito non ha una politica restrittiva sui contenuti, per questo agli utenti è consentito condividere foto di nudo in cambio di un compenso. Tutte le transazioni di denaro devono avvenire tramite OnlyFans, che prende una quota sui guadagni (viene trattenuto circa il 20% del fatturato). i ricavi dipendono dal numero di iscritti, dal prezzo dei contenuti, dalla costanza con cui si pubblica, da quanto si sponsorizza il proprio profilo. Per esempio, con circa 50 iscritti che pagano un abbonamento mensile di circa 10 euro, e in più acquistano materiale extra nei messaggi, si guadagnano circa 400 euro al mese. Secondo Trend Online il guadagno medio su TikTok è di circa 180 dollari al mese.

Il rischio evasione

Con una crescita simile, senza una legislazione specifica sia sul piano fiscale sia dei compensi, il rischio di evasione fiscale è alto, altissimo. Certo, le cronache nostrane riportano solo le evasioni più eclatanti. A fine agosto la Guardia di Finanza di Ravenna ha denunciato tre “influencer e content creator” che nel giro di due anni avevano evaso imposte su redditi per 400 mila euro. Uno dei tre aveva pure preso 16 mila euro dal reddito di cittadinanza. Da dove venivano questi soldi: dalle piattaforme di social network ma anche da ricariche di carte prepagate.


Ora anche gli influencer hanno il loro sindacato

“Anche se qualcuno morirà, pazienza”. Guzzini si scusa per la sua frase shock

AGI – “Sinceramente chiedo scusa a tutti e in particolare alle famiglie toccate dal dramma del Covid, per la frase che ho pronunciato ieri nel corso del Forum Made For Italy. Ho sbagliato nei contenuti e nei modi. Parlavo della vita aziendale e delle prospettive del lavoro e invece, preso dalla discussione, ho fatto un’affermazione sbagliata, che non raffigura il mio pensiero ne’ tantomeno quello dell’Associazione che rappresento”.

Così il presidente di Confindustria Macerata, Domenico Guzzini, in merito alla dichiarazione rilasciata ieri nell’ambito di un convegno sulla moda, riconosce di aver sbagliato completamente la propria comunicazione.

Sono molto addolorato per la mia dichiarazione che, quando ho riascoltato, ho realizzato quanto fosse grave e distante da ciò che penso, cioè che il bene più importante della vita di ognuno di noi siano la salute e la famiglia”, aggiunge. Guzzini ieri aveva affermato: “Penso che le persone sono un po’ stanche di questa situazione e vorrebbero alla fine venirne fuori, anche se qualcuno morirà pazienza, ma così secondo me diventa una situazione impossibile per tutti”. Frase pronunciata durante un convegno online dal titolo ‘Made for Italy per la Moda’, organizzato dall’associazione degli industriali maceratesi, alla quale hanno partecipato anche il presidente della regione Marche, Francesco Acquaroli, e il neo sindaco di Macerata, Sandro Parcaroli.

Frse che sta suscitando polemiche e reazioni anche molto dure sui social, era riferita all’impatto della pandemia sull’economia regionale e, in particolare, sui settori della moda e del turismo. Guzzini se l’è presa anche con i provvedimenti del governo e, “in modo particolare del nostro premier, che ha praticamente bloccato tutti i ristoranti e gli hotel”.

“Come sapete ci aspetta un Natale molto magro, perché stanno pensando addirittura di restringere ulteriormente – ha detto ancora l’imprenditore lunedì – e questo significa andare a bloccare anche un retail che si stava rialzando per la seconda volta da una crisi e lo stanno nuovamente mettendo in ginocchio”.


“Anche se qualcuno morirà, pazienza”. Guzzini si scusa per la sua frase shock

La ripresa dell’economia dipenderà molto anche dal vaccino 

AGI – Il Covid ha rappresentato un’importante battuta d’arresto per l’economia italiana, e per il futuro le previsioni sono condizionate anche dalla disponibilità e dalla somministrazione dei vaccini. Nel suo ultimo report sulle prospettive economiche del biennio 2020-2021, l’istituto di statistica ha rivisto al ribasso le previsioni per il Pil pari a 0,6 punti percentuali per entrambi gli anni, da -8,3% nel 2020 e +4,6% nel 2021 a -8,9% e +4,0%. I

Insomma la ripresa per l’anno prossimo sarà solo parziale e comunque l’attuale quadro delle stime “risulta fortemente condizionato dall’evoluzione dell’emergenza sanitaria e dalla disponibilità e dalla tempistica di somministrazione del vaccino”. Di certo influiranno anche le misure legate al Recovery fund che dal canto loro “potrebbero rappresentare un ulteriore e robusto stimolo agli investimenti”, e quindi un elemento decisivo per far ripartire l’economia.

Al momento, la situazione è tale che si aspettano gli effetti della ripresa dei contagi anche se, rileva l’Istat, “i provvedimenti varati dal Governo dovrebbero consentire una parziale tenuta dei redditi e un contenimento della disoccupazione”. Ma il conto di quest’anno risulta comunque pesante, sia dal punto di vista che dei consumi sia dell’occupazione.

Nel 2020, sottolinea l’Istat, i consumi delle famiglie crolleranno del 10%, e questo andamento sarà accompagnato da un deciso aumento della propensione al risparmio. Per il 2021, la ripresa “sarà contenuta, condizionata dalla fase di transizione del recupero delle spese nei servizi e della progressiva riduzione dell’incertezza legata all’evoluzione del virus”.

Ed infatti, l’istituto di statistica stima per l’anno prossimo una ripresa della spesa delle famiglie nell’ordine del +4,5%. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, il Covid ha avuto come effetto quello di far aumentare in modo considerevole il numero degli inattivi mentre a ottobre “il numero degli occupati risulta significativamente inferiore a quello di gennaio” per circa 400mila unita’ in meno. Si tratta quindi di quasi mezzo milione di posti di lavoro persi.

Non solo, “alla riduzione dell’occupazione non e’ corrisposto, nello stesso periodo, un aumento della disoccupazione (circa di 20mila unita’ l’aumento rispetto a gennaio) quanto un aumento dell’inattivita’ (circa 250mila unita’ in piu’)”. Cifre alla mano, nel 2020 il tasso di disoccupazione dovrebbe calare al 9,4%, per poi tornare a crescere nel 2021 (11,0%). Anche le stime sul tasso di disoccupazione sono state riviste: per il 2020, l’Istat prevedeva il 9,6% mentre per il 2021 valutava un aumento del 10,2%.

L’istituto di statistica spiega che l’evoluzione dell’input di lavoro, misurato in termini di ULA (unità di lavoro), seguirebbe quella del Pil, con un’ampia riduzione nel 2020 (-10,0%) e una ripresa parziale nel 2021 (+3,6%). L’andamento del mercato del lavoro risentirebbe del processo di ricomposizione tra disoccupati e inattivi oltre che della progressiva normalizzazione dei provvedimenti a sostegno dell’occupazione.

Per quanto riguarda le imprese, le ricadute del Covid sui fatturati sono state significative: l’Istat evidenzia comunque il vero e proprio crollo delle attività legate al turismo. Basti pensare che nei primi nove mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente il fatturato ha registrato pesanti diminuzioni per le imprese nel trasporto aereo (-58,3%), nei servizi di alloggio (-52,0%) e nelle attività dei servizi delle agenzie di viaggio, dei tour operator e servizi di prenotazione e attività connesse (-73,2%)”.

Agi

Gualtieri, momento difficile ma ce la faremo anche questa volta

AGI –  “Il messaggio” che il governo vuole dare con forza “è che noi possiamo ripartire e abbiamo davanti a noi una prospettiva di rilancio, sviluppo e crescita grazie anche alle risorse europee. Bisogna avere fiducia, sappiamo che è momento difficile ma ce la faremo anche questa volta”. Lo afferma il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri a Unomattina. 

 “Abbiamo – spiega – un ultimo miglio da compiere a breve o ci potrà volere qualche mese in più ma alla fine avremo i vaccini o qualche via di uscita. Abbiamo le  risorse importanti del Recovery, abbiamo risorse molto importanti per sviluppo nella legge di bilancio e condizioni sul credito che abbiamo reso più agevoli possibili: prolungheremo tutte le moratorie non si pagheranno i mutui, non si pagheranno i prestiti e la liquidità sarà garantita al 100%. Abbiamo creato le condizioni per salvaguardare la capacità produttiva, per consentire alle aziende di stringere i denti, avere dei sostegni per poi ripartire dopo”.

Riguardo alle proteste che si accavallano nel Paese aggiunge: “Si tratta di preoccupazioni legittime, è pesante dopo un anno difficile dover chiudere di nuovo ma è necessario.  In tutta Europa sono state già prese queste misure o si stanno prendendo, proprio per evitare lockdown generalizzati. Noi lo abbiamo fatto ma abbiamo previsto misure molto rapide di sostegno: oltre ai ristori a fondo perduto per tre mesi, abbiamo reintrodotto il credito di imposta sugli affitti ed eliminato l’Imu”. 

“Il governo, – sottolinea Gualtieri – lo Stato non tollererà comportamenti violenti di questo tipo. Stiamo facendo di tutto per stare a fianco di coloro che soffrono, come i commercianti e i lavoratori a cui dobbiamo dare una prospettiva”, aggiunge. “Solidarietà ai commercianti vittime delle infiltrazioni di questi gruppi di violenti, di neofascisti che nulla hanno a che fare con le categorie in difficoltà e che approfittano della sofferenza delle persone per avere comportamenti violenti, per danneggiare le vetrine e attaccare le forze dell’ordine”. 

“Se riusciremo a controllare la curva e l’aumento dei contagi ed evitare chiusure più drastiche rimarremo nelle previsioni che abbiamo formulato per ripartire con una grande stagione di investimenti”, dice ancora il ministro. “Le cifre che abbiamo dato” nella Nadef “hanno già dentro un rallentamento nel quarto trimestre”: ora dipenderà dalla durata e dalle dimensioni della seconda ondata dell’epidemia. 

Infine sul dl ristori ribadisce che “abbiamo cercato di varare il decreto in tempi record per sostenere gli  esercizi commerciali che per effetto del dpcm abbiamo dovuto chiudere. Sappiamo di chiedere un sacrificio pesante e comprendiamo le preoccupazioni degli esercenti ma il sostegno sarà rapido e abbiamo aumentato le risorse a disposizione. Ci sarà la massima rapidità, non sarà necessario fare domanda e dovremmo farcela entro il 15 novembre, forse qualche giorno prima. Saranno ristori a fondo perduto”, spiega. Per chi invece deve fare la domanda “ci vorranno tempi tecnici ma vogliamo arrivare entro il 15 dicembre”.

Agi

La casa automobilistica PSA produrrà anche mascherine

La casa automobilistica francese PSA a partire dal mese di agosto inizierà la produzione di mascherine nel suo sito di Mulhouse nella Francia orientale. Il gruppo – che si fonderà con Fca – precisa che “dall’inizio di questa crisi, la nostra priorità è stata quella di proteggere i nostri dipendenti e abbiamo deciso di investire nella produzione di dispositivi di protezione, che inizierà quest’estate”.

Questa decisione, condivisa con i sindacati, “ci rende collettivamente più forti” per vincere contro il Covid-19, ha spiegato Xavier Chereau, Direttore Risorse Umane e Trasformazione del gruppo.

La crisi sanitaria ha portato il gruppo a mettere in atto e a rafforzare un protocollo di misure sanitarie per proteggere i suoi dipendenti. Questo protocollo prevede in particolare la distribuzione di due o quattro mascherine al giorno per dipendente. Per sostenere l’attuazione di queste misure, il Gruppo ha deciso di essere autonomo e di produrre da solo le mascherine.

La produzione sarà organizzata in due fasi concomitanti: a partire da agosto, una linea automatizzata sarà implementata nel sito di Mulhouse e una dozzina di dipendenti del gruppo saranno impegnati nella produzione di mascherine (verranno formati a partire dal mese di giugno).

Parallelamente, una seconda linea automatizzata sarà messa in funzione presso un’altra società sempre francese, che produrrà maschere per il gruppo e continuerà questa produzione per un anno. Poi, dall’agosto 2021, questa seconda linea sarà trasferita a Mulhouse e i team del Gruppo garantiranno, in questo scenario, tutta la produzione. In definitiva, a Mulhouse potrebbero essere prodotte mensilmente 10 milioni di mascherine. Secondo il gruppo, il sito di Mulhouse ha tutte le caratteristiche sanitarie necessarie per produrre questo tipo di materiale.

Agi

Anche S&P taglia le stime di crescita dell’Italia: +0,1% nel 2019

Arrivano nuove stime negative per l’economia italiana: anche Standard & Poor’s ha deciso di tagliare le previsioni di crescita nel 2019, con il Pil che segnerà un modesto +0,1%, a fronte del +0,7% previsto a dicembre. Per il 2020 si stima un aumento dello 0,6%, contro il precedente +0,9%. Le previsioni sono contenute in un rapporto dedicato all’Eurozona, per cui pure si rivede al ribasso la crescita dall’1,6% precedente al +1,1%, a causa del rallentamento di Italia e Germania.

Agi

Come funzionava la truffa sui diamanti in cui è incappato anche Vasco Rossi (e non solo lui)

Due milioni e mezzo di euro in diamanti. A Vasco Rossi era stato prospettato come un affare: investire un discreto gruzzoletto nella più preziosa delle pietre per metterla al sicuro da speculazioni e oscillazioni di altri mercati più volubili. Peccato che qualcuno era riuscito a ‘gonfiare’ quei diamanti. Come? Aumentandone il valore e certificandolo grazie alla complicità delle banche.

Non una truffa da ladri di polli come quella messa in piedi dal Madoff dei Parioli che trasformò i risparmi dei vip della Capitale, ma un raggiro che, secondo la Guardia di Finanza, sarebbe stato orchestrato da cinque banche ai danni di investitori e risparmiatori tra cui nomi come la conduttrice radiofonica Federica Panicucci la showgirl Simona Tagli e l’industriale farmaceutica Diana Bracco.

Nell’ambito dell’inchiesta, il Nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza ha sequestrato oltre 700 milioni di euro a Banco Bpm, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps e Banca Aletti

Come funzionava la truffa

Secondo il procuratore aggiunto Riccardo Targetti e il pm Grazia Colacicco, due società – la Intermarket Diamond Business spa (IDB) e la Diamond Private Investement (DPI) – avrebbero ingannato i risparmiatori gonfiando il valore dei diamanti, col supporto delle banche. L’inchiesta penale segue gli accertamenti dell’Antitrust che, a conclusione di due istruttorie, aveva multato le società venditrici e le banche per un totale di oltre 15 milioni di euro.

Nell’ottobre del 2016, il programma televisivo ‘Report’ aveva confrontato i prezzi di listino dei diamanti venduti dalla IDB e dalla DPI, a parità di carato, brillantezza e purezza, con le quotazioni di Rapaport, il listino internazionale dei diamanti riconosciuto in tutto il mondo.

Era emerso che quelli venduti dalle due società nel mirino della Procura di Milano avevano un prezzo doppio rispetto a quello indicato da Rapaport. L’Antitrust aveva verificato che chi li aveva acquistati e voleva rivenderli sul mercato rischiava di perderci e, per questo, era indotto a ricollocarli attraverso la stessa società che glieli aveva venduti pagando però commissioni salate per il disinvestimento.

Sempre stando all’Autorità, ed è anche l’ipotesi sulla quale sta lavorando la Procura, gli istituti di credito erano il principale canale per la vendita dei diamanti per entrambe le società di cui utilizzavano il materiale informativo per ‘piazzare’ i preziosi ai clienti, svolgendo un cruciale ruolo di intermediazione. I fatti al centro dell’inchiesta sono compresi tra il 2012 e il 2016 e tra gli indagati c’è il direttore generale di Banco Bpm, Maurizio Faroni, accusato di autoriciclaggio.

Il sequestro  così ripartito, per l’ipotesi di reato di truffa: 149 milioni nei confronti di IDB, 165milioni di DPI, 83,8 di Banco Bpm e di Banca Aletti, 32 milioni di Unicredit, 11 milioni di Intesa Sanpaolo, 35,5 di Mps. Per l’ipotesi di autoriciclaggio, il sequestro è di 179 milioni per IDB e di 88 milioni per DPI.

Agi

Cosa significa che Amazon è un corriere anche in Italia

Amazon diventa anche corriere in Italia: 'Amazon Italia Logistica' e 'Amazon Italia Transport' sono entrate nell'elenco degli operatori postali stilato dal ministero dello Sviluppo economico, aggiornato al 16 novembre. In base all'elenco sono 4.463 i corrieri postali autorizzati dal Mise, molti dei quali però compaiono più volte sotto diversi nomi

. L'Agcom aveva condannato Amazon a pagare una multa di 300 mila euro perché offriva servizi postali senza averne l'autorizzazione e gli aveva intimato di sospendere le attività oppure mettersi in regola. Per questo a ottobre il colosso di Jeff Bezos ha fatto richiesta al Mise, ottenendo l'ok alle due licenze.

Le condotte illecite identificate dall’Autorità riguardavano in particolare, "l’organizzazione di una rete unitaria per svolgere il servizio di consegna dei prodotti di venditori terzi e la gestione dei punti di recapito". Amazon aveva subito replicato: "Consideriamo importante la cooperazione con le autorità e ci impegniamo affinché tutte le osservazioni che ci vengono rivolte siano affrontate il più rapidamente possibile".

"E così è stato: tempo quattro mesi, le due partecipate che si occupano delle consegne sono entrate ufficialmente nell’elenco", si legge sul Corriere, "tra gli obblighi derivanti dal nuovo status di operatore postale, per Amazon ci sarà quello di essere sottoposto alla vigilanza dell’Agcom".

"Non commentiamo i nostri piani futuri"

"Abbiamo ottemperato a quanto disposto da Agcom nella delibera di agosto. Siamo sempre disponibili a cooperare con le autorità al fine di fornire informazioni relative alle nostre attività", è la reazione dell'azienda. Ma come cambieranno i rapporti con i corrieri con i quali già lavora l'azienda? Verranno rilevati? "Non commentiamo i nostri piani futuri", è la replica affidata a una nota, "lavoriamo con una grande varietà di corrieri e ci aspettiamo di continuare a farlo. Il nostro obiettivo è consegnare pacchi ai clienti entro la data di consegna prevista. Valutiamo i corrieri in base a velocità, affidabilità, flessibilità, innovazione e costi. Abbiamo milioni di ordini da consegnare in tutta Europa ogni settimana e valutiamo tutte le opzioni che forniscono i corrieri per assicurarci che le consegne avvengano in tempo per soddisfare o addirittura superare le aspettative dei nostri clienti".

"Dal sito del Mise emerge che le due società che fanno capo ad Amazon hanno ottenuto la cosiddetta "autorizzazione generale", vale a dire la possibilità di consegnare posta sopra i 2 kg e pacchi da 20 a 30 kg, pony express, raccomandate urgenti, consegna con data e ora certa.". spiega Repubblica, "tra le voci autorizzate, si scorge anche quella dei "servizi a valore aggiunto (corriere espresso, consegna nelle mani del destinatario, garanzia di recapito ad una determinata ora, ritiro a domicilio, conferma dell’avvenuta consegna, possibilità di cambio di indirizzo, tracciamento elettronico, ecc.) anche per invii postali fino a 2 kg e pacchi fino a 20 kg".

Agi News

Manovra, Di Maio: in Francia deficit al 2,8% e siamo anche noi un Paese sovrano

"In Italia come in Francia": il vicepremier e Ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio, è tornato a evocare la possibilità che l'Italia superi il 2% di deficit con la legge di bilancio, prendendo spunto dall'annuncio di Parigi che prevede un ampio sforamento per finanziare il taglio delle tasse. Di Maio ha ricordato che "la Francia per finanziare la sua manovra economica farà un deficit del 2,8%. Siamo un Paese sovrano esattamente come la Francia. I soldi ci sono e si possono finalmente spendere a favore dei cittadini".

Agi News