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Trenta anni di Fondazione Eni Enrico Mattei: la rivista Equilibri esce con un numero dedicato all’Economia Circolare

Equilibri, la rivista semestrale della Fondazione Eni Enrico Mattei, edita dal Mulino, in occasione del trentennale della sua nascita esce con un numero monografico dedicato all’Economia Circolare.

In questa speciale ricorrenza la Fondazione rinnova il suo impegno nella ricerca sullo sviluppo sostenibile,  mettendo alla prova nuovi paradigmi e approfondendo le complesse interazioni tra economia, energia e ambiente.

E’ quindi guardando al futuro che la Fondazione Mattei dedica questo primo numero del 2019 all’economia circolare, argomento centrale nel dibattito sulla sostenibilità e tema trasversale delle nuove frontiere della sua ricerca.

“Economia circolare. Aprire lo sguardo per chiudere il cerchio” raccoglie contributi nazionali e internazionali sul tema, abbracciando l’argomento nei suoi molteplici punti di vista e interrogandosi sull’economia di domani lungo un percorso ampio e articolato tra storia, architettura ed economia, nella convinzione che molti sono i fattori e complesse le variabili.  

Il dilemma tra crescita e non crescita attraversa la nostra società. Può esistere una prosperità senza crescita? E’ la domanda che si pone Tim Jackson, docente di Sviluppo Sostenibile all’università del Surrey e autore del volume Prosperità senza Crescita. I fondamenti dell’economia di domani, che afferma, “l’economia lineare, che sta provocando il cambiamento climatico, distruggendo il nostro habitat e consumando le nostre risorse, è un’economia senza futuro. […] l’economia circolare è un ambito che ci permette di parlare di un’economia diversa, un’economia della cura, dell’artigianato, della creatività in cui la comunicazione e i beni non sono più considerati fini ma mezzi per raggiungere degli obiettivi di natura sociale e spesso immateriali. Ognuno di noi deve decidere che cos’è la prosperità e che tipo di futuro vogliamo, high tech o una vita più lenta, e che significato ha l’idea di prosperità in un Pianeta finito.”           

Come sottolinea lo storico ed economista Giulio Sapelli, “la tecnica, sono i classici a ricordarcelo, è la vera mediazione tra uomo e natura, tra uomo e mondo  e oltre la tecnica l’economia circolare è un saper essere condiviso da più persone associate. Per questo l’economia circolare è un concetto da maneggiare con cura, che non può sorgere se non dall’associazione, ossia da una sfera partecipata da più persone.”

Ellen Mac Arthur, velista in solitaria, ha imparato presto la nozione di “finitezza” delle risorse, veleggiando a 2500 miglia dalla città più vicina: “le risorse che abbiamo a disposizione sono destinate a finire, ci sono una volta sola nella storia dell’umanità e noi le stiamo sprecando! Non può funzionare a lungo termine […]  L’economia circolare è un’opportunità enorme, si tratta di eliminare i rischi dell’attuale gestione lineare, e questo ha un potenziale grandissimo. Realizzarlo è complesso, e ancora dobbiamo capire molte cose, ma il confronto tra i due modelli rende chiaro che ne vale la pena.”

I materiali progettati bene non producono rifiuti. Tutto torna in circolo. Dalla culla alla culla è il messaggio lanciato dall’architetto e designer statunitense William McDonough che intervistato da Riccardo Luna sottolinea che “il nostro obiettivo, come essere umani, dev’essere un mondo deliziosamente diverso, sicuro, sano e giusto, con aria, acqua, suolo e energia pulita, goduto da noi abitanti del Pianeta rispettando l’economia, l’equità, l’ecologia e l’eleganza, un mondo giusto, non un mondo meno ingiusto.”

All’interno della rivista anche un approfondito sguardo alle imprese, per capirne ruolo e potenzialità come motori dell’innovazione.  Ancora molti i nodi da sciogliere su questo tema a livello mondiale e europeo, con un focus sull’Italia e quelle aziende che puntano a massimizzare l’efficienza delle risorse attraverso l’eco-design, il riciclo e la diversificazione delle materie prime: nulla si perde, tutto si trasforma.  

E poi ancora uno sguardo alla transizione delle città verso sistemi più sostenibili, il riciclo e il riutilizzo dei materiali, il lavoro e le nuove professioni dell’economia circolare.

I racconti, dai Sassi di Matera dove già nell’antichità si raccoglievano e riciclavano le acque piovane,  fino al Ghana dove gli scarti del cocco diventano carbonella.

All’Africa, cuore del mondo che avanza e che cambia, è dedicata una sezione sull’ accesso all’energia e alle politiche di economia circolare. In Africa manca ancora un impegno strutturato per l’economia circolare, ma è proprio questo tema che permette di dialogare con le sue millenarie culture.  

Agi

Cos’è il Quantitative Easing, lo stimolo all’economia che sta per finire

Il Quantitative Easing, abbreviato con Qe, è uno strumento non convenzionale di politica monetaria espansiva usato dalle banche centrali per stimolare la crescita economica, con lo scopo di orientare l'offerta di credito e i mercati finanziari. La Bce ha avviato il suo programma nel marzo 2015 e ha annunciato oggi che lo ridurrà a 15 miliardi a partire dal mese di ottobre per poi azzerarlo dal gennaio 2019. Inizia così la fase del tapering, vale a dire il rientro graduale degli stimoli.

Cos'è e a cosa serve

Il piano e' un programma di allentamento quantitativo, cioè è una delle modalità con cui la banca centrale immette liquidità nel sistema finanziario. In pratica, la Bce crea moneta a debito e lo fa attraverso iniezioni di liquidità, con operazioni di mercato aperto, tramite l'acquisto di titoli di Stato e di altre obbligazioni. Il programma ha come obiettivo far ripartire il credito delle banche all'economia reale e contrastare i rischi di deflazione, riportando il tasso di inflazione verso il target del 2%. 

I programmi di Quantitative Easing  

Nel corso di questi tre anni e mezzo ci sono stati quattro programmi di quantitative easing. Nel gennaio del 2015 la Bce ha approvato il suo primo Qe: il cosiddetto 'bazooka', che prevedeva acquisti mensili di 60 miliardi di euro al mese ed era diretto prevalentemente all'acquisto di titoli di Stato. Questo programma è durato fino al marzo del 2016, quando la Bce ha sorpreso i mercati, prendendo una raffica di storiche decisioni, tra cui quella di abbassare a quota zero il 'Refi, il tasso di rifinanziamento e di abbassare a -0,40% il tasso sui depositi, quello che le banche pagano agli istituti centrali per parcheggiare la loro liquidità.

Nella stessa occasione, fu ampliato da 60 a 80 miliardi di euro al mese l'ammontare degli acquisti mensili di titoli, estesi anche gli acquisti agli 'abs' e ai 'covered bond'. La Bce decise inoltre di lanciare un nuovo programma di Tltro, ovvero di prestiti alle banche a tasso agevolato condizionati alla fornitura di credito all'economia. A dicembre del 2016 eè scattata la terza fase del quantitative easing. Il direttivo della Bce ha esteso fino alla fine del 2017, "o oltre se necessario", il programma mensile di acquisti, che da aprile si è ridotto a 60 miliardi al mese. Gli acquisti sono stati estesi anche alle obbligazioni emesse da regioni ed enti locali. A marzo del 2017, la Bce ha confermato l'estensione a tutto il 2017 del Qe e la sua riduzione da aprile a 60 miliardi di euro di acquisti mensili. Infine, a ottobre dello scorso anno, ha dimezzato gli acquisti di titoli a partire dal gennaio 2018. Il Quantitative easing è dunque passato da 60 a 30 miliardi di acquisti mensili.

Anche qui ci sono dei paletti

Fin dal gennaio 2015 la Bce ha previsto due paletti per il Qe che si sono mantenuti e che riguardano la condivisione del rischio e i limiti sulle operazioni di acquisto. Innanzitutto, l'acquisto di titoli di Stato, fin dal gennaio 2015, viene effettuato, in concreto, dalle banche nazionali dei paesi dell'Eurozona. La Bce è pronta a condividere il peso di eventuali perdite con le banche centrali nazionali per il 20% dei titoli acquistati. Per il restante 80% non c'è quindi condivisione del rischio. Inoltre, le operazioni di acquisto previste dal 'quantitative easing' dell'Eurotower hanno due limiti. In primo luogo, non si può comprare più del 25% dei titoli messi in circolo con ogni emissione. In secondo luogo, non potrà essere acquistato piu' del 50% del debito pubblico di un singolo paese (questa quota inizialmente era del 33% ed è stata estesa a marzo del 2016).

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